Fronte Macedone 1916-18
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Febbraio 1917

1 febbraio
Si tiene la conferenza di Pietrogrado che, di fatto, conferma il mantenimento di una posizione sulla difensiva cercando di tenere bloccati gli avversari sul territorio. L’ambasciatore italiano telegrafa le conclusioni:
  • “punto primo . Le campagne del 1917 avranno un effetto decisivo, cioè le operazioni offensive da sviluppare sulle varie fronti saranno condotte col massimo dei mezzi …
  • Punto secondo e terzo – Su ciascuna delle fronti principale della Coalizione saranno prese tutte le precauzioni per impedire al nemico di riprendere l’iniziativa delle operazioni. …
  • Punto quarto - ..Le offensive … saranno sferrate su tutte le fronti …
  • Punto quinto – Nelle attuali condizioni il teatro dei Balcani ha perduto in parte sua importanza. Perciò non è più il caso di perseguire il piano di isolamento della Turchia mediante l’azione convergente dell’esercito russo-rumeno e dell’esercito di Salonicco contro Bulgaria. Pertanto l’esercito di Salonicco mantenuto al numero di divisioni che attualmente comprende e i cui effettivi saranno costantemente tenuti al completo avrà per missione a) resistere energicamente a qualsiasi eventuale attacco nemico e in particolare di assicurare fin che è possibile il possesso di Monastir; b) immobilizzare …..
Febbraio
Una pubblicazione ufficiale del Ministero Difesa offre, in modo eloquente ed inequivocabile, le condizioni e le sofferenze che le truppe italiane dovettero affrontare nei Balcani:
“dei 27 mesi e 6 giorni di guerra in Macedonia, la Brigata Sicilia ne trascorse venti mesi ed otto giorni in trincea e sei mesi e ventisette giorni a riposo; senza dimenticare che nei mesi di riposo sono inclusi anche i giorni impiegati dalla Brigata per il trasferimento dal Krusha Balkan alla Quota 1050 (oltre un mese), ed i giorni impiegati in altre marce”.
Anche le Brigate Cagliari ed Ivrea ebbero un periodo di riposo all’incirca uguale.
FotoMacedonian Front: Italian general in Albania
Primi di febbraio
A Ersek viene posizionato un distaccamento della XVI armata italiana comandato dal colonnello Rossi. Si completa quindi la strada di congiunzione Santi quaranta - Florina. La strada però risulta con carreggiata troppo piccola per servire tutte le truppe alleate, così viene utilizzata solo per la posta e per le truppe italiane. I materiali e tutto il resto continuano ad essere trasportato via mare.

​Primi di febbraio
La Brigata Cagliari rientra in prima linea e sostituisce l’Ivrea nella zona ad est di cima 1050.

4 febbraio
Le truppe greche si spostano verso il centro del paese in ottemperanza delle disposizioni alleate del 8 gennaio.
9-10 febbraio
Gli alleati attaccano le posizioni controllate dai Reggimenti bulgari 33° Svishtov and 34° Troyan, ma vengono respinti. I bulgari utilizzano la pausa invernale per rinforzare le postazioni attorno a Dojran: realizzano due nuove line continue di trincee profonde 1,5–2 metri, lunghe da 200-1000 metri e collegate da numerosi passaggi, oltre a punti di osservazione, gallerie, piattaforme di artiglieria e depositi.
FotoDisposizione delle truppe italiane e tedesche su cima 1050
12 febbraio
I tedeschi attaccano gli italiani quando i nostri lavori di rafforzamento non erano ancora terminati. Un attacco violentissimo, preceduto da un furioso bombardamento, è sferrato alle 18,45 dalle truppe germaniche, numericamente superiori e fornite di lanciafiamme a grande portata che carbonizzarono il presidio delle trincee avanzate nella zona ovest di Quota 1050 (circa 600 m di trincee vennero spazzate via dai lanciafiamme. Particolarmente colpite sono la 5° e 7° Compagnia del 162° Ivrea che perdono 40 uomini carbonizzati. Dopo durissima lotta, il nemico riesce ad occupare alcuni tratti delle trincee italiane e uno dei cocuzzoli della quota 1050. I superstiti si trincerano ad un livello più arretrato comandati dal capitano Odello. 

FotoItalian soldiers - Makovo
12 febbraio
Memorie del tenente colonnello Mario Pecchio
“…sul crepuscolo, mentre il vento spira contro le nostre posizioni, la quota 1050 appare improvvisamente avvolta da un immenso spaventoso incendio. Sembra un enorme vulcano in attività. I tedeschi attaccano coi lanciafiamme. Dietro a onde di fumo spesso e densissimo essi tentano balzare rapidamente nelle nostre trincee, ma segue pronta la reazione dell'artiglieria e mitragliatrici italiane, che pur tra le fiamme, riescono ad entrare in azione e a rintuzzare l'attacco del nemico, il quale non può ottenere che vantaggi limitati. Piuttosto che cedere, i difensori si spensero tra le fiamme. "

13-15 febbraio
I fanti del 162° fanteria con un vigoroso contrattacco riprendono, durante la notte e nei giorni seguenti, la maggior parte delle posizioni perdute grazie soprattutto al contrattacco del giorno 15 e respingono quelli sferrati dai tedeschi. Rimangono tuttavia nelle mani del nemico alcune trincee intorno alla quota 1050. E' la prima volta che questo tipo di lanciafiamme viene utilizzato in Macedonia e ciò sorprende le truppe italiane.
15 Febbraio
Un sommergibile tedesco silura ed affonda il piroscafo “Minas” . Muoiono circa 315 militari del 63° e 64° Reggimento e 11 membri dell’equipaggio. Partito da Napoli verso Salonicco, era adibito al trasporto truppe italiane, serbe e francesi.
21 febbraio
A quota 1050, impegnato nel fortificare alcune posizioni che i tedeschi attaccano di continuo, mentre è impegnato a stendere reticolati appena fuori dalla trincea, muore colpito da due pallottole di fucile, una alla tempia e una al petto il Tenente del genio Grimaldi Rodolfo. Nell'aprile 1916  collaborò alla progettazione e quindi alla direzione dei lavori per la realizzazione della mina del Col di Lana. 
Foto
27 febbraio
Alla sera, la Brigata Ivrea appoggiata dall’artiglieria franco-serba (150 cannoni spararono oltre 20.000 proiettili) sferra un contrattacco a quota 1050 e al Piton Brule. La 9°, l’11° e la 2° Compagnia del 162° fanteria italiana si lanciarono all'assalto e con impeto conquistano ed oltrepassano le trincee nemiche, giungendo fino ai loro ricoveri della seconda linea, dove catturano 74 Cacciatori della Guardia germanica del 9° e 10° Jager Battalions. Mentre gli italiani, sotto il fuoco dell'artiglieria nemica, rafforzano la posizione conquistata, i tedeschi, che avevano previsto la possibilità di sgombrare la posizione, fanno improvvisamente brillare una poderosa mina messa in precedenza, che stermina gran parte dell’11° Compagnia italiana; della compagnia rimasero il capitano e pochi uomini.
I pochi superstiti non vogliono però abbandonare le trincee sconvolte e, nell'attesa di rinforzi, si preparano a resistere. Il contrattacco nemico, condotto con forze di molto superiori e appoggiato da un violentissimo fuoco di mitragliatrice non si fa attendere molto. I soldati italiani sono quasi completamente annientati e solo alcuni, degli oltre 100 uomini che contava la compagnia, riescono a rientrare nelle posizioni di partenza. Gli attacchi e contrattacchi durano fino a sera. Il maggiore Negro del 162° Reggimento di fanteria, riunisce i superstiti del suo battaglione e tenta verso le ore 19 un vigoroso attacco che viene però stroncato dalla violenza dell'artiglieria e delle mitragliatrici tedesche. I superstiti dell'11° compagnia ed elementi della 2° si ostinano a resistere eroicamente nelle posizioni conquistate, ma dopo un'ora, presa d'infilata da una batteria nemica, devono ripiegare verso le antiche trincee. Complessivamente le truppe italiane perdono quasi 400 uomini. Da allora, la sommità dell'altura di quota 1050, tenuta sotto un costante e violento fuoco delle opposte artiglierie, non potrà essere rioccupata né dalle truppe italiane né da quelle tedesche.
L'insuccesso e le pesanti perdite di questo attacco dimostrano che per conquistare cima 1050 era necessario prima annullare le forze nemiche posizionate sui due Piton che si proteggevano reciprocamente. Particolarmente insidiosa è l’artiglieria bulgaro-tedesca posizionata sull'altura dietro al Piton Rocheux in grado di battere il campo aperto di ogni tentativo di avanzata alleata.

Foto
Postazione tedesca a quota 1050
27 febbraio
Memorie del tenente colonnello Mario Pecchio
“….le nostre truppe, della Brigata Ivrea (162.° fanteria), sulle posizioni dell’attacco tedesco del 12 febbraio, affrontavano impetuosamente e coraggiosamente il nemico infliggendo gravi perdite, catturando una ottantina di prigionieri tedeschi appartenenti al 9° e 11° battaglione cacciatori.”

27-28 febbraio
Si tiene la conferenza di Calais tra Inghilterra e Francia. I delegati concludono che al momento non dispongono di forze sufficienti per sconfiggere la Bulgaria, pertanto l'unico obiettivo è di impegnare i bulgaro tedeschi sottraendo loro potenziali risorse per altri fronti. Tale posizione, non condivisa dai francesi, sarà superata il mese successivo quando Sarrail pianificherà la cosiddetta offensiva di primavera. Occorre infatti ricordare che fino a quel momento l'unico successo di Sarrail era stata la conquista di Monastir e questo lo metteva in difficoltà nei confronti della stampa/opinione occidentale.​
28 febbraio
In soli due mesi, i tedeschi lanciano contro le trincee italiane a Quota 1050, ben otto potenti attacchi e più di venti bombardamenti. Scrisse il Corriere della Sera:
“per la prima volta da quando la guerra è scoppiata ….truppe italiane e truppe tedesche si sono trovate di fronte in un’azione, se non vasta, importante sulla quota 1050. Fu una conquista dei serbi la quota 1050 ed una ardua conquista, perché i bulgari la contesero aspramente … Ora, ritirati i serbi a rifarsi delle perdite subite, la quota 1050 era tenuta dagli italiani e di fronte ad essi i tedeschi hanno sostituito i bulgari…Vi sono due unità di primo ordine nella grossa Divisione tedesca che combatte presso Monastir: fra l’altro battaglioni di cacciatori e di mitragliatori della Guardia Prussiana, scelti fra gli scelti. Con questi soldati si sono misurati i nostri. …”
28 febbraio
Dal diario di uno dei prigionieri tedeschi,
“… risulta che l'attacco nemico del 12 febbraio fu preceduto da una preparazione febbrile durata tre giorni. Vennero scavati 5 camminamenti, in ciascuno dei quali fu portato un grande lanciafiamme della portata di getto di 75 metri. L'attacco fu eseguito dall'8° e 11° cacciatori e dalla compagnia pionieri della Guardia."
Cosi pure dall'interrogatorio dei prigionieri catturati, è risultato che il 162° e 63.° fanteria si slanciarono animosamente all'attacco delle posizioni nemiche, quando ancora non era completamente cessato il fuoco di sbarramento della nostra artiglieria. 
Febbraio
Il comandante dell’armata serba Michitch (aveva sostituito Putnik dopo l'arrivo in Albania delle armate serbe) scrive al generale Petitti, sugli attacchi italiani a cima 1050:
"....la magnifica impresa delle vostre valorose truppe, le quali, nonostante la resistenza accanita del nemico e il suo fuoco infernale e le difficoltà enormi del terreno, in uno slancio irresistibile hanno preso d'assalto ieri la quota 1050, mi ha riempito d'ammirazione. Le due colonne del vostro eroico 162° Reggimento di fanteria si sono coperte di gloria, scrivendo una nuova bella pagina negli annali già tanto gloriosi dell'esercito italiano. Sotto la vostra alta direzione, i vostri ufficiali e i vostri soldati hanno fornito una splendida prova del loro alto valore e del loro grande ardimento. Io me ne congratulo di tutto cuore, mio caro generale, e vi prego di dire a tutti l'omaggio commosso dell'ammirazione mia e del mio esercito".
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