1-2 settembre La 27° Divisione Britannica conquista Roche Noir Salient.
1 settembre Bollettino del comando bulgaro: “sul fronte macedone si registra un forte incremento dell'attività nemica specie nel settore delle posizioni serbe. solo il tempo chiarirà se ciò si trasformerà in un attacco verso l'area di Dobro Pole--Veternik o una penetrazione verso Prilep.”
Nel dubbio le forze bulgaro-tedesche decisero di rinforzare la seconda linea a Dobro Pole.
2 settembre Iniziano gli spostamenti delle truppe francesi verso il settore dell’attacco franco-serbo: Vetrinik-Koziak. In particolare dall’ansa della Cerna vengono spostate la 17° Divisione coloniale francese, la 16° Divisione francese, tratta dalla riserva generale, quattro Battaglioni di cavalleria e una rilevante quantità di artiglieria di tutti i calibri. Contemporaneamente vengono sottratte alla 35° Divisione le migliori tre batterie pesanti di cui disponeva, lasciandogliene soltanto tre da 155. In conseguenza di tali sottrazioni, il contingente italiano viene a trovarsi quasi isolato fra due settori alleati debolmente difesi:
sulla destra, dal Piton Rocheux fino all’estrema sinistra serba fra Zovik e Staravina (circa 20 km) aveva una sola Brigata dell’11° Divisione rinforzata da due Reggimenti della divisione ellenica;
sulla sinistra, dal ramo occidentale del fiume Cerna fino alle pendici orientali della quota 1248 (nord di Monastir), la 76° Divisione serba e la 56° Divisione su tre Reggimenti francesi e due Battaglioni senegalesi (questi ultimi presi presso la Cerna a contatto con le truppe italiane).
2 settembre La brigata Sicilia sostituisce l’Ivrea nella zona est della 1050 mentre gli alleati preparano l’offensiva finale.
Macedonian Front, September 1918
10 settembre La situazione in campo prima dell’offensiva finale: L'Armata d'Oriente dispone complessivamente di 162.000 fucili, 3.153 mitragliatrici e 1.866 cannoni, di cui 564 pesanti. Le truppe bulgaro-tedesche schierano in totale 260 battaglioni (243 bulgari, 2 tedeschi e 15 austriaci), con una disponibilità di 172.000 fucili (con altri 25.000 nei 12 battaglioni bulgari della difesa), 2.798 mitragliatrici e 1.404 cannoni.La maggior quantità di fucili di cui il nemico dispone è compensato dal maggior numero di mitragliatrici degli alleati, circa 350 in più, ed una superiorità di 462 cannoni, di cui 129 da campagna e montagna e 333 pesanti. Questo vantaggio è però in parte neutralizzato dal fatto che il nemico possiede bocche da fuoco di calibro e gittata superiori a quelle delle maggiori artiglierie alleate.
I bulgaro-tedeschi sono inoltre abbastanza favoriti dalle condizioni del terreno assai propizio alla difesa, senza dimenticare che eventuali rinforzi sarebbero loro arrivati per via terra molto prima di forze alleate via mare. Quindi un’offensiva di carattere decisivo da parte degli alleati non può offrire una sufficiente garanzia di successo. Sfruttando il morale depresso dei Bulgari, si potevano effettuare solamente delle offensive parziali, pronti, però, a sfruttarle al massimo qualora si fosse presentata un occasione propizia.
Lo schieramento dell’esercito alleato era così disposto:
la 28° Divisione inglese era concentrata ad est del lago di Dojran con la 27° ad ovest del Vardar;
il I Corpo d'Armata greco era schierato sul settore dello Struma;
le Divisioni francesi 30°, 76°, 57°, 156° erano fra il Tomoritza e l’ansa della Cerna;
la 35° Divisione italiana occupava l'area ad ovest di Makovo fino all’ansa della Cerna;
l’11° Divisione coloniale e la 3° Divisione greca erano nell’ansa della Cerna;
il gruppo franco-serbo con le Divisioni Drina e Moravia a sinistra della Cerna, e le divisioni Timok e Jugoslavia era a destra della Cerna;
la 122° e la 17° Coloniale francese verso Nonte;
la 16° Coloniale francese, la Divisione greca dell’Arcipelago e la 27° Divisione inglese erano schierate a destra dei Serbi fino al Vardar;
l’esercito inglese col XII Corpo d’Armata, composta dalle Divisioni 22°, 26° e la Divisione greca Serres, erano ad est del Vardar.
Macedonian Front: Allies line, first week of September 1918
14 settembre, Alle ore 7,30, il comando italiano riceve il fonogramma dal Comando dell’Armée d’Orient con l’ordine dell’inizio dei tiri. Contemporaneamente inizia un furibondo bombardamento di distruzione sulle linee nemiche di fronte al settore franco-serbo.
14 settembre Battaglia di Dobro Pole: alle 7:30 di mattina del 14 le batterie franco-serbe iniziano a colpire le trincee bulgare posizionate su una delle cime dei monti Moglentisa. 80 aerei e quasi 600 cannoni vengono impiegati nell’operazione. Le principali difese bulgare resistono al bombardamento alleato, ma alcune pattuglie francesi verificano, nella notte, che le linee di filo spinato erano sufficientemente danneggiate per permetter un attacco di fanteria.
15 settembre Battaglia di Dobro Pole: alle 5:30 del mattino le forze alleate, molto superiori in numero e consistenza ai bulgari (75 battaglioni franco-serbi contro 28 bulgari) lanciano l’attacco di fanteria. La 122° Divisione di fanteria francese e la 17° Divisione coloniale attaccano Sokol, Dobro Pole, Kravitski Kamene e Kravitsa mentre le 3 Divisioni serbe Shumadia, Timok e Yugoslav, attaccano Kamene e Vetrenik. Durante il giorno la 122° conquista Dobro Pole, mentre la collina di Sokol (localizzata ad est del Kajmakcalan e ad ovest di Dobro Pole, era uno dei punti cardini della difesa bulga) viene conquistata la notte con il supporto delle truppe serbe che dopo aver preso la seconda linea costringono il nemico ad abbandonare l’intera posizione. La 17° francese prende Kravitsa. Anche le truppe serbe, nonostante 5 contrattacchi bulgari, raggiungono il loro obiettivo. A fine giornata le truppe bulgare avevano perso circa 6.000 uomini (3000 prigionieri e 2.700 morti) mentre le vittime franco-serbe sono meno di 2.000.
15-16 settembre Entra in azione la 1° Armata serba, comandata dal generale Boyovich, mentre avanzavano anche le Divisioni Jugoslavia e Timok, tenute fino ad allora in riserva.
15 settembre, Al mattino la 2° Armata serba, rinforzata da due Divisioni francesi, attacca il settore di Vetrenik e riuscì a sfondare in poche ore la potente prima linea nemica. Lo sfondamento si approfondì il giorno successivo. Contemporaneamente, sulla sinistra, entra in azione la Ia Armata serba convergendo ad ovest per rovesciare l’ala destra nemica verso la Cerna, e sulla destra un gruppo misto di divisioni punta in avanti convergendo ad est per respingere l’ala sinistra nemica verso il Vardar. Ben presto il nemico è costretto ad un ripiegamento disordinato, indietreggiando verso Demir Kapja e Negotino. Anche fra Dojran e Kavadarci tre divisioni inglesi rafforzate da due greche attaccano avanzando di alcuni chilometri. I Franco Ellenici dal altro alto, attraversarono i confini arrivando fino a Sele Monastir. Il nemico continua a cedere al centro, ma resiste alle ali, obbligando gli attaccanti ad una lotta di cinque giorni.
15 settembre Sulla questione albanese il Capo di Stato Maggiore Diaz interessa il Presidente del Consiglio: “trasmetto accluso pro-memoria concernente l’eventuale rinforzo del nostro fronte albanese per parte degli alleati e più precisamente il pericolo che il comando francese tenti di includere in tale rinforzo elementi greci, probabilmente della 9° Divisione. V.E. conosce a quale mene politiche dei nostri alleati potrebbe corrispondere siffatto tentativo … a carattere politico e non militare …”
15 settembre La brigata Sicilia effettua attacchi dimostrativi sulla parte est di 1050 attraverso colpi di artiglieria, bombarde e ricognizioni offensive di esploratori.
16 settembre Terza battaglia di Dojran: le artiglierie britanniche iniziano a battere le postazioni bulgare. Il HQ bulgaro situato vicino al villaggio di Furka, sotto il fuoco nemico, viene trasferito in un rifugio secondario. Generale Vazov dopo aver analizzato le mosse nemiche conclude che queste attaccheranno non più tardi del 17 notte. Ordina quindi alla 9° Divisione di tenersi pronta e agli artiglieri di concentrare il fuoco davanti alle trincee dove probabilmente sarebbe avvenuto l’attacco (da mesi i bulgari si allenavano in queste operazioni). Nel corso dell'offensiva, gli Alleati fanno un massiccio uso di gas in quanto secondo i servizi segreti britannici le maschere anti gas bulgare sono vecchie e spesso inservibili. In realtà i sodati bulgari sono equipaggiati con maschere anti gas di recente fabbricazione tedesca e ben istruiti sul loro utilizzo. I 9 attacchi britannici con i gas nella notte tra il 17 e il 18 settembre non sortiscono alcun effetto.
16 Settembre Il sottomarino tedesco UB - 42 affonda il piroscafo “Vicenza” al largo di Salonicco.
16 settembre I serbi avanzano lungo catena montuosa Kozjak e il picco Golo Bilo, mentre i francesi, assieme al 35° Reggimento greco attaccano Zborsko, ma furono respinti.
17 settembre Le truppe greche assaltano il monte Preslap dove sono posizionate le batterie bulgare. La guarnigione deve ritirarsi. Senza la copertura delle batterie di Preslap, le truppe bulgare devono abbandonare Zborsko. Contemporaneamente i serbi della Divisione Timok conquistato Topolets avanzano verso Studena Voda e Preslap mentre le altre due divisione serbe invadono Koutskov Kamene. La resistenza nemica è accanita; ma l’avanzata contina irresistibile ed il nemico abbandona una posizione dopo l’altra, perdendo molto materiale. Il generale Russoff, comandante la 2° Divisione bulgara è sostituito dal generale Nikoloff, ma nulla ferma l’offensiva degli alleati e la loro progressiva avanzata. I bulgari cercano disperatamente di difendersi anche per salvare i loro magazzini pieni di approvvigionamenti, ma alla fine devono cedere e ritirarsi.
18 settembre Terza battaglia di Dojran: alle 5 di mattina I britannici sferrano un imponente attacco di fanteria. Dopo più di un'ora e mezza di combattimenti, la 26° Divisione britannica riesce a raggiungere solo alcuni avamposti di sicurezza del 57 ° Reggimento di fanteria. Queste trincee vengono poi riconquistate dal contrattacco bulgaro. In questo settore il 17° e 57° Reggimento bulgaro respingono forze numericamente superiori. Al centro il 33° Reggimento difende la parte principale dell’intero impianto difensivo bulgaro. Questo settore viene quindi attaccato da 4 reggimenti della 22° Divisione e dal 3° Reggimento della Divisione Serres, che, verso le 9,00, riuscirono a prendere un paio di trincee della linea centrale bulgara. La posizione è però esposta dal fuoco dell’artiglieria bulgara, così alle 10,00 gli alleati devono ripiegare. Durante uno dei contrattacchi delle fanterie bulgare, muore Vasil Manolov, comandante del 2° Battaglione del 33° Reggimento di fanteria.
Dal diario di un soldato inglese: “….quello che rimaneva di questa imperterrita fanteria combatté oltre la prima e la seconda linea di trincee, se effettivamente il termine 'linea' può essere applicato ad un sistema altamente complesso e irregolare di difesa che sfrutta appieno ogni piega e/o contorsione del terreno…” La zona difesa dal 58° Reggimento segue lo stesso copione: la Divisione Serres conquista alcune trincee, poi riconquistate, alle 9,30, dalle fanterie bulgare supportate dal fuoco del 9° Reggimento di artiglieria. Verso le 12,00 è oramai chiara la sconfitta alleata: la 67° Brigata della 22° Divisione risulta praticamente annientata, solo 5 ufficiali e 195 soldati sono sopravvissuti, anche le altre registrano perdite pesantissime. A questo punto l’offensiva diventa un vero massacro ed una dimostrazione di inutile coraggio; quasi tutti gli uomini dei primi due battaglioni giaciono morti o feriti sul fianco della collina. L’artiglieria britannica però continua a battere le postazioni bulgare per tutto il resto della giornata, in 2 giorni sparano oltre 300.000 colpi.
Macedonian front: Italian pilots 19 September 1918
18 settembre La 17° Divisione coloniale francese e il 6° Reggimento greco occupano i villaggi di Zoviḱ , Staravina e Cebren. Intanto avanzava la cavalleria serba, che, dopo Kavadarci e Sopot, raggiunge Negotino e taglia la ferrovia Uskub-Gevgelija. Le poche truppe rimaste fra Demir Kapja e Gevgelija devono ripiegare oltre il Vardar in direzione nord-est poiché la ferrovia è interrotta. L’aviazione inglese bombarda i bulgari presso Strumica; con le strade piene di veicoli, cannoni, carri trainati da buoi, cavalli e muli, lo spettacolo offerto è terribile: da tutte le parti divampano incendi e si abbandonano nei burroni artiglierie, fucili con i bulgari in fuga verso la Patria.
19 settembre Terza battaglia di Dojran: alle 04:00 I britannici scatenano un altro attacco al 33° Reggimento, ma dopo 5 ore di combattimenti nessuna trincea bulgara è definitivamente conquistata. In molti casi le truppe britanniche arrivano fino a 50 metri dalle trincee nemiche per poi essere investite dal fuoco dei lanciafiamme bulgari. Alle 9,00 l’attacco viene sospeso. I bulgari registrano 454 morti, 875 feriti e 1209 dispersi, mentre gli alleati sembra più di 11.000 tra morti e feriti (gli inglesi dichiararono 7.000 perdite). E’ questo certamente il giorno più sanguinoso di tutta la campagna di Dojran. Difficilmente gli alleati avrebbero avuto poi le energie per nuove offensive.
19 settembre Durante un incontro a Prilep tra i comandi bulgaro-tedeschi il Generale Nerezov, il comandante Prima Armata suggerisce di cogliere di sorpresa gli alleati, impegnati dall’11° armata nelle montagne macedoni, attaccando Salonicco. Il generale tedesco von Steuben però si dimostra riluttante ad intraprendere qualsiasi azione offensiva, ritenendo invece migliore la ritirata allo scopo di allungare la distanza tra le prime linee nemiche ed i loro reparti di approvvigionamento e quindi colpirli al fianco. Anche il generale Todorov è orientato a mantenere un atteggiamento difensivo fino all’arrivo dei rinforzi…..che, però, non arrivarono mai.
Ritirata bulgara nel settore di Dojran
20 settembre La caduta di Dobro Polie obbliga la 9° Divisione Pleven, imbattuta, ad abbandonare le posizioni di Dojran e a ripiegare verso nord assieme alla 3°, 5° Divisione e alla Mount Divisione.
21 settembre La 2° e 3° Divisione bulgare in ritirata subiscono una serie di attacchi aerei Alleati mentre cercano di attraversare il passo di Kosturino.
21-22 settembre I reparti della 35° Divisione (la Sicilia attacca nel pomeriggio del 21) conquistano cima 1050 ed il Piton Brule e subito dopo ricevono l'ordine di muoversi verso ovest in direzione di Kicevo. Sull'imbrunire del 21 settembre, i primi reparti muovono all’attacco delle posizioni nemiche a sud di Vlakar: respinti e catturati elementi di retroguardia, i reggimenti italiani proseguono decisamente nell’inseguimento del nemico verso Prilep.
22 settembre Attraverso l'archivio del 27° Reggimento... Chepino (era nella borsa del tenente Tomé Naplatanov, comandante della 10° compagnia) " una nuova divisione tedesca è arrivata in Veles. Anche due divisioni austriache sono sulla strada. La crisi è passata. Posso fidarmi di vedere il futuro. Questo si deve comunicare a tutti i soldati...."
Macedonian front: Italian offensive -September 1918
22 settembre Da Parigi si comunicava: “le vittorie alleate in macedonia ed in Palestina diventano sempre più vaste e promettitrici di risultati insperati. Il varco di DemirKapja, sul Vardar, che ha tanta importanza, è raggiunto e sorpassato. La ferrovia da Uskub a Salonicco è pure tagliata a nord ovest di Negotin. Con questa meravigliosa operazione i serbi ed i francesi rendono precaria la ritirata bulgara da tutto il massiccio di Marianska, fra la Cerna ed il Vardar; …. A nord ovest di Monastir gli alleati hanno sorpassato Pianista ed Orle: la sorte di Prilep si delinea …”
22 settembre Dal bollettino del Comando Supremo Italiano "Nell'arco della Cerna le nostre truppe, in cooperazione coll'offensiva generale degli ci alleati, hanno iniziato ieri una vigorosa avanzata verso nord, impadronendosi delle primi posizioni nemiche."
22 settembre La 2° e 3° Divisione bulgara in ritirata raggiungono Krivolak. Il generale Todorov, lasciata Prilep, raggiunge i propri soldati.
Macedonian front: Bulgarian retreat September 1918
23 settembre Superate le ultime resistenze avversarie le truppe italiane raggiungono le alture di Cepik-Topolcani-Kalabak, la brigata Sicilia ne occupavano il margine settentrionale, mentre l’Ivrea occupa il ponte sulla Beravika. Il nemico ripiega intanto sulle alture a nord di Buciri ove tenta ancora di resistere. Le due brigate italiane sono pronte a spingersi il giorno dopo su Prilep, ma alle 14 dello stesso 23, giunse l’ordine che Prilep doveva essere lasciata alla divisione francese che manovrava sulla nostra destra, affidando invece alle truppe italiane il nuovo compito di fare una conversione a sinistra di 90 gradi, puntare su Krusevo attraverso l’impervio ed esteso massiccio dei Baba Planina e puntare poi su Sop per tagliare la ritirata al nemico che dalla regione Monastir-Laghi, rimontando l’alto Cerna, si dirigeva per Pribilci–Kicevo, verso Kalkandelen-Uskub.
Memorie del tenente colonnello Mario Pecchio - l’avanzata italiana: “…nella vastissima zona, materiali considerevoli, tronchi di ferrovia, prigionieri, depositi. Ogni tanto, qualcuno dei depositi di munizioni saltava per aria con fragore assordante, in un bagliore di vampe rossastre….le nostre colonne avanzanti irresistibilmente, lungo le strade di arroccamento sapientemente create dal nemico nel ridosso delle posizioni e attraverso i campi delle svariate batterie avversarie, tutte cintate da reticolato, ora deserte di cannoni, ma colle riservette piene ancora di proiettili non potuti asportare Alle nostre spalle, ormai lontana, la quota ergeva la sua mole imponente…Siamo ormai a più di 18 Km da quota 1050…..”
23 settembre Le truppe francesi entrano a Prilep.
23 settembre Bollettino del Comando Supremo “…Le nostre ...truppe, vincendo la resistenza di nuclei di copertura e superando gravi difficoltà di terreno, hanno continuato, nella notte sul 22, ad incalzare con grande slancio il nemico in ritirata, All'alba dopo un'avanzata media di oltre 12 km e la conquista di 16 villaggi, esse avevano raggiunto, con l'ala e poi col centro, la linea Cavili – Dobrusovo - Musa Oba e si erano impossessati da destra della forte posizione di Monte Bobiste…”
24 settembre L’avanzata italiana è rallentata dal nemico che si trovava sul margine del Baba Planina, scendente quasi a picco sulla pianura di Prilep. La Brigata Sicilia che avanzava sulla destra verso Zapolzani, viene fermata dal fuoco di artiglierie nemiche in postazione sulle alture di Novoselani; la Brigata Cagliari che avanzava sulla sinistra verso il ponte di Bucin, sul fiume Cerna, incontra una forte opposizione all’altezza della linea Krivogastani-Vodjani; la Brigata Ivrea procede di rincalzo al centro. I bulgari resistono ancora ad ovest di Monastir; il nuovo piano difensivo del nemico è quello di ritirare il centro e la destra, facendo perno sul lago di Dojran, e resistendo ad Uskub finché non fossero giunti i bulgari in ritirata dalla zona di Monastir via Kicevo ed i rinforzi attesi dalla Germania e dall’Austria. Perciò i bulgari cercano di rallentare in ogni modo l’avanzata degli alleati richiamando quei reggimenti che avevano iniziato la ritirata.
24 settembre Memorie di Amario Vitale - 3° Reggimento Genio aggregato al 62° Reggimento (La grande guerra 1914-1918) "...Senza acqua, senza viveri perché i carriaggi non riuscivano mai a raggiungerci, sotto la sferza di sole, sudati, coi piedi sanguinanti si marciava…. Si marciava…. E a sera ove si giungeva bisognava impiantare la stazione Radio , innalzare le antenne al buio, collocare gli apparati, e poi cifrare, decifrare, comunicare tutta l’intera nottata, a dare ordini, a riceverne. Il 4° giorno fu per me il più terribile, il più insidioso. La mattina, ancora buio, ricevemmo l’ordine, in un villaggio della Serbia Meridionale detto Krivogaštani di continuare la marcia. Con alla testa il Colonnello comandante del 62° Fanteria ed il suo stato maggiore e i nostri dieci muli portanti la stazione ripiegata, e tenuti dalle briglie da noi, poiché mancavano i conducenti, si iniziò l’avventura. Verso le quattro del pomeriggio si avvistò un villaggio alle falde di una montagna, comparsa quasi di incanto essendo stata fino ad allora coperta da un velo nebbioso, ed un’oretta dopo vi si giunse. Quando ci fu dato l’alt, ci si buttò senz’altro sul terreno, lunghi, distesi. Non ci sembrava vero di essere giunti, non si credeva a noi stessi!!! Avevamo già scaricato i muli, avevamo già disposto per l’impianto della stazione quando sopraggiunse un maggiore a tutta a corse dicendoci:
“Ordine del signor Colonnello bisogna ripiegare , siamo a pochi metri da una trincea nemica, ma svelti, svelti….” E svelti eseguimmo l’ordine, in un minuto tutto fu nuovamente a posto per la fuga del ritorno. Rendere il cammino dopo aver gustato il riposo, è doloroso, faticoso; trattandosi però di mettersi in salvo, al sicuro, il vigore tornò e come persona che annegando raccoglie le sue ultime energie per aggrapparsi alla vita, così noi un ultimo sforzo fa fatto. Il maggiore a cavallo, ci frustava i muli, dando ad essi la cadenza con un “trotta, trotta” regolato, e si trottava tutti. Il nemico non tardò ad avvistarci e ci lanciava ora proiettili a “ skrapnel “ ed allungava il tiro a mano a mano che ci si allontanava, non riuscendo però mai ad aggiustarlo, tale era la nostra corsa a zig-zag; il sangue mi grondava nuovamente dal naso, mi ero tutto imbrattato, mi mancava quasi il respiro che mi veniva intralciato dalla emorragia, ma chi più vi badava? Correre, correre….."
25 settembre La Brigata Ivrea conquista la strada Prilp-Krusevo.
25 settembre I serbi conquistano Gradsko, tagliando così fuori il collegamento tra il comando tedesco e le truppe bulgare.
25 settembre La Brigata Sicilia, con 6 batterie da montagna, l’ala destra italiana, raggiunge le alture di Novoselani, il centro viene arrestato da un’accanita resistenza nemica al margine del gradino a picco di Krusevo e la brigata Cagliari inizia l’attacco dalla stretta di Bucin non potuta superare d’impeto.
25 settembre Rayko Daskalov fonda la Repubblica di Radomir, un piccolo villaggio a 40 km da Sofia. Nei giorni successivi alla testa di un esercito ci circa 5.000 ribelli (soprattutto soldati provenienti dal fronte Macedone) marca verso la capitale.
25 settembre Il generale Todorov chiama il Primo ministro bulgaro invitandolo ad iniziare i negoziati per l’armistizio con gli alleati.
26 settembre Le truppe italiane sbaragliano tutte le resistenze nemiche: l’ala destra si spinge fino sotto il monte Cesma, il centro occupa Krusevo, la sinistra giunge fino a Pribilci dove già sbarrava la strada principale di ritirata della 3° Armata bulgara da Monastir verso Sop. La sera dello stesso giorno una forte colonna di truppe delle varie armi è spinta da Krusevo attraverso il Baba Planina su Sop.
Il Regio Esercito Italiano nel 1919 così descriveva la "conversione italiana su Sop" L'ardua operazione fu iniziata nello stesso pomeriggio del 23, malgrado la stanchezza delle truppe; alla sera esse raggiungevano la fronte: Cepik ponte sulla Beravika, fronte al massiccio dei Baba Planina, distante una ventina di km. Il 24 la marcia fu ripresa benchè vivamente contrastata dal nemico che si trovava sul margine dei Baba Planina, scendente quasi a picco nella pianura di Prilep. Il 25, l'ala destra italiana raggiunse i piedi dei monti, il centro fu arrestato da resistenza nemica al margine del gradino a picco di Kruscevo e la sinistra iniziò l'attacco dalla stretta di Bucin non potuta superare d'impeto. Il 26, tutte le resistenze nemiche furono spezzate, l'ala destra si spinse fino sotto il monte Cesma, il centro occupò Kruscevo, la sinistra giunse fino a Pribilci dove già sbarrava la strada principale di ritirata dell'avversario da Monastir verso Sop. La sera dello stesso giorno una forte colonna di truppe delle varie armi fu spinta da Kruscevo attraverso i Baba Planina su Sop. Il 27 l'ala destra, vincendo gravi difficoltà di terreno avanzava nelle parti più elevate dei Baba Planina e minacciava - assieme con truppe francesi che aveva a destra - l'avversario che difendeva le posizioni a est e sud-est di Kicevo; la colonna centrale giungeva a contatto colle truppe di Sop che pareva volessero difendersi ad oltranza; l'ala sinistra da Pribilci per Delenci avanzava su Sop, collegandosi a sera con la colonna centrale. Il 28, vincendo tenaci resistenze dell'avversario, le truppe italiane stringevano sempre più da vicino le posizioni di Sop. Per ottenere però risultati decisi apparve evidente che, data la natura del terreno, era meglio impegnare il nemico a sud e sud-est aggirandolo contemporaneamente sul fianco sinistro e sul tergo. ll 29 infatti l'ala destra ed il centro continuarono l'aggiramento mentre l'ala sinistra attaccava da sud. Il nemico, che come si seppe poi, nella notte aveva ricevuto rinforzi di truppe e di numerose mitragliatrici, oppose una tenace resistenza obbligando le nostre truppe ad aspri combattimenti che esse affrontavano con ammirevole slancio come ebbe a riconoscere lo stesso generale bulgaro comandante delle forze avversarie. Il 30, l'attacco si sarebbe rinnovato il giorno 30 e la situazione faceva presumere un sicuro successo; ma alle 5 giunse l'ordine di sospendere le ostilità. Lo stesso giorno si costituirono prigionieri nelle nostre mani, un generale bulgaro comandante di divisione, due comandanti di brigata 240 ufficiali, 7.627 soldati, 7.000 fucili, 70 mitragliatrici, vari cannoni pesanti e da campagna e molto materiale da guerra. Per ragioni di ubicazione e di più facile accesso le truppe bulgare che avevano combattuto contro la nostra ala destra, comprendenti due reggimenti di fanteria, molte mitragliatrici e parecchie batterie si resero alla divisione francese di Kicevo.
27 settembre Il 162° Reggimento italiano conquista Kocista alcuni reparti avanzati della 35° Divisione occupano un vasta porzione del massiccio del Cesma e la località di Karaul Kruska, nel mentre l'ala sinistra dell'armata, dopo avere investito Pribitzi, prosegue per Dolentzi in direzione di Sop, collegandosi in serata alla colonna centrale.
27 settembre L’ambasciatore italiano a Parigi è stato già informato dal Gabinetto del Governo che la Bulgaria ha chiesto l’armistizio per trattare la pace.
28 settembre Al mattino, le truppe italiane (63° e 162° fanteria) si fronteggiano ad una tenace resistenza dell’avversario, stringendole però sempre più verso le posizioni di Sop; l’ala sinistra raggiunge quota 932 a sud di Sop, scontrandosi con il nemico trincerato e ben fornito di artiglieria pesante. Nella vallata di Sop la Divisione italiana urta contro le forze bulgare, abbondantemente munite di mitragliatrici e di artiglierie; erano le truppe della 1° Divisione bulgara, la migliore, che aveva avuto l’ordine di contrastare ad ogni costo l’avanzata degli italiani. Con nuovi rinforzi (nella notte erano giunte truppe fresche e nuove mitragliatrici), i bulgari oppongono una tenace resistenza obbligando le nostre truppe ad aspri combattimenti che esse affrontavano con ammirevole slancio come ebbe a riconoscere lo stesso generale bulgaro comandante delle forze avversarie.
28 settembre Bollettino del Comando Sapremo “..Nella giornata del 25 le nostre truppe, agendo in perfetta cooperazione cogli alleati, ripresero l'avanzata della linea precedentemente occupata.: Monte di Bucin-Vrbiani, Malo. Il nemico oppose tenace resistenza sulle pendici orientali dei Monti Dragjsec e Baba, ma fu attaccato con grande impeto, battuto e travolto, Le nostre colonne, incalzando le sue retroguardie, occuparono il di seguente Kruscevo e il 27, nonostante le difficoltà del terreno, avevano occupato tutto il massiccio montagnoso che si eleva tra le valli della Cerna e della Velika. Raggiunta la strada Monastir-Kicevo (Krcova) a nord di Demir-Hissar, esse proseguono ora instancabili la marcia verso i loro ulteriori obbiettivi”.
27- 29 settembre In Albania, le truppe italiane dislocata ad Elbasan e Tomor entrano a Ohrid e Demir Hissar.
29 settembre Le truppe franco-serbe entrano a Skopje (Uskub), ormai abbandonata dall'avversario in fuga subito prima dell'arrivo, via ferrovia della 9° Divisione austriaca di riserva mandata precipitosamente in soccorso della provata Armata bulgara. La Divisione italiana viene ancora una volta fermata prima di entrare a Uskub: i francesi ed i serbi entrano trionfanti nella città, mentre gli Italiani, ritirati in seconda linea, dopo una impaziente attesa, vengono inviati verso il confine bulgaro.
Racconta un giornalista: “vicino a Uskub, prima di arrivare alla città, abbiamo serrato, ci siamo coperti e allineati e, reprimendo la stanchezza, ci accingevamo ad attraversare questo centro importante a passo cadenzato. Ma le autorità francesi ce lo hanno vietato, facendoci girare al largo, fra le rovine della stazione ferroviaria. Siamo forse appestati? In queste marce notiamo che si ha una cura particolare di tenerci lontani dai centri abitati.”
29 settembre La tenace resistenza bulgara a Sop cede all’irruenza delle truppe italiane: “Il 29 – dopo superata tenace resistenza di fanteria e mitragliatrici nemiche, che validamente sostenute da artiglieria di medio calibro, difendevano la cresta di Monte Stramol e Monte Baba – l’ala destra (Brigata Sicilia) occupò detti monti e si spinse verso Plastica per cooperare all’azione che truppe francesi dell’11 Divisione (1 brigata) stanno svolgendo infondo di valle Velika contro nemico in posizione dominante sulle alture di iliaca a nord della valle. Al centro i battaglioni che già avevano attaccato la sera prima – rinforzati da altri giunti da sud-est e da est – col compito di trattenervi il nemico – mentre gli ultimi battaglioni della colonna diretti da Kar Kruska verso N.E. compivano il movimento aggirante destinato a cadere sul fianco e sul tergo delle posizioni nemiche….. I combattimenti di questa giornata a sud est di Sop eseguiti in condizioni di terreno estremamente difficili contro un nemico accanito e tenace – schierato in posizioni dominanti – furono molto seri e ci costarono perdite notevoli (500 fuori combattimento). Il nemico non solo non dimostrava alcuna intenzione di voler cedere ma pareva rinforzato rispetto al giorno precedente – Di fatto si seppe dai prigionieri che nella notte del 29 la brigata bulgara che occupava tali posizioni era stata rinforzata da altri due reggimenti e molte mitragliatrici che già ripiegavano oltre Kicevo e che erano stati prontamente richiamati indietro."
29 settembre Il console italiano a Salonicco Lodi Fé fa sapere al ministro Sonnino le condizioni di pace proposte dalla Bulgaria: “reintegrazione Serbia e Grecia nei territori stabiliti dalla pace di Bucarest dell’anno 1913, disarmo della Bulgaria, libero passaggio degli alleati attraverso la Bulgaria. In caso di accettazione delle dette proposte, pare non si deve escludere in un secondo tempo la possibilità della cooperazione alla causa dell’Intesa della stessa Bulgaria. I delegati bulgari sono Liapceff, ministro delle Finanze, dott. Radeff ed un ufficiale superiore dello Stato Maggiore.”
29 settembre Alle ore 22,30 l’armistizio si conclude a Prilep con la firma del generale Franchet d’Esperéy per gli alleati e del ministro Liapceff e del generale Lukhoff per la Bulgaria; entra in vigore il 30 settembre 1918 a mezzogiorno. Con la sospensione delle ostilità, le truppe rimangono nelle posizioni occupate nella mattinata del primo ottobre, ordinando il Comando francese di non precipitare gli eventi.
29 settembre I soldati dell'autoproclamata Repubblica di Radomir vengono massacrati dalle truppe di re Ferdinando I, supportate da alcuni reparti tedeschi, nei pressi del villaggio di Vladaya, alla periferia di Sofia.
29 settembre Bollettino del Comando Sapremo “..Secondo ulteriori notizie, le nostre truppe, nella loro vigorosa avanzata attraverso l'aspro massiccio di Monte Baba, hanno dovuto vincere una ostinata difesa tentata dal nemico nella regione ad ovest di Kruscevo. Infrante le successive resistenze di forti retroguardie, a cavallo della strada Monastir-Kicevo, linea di ritirata bulgara, le nostre colonne hanno continuato celermente la loro marcia in avanti, su tutta la fronte, occupando anche la città di «Prilep (a 11 km. a sud-ovest di Kruscevo) ed i villaggi di Pustareka e Kocisti (a 10 km ad ovest di Kruscevo)”.
30 settembre La mattina il 63° Reggimento Fanteria si appresta a sferrare un nuovo attacco a Sop, quando giunse l’ordine di sospendere le operazioni, poiché dalle ore dodici sarebbero cessate le ostilità sul fronte bulgaro. Le truppe italiane si trovano/fermarono ad Uskub, a sud-est di Uskub nella zona ad est del Vardar, a Veles, a Topolcani, a Demir Hisar, a Ocrida.
30 settembre A Kicevo s’incontrano il Comandante della 2° Divisione coloniale francese ed il Comandante della Divisione bulgara, mentre il personale del Comando della 302° Divisione tedesca aveva già lasciato Kicevo nottetempo, interrompendo le comunicazioni con i reparti dipendenti. Il Comando bulgaro, che aveva costituito un nuovo Comando della divisione con personale bulgaro, informa di non conoscere le convenzioni pur sapendo della conclusione dell’armistizio. Il generale Freri invia alcuni parlamentari al Comando bulgaro di Kicevo, ma sia il giorno trenta settembre che il giorno successivo non si ottengono risposte circa la resa.
30 settembre Narrazione del Generale di Brigata Freri: la resa dei bulgari a Sop Il 63° Reggimento Fanteria (Col. De Minicis) si apprestava a sferrare un nuovo attacco a Sop, quando giunse l'ordine di sospendere le operazioni, poichè dalle ore 12 cessavano le ostilità sulla fronte bulgara. Era prescritto di, darne immediata partecipazione alle truppe nemiche e chiedere loro la resa immediata, giusta le condizioni stipulate nell'armistizio concluso a Salonicco. Fra le indicazioni generiche pervenute telefonicamente vi era altresì quella che ai prigionieri non sarebbero state tolte le armi sino al loro giungere nel campo di concentramento prigionieri. Il Generale Freri inviò immediatamente alcuni parlamentari al Comando bulgaro di Kitcevo, ma, sia il giorno 30, che il mattino del 1° ottobre, non si ottennero risposte categoriche circa la resa. Il pomeriggio del 1° ottobre lo stesso Generale Freri, accompagnato dal tenente Barnicourt, del 4° Reggimento Cacciatori di Africa, dell'Esercito Francese, che era addetto quale ufficiale di collegamento al Comando della Brigata Cagliari, attraversò le linee nemiche e si recò a conferire col Co-mandante bulgaro, Generale Gladiceff lo accolse con simcordi sulla resa. Il Generale Gladiceff lo accolse con simpatica deferenza, ma gli dichiarò fermamente che non poteva arrendersi solo perchè il Generale Freri glielo diceva, poichè egli da due giorni era senza ordini e per lui quindi valevano tuttora gli ordini precedentemente ricevuti. Aggiungeva che la difficoltà di comunicare con le autorità centrali bulgare erano gravi, poichè le truppe tedesche, ritirandosi il giorno precedente, avevano ripiegato tutti i mezzi di collegamento telefonici e tele-grafici ed avevano spiantate tutte le stazioni radiotelegrafiche. Avendogli il Generale Freri fattogli presente che, se le truppe non si arrendevano subito, le operazioni di campagna sarebbero state riprese la mattina del 3 ottobre, e quella mattina stessa le truppe serbe sarebbero entrate in Bulgaria il Generale Gladiceff si mostrò rassegnato a tale destino: soggiunse poi che, se avesse avuto un mezzo celere di trasporto, si sarebbe recato dal suo Comandante di Corpo d'Armata per chiedere istruzioni, ma poichè non lo aveva, non gli rimaneva che attendere e compiere sino all'ultimo il suo dovere. In questa alternativa, il Generale Freri chiese ove era il Generale Kantardieff ed avuta risposta che trovavasi a Gostivar, ad una quarantina di chilometri a nord di Kitcevo, si assunse l'iniziativa, alquanto ardita, di andare a trattare la resa con lo stesso Generale Kantardieff a Gostivar. Chiesto un ufficiale in accompagnamento, a salvaguardia della propria persona, il Generale Freri, sempre accompagnato dal Tenente Barnicourt, si diresse in automobile alla volta di Gostivar. Una bella bandiera italiana brillava e scoppiettava sul cofano della macchina. Ma che strada ! Solo una macchina italiana poteva, a quell'epoca, permettersi il lusso di percorrerla con una certa sicurezza e velocità, tanto era piena di buchi e sparsa di rottami. Aggiungasi che occorreva rimontare numerose piccole colonne di carreggi, artiglierie, reparti tedeschi ed austriaci, che si ritiravano e che cedevano la strada con lentezza a malgrado dei petulanti richiami della tromba dell'automobile. Se Dio volle, verso le 18 la macchina entrò in Gostivar e si trovò subito in mezzo ad una quantità di ufficiali bulgari e tedeschi, ansiosi di aver notizie sicure sull'armistizio concluso. All'entrata in paese, un ufficiale tedesco, di alta statura, voleva fermare l'automobile, facendo grandi gesti di arresto, ma, poichè questa non si fermò, egli la inseguì, gridando. Il Generale Freri si rivolse allora ad alcuni ufficiali bulgari, pregandoli di far cessare quella scena, perchè egli era un Generale Italiano, che doveva conferire col Comandante bulgaro. Due ufficiali bulgari rivolsero alcune frasi energiche all'ufficiale tedesco e questi tacque. Si seppe poi che egli protestava perchè il Generale parlamentario non era bendato e non vi era la bandiera bianca sull'automobile. Spiegatogli che il Generale Freri non era il parlamentario classico, munito di particolari credenziali, ma semplicemente il comandante di una brigata italiana in linea, che sollecitava mi colloquio col Generale bulgaro per discutere con lui sulle condizioni della resa, al Generale Freri venne lasciata ampia libertà di azione, pregandolo solo di mettere la bandiera di parlamentario sulla macchina, il che fu fatto. Intanto l'ufficiale bulgaro accompagnatore era andato in cerca del Generale Kandardieff, tornando con la notizia che questi era partito per Tetovo (Kalkandelen) a circa 30 chilometri a nord di Gostivar. Dopo appena un minuto di esitazione, il Generale Freri decise di andare a Tetovo. Nuova orribile strada, nuove colonne da rimontare. Finalmente alle ore 20 giunse a Tetovo e poco dopo veniva ammesso alla presenza del Generale Kan-tardieff. Dopo uno scambio delle solite frasi di convenienza, il Generale Kantardieff chiese al Generale Freri lo scopo della visita e questi gliela espose, soggiungendo che, se per il 3 ottobre i bulgari non avessero deposto le armi. I serbi — il 3 stesso — sarebbero entrati in Bulgaria. Il Generale Kantardieff nulla sapeva di positivo, poichè nessun ordine gli era pervenuto da Sofia. Messosi per telefono in comunicazione col Generale Popoff, dopo lunga conversazione non decise nulla sulle modalità della resa, anzi, trattando il Generale Freri quasi come un plenipotenziario, lo pregò di dare al Generale Franchet d'Espery la seguente testuale risposta, ricevuta dal Gran Quartiere Generale Bulgaro: « Le gouvernement a conclu un armistice, d'après le quel les faits des armes sont cessès: entrez en relation avec l'ennemi pour déter-miner una ligne de démarcation ». Il Generale Kantardieff dichiarò poi che reputava valido l'armistizio, purchè le truppe rimanessero sul posto, ma, appena muovessero, i bulgari non riconoscerebbero più l'armistizio. Rifornito l'automobile di benzina — con cortese larghezza — il Generale Freri partì alle ore 22 da Tetovo ed alle ore tre del 2 ottobre raggiungeva il proprio comando a Sop, riattraversando le linee di combattimento senza inconvenienti. I Comandi dell'Armata d'Oriente, della 35' Divisione e della Brigata Cagliari erano (e giustamente) in allarme per il ritardo a rientrare del Generale Freri, ma alle ore tre la stazione radio del comando della Brigata Cagliari ed il telefono cominciarono a comunicare. Il Gen. Freri fece una immediata relazione de-gli avvenimenti e della risposta data dal Quartier Gen. Bulgaro. Ciò provocò immediate rimostranze del Generale Franchet d'Esperay e l'ordine inequivocabile di resa immediata, dato il 2 ottobre dal Governo di Sofia a tutte le truppe. Nel pomeriggio stesso del 2 ottobre il Generale di Brigata Marinoff si presentava agli avamposti italiani e chiedeva di esser condotto presso il Gen. Freri, col quale trattò le modalità della resa: eglichiese l'onore delle armi ed il Generale Freri lo concesse. Fu convenuto che l'indomani mattina, 3 ottobre, alle ore dieci, tutte le truppe bulgare di Sop (tre reggimenti di fanteria,72 mitragliatrici, undici cannoni da 75, con relativo carreggio, più di 7.500 uomini ) si sarebbero trovate schierate nella pianura di Sop (testimone di due giorni di accanita lotta) su due linee di colonne doppie di battaglioni. Esse sarebbero sfilate davanti al Generale Freri ed a una compagnia, che avrebbe reso gli onori. Dopo lo sfilamento tutte le truppe avrebbero dovuto deporre le armi (eccetto gli ufficiali, ai quali era lasciata la rivoltella), incolonnarsi e raggiungere il campo di Tepavci, dove sarebbero rimasti prigionieri di guerra degli Italiani. E così fu fatto. La giornata fosca e piovigginosa del 3 ottobre 1918 aumentò nell'animo dei bulgari la mestizia della giornata, eppure essi si presentarono con puntualità militare sul luogo della rivista in massimo ordine e con perfetta disciplina. Il Generale Freri, presentatosi a cavallo davanti le truppe bulgare, fu ricevuto con tutti gli onori militari: passata quindi la rivista, riunì gli ufficiali a rapporto e rivolse loro parole di elogio per il valore dimostrato da tutti gli ufficiali e soldati bulgari e parole di conforto per il tempo che avrebbero dovuto passare in prigionia, raccomandando agli ufficiali di curare essi stessi il morale e la disciplina dei loro dipendenti. Poi seguì lo sfilamento. Nello sfilare al passo regolamentare, a colonne serrate di compagnia, i bulgari, secondo il loro costume, rivolge un triplice urrà al generale davanti al quale sfilavano. A chi assistette a questo sfilamento, appariva terribilmente serio e significativo il saluto alla voce che, truppe vinte, ancora armate tributavano al rappresentante dei vincitori. Crediamo che questo sia l'unico episodio della guerra mondiale in cui il vinto sfilò davanti al vincitore prima di deporre le armi. Poi si svolse l'altra, austera cerimonia del deporre i fucili, le mitragliatrici, i cannoni. Durante questa operazione, nella quale, oltre le armi, si deposero anche molte gloriose speranze, molti ufficiali e sottufficiali furono visti piangere a dirotto e l'animo generoso dei soldati italiani comprese l'intima tragedia di quei cuori e ne fu commosso. Alla sera, le truppe bulgare pernottarono presso l'accampamento della Brigata Cagliari, ove furono vettovagliate; gli ufficiali furono invitati alle nostre parche mense ufficiali, sotto le tende. Numerosi furono gli ufficiali bulgari di grado elevato invitati al Comando di Brigata. Al Generale Freri gli ufficiali stessi manifestarono la loro viva gratitudine per le manifestazioni di considerazione, che erano state loro tributate e per il tatto squisito, di cui tutti gli ufficiali italiani avevano dato cavalleresca e generosa prova verso di essi. La mattina del 4 ottobre 1918 alcuni ufficiali bulgari raggiunsero l'accampamento di Tepavci, dove dovevano trascorrere la prigionia, ma molti di essi preferirono di accompagnare a piedi i propri soldati per sostenerne il morale e per dividere con essi anche l'ultima fatica.
30 settembre Il generale Mombelli, comandante della 35° Divisione, dirama il seguente ordine del giorno: “alle eroiche truppe serbe, che per prime hanno sfondato le formidabili posizioni del nemico, … ed alle gloriose truppe francesi, inglesi ed elleniche, … vada la espressione della nostra fraterna, sincera ammirazione e riconoscenza. A voi miei bravi ufficiali e soldati, … vada il mio encomio vivissimo e grato.”
Il generale Franchet d'Espérey, comandante in capo delle armate alleate d'Oriente, in un suo ordine del giorno alle truppe dell'Intesa, così s'esprime nei riguardi dell'azione italiana: “..Adresse mes felicitations au Corps expeditionaire italien, qui, après avoir remporte d'assaut le lignes de la boucle de la Cernea, la cote 1050 e le Visoko, eputes imprenables, a largement contribué au succes, en poursuivant, l'épée dan les reins, les colonnes de la XI Armèe Allemande”.
30 settembre il generale Franchet d’Esperey approfitta ancora per lamentarsi ufficialmente mandando, tramite l’addetto militare francese a Roma, un comunicato al Governo italiano: “suspension d’armée signée hier soir met Bulgarie hors de cause. Les opérations vont se développer. Prévenez je vous prie Gouvernement italien que Général Mombelli n’a pas joué dans les opérations le rôle qui revient à l’Italie, faute de certains moyens. Il faut lui envoyer d’extrême urgence au moins 100 camionnettes FIAT ; en autre, lui donner un régiment d’artillerie de campagne ainsi que les escadrons manquante de son Régiment de cavalerie et mettre ses effectives au complet. General Ferrero me faisant connaître qu’il ne peut se porter en avant, comme je ne puis pas laisser des forces autrichiennes importantes sur mon flanc gauche, je suis obligé d’envisager des opérations très prochaines en Albanie.»
Immediata la risposta del Ministro della Guerra italiano all’addetto militare francese a Roma, generale Julliat : “osservo però che la 35° Divisione è stata fin dall’inizio inviata in Macedonia con truppe da montagna e perciò dotata di tutti i servizi speciali per la montagna ma non munita di artiglieria campale né leggera né pesante che al bisogno avrebbe dovuto essere fornita per cura del Comando dell’Armata d’Oriente. Quando al completamento degli effettivi faccio osservare che non credo siano inferiori a quelli degli altri eserciti alleati in Macedonia perché è costituita su 3 brigate di fanteria, un reggimento artiglieria montagna (circa 52.000 uomini) e la deficienza di complementi nostri è ben nota tanto che già si prevede dover impiegare giovanissima nostra classe 1900 con nostro grave danno. Circa ultimo periodo di detto telegramma porto a conoscenza che il Comando Supremo ha già dato ordine al generale Ferrero di avanzare colle sue truppe colla maggiore rapidità consentita dalle condizioni climatiche. E’ venuta notizia che l’avanzata è oggi iniziata.”