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Incendio di Salonicco
​Mario Pecchio

​18 agosto
Salonicco è in fiamme: il fuoco è appiccato al tramonto del 18 agosto 1917 nei quartieri poveri, alle casupole in legno vecchio, e si propaga terribile verso il mare. Le case vengono divorate in un quarto d'ora, le mura precipitano, scintille, materie incendiate salgono fino alle stelle. Ogni tanto cupi boati: scoppiano i depositi di benzina e di petrolio: la gente è in preda allo spavento. La città in fiamme si riflette sul cielo, accendendovi un incendio di rosso tramonto.
Le navi si staccano dalla banchina. L'acqua per spegnere l'incendio manca, le pompe sono insufficienti per portarla dal mare. Tutte le furie d'inferno soffiano nel fuoco: un vento di distruzione spira nell'aria e spinge le fiamme verso i più belli quartieri, verso le vie popolose, industriose. Già arde tutto un quartiere, già le fiamme hanno raggiunto un'estensione di migliaia di metri. L'aria è soffocante. Grossi uccelli passano fischiando nell'aria, sinistramente, e precipitano abbagliati nella fornace. Ai fragori dei negozi chiusi, svaligiati dagli oggetti di valore, al fragore delle carrozze in corsa che mettono in salvo tesori e mobili, al rombo di mille scoppi diversi, s'innalza lamentoso il grido di mille genti, suona terribile l'impreca! A notte l'incendio è di una grandiosità impressionante. (omissis).
Divampa la via Venizelos, coi suoi grandi magazzini, la piazza della Libertà, tutti i quartieri cittadini fino alla Torre Bianca. Nella Basilica di S. Demetrio, patrono di Salonicco, la chiesa dai meravigliosi mosaici bizantini, il fuoco fa sempre più violenta la sua crudele azione distruttrice. (omissis).
All'alba la città era in gran parte distrutta, all'infuori dei quartieri alti e delle campagne, che costituiscono il settore più moderno di Salonicco. Quasi centomila persone erano senza casa, senza risorse, senza pane, al bivacco, anch'esse, in piazza del campo di Marte o nei campi di base delle forze alleate. L'opera delle Autorità militari e consolari fu energica, fu pietosa, fu munifica.

Scrive la Voce d'Italia dell'epoca:
“..II Presidio italiano di Salonicco, alla cui pronta azione si deve è potuto circoscrivere e domare l'incendio che già minacciava di distruggere i nostri magazzini militari, ha contribuito largamente all'organizzazione del salvataggio e all'opera di soccorso delle vittime, accorrendo prontamente nei luoghi minacciati dalle fiamme, con tutti gli uomini e con tutti i mezzi di trasporto disponibili, riuscendo così a trarre in salvo, a mezzo degli autocarri e del carreggio, centinaia di persone e non piccola quantità di masserizie e mobili. Una compagnia del locale battaglione di milizia territoriale è stata veramente ammirevole ed instancabile e ha dato magnifico esempio di sana disciplina militare e di alta educazione civile, prestando con generoso slancio e grande abnegazione, l'opera sua a favore delle vittime.
​L'Autorità consolare si è soprattutto interessata dell'organizzazione dei soccorsi a favore dei connazionali danneggiati dall'incendio e con una serie di lodevoli provvidenze, sia pel ricovero che per fornire loro indumenti, coperte, sussidi. Questo, a grandi linee, il contributo recato dalle nostre Autorità nell'organizzazione del salvataggio e nella prestazione dei soccorsi alle vittime. Tutti concorsero a questa fiorita opera di bontà.”
 

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