Monastir, la bella città macedone, fu riconquistata alla Serbia dalle forze alleate. Essa fu richiamata a libertà dopo lunghe settimane di combattimenti accaniti, in cui l'impeto delle aquile serbe trionfò sul Kaimakcialan. Il valore ebbe ali robuste, sorvolò i più alti picchi, fece pesare sul nemico l'onta di una grave sconfitta. Le truppe bulgaro- tedesche tutto fecero per la resistenza. E si era già quasi perduta la speranza di poter riconquistare Monastir, allorché, con uno sforzo prodigioso, i serbi precipitarono il nemico dalle alture del Tchuke, s'impadronirono Successivamente delle posizioni fortissime di Polog, del Tridente e infine della quota 1212, che rese inevitabile la caduta della capitale della Macedonia meridionale. In una sera della fine di ottobre, umida e nebbiosa, le truppe della Brigata Cagliari destinata per l'azione su Monastir, con un gruppo di artiglieria (la montagna e aliquote di servizi, (63° e 61° fanteria — 9° gruppo d'artiglieria da montagna — 1 reparto Mitraglieri — 167° ospedaletto da campo — ospedale da campo 151 — reparto someggiato di sanità — 20 autocarri - 900 quadrupedi da salma, ecc.) scendevano alla stazione ferroviaria d'Exsisu, noto per le numerose sorgenti minerali.(omissis). Il nemico si ritirava verso nord, lasciando pattuglie e reparti di retroguardie, inseguiti ed incalzati dagli alleati. Le nostre truppe dovevano agire sulla fronte dei monti Baba, costituendo l'ala sinistra delle forze alleate. Nel piano combattevano le forze francesi; più ad est, sui monti ripidi e scoscesi, l'armata serba; ad ovest dei nostri, una brigata russa. A Negocani, un giorno dopo, i fanti della Cagliari trovavano ancora fuochi accesi e segni violenti del recente abbandono da parte del nemico. Il 10 novembre raggiungevano Leskovec, piccolo paese, del quale restava intatto solo qualche minareto. A Florina, il giorno stesso la popolazione accoglie con simpatia le truppe italiane, che incalzano il nemico per non perderne il contattò. A Buf, a nord ovest di Florina, bel paesetto sito in una gola di monti, abbandonato dalla popolazione, la brigata arriva il 13: il 14 a Kakovo, incendiato qualche ora prima dal nemico. L'avanzata è aspra, in forte salita sino a 2000 metri, sui monti Baba ove la brigata dà il cambio ai francesi, su una fronte di più di 10 Km. col compito di aggirare il nemico, che occupa posizioni fortissime, in cooperazione coll'armata alleata d'oriente (i francesi che avrebbero attaccato dalla pianura di Negocani- Brod e i serbi dalle alture ad est di Brod). La neve cade abbondante: il freddo è rigido su quelle creste altissime, che raggiungono, a Kisovo 2090 metri. Il 16 novembre il 64° fanteria affronta ed occupa il dente di Ostrèe, il 63° le posizioni nemiche di Velusina, ove è opposta una tenace resistenza. Si sviluppa un furioso combattimento, durante il quale si catturano 200 prigionieri e si occupano trincee avversarie collegate con tortuosi camminamenti ad una linea successiva, con caverne scavate sul rovescio. Il nemico ripiega inseguito dai nostri. Durante tale azione, come prima nell'avanzata avvolta sempre dalla bufera e dalla tormenta, ad altitudini sopra i 1600 m., è degno di particolar menzione il funzionamento della sezione radio-telegrafica ita-liana, malgrado i disagi e le difficoltà di trascinare avanti i muli carichi dei materiali della sezione. La battaglia infuriava intanto nel piano di Kenali, di Brod, verso Opticar, Kravari; le truppe francesi, in piano, stavano ormai per raggiungere le porte di Monastir poiché l'armata serba avanzava irresistibilmente verso il Tridente. Esse, la sera del 19 avevano occupati i villaggi di Makovo, Orheovo, Suhodol, Vranovci, Ribarci, Bilianik, Novak nell’ansa della Cerna, dove il nemico opponeva accanita resistenza, sostenuta da nuove truppe germaniche. Il reggimento di cavalleria francese, nella notte del 20, passando a guado la Cerna penetrava in Monastir dalla parte est, mentre le truppe alleate vi entravano a sud. La popolazione entusiasta, dice il bollettino dello Stato Maggiore serbo, ha accolto i suoi liberatori sotto una entusiastica pioggia di fiori.
Tullio Giordana nella « L'icona di Velusina » scrive: "Attraverso la lunga strada che da Velusina portava su alle nostre prime linee sui Baba Balkan, molti soldati che avevano preso i germi della malaria sulle rive di Butkova, cadevano ammalati durante quelle faticose marcie d'inseguimento verso Monastir, così bianca in fondo alla sua valle azzurra. Si saliva e si scendeva senza tregua, si passava da 2000 metri al piano, dal freddo della tormenta all'umido soffocante degli acquitrini della Cerna che fumavano ad un sole ancora caldo, sempre all'addiaccio, sperduti in un territorio che sembrava immenso e deserto."
La marcia della Brigata Cagliari, ostacolata dal nemico Con raffiche di fucileria e d'artiglieria proseguiva frattanto faticosissima, tra le enormi difficoltà del terreno montagnoso, reso ancora più difficile dalla stagione cattiva. Le nostre truppe mentre gli alleati in Monastir brano trionfalmente acclamati dalla popolazione trepidante continuavano la loro marcia minacciosa e difficile sul Peristeri e sulle pendici del Crvena-stena; entravano a Nizopole, Lakce, Brusnik sobborghi di Monastir. A Lakce i soldati italiani sono accolti festosamente e fraternamente dai francesi, entrati poco prima a Monastir e che raccontano come la domenica, 19 novembre, la lotta d'artiglieria fu violentissima, per tutta la giornata, con terribili effetti sulle posizioni del nemico. La città sembrava un fuoco: le granate scoppiavano, con rosse vampe, nella notte nera. Alle 4 del lunedì 20, la battaglia infuriava nella città stessa, per le vie... Monastir era bombardata dai bulgari violentemente, mentre gli armenti fuggivano per la piana impaludata delta Cerna... le case si squarciavano sotto i colpi.(omissis). A nord, le truppe nemiche si ritiravano precipitosamente sotto l'uragano delle artiglierie francesi; la cavalleria bulgara era in fuga.... Essendo mancato l'inseguimento e il conseguente sfruttamento del successo, poiché per ordine del Generalissimo Sarrail l'azione fu sospesa, incominciava ben presto il quotidiano martirio di Monastir con bombardamento di tutti i calibri e con proietti a gas asfissianti, che resero ancor più misera la popolazione scarseggiante di provvigioni. I bulgaro-tedeschi, nel ritirarsi, avevano saccheggiati i negozi ed i bazar asportando, come è loro abitudine, e distruggendo tutto ciò che poteva tornare utile.