Fronte Macedone 1916-18
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Agosto 1914

1 agosto 
​La Germania dichiara guerra alla Russia. Germania e Francia proclamano la mobilitazione generale.
​2 agosto 
L’Italia si dichiara neutrale. L’ambasciatore austriaco a Roma Mérey, così spiegò al ministro degli esteri dell'Impero austro-ungarico Leopold Berchtold la posizione italiana:

“nel colloquio che ebbi ieri, il ministro degli esteri espose nuovamente i motivi che costringevano l’Italia alla neutralità. Osservò specialmente che gli enormi sacrifici ed i pericoli di una guerra non avevano per essa alcuna proporzione con gli eventuali vantaggi. Altra cosa sarebbe, concluse egli, se si trattasse del Trentino. Sarebbe il solo compenso da desiderare…”
 
A quell’annuncio, l’Austria reputò molto probabile un attacco italiano ed il Comando Supremo diede precise direttive al generale Rohr, comandante delle forze del fronte sud-est:
“da molti indizi si deduce che l’Italia si prepara a realizzare le sue aspirazioni sulle nostre province meridionali, tanto più che tutto il nostro esercito campale è impegnato su altri fronti. Se però effettivamente si dovrà subire un attacco da parte dell’Italia, non lo si potrà sapere che in appresso, e cioè quando sarà maggiormente chiarita la situazione, sia dal lato politico che militare. Quindi non si può precisare per ora, quando e come potranno avere luogo le prime azioni di guerra; tuttavia deve essere in noi il fermo proposito di opporsi a questa azione nel modo più risoluto.”
2 agosto
La Germania firma un trattato/alleanza segreto con l'Impero Ottomano che promette di entrare in guerra al loro fianco.
2 agosto
2 corazzate turche, la "Sultan Osman I" e la Resadiye", in rimessaggio presso un cantiere navale britannico per lavori di ammodernamento, vengono requisite dal governo britannico ed incorporate nella Royal Navy.
3 agosto
​La Germania dichiara guerra alla Francia e invade il Belgio, in attuazione del piano strategico-militare Schlieffen del 1905.
4 agosto
L’Inghilterra dichiara guerra alla Germania.
​5 agosto
L’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Russia, il Montenegro all’Austria-Ungheria.
6 agosto
La Serbia dichiara guerra alla Germania.
9 agosto
Il Montenegro dichiara guerra alla Germania.
10 agosto
2 incrociatori da battaglia tedeschi, il "Goeben" e "Breslau", vengono consegnati alla Turchia diventando rispettivamente, il "Yavuz Sultan Selim" e "Midilli".
11 agosto
Gli austro-ungarici chiedono la resa di Belgrado.
12 agosto
L’Inghilterra e la Francia dichiarano guerra all’Impero Austro-Ungarico.
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​12 agosto
Inizia la battaglia di Cer (fu il primo tentativo austro-ungarico di invadere la Serbia) la 5° Armata austro-ungarica attraversa la Drina con l'8° Corpo d'armata all'altezza di Lyeshinitsa  e Loznica e con il 13° Corpo d'armata più a sud a Ljubovija, mentre il 4° Corpo della 2° Armata attraversa la Sava davanti a Šabac entrando in città. La 6° Armata invece copre il fianco meridionale muovendo verso Višegrad. Il grosso delle truppe serbe è posizionato al centro del Paese.

14 agosto
Battaglia di Cer: le truppe d’invasione convertono su Valjevo, ma trovano la strada verso Belgrado sbarrata da tre armate serbe localizzate nella regione di Šumadija.
15 agosto
Battaglia di Cer: il Marshal Radomir Putnik ordina il contrattacco serbo. Verso le 23:00, la prima divisione serba intercetta alcuni avamposti nemici della 5° Armata localizzati lungo le pendici dei monti Cer costringendoli al ritiro (gli austriaci non avevano ancora fortificato le proprie posizioni quindi, in questa fase, il compito dei serbi fu abbastanza facile). Iniziarono quindi sanguinosi scontri nella zona tra il monte Cer e la valle del fiume Jadar (in particolare vicino a Tekeris). Gli austro-ungarici sferrarono numerosi assalti sempre respinti dalla fanteria serba.
16 agosto
Battaglia di Cer: al mattino gli Austriaci attaccano nuovamente e, questa volta, costringono i Serbi alla ritirata.
17 agosto
​Battaglia di Cer: i serbi cercano di riconquistare Šabac senza successo. La 1° Divisione attaccano i villaggi di Trojan e Parlog e procedono quindi verso Kosanin Grad. Nel frattempo gli Austro-Hungarici respingono l’attacco della 3° Armata serba. 
18 agosto
​Battaglia di Cer: al mattino  gli austro-ungarici sferrano un poderoso attacco contro la 1° Divisione Šumadija Divisione allo scopo di fa cessare la minaccia a Šabac e permettere così alla 5° Armata di avanzare. Gli invasori vengono però sconfitti nei pressi del fiume Dobrava. Intanto si catena la controffensiva della 2° Armata Serbia sui monti di Cer e Iverak, mentre la 1° Divisione Morava conquista il villaggio di Rašulijača e minaccia quello di Kosanin Grad. L’attacco serbo durò tutta la notte.
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​19 agosto
Battaglia di Cer: al mattino la divisione Morava conquista il villaggio di Kosanin Grad, infliggendo al nemico pesanti perdite. Il 4° Corpo d’Armata austro-ungarico contrattacca nella zona della divisione Šumadija costringendola alla ritirata, ma con perdite limitate. La battaglia di Cer fu decisa dalla strategia del generale Putnik che dispose le per le tre armate serbe in modo da potersi sostenersi reciprocamente ed impedire al 4° Corpo d’Armata austriaco di raggiungere la zona di Cer. Gli austriaci dunque poterono disporre nella battaglia solo della la 5° Armata di Von Frank, l'unica che era già riuscita ad entrare in territorio serbo con tutto l'organico.

20 agosto
Muore Papa Pio X.
21 agosto
Battaglia di Cer: la 2° Armata serba attacca il 4° Corpo d’Armata austriaco nei pressi di Šabac.
23 agosto
Battaglia di Cer: le truppe serbe circondano Šabac. Di notte gli austriaci abbandonano la città e si ritirano in territorio bosniaco.
23 agosto
Il Giappone entra in guerra al fianco dell’Intesa.
24 agosto
​Battaglia di Cer: la 2° Armata serba entra a Šabac. Nei numerosi scontri che costituiscono la battaglia di Cer, considerata la prima vittoria degli Alleati sulle truppe austro-ungariche, le perdite austriache furono 27.000 feriti e 7.000 morti mentre quelle serbe 15.000 feriti e 3.000 morti.
La situazione a Šabac
​" 2.500 case distrutte o gravemente danneggiate; circa 2.500 persone hanno perso tutto in seguito al bombardamento o al saccheggio; 1.500 civili sono morti o sono stati portati via dal nemico; 537 famiglie sono scomparse. A Šabac le atrocità commesse dai soldati austro-ungarici sono inaudite. I soldati di Francesco Giuseppe hanno preso tutte le donne e le ragazze, circa 2.000. Una parte di loro è stata rinchiusa cinque giorni all’hotel “Europa”, nutrite solo con un po’ di pane e acqua. 
La prima notte è trascorsa senza incidenti. La seconda soldati e ufficiali le hanno portate in una stanza e chiesto: «Dove sono i vostri mariti? Dove sono le postazioni? E le truppe?». Quando le donne hanno risposto che non lo sapevano le hanno picchiate con i calci dei fucili. Durante le notti successive i soldati entravano nella stanza in cui dormivano le donne e portavano via delle ragazze. Un soldato le prendeva per la testa e l’altro per le gambe. Se gridavano tappavano loro la bocca con un fazzoletto. Cosa ne facevano di queste ragazze? Il giorno dopo loro tornavano disperate, ma con indosso dei vestiti eleganti degli armadi delle case saccheggiate. Dall’hotel “Europa” le donne sono state trasferite all’hotel “Kasina” e da lì in chiesa, dove c’erano già molte altre persone. Quando i nostri soldati, rientrando in città, hanno bombardato la chiesa, a quelle donne disgraziate è stato ordinato di gridare: «Viva l’Ungheria!» Gli ufficiali hanno stuprato le ragazze dietro l’altare".
31 agosto
Così viene descritta la situazione a Belgrado:
"Fino a quel momento, anche se i bombardamenti erano stati intensi e frequenti, la capitale non aveva subito grandi danni perché veniva cannoneggiata dalle imbarcazioni nemiche sulla Sava e sul Danubio. Tuttavia, appena il nostro governo ha rifiutato la resa, i cannoni asserragliati a Bežanijska kosa hanno cominciato letteralmente a demolire la città. Anche le nostre batterie hanno cominciato a rispondere al fuoco. Una granata nemica ha colpito la centrale elettrica. Un’altra l’acquedotto, e così la città è rimasta senz’acqua né luce. L’ospedale è pieno di civili feriti. Bambini, donne e uomini vengono estratti dalle macerie e portati da noi all’ospedale. I feriti gravi li tratteniamo, quelli leggeri li fasciamo e li rimandiamo a casa. La distruzione di Belgrado è durata con brevi pause da ieri alle cinque di pomeriggio fino alle cinque di stamane.
Sono scoppiati incendi ovunque, e si è levato alto un fumo denso. Bruciano case, magazzini e legnaie. Il fuoco ha infuriato per tutta la notte mentre sibilavano le granate; nessuno poteva spegnerlo, mentre da Bežanijska kosa l’artiglieria cannoneggiava.
Dopo questo terribile bombardamento, la gente spaventata ha ricominciato in massa ad abbandonare Belgrado. Questa è la seconda fuga generale. Cortei di uomini, donne e bambini carichi di cestini e fagotti si avviano lungo la strada per Ralja. È terribile vedere come madri fuori di sé corrono inciampando con i figli in braccio. Spingono delle carrozzine piene di cose necessarie e non, prese in gran velocità. Da alcune si sente provenire un grido soffocato di neonati, mentre i bambini più grandi, tenendosi attaccati alla gonna della madre, corrono piangendo. Alcuni di quelli che passano vicino all’ospedale si fermano per chiedere aiuto o solo per riposarsi un po’. Il sole brucia, c’è un caldo insopportabile e si respira appena.
Belgrado offre uno spettacolo particolarmente triste. Da Slavija a ul. Knez Mihajlova non c’è nemmeno una casa che non abbia subito danni. La zona di Terazije è quasi tutta piena di buchi. In molti posti la strada si è rialzata come una montagnola di pietre e pezzi di asfalto. I castagni lungo via Kralj Milan sono distesi per terra. Le granate li hanno sradicati. In giro non c’è nessuno. La città sembra morta. Si possono vedere soltanto militari che corrono per le strade e scompaiono nei portoni di qualche ufficio." 
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