Agosto Il generale bulgaro Zhekov assume il comando della 1° e 11° Armata, sostituendo il generale von Mackensen impegnato nella campagna di Romania.
2 agosto Il M.A.S. n 6 entra nel porto di Durazzo per distruggere una stazione di vedetta. La missione fallisce, ma il M.A.S. riesce ad eludere il fuoco delle batterie del porto e si riunisce alle altre unità di scorta.
Macedonian Front, Gen. Petitti
8 agosto Foglio d’ordini a firma del generale Petitti di Roreto: “S.E. il Capo di Stato Maggiore dell’esercito ha determinato che, a rappresentare il R.. Esercito Italiano in Oriente, a fianco dei nostri valorosi alleati, sia destinata la 35° Divisione. Salpano oggi le navi che trasportano i primi riparti di truppa, ed il Comandante della spedizione. Tutti si rendono conto della grandezza dell’onore e dell’onere che vengono così compartiti alla 35° Divisione. Da un lato si tratta di provare al mondo che gli italiani, anche come soldati, non sono secondi a nessuno, ed hanno diritto di partecipare come giudici ai consigli solenni che in un prossimo avvenire decideranno quali debbano essere le sorti delle Nazioni d’Europa. D’altro lato si tratta di contribuire a rompere in favore degli alleati l’equilibrio durato finora, e di affrettare una favorevole soluzione. Come i nostri padri partecipando, orsono sessantenni, alla guerra di Crimea hanno messo la prima pietra del Risorgimento italiano, tocca a noi, combattendo nuovamente a fianco dei Francesi e degli Inglesi, di coronare l’edificio e di compiere l’opera di redenzione della Nazione italiana….”
Macedonian front, 35° Italian Division in Thessaloniky
8 agosto Si decide di non spostare le truppe che erano in Albania e di non far transitare da qui quelle nuove a causa dei banditi e del territorio insidioso e selvaggio, ma di farle arrivare a Salonicco per nave) così da Taranto salpa il primo convoglio composto da 3 piroscafi:
il Gallia, che trasporta il comando divisionale, quello della Brigata Cagliari oltre a 2 Battaglioni del 63º Reggimento fanteria,
il Duca di Genova
il Regina Elena (costruito nel 1907 e silurato a Tripoli nel 1918).
Complessivamente furono impiegate 37 navi, ciascuna delle quali compì almeno tre viaggi. Trasportarono dall'Italia a Salonicco 44.000 uomini, 10.000 quadrupedi, 1.000 carri ippotrainati, 40 cannoni e 15.000 tonnellate di rifornimenti.
8 agosto Dalle memorie del tenente colonnello Mario Pecchio "l’8 agosto 1916, a Taranto, sovra una spianata verdeggiante di ulivi e querceti, in riva all'ampio golfo, stanto immote ad ascoltare la parola del loro Generale, le truppe italiane della 35° Divisione ammassate in un primaverile splendore, per l'imminente partenza verso i destini d'oltre mare, per la fronte di Salonicco. Sono soldati di forti muscoli, scesi appena dalle trincee sanguinose delle Alpi, che hanno difeso disperatamente, ad oltranza, nella grande offensiva austriaca di maggio e di giugno. Dopo una lunga odissea di sacrifici e di lotte, la forza dell'esuberante giovinezza si è propagata, spontanea ed inesauribile, per la città marittima, poichè la vita afferra vertiginosamente chi per lungo tempo ne conobbe i tesori e il valore di fronte alla lotta quotidiana colla morte. E Taranto ha gradito questo soffio di vita che veniva direttamente dal teatro martoriato della guerra e che penetrava dappertutto, negli alberghi, nei caffè, nei cinematografi, nei teatri, gli animi dei combattenti assetati di visioni nuove, a cercarvi un sollievo alla vita umile e faticosa di ogni giorno, a carpirvi forse un sorriso di fanciulla, pieno di fascino e di malia... "
8 agosto Prima battaglia di Dojran: gli inglesi conquistano Castle hill. Il HQ del 7° Battaglione dell’Oxfordshire & Buckinghamshire viene fissato a Asagi Mahala.
9 agosto Prima battaglia di Dojran: inizia il bombardamento franco-inglese delle posizioni difese dal 27º Reggimento Chepino e dal 9º Reggimento Plovdiv. Vengono impiegati circa 400 cannoni. Una compagnia del 7° Royal Berkshire conquista la collina "Kidney Hill."
10 agosto Prima battaglia di Dojran: iniziano le prime azioni della 78° Brigata di fanteria inglese per la conquista della collina Horseshoe. Durante le notti successive le pattuglie inglesi effettuano ricognizioni lungo le prime linee bulgare.
Dalle memorie del tenente colonnello Mario Pecchio, da Taranto a Salonicco: “……fila à tutto vapore e l'oscurità è completa. Nessun segno di vita all'infuori del ritmo delle macchine : si naviga a tutta velocità; il piroscafo, ben compreso dell'importanza del carico alquanto differente da quello dei tempi di pace, talvolta costituito da comitive in gita di piacere o da compagnie teatrali in rotta pel nuovo mondo a cercarvi gloria e fortuna. Sorti d'altra gente porta la nave: le sorti d'una gente che è conscia del suo valore, che apprezza la vita per quanto vale, che sa e conosce la giustizia del diritto e della civiltà, pei quali principi la guerra del mondo si combatte e continua. Ma oramai l'alba sta per comparire e con essa il sole, l'allegria, la vita... Poco a poco tutta l'organizzazione della nave è in moto. Lontano, nell'orizzonte, si profilano alture verdeggianti, con paesini appollaiati sui dossi, mentre intorno al piroscafo è un volteggiare rapido di gabbiani, dalle ali rese più candide pei raggi del sole che abbaglia, in questa giornata che sorge sfavillante di luce, nel mare d'un azzurro cupo, che ricorda il lago di Garda... La navigazione è placida, regolare, ad onta dei sottomarini tedeschi, contro i quali ci proteggono due incrociatori attivissimi della Marina, a cui succedono poi due Inglesi che ci scorteranno sino alla meta. Decisamente questa minaccia implacabile tedesca, che avrebbe voluto portare alla fine rapida della guerra, ha trovato, come per tutto il resto, pronti in larga misura i mezzi di difesa e di offesa dell'Intesa, rimanendo sterile di risultati decisivi. La velocità si accelera. Le ciminiere emettono fiocchi di fumo nero, densissimo e il rumore sonoro delle macchine fa tremare, nella sua armatura il piroscafo che ci trasporta…..”
10-11 agosto Le prime truppe italiane (le ultime vi giunsero il 19) agli ordini del generale Petitti di Roreto sbarcano a Salonicco. Il primo contingente italiano conta 731 ufficiali, 25.099 uomini della truppa e 5.582 quadrupedi. Nella parte nord della città fu quindi costituita una base di rifornimento e sgombero: quattro ospedali di 100 letti l'uno, con grande quantità di mezzi sanitari, derrate, viveri di riserva, vino, olio, tabacco e generi di confort; un panificio da campo, forti scorte di vestiario e di materiale d'equipaggiamento, materiali d'artiglieria, munizioni, macchine ecc. Al corpo di spedizione fu aggregato un nucleo d'ufficiali per il servizio di tappa, reparti di carabinieri, un autoparco con 5 sezioni di autocarri leggeri. Le truppe italiane andarono ad accamparsi nella squallida piana di Zeitemlik. Nella zona c'era il principale ospedale militare serbo e nel novembre 1920 fu deciso di costituire qui uno dei principali cimiteri militari della WW1 (la parola Zeitemlik deriva dalla parola turca olive perchè prima nella zona c'era una bosco di olivi. Nel cimitero riposano: serbi 7000, francesi 8000, inglesi..., italiani 3000 e russi ….
Così descrive lo sbarco italiano il corrispondente di guerra inglese G. Ward Prince: "giunse a Salonicco il primo contingente di una formidabile Divisione italiana, la 35°, comandata dal Generale Petitti di Roreto, uno dei generali più apprezzati e fedeli del Generale Cadorna. Quell’arrivo rappresentò per gli Alleati già nei Balcani una gradita sorpresa. Pochi di noi, ad essere sinceri, avevamo potuto ammirare il soldato italiano in guerra. Mai avremmo supposto che si trattasse di truppe tanto magnifiche, e superiori ad ogni elogio. Gli uomini erano, in media, di statura bassa, ma robusti nel fisico, e recavano nei volti l’abbronzatura acquistata nelle balze del Trentino. I soldati indossavano divise grigio verdi, e dello stesso colore era il loro equipaggiamento. Le uniformi degli ufficiali erano di taglio elegante e nello stesso tempo serio. Le uniformi scintillanti, gli elmetti nuovi, l’equipaggiamento in perfetto ordine, tutto ciò poteva farli apparire al nostro sguardo come soldati freschi, e in procinto di venire impiegati per la prima volta. Ma a farci capire che eravamo in errore stava, sul petto di molti di essi, il nastrino azzurro del valore, testimone muto ma eloquente di combattimenti già affrontati, di battaglie sostenute sul suolo d’Italia. Il loro intervento segnava un peso non indifferente sulla bilancia degli Alleati nei Balcani. Le truppe attraversarono Salonicco, oggetto di ammirazione e di curiosità da parte dei presenti. Solo, avanti a tutti, e tutti sovrastando con la sua imponente figura, il generale Petitti di Roreto, un vero Anak, alto sei piedi e 4 pollici, grande, slanciato, solido e che ora da breve tempo è stato promosso comandante di Corpo d’Armata ….”
L'accoglienza fatta al comandante italiano e al corpo di spedizione è così descritta dall'inviato del Petit Parisien: · "lo barco fu rapidamente eseguito. Una musica militare italiana con la bandiera, allineata sui pontili suonava la Marsigliese; Tutti i soldati e ·gli ufficiali salutavano militarmente. Quando il primo trasporto venne a porsi lungo lo sbarcatoio, scoppiò una immensa acclamazione. Nel fragore degli applausi, al suono della marcia reale italiana, il Generale sbarcò per primo, seguito dalla bandiera di un reggimento decorato della medaglia al valor militare, che si distinse un tempo a Solferino ed ora sull' Isonzo, fu un momento bellissimo, commovente. I soldati italiani hanno un portamento magnifico. Essi scendono dalla nave allegri e festosi, mentre le musiche alleate eseguono successivamente gli inni nazionali. Frattanto, il Generale Sarrail, in grande uniforme con decorazioni, arrivava al Gran Quartier Generale in compagnia del generale Cordonnier e degli ufficiali della Stato Maggiore. Marinai italiani, inglesi, e distaccamenti delle varie truppe alleate facevano ala al passaggio, contenendo a fatica Ia folla enorme. Tutta Ia popolazione di Salonicco aveva abbandonato i suoi lavori per godere della spettacolo unico che le era offerto. Il generate Sarrail, con Ia sua scorta di dragoni armati di casco e di lancia, mise piede a terra dinanzi al Quartier Generale, e al suono della Marsigliese, consegnò solennemente Ia croce della Legion d'onore ad alcuni ufficiali francesi; quindi, con tutto il suo Stato Maggiore, andò a porsi nel più fitto della folla, in piazza della Libertà, e cominciò allora la sfilata delle truppe italiane. Il generale che le comanda venne a mettersi al suo fianco, con gli ufficiali del suo Stato Maggiore. Le truppe italiane, sul cui passaggio erano schierati inglesi, francesi, russi e serbi, passarono, con le insegne e le bandiere spiegate, fra evviva ed hourras senza fine. Le musiche alleate, intercalate fra i contingenti italiani, suonavano le loro marce più vive e più elettrizzanti. Mentre, attraversando Ia città, gli italiani raggiungevano il campo in cui saranno provvisoriamente accantonati, fu appressa dalla folla Ia nuova vittoria russa di Stanislau e tutti i particolari della presa di Gorizia vi fu una ovazione”.
Così Luigi Villari, uno degli ufficiali, descrive il contingente italiano: “lodevolissima era la nostra disciplina nelle retrovie. In tutta quella babele di eserciti differenti a Salonicco, i nostri grigio-verde si distinsero sempre per il loro contegno corretto, la loro serietà, e l’assenza quasi completa di alcoolismo. Né si vedeva mai alcun ufficiale italiano partecipare alle indecenti baldorie della Torre Bianca e degli altri ritrovi notturni. …. Se non si ubriacavano mai, alcuni non risultarono però all’altezza per carattere e educazione. … Per l’ottima organizzazione della nostra base e delle retrovie va attribuito merito speciale al maggiore di S.M. Fenoglietto, il quale in mezzo a tutta la baraonda macedone non perse mai la testa e riuscì sempre a conciliare tendenze opposte, e caratteri difficili, evitando ogni attrito o incidente spiacevole…. Una volta usciti dalle strette e mal lastricate strade di Salonicco si infila la larga e polverosissima strada di Monastir, sormontando i duri ostacoli offerti dalle infinite buche. A destra e sinistra si stendono i vasti magazzini inglesi che non sembrano mai finire. Passate le ultime baracche si traversa la ampia e deserta pianura del Vardar, una sterminata estensione di terreno, in parte acquitrinosa e pochissimo coltivata, chiusa a nord-ovest dai monti dietro Vodena. I grandi pascoli e le argentee chiazze d’acqua, collo sfondo dei monti azzurri lontani, ricordano al Campagna Romana, ma su scala più vasta, meno abitata e priva di quelle maestose rovine e quei torrioni medioevali che rendono così suggestivo l’Agro di Roma ….”
Così il capitano Mario Apicella racconta l'arrivo italiano a Salonicco: "primo a sbarcare, 1'11 agosto 1916, fu il 63° fanteria della Brigata Cagliari, un eroico reggimento che dalle Cave di Pollazzo si avventò per primo sul bastione carsico a monte Sei Busi e che al Campo Molon, al passo della Vena a Coston d’Arsiero, fece argine superbo all’irrompere del nemico nelle valli d’Italia. La città imbandierata. La folla si stipava sui marciapiedi stretti, gremiva i balconi panciuti. Un magnifico sole cocente dava bagliori e riflessi a tutta una gaia vivacità di colori. Una musica inglese in testa, i brandelli gloriosi della bandiera spiegati, e il primo contingente italiano sfilò in parata dinanzi al generale Sarrail e alle rappresentanze alleate, a traverso tutta la gente di Salonicco che ammirò la correttezza e la disciplina dei figli d'Italia che davano il primo spettacolo della loro forza, della loro omogeneità, della loro organizzazione. Salonicco? Fu attraversata per un tratto della strada principale lungo il mare. La commozione e l'orgoglio non fecero vedere che i fiori, lo sventolio dei fazzoletti, le mani plaudenti, la gentilezza del mondo femminile che nascondeva la città. Un vecchio si fece largo tra la folla e, riverente, baciò un lembo della bandiera. Una lacrima di commozione e di riconoscenza per l'omaggio spontaneo, velò gli occhi che non ebbero curiosità. E si prese la via della campagna, gialla, nuda, deserta. Si fecero dei chilometri sotto il sole, su una strada in costruzione terribilmente polverosa, serpeggiante fra accampamenti degli eserciti di tutte le razze del mondo, fra i depositi immensi di materiali di ogni genere. Dove andiamo? A Zeitemlik. Un compagno dotto ci apprende che Zeitemlik significa campo d'ulivi. Un po' distante. Ma si arriva. La polvere rossastra si è stratificata sui panni, si è impastata sul volto, sul collo e sulle mani col sudore abbondante. Campo d'ulivi? Non un cespuglio a perdita d'occhio, non un filo d'erba. Un vasto succedersi di gobbe di terra rossa arsa dal sole, abbagliante come rame, degradante verso il mare. In basso la città in una nuvola di polvere, in un rumore confuso dei grossi camion militari. In fondo il mare chiuso come un lago, calmo, stupido, che dava negli occhi i riflessi terribili del sole d'agosto. Pel cielo cupo, uniforme, senza trasparenze, senza luminosità, stormi gracchianti di migliaia e migliaia di corvi. Un soldato trovò una testuggine che tarda si allontanava dai suoi domini violati da questa folla in grigio verde; un altro assicurò che un serpentello agile come una vipera era saltato in un crepaccio. Lo sguardo va intorno un po’ deluso. Che faremo? Dove andremo? Resteremo in questo deserto? La città si estende in basso lontano, in un arco ampio sul mare, con i suoi immensi cimiteri turchi insinuati fra le case e i giardini. A destra, quasi all'estremità della città, è l'accampamento inglese, con le tende ampie, con un campo spazioso ben battuto; forse un tennis o un foot ball. Dalla città vi porta una bellissima strada larga, ingombra di grossi camion che in colonne lunghissime trasportano materiali. La linea ferroviaria passa da quel lato. Non un alito di vento increspa il mare scialbo, immoto. Nel golfo, sbarrato da una rete di mine, piccole imbarcazioni filano rapide fra la banchina e i vapori ancorati al largo. Delle navi da guerra, francesi e inglesi, stanno impassibili. V'è pure una nave italiana, (un vecchio rudero), la Piemonte. Lontano a oriente, una prora esce dall'acqua come uno scoglio: un vapore silurato mentre raggiungeva la meta. Resteremo qui. Bisogna fare la tenda. Al sole, senza il riparo di un ramo. Un po' d'acqua. Per bere. La gola è arsa. E per lavarsi un po'. Il sudore scorre dalla fronte e riga la polvere rossa che si è impastata sul volto. Ma non c’è acqua. I soldati vanno intorno un pezzo per trovarne. Sorgono le tende. Gli ufficiali sorvegliano, danno ordini vanno da un capo all’altro, si sistemano il campo".
Così il tenente colonnello Mario Pecchio descrive lo sbarco italiano: "lo sbarco si opera regolarmente l'11 agosto con precisione tutta militare. Vaporini e zatteroni francesi si affiancano alla nave e se ne vanno spumeggiando rabbiosamente i primi, neghittosi i secondi alla catena che li trascina, col loro carico umano che alla monotonia della tinta grigio-verde oppone una vivacità tutta affatto italiana. Mettendo piede sull'imbarcadero si offre subito allo sguardo l'internazionalità dell'Armata d'Oriente. Lo spettacolo è veramente interessante. Peccato che i raggi implacabili del sole d'agosto, diano un riflesso abbacinante alle lastre del suolo e rendano l'atmosfera presso a che irrespirabile. Ecco i soldati russi che giganteggiano e sorridono ai fanti italiani: sono tutti giovanottoni di un biondo slavato e dagli occhi cerulei. Portano un'uniforme di tela color verde oliva, sono equipaggiati bene ed ostentano un numero inverosimile di croci e di aquile decorative. Accanto a loro si allineano gli inglesi, coll'ampio casco coloniale, nella loro impeccabile tenuta di tela, rigidi sull'attenti. Sono alti, secchi, sani e accuratamente sbarbati, con le braccia, il petto e le gambe esposte all'azione diretta del sole; danno nell'insieme, una sensazione di forza. I francesi che ci stanno di fronte, suonano una marcia dal ritmo bersaglieresco. Indossano un'uniforme di tela color «kaki». Hanno per lo più baffi e barba e sono pur essi abbronzati dal sole. Nella vivacità dello sguardo e dei gesti addimostrano sempre quella marzialità spiccata, quel piglio alla d'Artagnan che li contraddistingue e conferisce ai nostri fratelli latini una così spiccata caratteristica. Un subitaneo movimento che si delinea nell'ampia strada fuori del porto, mi distoglie dall'osservazione. Dinanzi a noi sfilano i serbi che non avevo ancora potuto scorgere. Sfilano i serbi... Gli italiani hanno tutti gli occhi addosso a quei soldati. Benché slavi come i russi, essi sono per lo più di statura media e bruni. Sul volto smagrito e serio si legge subito la triste odissea dei disagi e delle sofferenze morali. Hanno un passo di parata caratteristico; strisciano il piede anziché alzarlo dal suolo e batterlo, e passano silenziosi nelle loro svariate uniformi, colla bellezza maschia del martirio sul volto. Il momento è quanto mai grandioso, imponente. E la sfilata prosegue in modo magnifico da piazza della Libertà, nel cui largo si rendono gli onori al Comandante delle forze alleate, generale Sarrail, per tutto il lungo corso della Vittoria in riva al mare. Qua e là occhieggiano bandiere italiane e dai balconi, dalle finestre, mani gentili e affusolate si protendono a salutare, ad augurare buona fortuna ai combattenti che vengono così di lontano a rinsaldare le forze dell'Intesa. Sono ormai a Salonicco i battaglioni d'Italia, per la prima volta, con quelli dei suoi fratelli di guerra. E passa il tricolore: passano fieri, sereni e seri, fra questo popolo di tante lingue che assiste plaudente e stupito allo spettacolo novo della nova crociata e forse fra tanti, qualcuno, v'è cui più di tutti risuonano in cuore gli squilli delle nostre trombe…… al passaggio dei fratelli d'Italia, che attraversano tutta la vasta città, per raggiungere il lontano accampamento delle truppe alleate, nella landa fangosa e sterile di Zeitemilk a 5 km dalla città".
La prima sera a Salonicco per un gruppo di ufficiali italiani (capitano Mario Apicella) ".....si va a Salonicco? A piedi. La via è lunga, il caldo è soffocante, il sole non ancora è tramontato. Ordini severi proibiscono di servirsi dei camion alleati. (Ci si rassegna, e si va). Sulla sinistra troviamo il campo serbo con le tende fra i campicelli di ortaggi. La via comincia lì. I mori delle colonie francesi la sistemarono. Gli accampamenti di neri, di gialli, di olivastri, si susseguono. La ricchezza dei materiali francesi fa pensare a cifre favolose di lire spese con prodigalità munifica e ci fa sentire a disagio perchè al nostro campo noi non abbiamo ancora niente: non una tavola, non un travetto, non un attrezzo. E si susseguono a perdita d'occhio i magazzini franco-inglesi. Cataste di tavole, di travi, di tondoni, di assi, di paletti; montagne di rotoli di filo di ferro, di travate metalliche, di binari per Decauville. Campi immensi di munizioni. Per la via bisogna essere cauti. Lunghe file di camion francesi e inglesi, grossi, lenti, coi motori potenti, infilano i campi dei magazzini, sbucano da cento strade laterali. Centinaia di carri bassi, tozzi, con le piccole ruote di un sol pezzo, tirati da buoi rossicci piccoli come giocattoli, guidati da mori e da annamiti, vanno avanti piano, con uno scricchiolio monotono. Piccole Ford veloci, guizzano rapide fra quella folla di veicoli, lacerando le orecchie con la tromba rauca o con la sirena stridula. Motociclette, irritanti col loro scoppiettio di mitragliatrice, ci rasentano con una noncuranza ironica che strappa una maledizione. E cavalieri galoppanti, e biciclette, vanno, vengono in un moto perpetuo. Noi saltiamo da un punto all'altro della strada per non essere arrotati. Siamo novellamente coperti di polvere. Entriamo a Salonicco così come siamo arrivati a Zeitemlik: irriconoscibili. Ma che importa? La città ci ha visto sfilare eleganti, irreprensibili. Ci accoglierà con gioia anche se siamo impolverati. E con una gaia spavalderia infiliamo un budello, tutto bottegucce basse, piccole come scatole, luride. Un puzzo indefinibile di aglio e di grasso, ammorba l'aria. Camminiamo senza meta. Non conosciamo la città. Non ci siamo neppure orientati. Infiliamo le straducce così come vengono o come la curiosità ci consiglia. Ci spingiamo fra una folla multicolore, fra mille fogge di costumi della città cosmopolita: turca, ebrea, greca, bulgara, serba... Una torre di babele. Ci stanchiamo un po' nel caos in cui non comprendiamo nulla, in cui non riusciamo a farci comprendere. È …..strano. nessuno ci guarda, nessun segno di curiosità accoglie il nostro passaggio. La città è letteralmente invasa da francesi, inglesi, russi, serbi, greci. Pare che per noi non ci sia posto. Usciamo al mare, sulla via principale. Non è più pulita delle vie interne. Lungo la banchina senza parapetto un gran numero di velieri carica e scarica merci, ingombrando il passaggio, lasciando cumuli di immondizie. Un polverone nero, sollevato dai camion militari e dalle piccole Ford, avvolge ogni cosa e acceca. Qualche carrozza ribalta sulle grosse buche che sono la delizia delle strade di Salonicco. Una automobile francese scaraventa contro la colonnina di un fanale una carrozzella: il cocchiere protesta, il conduttore francese grida furibondo, il cocchiere si rassegna, chiede scusa se non ha fatto a tempo a dare il passo, e porta via i suoi rottami. Una sequela ininterrotta di caffè, spacci di sigarette, cinematografi, teatri e teatrucoli di varietà. Una fiera dove ognuno ha piantato la propria baracca dove gli faceva più comodo; dove la folla oziosa si urta e si pigia senza garbo. I banchi delle piccole botteghe danno sulla strada. Una moltitudine di soldati dalle uniformi più varie ingombra il marciapiede stretto, toglie alla vista ogni mostra. Vogliamo comperare delle cartoline illustrate, delle sigarette, qualche oggetto per ricordo. Con un poco di buona volontà e soprattutto con non poca pazienza, riusciamo ad accostarci ad un banco, chiediamo un oggetto; ma il mercante apata non si scompone: fuma e non ci comprende. Eppure ci avevano detto che a Salonicco la nostra lingua era molto conosciuta. Siamo costretti a fare ricorso alle lontane reminescenze scolastiche di francese e inglese. Finalmente il mercante si scuote, ma... non vuole la nostra moneta. Poi si decide e ritiene un forte cambio. Non ci avevano detto che la nostra moneta perdesse, e perdesse tanto, in confronto di quella greca e di quella degli alleati. Vogliamo bere un caffè. Tutti i tavoli di tutti i caffè sono occupati. Divise militari di ogni foggia, piene d’ori e di argenti, contrastano con la nostra semplice, severa, senza luccicori, eppure tanto elegante. Lo spirito comincia ad opprimersi. Non siamo più gai, spigliati. Nei ritrovi non troviamo un posto disponibile; nessuno si muove o si scosta al nostro passaggio, nessuna cortesia, da nessuno. Ci sentiamo a disagio, un po' umiliati. In tutta quella folla abbiamo la impressione di essere della povera gente sopportata per una convenienza di cui non si può fare a meno. Girando si è fatto notte. La città è all'oscuro. Entriamo in un caffè concerto: la Tour Bianche. Una bolgia infernale. Un baraccone malamente illuminato in cui si grida e si canta in coro in tutte le lingue. In fondo un povero essere imbellettato, seminudo, gesticola sconciamente: canta una canzonetta. Dicono. Poichè non si sente. L'aria densa di fumo di sigaretta, è rotta dal continuo scoppio delle bottiglie di Champagne che si sturano. Ci mettiamo da parte, muti, meravigliati dello spettacolo nuovo. A tutta quella gente ubriaca e scomposta dobbiamo sembrare dei provinciali venuti per la prima volta nella grande città. Tristi femmine non ci guardano neppure, abbarbicate come sono ai francesi, agli inglesi ed ai russi. Gli italiani non sono ricchi…..parecchi ridono alle nostre spalle. C’è un ambiente smanioso di scherno e di provocazione. Qualcuno grida sghignazzando « macaroni ». Il nostro volto, che la noia ha depresso, diventa duro, l'occhio si aggrotta, lo sguardo è severo, sprezzante, provocante. La compostezza militare, in tanta scorrettezza di militari, ci irrigidisce. La nostra educazione di buona razza, di signori che hanno una nobiltà antica, ci riempie di alterigia. Restiamo Per puntiglio, ma su di noi non si ride più: le pistole si poggiano sul tavolo come per avvertire che la nostra dignità ed il nostro orgoglio di ufficiali e di italiani, non sono disposti a tollerare. Un gruppo di ufficiali francesi viene a chiederci scusa per gli ubriachi incoscienti. Usciamo nella notte con l’anima oppressa. I vetturini si rifiutano di portarci al campo. Siamo seccati e, poiché pare che fra questa gente bisogna farsi largo con la forza, saliamo in una carrozza con la convincente promessa di una pallottola in testa, rendiamo umile e sottomesso il automedonte. Per via troviamo tre ufficiali a piedi, mentre erano partiti in carrozza. Sono stati appiedati da un gruppo di soldati francesi ubriachi. «Un soldato francese vale dieci ufficiali macaroni». E non avete sparato? Non vi siete fatti ammazzare piuttosto?.... "
12 agosto Dalle memorie del tenente colonnello Mario Pecchio “…una caligine di nebbie dense avvolge tutto il vasto campo di Zeitemlik, quando la Divisione il 12 agosto inizia la marcia di trasferimento, a scaglioni; verso il Krusa-Balkan, fra il lago di Doiran e il lago di Butkova. I militari alleati addetti ai corpi di guardia si riscaldano presso fuochi, che mandano una luce rossastra nell'alba umida e fredda. Salonicco dorme il sonno delle città affaticate e snervate. Lontano, sul mare, brilla ideale il sereno e si profila la catena nevosa dell'Olimpo. E la lunga, interminabile colonna di truppe procede innanzi, verso Snevce, si snoda in silenzio, coi carreggi e le lunghe teorie di muli, i fidi amici e compagni del fante, seguendo per un tratto la grande strada Salonicco-Monastir, che costeggia la ferrovia omonima. Ivi il movimento è intenso, per l'incrociarsi fragoroso di autocarri adibiti ai complessi servizi di trasporto e rifornimento: nella loro pratica perfezione, danno essi un senso di forza, in questa guerra moderna, in cui si deve aver cura anche dei dettagli. Ai lati della strada e per aree estesissime, si perdono, a vista d'occhio, gli immensi accampamenti e depositi di materiali d'ogni specie. Si riporta, percorrendo la zona delle retrovie, ove pulsa il lavoro fecondo per la resistenza e l'efficienza degli eserciti, una viva impressione di sorpresa e di soddisfazione. La pianura, nel suo nudo squallore, è immensa, sterminata, desertica, limitata a nord-est da colline brulle che digradano sulla catena del Baut-Baba, sino ad incontrare la valle del Galiko, che dobbiamo raggiungere…..”
Macedonian Front, Bulgarian 7° Rila in Serres
15 agosto La fortezza greca di Kavala si presenta in pessime condizioni. La maggior parte dei cannoni è fuori uso e sono presenti solo 140 artiglieri dei 2.000 che contava la guarnigione del forte. Atene quindi decide di liberare il forte e di trasportare gli armamenti a Lisse, Perithori e Tulunbar a Drama.
Nei giorni successivi i bulgaro-tedeschi scatenarono una serie di brillanti attacchi in più zone della Grecia. L'arrivo degli Alleati a Salonicco spinse infatti Germania e Bulgaria ad agire con maggiore energia, attaccando non soltanto il fronte nemico, ma anche punti del territorio greco lontano dal campo trincerato con il chiaro intento di assicurarsi, non posizioni strategiche, ma pegni da “incassare” successivamente. Le invasioni bulgare si concentravano soprattutto nelle regioni periferiche, quali Serres, Kavala e Demir Hissar, completamente al di fuori del teatro delle operazioni, dove non erano presenti truppe Alleate. Di fatto la Grecia venne invasa senza essere però in guerra.
15-16 agosto Prima battaglia di Dojran: La fanteria francese sostenuta dall’artiglieria inglese e francese occupa alcune postazioni bulgare, che i francesi chiamavano “Mamelon”, tra la collina Tortue e le rovine del villaggio di Doldzeli.
16 agosto Di notte, la pattuglia guidata dal capitano Leicester scopre che le difese della collina Horseshoe sono deboli e molto danneggiate dai bombardamenti. L’attacco alla collina è quindi possibile.
16 agosto Prima battaglia di Dojran: i bulgari contrattaccano a Doldzeli che, dopo accaniti combattimenti, il villaggio diviene terra di nessuno circondato dalle opposte trincee.
16 agosto Continuavano i successi dei serbi che avevano occupato le alture fra Ostrovo (oggi, Vegoritis) e Florina. Al riguardo un corrispondente del Times da Salonicco riporta alcuni documenti di ufficiali bulgari tra i quali un ordine del giorno del 16 agosto inviato al 31° Reggimento della 6° Divisione: “di fronte alla nostra 1° Armata non vi sono che truppe serbe. II compito della prima armata è di sconfiggere l'esercito serbo e di occupare e fortificare Ia linea che si estende dalla riva occidentale del lago Ostrovo alla regione di" Moglena, attraverso Zeavi, Rodivo e Strupilo”.
17 agosto A sud di Monastir si combatte la cosiddetta battaglia di Lerin o Florina. Nei pressi della città greca i bulgari sono a poche centinaia di metri dalle truppe serbe. Alle 2 di notte due reggimenti di fanteria bulgara con diversi cannoni avanzano rispettivamente verso Negocani il primo, verso Sakulevo e Vrbeni il secondo. I bulgari vogliono sfruttare l’effetto sorpresa così il tutto avviene nel silenzio più assoluto. I serbi nonostante la sorpresa cercano di reagire, ma la superiorità bulgara è schiacciante. Alle 10, i bulgari occupano la stazione ferroviaria di Florina. I serbi lasciano quindi la città ritirandosi a sud verso il grosso delle truppe alleate. Le perdite serbe sono di circa 120 uomini.
17 agosto Nel settore dello Struma, i soldati della 2° Armata bulgara entrano nei villaggi di Demir Hissar e Bairakli Dzuma alcuni km a sud di Fort Rupel. Nel frattempo le truppe inglesi avevano occupato le posizioni abbandonate dai francesi.
17 agosto Prima battaglia di Dojran: Alla sera, 2 plotoni del 11 ° Worcestershire si avvicinano alle posizioni nemiche, mentre il 7° Battaglione dell’Oxfordshire & Buckinghamshire di riserva del 78 ° Brigata si prepara ad attaccare Horseshoe. L’attacco alla baionetta scatta alle 2,30 di notte. La collina Horseshoe è conquistata.
17 agosto Il Regno di Romania sigla un trattato di alleanza con le potenze dell’Intesa.
18 agosto Prima battaglia di Dojran: i bulgari sferrano un contrattacco alla collina Horseshoe, ma vengono respinti. La collina è definitivamente in mano alleata. Anche alla luce delle recenti forti perdite subite dagli anglo-francesi, appare evidente che ulteriori offensive alle forti difese bulgare di Dojran richiederebbero un impiego di mezzi e uomini che al momento gli alleati non possono garantire. Il generale Sarrail decide così di spostare le operazioni verso la zona di Florina-Monastir. Nei mesi successivi, le truppe britanniche rimaste a Dojran avranno il compito di tenere impegnate le divisioni bulgaro-tedesche lontano delle zone attive del fronte, in particolare Kajmakcialan e Monastir.
18 agosto La 5° Divisione bulgara lascia Fort Rupel spostandosi verso Drama e da qui a Kavala. L’ordine di Atene è di evitare qualsiasi scontro con i bulgaro-tedeschi.
18 agosto Si intensificano i combattimenti, che proseguiranno nei giorni successivi, specialmente nei settori di Florina e di Doiran. L'11° e 10° Divisione bulgara (circa 12.000 uomini) attaccano su un fronte di 200 km penetrando per oltre 80 km (la difesa greca è quasi inesistente anche per volontà politica di non resistere, mentre i serbi dispongono di soli 5.000 uomini). Nel settore di Florina la nuova linea del fronte si sviluppa da Boresnica attraverso Vostaran alla Ceganska Planina. Poco dopo vengono presi anche i villaggi di Leskovec, Vrtolom e Rosna. Nel settore di Dojran, Struma, nei giorni successivi i bulgari conquisteranno Kavala, Drama e Serres.
Macedonian Front, Zona tra Florina, a ovest, del lago Ostrovo, a est
18 agosto La Brigata Sicilia si posiziona nella zona Dzuma.
19 agosto 2 Compagnie greche di stanza a Achladochori e Phaia Petra sono disarmate dai bulgari.
19 agosto Nel settore di Florina, si registrano scontri violenti attorno a Banica, dove la strada per Monastir si divide in due: la prima va a Salonicco, l'altra verso sud in direzione di Sorovitch. Alle 06:00 un attacco di massa da parte di 6 battaglioni di fanteria bulgari conquista quota 726 accanto alla città, e le truppe serbe posizionate su quota 950, più a sud, sono stati costretti ad indietreggiare verso est in direzione di Cerovo. Il ritiro è fatto in buon ordine, e la successiva linea di difesa della Serbia si posiziona dalla parte settentrionale del lago Petrsko lungo la catena di colline Malkanidje al Ceganska Planina. La lunghezza del fronte è quasi di 140 km e questo crea notevoli difficoltà ai bulgari per rifornire le prime linee e le batterie di cannoni. I serbi, invece, ricevono munizioni, cibo, truppe fresche ecc..da Salonicco grazie alla ferrovia. Dopo 10 giorni le 6 divisioni serbe riescono a fermare l'avanzata bulgara. Nelle settimane successive i franco-serbi combatteranno la battaglia di Malka Nidzhe che porterà alla riconquista alleata di Florina.
19 agosto Bollettino del comando alleato di Salonicco: “le forze alleate hanno preso direttamente contatto con i germano-Bulgari su tutto il fronte. Ad ovest del lago di Doiran, gli anglo-francesi hanno violentemente bombardato le posizioni del nemico delle quali essi hanno reso più stretto l'investimento. Con un vivo corpo a corpo le truppe britanniche si sono impadronite di una collina vicina al villaggio di Doldzeli fa il lago di Doiran e lo Struma. Le truppe francesi, che avevano occupato nei giorni precedenti i villaggi di Petka, di Palmis, di Sugovo, e di Matnica dei Monti di Beles, si sono impadronite del villaggio di Poroj alto. All’ala sinistra l'esercito serbo raccogliendo un distaccamento di sorveglianza che aveva mantenuto a Florina per reprimere il contrabbando e lo spionaggio ha contrattaccato forze bulgare importanti sboccate da Florina verso Bani. II combattimento prosegue. II nemico ha bombardato le nostre posizioni sulla riva destra del Vardar ed ha tentato, senza alcun successo parecchi attacchi locali contra le truppe serbe e francesi nella regione montuosa a nord del lago di Ostrovo e presso Rjimmica, continuando il fuoco dell'artiglieria su tutto il fronte, ed ha progredito nella regione Iibera di Demir-Hissar fino a che non ha incontrato l'ostilità dei nostri elementi avanzati”.
20 agosto La 2° Divisione bulgara Trakiska conquista i forti greci di Lisse e Perithori.
20 agosto E' uno dei giorni più critici: "il combattimento si svolge su alcune colline pietrose dove era assolutamente impossibile scavare, e dove l'unico riparo era costituito da un parapetto di pietre che, se colpito da una granata, diventava un pericolo piuttosto che una protezione. Il clima era torrido. I serbi soffrono molto per la mancanza di acqua. Fortunatamente ritorna la divisione Vardar. Ora la situazione è diventata davvero seria. Perdendo terreno a ovest di Lake Ostrovo, i serbi sono costretti ad abbandonare questo ultimo crinale con il rischio di lasciare campo aperto all'avanzata del nemico che potrebbe persino tagliate la ferrovia per Salonicco tra il Agostos e Vodena, ponendosi così a cavallo della linea di difesa serba. Il 17° reggimento della divisione Drina è stato inviato per rafforzare la divisione del Danubio nel punto minacciato, mentre il resto della Drina, sulla fascia destra, si è spianto più a nord, prendendo le pendici della ripida montagna Kaimakchalan. Il successo dell'offensiva bulgaro aveva raggiunto l'apice. I loro soldati si vantavano esultanti, come abbiamo sentito in seguito dai contadini dei villaggi che occupavano, che sarebbero a Salonicco in una settimana. La rapidità con la quale avevano battuto la nostra ala sinistra ed i vantaggi di cui godevano, grazie alla complicità delle autorità greche e agli abitanti nativi di razza bulgara della regione che stavano combattendo, senza dubbio li incoraggiava e li rendeva sicuri. Le loro colonne sono state guidate nella loro avanzata dai gendarmi greci in uniforme, e le loro pattuglie di cavalleria sono anche riuscite ad aggirare il lato orientale del lago Ostrovo. Ma la cattura di Pateli, che ha ridotto la presa serba sulla sponda occidentale del Lago Ostrovo, alla metà della lunghezza del suo litorale, è stato l'ultimo successo che l'invasione bulgara ha registrato. Sembravano esausti, come, del resto, potrebbe benissimo essere, alla fine di una settimana di tale marcia e combattimenti, invece i serbi stavano crescendo ogni giorno più forti. Una brigata della divisione Timok, che era di riserva giù Vodena, è arrivata; gli irregolari, i migliori combattenti dell'esercito serbo, apparvero improvvisamente sulla fascia sinistra dopo la loro ritirata precaria da Florina; il primo distaccamento di rinforzi francesi e russi sono stati sempre in linea alla fine meridionale del lago Ostrovo".
Macedonian Front, Italian Infantry in Thessaloniky
20 agosto Un corrispondente di guerra telegrafa: “altri trasporti italiani si sono Visti apparire stamane in fondo al grande specchio d'acqua formante la Baia di Salonicco che si apre come un immenso lago trapezoidale davanti alla pittoresca città sollevantosi ad anfiteatro dal mare. I trasporti si sono avanzati sicuri e maestosi fra le numerosissime altre navi di differente bandiera, piccole e colossali, mercantili, guerresche e ·ospedaliere, che sono disseminate qua e la fra un incessante formicolio di barche, motoscafi, velieri, rimorchiatori d'ogni specie che offrono uno spettacolo veramente grandioso della forza dell'attività marinara degli Alleati. Contemplando il continuo impressionante movimento in questa lontano porto d'Oriente, si constata come la pertinace insidia ·dei Sommergibili nemici non giunga a turbare ovvero a diminuire, malgrado il suo accresciuto accanimento, il poderoso contributo che le flotte degli Alleati danno alla guerra. La sorveglianza in questi mari contro il pericolo dei sommergibili e recentemente divenuta straordinariamente intensa. II nostro convoglio è arrivato senz'alcun incidente fino alle acque di Salonicco chiuse da un insuperabile sbarramento. In poche ore, si sono sbarcati con ordine e rapidità ammirevoli nel recinto della dogana, abbondante materiale da guerra e truppe. I primi soldati sbarcati a Salonicco furono subito oggetto di vivissima curiosità della popolazione indigena e dei soldati alleati. Lunghe file di camion militari, forniti anche dai comandi inglese e francese, cominciarono ad attraversare la città, trasportando vere cataste di zaini e d'altro materiale. Nel pomeriggio, i nostri soldati sfilarono preceduti da una musica francese che si fermò nella via principale della Marina, mentre le nostre truppe continuavano a marciare, sollevando grandi applausi e ammirazione. Quella d'oggi, è stata un'altra bella giornata dell'Italia in Oriente”.
20 agosto La Romania dichiara guerra all'Austria-Ungheria.
21 agosto Il colonnello greco Ioannes Chatzopoulos riceve l'ordine da Atene di evitare qualsiasi frizione con i bulgari.
21 agosto La Brigata Sicilia si muove verso la zona Akeeklise – Sarigol. La distanza coperta è di 180 km in zona desertica e malarica.
21 agosto Dalle memorie del tenente colonnello Mario Pecchio, verso il fronte: “…alla sera, alle 22, improvviso ed inaspettato giunge l'ordine di proseguire per Snevce….(omissis)…Nella notte buia, attraverso la campagna immersa in un silenzio greve, verso Kukus, colle sue casette in rovina, vediamo, sulla sommità dell'altura caratteristica, il convento con le finestre illuminate: è la sede di un ospedale da campo e, in lontananza, grandi fuochi rossastri, probabilmente fuochi di bivacchi; di tanto in tanto un rumoreggiar di carriaggi. S'incomincia ad entrare nella zona di guerra, che quasi quasi avevamo dimenticato. Autoambulanze francesi, inglesi, americane, col loro carico umano di dolore, filano veloci: si passa per Gramatna, più tardi per Alexia, fra una desolazione di rovine e macerie. Ormai Snevce è vicina. Il passo si fa più celere, nel desiderio di distendersi, di riposare. Dal movimento degli autocarri e dei carreggi, si arguisce che la base d'operazioni è prossima : lontano, verso il nord, le alture del Krusa Balkan, e più avanti ancora altissime le catene dei monti Beles, occupati dai bulgari. Siamo a ottanta Km. da Salonicco. Il nostro ingresso a Snevce avviene quasi all'imbrunire. Lungo la strada sboccano a fiumane i soldati alleati, che ci danno il benvenuto. Anche qui, più che a Nares, una quantità innumerevole di tende e baracche….(omissis)….Intanto corrono le notizie più disparate, tra cui quella, certa, che il 20 agosto i bulgari hanno occupato Cavala; Drama e Xeres; che i bulgaro-tedeschi, da Florina e Kastoria, sino al lago di Ostrovo, intendono puntare offensivamente su Salonicco."
21 agosto Intanto Ia lotta continuava, in Macedonia, su tutto il fronte balcanico già era·notevole il progresso degli anglo-francesi al centro, nella regione del lago di Doiran e sulla riva sinistra del Vardar. Ad ovest i serbi avevano pure accentuate la loro avanzata sui contrafforti della catena montagnosa, che separa il fiume Cerna da Moglenica. Invece alle due ali estreme, i distaccamenti di copertura degli eserciti alleati, sotto la pressione dei contingenti bulgari molto superiori, hanno dovuto abbandonare i loro posti più avanzati. Di tali movimenti dava contezza il comunicato del 21 agosto del comando dell'Esercito d'Oriente e un dispaccio ufficiale da Salonicco. Diceva il primo: “al centro gli anglo-francesi hanno violentemente bombardato le posizioni bulgare da una parte e dall'altra del lago di Doiran, mentre che la nostra fanteria si stabiliva sui contrafforti meridionali dei monti Belas. Sulla riva destra del Vardar le nostre truppe hanno occupato Ia linea delle colline presso Liumnica e vi si sono mantenute, tranne che in un solo punto, malgrado i violenti contrattacchi del nemico. L'esercito serbo ha continuato a progredire nella zona montagnosa fra Ia Cerna e Ia Moglenica. Alle due ali il nemico, a prezzo di grossissime perdite, e riuscito a respingere i nostri distaccamenti avanzati. Da una parte il distaccamento di copertura, che aveva attaccato il 20 corrente a Seres forze bulgare valutate a più di una divisione, per ritardarne la marcia, ha ripiegato sullo Struma di cui tutti i guadi sono saldamente tenuti dagli Alleati: dall'altra parte, all'estrema ala sinistra, l'esercito serbo, dopo un vivacissimo combattimento durato due giorni, per rallentare Ia marcia dell’ala destra bulgara, ha ripiegato sulla sua posizione principale· di sua resistenza presso il lago di Ostrovo. '' E il secondo: "sul fronte di Doiran Ia situazione è invariata. Sui fronte dello Struma· abbiamo distrutto, il 20 corrente, un ponte ferroviario presso Ia stazione di Angisa. La nostra cavalleria, di concerto con Ia Cavalleria francese, ha identificato con successo le posizioni nemiche da Seres sino a Savjak. La nostra artiglieria ha arrestato, ieri mattina, l'avanzata della fanteria nemica in direzione del ponte di Kopriva, ed ha pure disperso distaccamenti di lavoratori nemici che scavavano trincee di fronte a Komarjan e a Ciavdarmah”.
22 agosto 5 assalti bulgari separati sulla cresta ovest del Lago Ostrovo sono respinti dai serbi. Le perdite del nemico sono stimate in cinque volte quelli dei serbi.
Macedonian Front, gun 105
22 agosto Comunicato del comando alleato: “nella giornata del 20 le forze alleate di Salonicco hanno preso l'offensiva su tutto il fronte, All’ala destra gli anglo francesi hanno passato lo Struma ed hanno attaccato il nemico sui fronte Barakli-Kalendra-Topalova (a nord-ovest di Serres). Esse sono in contatto con Ia posizione fortemente tenuta dal nemico a Barakli (ad 5 chilometri a sud-ovest di Demir-Hissar). AI centro si svolgono violente azioni di artiglieria sulle pendici a sud del Monte Beles e sulle due rive del Vardar. Nella regione che si· estende dal lago di Doiran fino al Vardar gli Alleati hanno consolidato le posizioni occupate nei giorni precedenti. All'ala sinistra, nella regione montagnosa fra Ia Cerna e la Noglenica, le truppe serbe si sono impadronite delle prime trincee bulgare sulle colline di Kukuruz ed hanno occupato i contrafforti di Kaimakcian. All'ala estrema sinistra, dopo avere inflitto gravi perdite ai bulgari che sboccavano da FIorina su Banica, hanno dovuto abbandonare quest’ultima Iocalità e stabilirsi sulle colline situate ad est. II combattimento continua”.
22 agosto Comunicato ufficiale dell'Esercito d'Oriente Nella giornata del 22, al centro, gli eserciti alleati hanno mantenuto e consolidato tutte le posizioni ·conquistate fra la Moglenice ed il massiccio di Bebes. I serbi hanno continuato progredire a nord di Strupino sulle pendici boscose di Kukuruz. I francesi hanno respinto un attacco notturno dei bulgari sul villaggio di Palmis, recentemente conquistato (slle pendici meridionali dei monti Belas). All'ala destra sullo Struma, e all'ala sinistra verso il lago di Ostrovo, l'offensiva nemica è stata fermata. Un velivolo nemico e stato abbattuto presso Brest (sulle rive del lago di Doiran)."
22 agosto Marcello Rutin scrive: “all'infuori dell'effetto di pubblicità che può ricavare dall'avanzata i terreni, ove non incontra che greci benevoli fino alla più manifesta complicità e semplici distaccamenti avanzati degli Alleati, che ripiegano nelle posizioni principali dopo aver ritardata l'avanzata del nemico, questo non fa che disperdete le proprie forze. Alcuni si domandano se i bulgari, estendendosi nel territorio greco fino a Sud del lago di Prespa, non hanno voluto semplicemente tagliare le comunicazioni tra gli italiani di Valona e l'esercito di Salonicco. Altri pensano che vogliano circondare i serbi ripiegati sulle alture a nord del lago di Ostrovo, dimenticando che questi, nell'eventualità di una ritirata, hanno la ferrovia di Salonicco, e che occupano attualmente, per guardarsi ai fianchi, anche le alture di Kukuruz, tra la Cerna e Ia Mogleniza. D'altronde operazioni di tale natura esigono effettivi enormi e non sembra che i bulgari Ie dispongano specialmente a causa dei loro attacchi troppo dispersi e soprattutto dovendosi proteggere al nord. È ciò che osserva il colonnello Rausset, il quale espone al Petit Parisien l'enorme compito di un esercito disseminato, di 35.000 bulgari al massimo, incaricato di sorvegliare Ia frontiera romena, di guardare Ia costa del Mar Nero e di tenere la frontiera macedone. Lo scrittore non vede nulla di allarmante nella diversione alle ali. La vera azione militare si svolgerà direttamente fra Doiran e Seres, ove gli Alleati tengono salde posizioni. Gli avvenimenti assumeranno presto la loro fisionomia e mostreranno se i bulgari possono persistere nella loro enfatica azione ai due fianchi. ll generale Berthaut, vede nella diversione dei bulgari la prova che essi non perseguono uno scopo militare, dal momento che i bulgari non attaccarono affatto Salonicco quando Ia piazza era senza difesa e gli effettivi erano molto ridotti. Essi non possono aver l’intenzione di fare ciò adesso che la piazza è circondata da trinceramenti formidabili e che la guarnigione e decuplicata”.
23 agosto La 5° Divisione greca lascia Drama ricollocandosi a Kavala. Nel frattempo l’avanzata bulgara continua.
24 agosto E' il giorno della definitiva sconfitta dei bulgari, un secondo ordine del giorno al medesimo reggimento dice: “oggi il generale Serafinoff, comandante della 1° Brigata della 3° Divisione, lancerà un assalto decisivo.Ordinate l'avanzata nel vostro settore al segnale che sarà data da un violento cannoneggiamento. Solo concentrando i nostri sforzi trionferemo della resistenza del nemico e conseguiremo lo scopo delle nostre operazioni, migliorando Ia situazione degli altri eserciti nostri, ed otterremo alla fine il riposo che tutti desideriamo”. Secondo il comando alleato, bulgari però non riuscirono a conquistare alcuna posizione, ma furono costretti a ripiegare di parecchie centinaia di metri dietro Ia linea iniziale. Le perdite bulgare furono circa 15.000 uomini.
24 agosto La 10° Divisione Belomorska conquista le alture attorno Eleutheroupolis e circonda Kavala.
25 agosto I bulgari occupano alcune posizioni militari attorno a Kavala e Stauroupolis.
26 agosto Una corrispondenza da Londra descrive la controffensiva serba: "la controffensiva serba nella regione di Sorovicevo (a ovest del lago di Ostrovo) incominciò mercoledi a mezzogiorno. Essa ha progredito, ma Ia posizione di Sorovicevo rimane tuttavia in mano ai bulgari, i quali in questa settore sono circa 10.000, comandati dal generale Bogiace. Occupata Ia linea Neveska-Aitos, Ekscisciu-Sorovicevo-Pateli (tutte località a ovest del lago di Ostrovo) i bulgari avevano tentato di spingersi innanzi per occupare Ia ferrovia di Vodena, quando furono costretti a mettersi sulla difensiva dal vigoroso contrattacco serbo. In altri punti del fronte, secondo notizie telegrafate giovedi da Atene al Daily Telegraph, i soli che abbiano guadagnato terreno sono i serbi i quali continuano ad avanzare fra le scoscese colline della Mogleniza nonostante l'accanita resistenza dei bulgari che occupano posizioni dominanti". Al momento dello sbarco a Salonicco della divisione italiana, completa nei suoi effettivi, trova, quindi, reparti franco-inglesi spaventosamente ridotti a causa dell’infierire della malaria con conseguente mancanza di complementi. Per tali ragioni, all’arrivo del contingente italiano, non è neanche accennato alla possibilità di azioni su vasta scala e ad esso è assegnato un compito difensivo sul fronte bulgaro.
27 agosto I reggimenti italiani si avviano alle destinazioni stabilite:
il 63° e 64.°, nel settore dal Doiran ad Abduzallik;
il 61.° e 62.° fanteria da Abduzallik per Sokolovo-Basanhli-Lozista al lago di Bukova.
Dalle memorie del tenente colonnello Mario Pecchio “…prima di Karadmudli, c'incontriamo con un reggimento della 57° Divisione francese, a cui dà il cambio la 35° italiana. Presentiamo le armi al «drapeau » del reggimento che s'inchina in segno di saluto, con tutto il prestigio del pittoresco cerimoniale di rito che i francesi ancora conservano in bella tradizione…(omissis). Si comincia a salire su una strada percorsa intensamente da ambulanze. A Baisili i battaglioni si smistano, incanalandosi per le ripide mulattiere, secondo gli obbiettivi."
27 agosto Una corrispondenza da Salonicco avverte: “da tre giorni l'avanzata dei bulgari, in territorio greco, può dirsi arrestata non essendo riusciti ad ottenere, oltre quelli segnalati, nessun progresso, malgrado violenti attacchi in vari punti e specialmente alla Ioro destra. Le truppe alleate che ripiegarono alquanto nei giorni 18, 19 e 20, in posizioni migliori ad est di Florina e Iungo lo Struma, furono subito rinforzate ed hanno spiegato vivaci continue azioni che non solo hanno loro permesso di consolidarsi e resistere a successivi isolati urti dei nemici, ma ha costretto questi ultimi a ripiegare in qualche punta e a cedere qualche posizione. I bulgari, con nutrito cannoneggiamento e qualche attacco, sempre più raro, di fanteria, si sforzano ora di mantenere i non grandi vantaggi ottenuti con l’improvviso attacco generaIe e a disturbare l'offensiva degli Alleati che considerano imminente. Minima e, dunque, e non ancora assicurato l'effettivo successo militare conseguito dai bulgari lungo il fronte settentrionale da Florina a Doiran, difesa dai serbi, dai francesi e dagli inglesi e, quanto prima, dagli italiani. Più grave e stata, per Ia ripercussione politica in Grecia, l' invasione bulgara della Macedonia orientale, avvenuta senza l'opposizione degli anglo francesi occupanti Ia linea della Struma, e coll'evidente favoreggiamento delle truppe greche. Perdurando I'interruzione delle comunicazioni con Cavala e Serres, si continui qui ad ignorare quanta realmente avvenga nella Macedonia Orientale, dove si sono certamente infiltrati molti elementi turco-bulgari. Giunge voce, non sicura, da Taso, dove si sono rifugiati moltissimi profughi greci, che il generale Cristodulu si sarebbe ritirato colle sue truppe verso Drama dopa avere invano tentato di resistere presso Serres ai bulgari. Si conferma che i bulgari abbiano occupato diversi luoghi attorno a Cavala, ceduti loro dai greci e le navi inglesi stazionanti a Taso sono state· perciò obbligate a bombardarli, essendo stati ceduti i predetti forti non disarmati. Si conferma altresì che molti bulgarofili e musulmani si siano arruolati nelle file bulgare nella Macedonia orientale greca, dove costituiscono una popolazione superiore a quella greca. I principali benefici sperati dal nemico invadendo Ia Macedonia orientale sono appunto di potervi levare molti arruolati che rinforzerebbero le loro file, assottigliate anche per le recenti perdite e per potere impedire le annunziate elezioni politiche, ovvero per poterle influenzare facendo eleggere nei 45 collegi dei deputati germanici”.
Macedonian Front, Italian line
27 agosto Le Brigate italiane Cagliari e Sicilia si riuniscono nella zona Akeeklise - Sarigol, alla dipendenza della 35° Divisione di fanteria italiana. La divisione entra in linea tra il lago Dojran (ovest) e il forte Dova Tepe (est) dove fino ad ottobre svolge lavori difensivi.
Macedonian Front, Italian arms factory
30 agosto La stampa francese man mano che giungevano le buone notizie, insistevano nel chiedere che si raddoppiassero gli sforzi scrive: "tutti si attendono che il generalissimo degli Alleati sul fronte sud-orientale approfitti della situazione attuale vibrando colpi energici al nemico, mentre i russi e i romeni lo attaccheranno al nord. I giornali rendono piena giustizia alia sua pazienza e oculatezza nel sapere attendere I'ora opportuna, ma dicono che quest'ora è venuta e non si deve attendere oltre. I giornali pubblicano le cifre degli uomini di cui Sarrail dispone si apprende cosi ch'egli ha ai suoi ordini circa 400.000 uomini. Ora, su questo fronte, i bulgari, secondo informazioni sicure, dispongono al massimo di 250.000 uomini. Sarrail ha dunque Ia superiorità numerica assoluta; inoltre, l'artiglieria leggera e pesante che egli ha a sua disposizione, presenta una cifra assai grande, che però non si può riferire".
Marcello Hutin nell'Echo de Paris, dice: "è venuto il momento per l'esercito d'Oriente di adempiere il suo compito glorioso sul fronte unico Solidale degli Alleati. II Generale Sarrail, lo spero sinceramente, terrà a giustificare Ia sua riputazione militare e Ia fiducia che il Governo ha posto in lui. E venuto il momento per farla finita coi bulgari".
E il Matin, in un articolo autorevole, dopo aver detto che il fronte di battaglia di Salonicco deve dare risultati più rapidi e decisivi, conclude: "abbiamo dell'audacia, della decisione, e gli eserciti del Coburgo traditore, presi tra due fuochi, di fronte e da tergo, saranno destinati a finire in un disastro".
Anche il Temps dice che sarebbe un errore non approfittare subito delle condizioni favorevoli attuali sul fronte di Salonicco adoperando gli uomini che da circa un anno sono inutilizzati. Il senatore Beranger, che un tempo seguiva piuttosto le orme di Clemenceau nel condannare Ia spedizione di Salonicco, s'attende anche lui oggi che Sarrail si metta all'opera e così ricorda Ia sua qualità di condottiero: "Sarrail, nell'agosto e nel settembre del 1914, seppe tener testa, come capo del nostro terzo esercito, a quello del Kronprinz. La sua resistenza, contrattaccando; preservò Verdun e contribuì alla vittoria della Marna. Più tardi, nell'inverno del 1915, Ia sua ritirata strategica sul Vardar, degna di quella di Moreau nella Foresta Nera, confermò le sue alte qualità di manovratore senza paura e senza temerarietà".
Articolo di G. Hervg, sul Matin: “L'intervento italiano a Salonicco era la più bella risposta a coloro che pretendevano che l'Italia usasse dei riguardi alla Germania, non essendosi preoccupata se vi fossero dei tedeschi coi bulgari. Mandando le sue truppe contro di loro, si prevede che la Rumenia non potrà tardare ad intervenire nel conflitto.” Da un articolo sulla Libre Parole: “..L'intervento italiano a Salonicco aveva un duplice valore morale e materiale: il concorso di alcune migliaia di uomini era serio per un esercito, il cui effettivo non superava i 300.000 combattenti; ed ancora più considerevole era l'effetto morale, attestante la solidarietà degli alleati e della volontà ben recisa di regolare il problema orientale con un'azione vigorosa.”
30 agosto La guarnigione greca di Salonicco si ammutina contro il governo di re Costantino I, favorevole agli Imperi centrali. L’ex primo ministro Venizelos prende la guida di un governo provvisorio.
Macedonian Front, gun 75
30-31 agosto Breve periodo di calma, nessuna azione di fanteria, mentre il cannoneggiamento decresce anch'esso nelle regioni di Doiran e del lago di Ostrovo. A tal riguardo una nota ufficiale: “frattanto l'offensiva bulgara nella regione di· Ostrovo è definitivamente cessata. II corrispondente del Times presso il Comando serbo dice che i serbi, i quali occupano fortissime posizioni, non hanno ceduto un metro di terreno e hanno inflitto al nemico perdite così gravi che la millantata vittoria bulgara si è convertita in una sconfitta. Sebbene dispongano della ferrovia Florina-Banica, i bulgari riescono a stento a trasferirvi nelle retrovie l'enorme numero di feriti”. Il corrispondente da Atmie del Daily-Mail, mettendo in rilievo i primi segni della ritirata dei bulgari su tutta Ia linea, scriveva: “la cavalleria serba si è spinta sino a Sorovicevo, e distaccamenti bulgari che avevano occupato posizioni a sud di Elevis e Caldzilar sono stati forzati ad abbandonarle. Anche Patelli, ultima posizione bulgara sul fianco sinistro serbo, e stata evacuata e giunge notizia che i bulgari ripiegano in forze su Krusograd, a nord di Banica, marciando in direzione Brod-Negociani-Monastir. L'Agenzia Radio aveva da Atene che i bulgari andavano concentrando le loro truppe nella regione di Kastoria, dove l’incontro coi serbi sembrava imminente”.