Il 28 luglio del 1914 l'Impero austro-ungarico dichiarò guerra alla Serbia. Nei giorni successivi si svolse nella regione nord ovest della Serbia la cosiddetta battaglia di Cer (nella storiografia è chiamata anche la Battaglia di Jadar, perché le principali operazioni si svolsero nel bacino del fiume Jadar) che fu il primo tentativo austro-ungarico di invadere il paese balcanico. L’operazione fu svolta da un contingente, comandato dal generale Oskar Potiorek (ex governatore della Bosnia Erzegovina), che contava circa 300.000 unità ben equipaggiati e dotati di numerose mitragliatrici e cannoni leggeri da campo. I serbi, guidati dal Principe Alessandro e dal maresciallo Radomir Putnik, disponevano di oltre 450.000 uomini, ma erano carenti come artiglieria e soprattutto come scorte di munizioni. Mancavano anche i fucili, le uniformi e spesso persino gli stivali. La mancanza di mezzi che caratterizzava le truppe serbe era tuttavia compensata dalla grande motivazione, dalla conoscenza del territorio e dall'esperienza militare dei soldati e dei loro generali molti dei quali erano veterani delle guerre balcaniche (1912-13). L’invasione fu preceduta da un pesante fuoco d’artiglieria che iniziò il 29 luglio e durò 11 giorni. Due furono le zone colpite:
le postazioni serbe sul confine di nord-ovest. Qui gli austro-ungarici costruirono alcuni ponti galleggianti sulla Sava e sul Danubio per permetterne l’attraversamento da parte della fanteria e artiglieria;
la capitale Belgrado e le città sul Danubio di Smederevo e Veliko Gradište. In questa zona, le truppe austriache tentarono più volte di attraversare il grande fiume, ma senza successo. In realtà si trattò solo di semplici azioni diversive e tentativi di sciare i serbi da dove sarebbe avvenuto l'attacco effettivo. Il grosso delle truppe austriache era infatti localizzato in Bosnia, ma nessuno si aspettava un attacco da ovest. Lo stesso voivoda Radomir Putnik, continuava a credere che l’invasione austro-ungarica sarebbe arrivata da nord (ragionevolmente dalla capitale), estendendosi poi nella valle della Morava. All'inizio del conflitto, i confini tra Serbia e impero centrale, che comprendeva l’attuale Bosnia Erzegovina, si estendevano per oltre 550 km, e questo rendeva impossibile per l’esercito serbo organizzare una linea di difesa efficace. Il generale Putnik decise quindi di concentrare le forze disponibili nella regione centrale della Šumadija e da qui contrattaccare il nemico.
La dislocazione delle truppe serbe fu la seguente:
1° Armata (generale Petar Bojović) - situata sul territorio di Grocka, Smederevska Palanka, Rača e Topola;
2° Armata (generale Stepa Stepanović) - situata nella zona di Obrenovac, Lazarevac e Aranđelovac;
3° Armata (generale Pavle Jurišić) - nord del paese e i confini occidentali dalla bocca di Kolubara a Ljubovija;
l'esercito di Uzice (generale Miloš Božanović) - nella regione della città di Uzice.
Austro-ungarici Comandanti generali Oskar Potiorek, Liborius Ritter von Frank 2° Armata 5° Armata 6° Armata
Serbi Comandante maresciallo Radomir Putnik 1° Armata 2° Armata 3° Armata
12 agosto La 5° Armata austro-ungarica attraversa la Drina con l'8° Corpo d'armata all'altezza di Lyeshinitsa e Loznica e con il 13° Corpo d'armata più a sud a Ljubovija. Il 4° Corpo della 2° Armata attraversa invece la Sava davanti Šabac ed entra in città. La 6° Armata copre il fianco meridionale muovendo verso Višegrad (in Bosnia Erzegovina).
14 agosto Le truppe d’invasione convertono su Valjevo, ma trovano la strada verso Belgrado sbarrata dalle tre armate che Putnik aveva posizionato nella regione di Šumadija.
15 agosto Il maresciallo Radomir Putnik ordina il contrattacco serbo. Verso le 23:00, la prima divisione serba intercetta alcuni avamposti nemici della 5° Armata localizzati lungo le pendici dei monti Cer costringendoli al ritiro (gli austriaci non avevano ancora fortificato le proprie posizioni quindi, in questa fase, il compito dei serbi fu abbastanza agevole). Gli scontri si concentrano quindi nella zona tra il monte Cer e la valle del fiume Jadar (in particolare vicino al villaggio di Tekeris). Per tutta la notte, gli austro-ungarici sferrano numerosi assalti, ma vengono sempre respinti dalla fanteria serba.
16 agosto Al mattino, gli austriaci attaccano nuovamente. Questa volta i serbi sono costretti a ritirarsi.
17 agosto Più a nord, i serbi cercano di riconquistare Šabac, ma senza successo. La 1° Divisione attacca i villaggi di Trojan e Parlog e procede verso Kosanin Grad. Nel frattempo gli austro-ungarici respingono l’attacco della 3° Armata serba.
18 agosto Al mattino, gli austro-ungarici sferrano un poderoso attacco alla 1° Divisione Šumadija, allo scopo di fa cessare la minaccia a Šabac e permettere così alla 5° Armata di avanzare, ma vengono sconfitti nei pressi del fiume Dobrava. Intanto si scatena la controffensiva della 2° Armata Serbia sui monti di Cer e Iverak, mentre la 1° Divisione Morava conquista il villaggio di Rašulijača e minaccia quello di Kosanin Grad. L’attacco serbo dura tutta la notte.
19 agosto Al mattino, la Divisione Morava conquista il villaggio di Kosanin Grad, infliggendo al nemico pesanti perdite. Il 4° Corpo d’Armata austro-ungarico contrattacca nella zona della Divisione Šumadija costringendola alla ritirata. I serbi subiscono però perdite limitate. Dal punto di vista militare, la chiave di svolta della battaglia fu la brillante strategia adottata dal generale Putnik che dispose le sue tre armate in modo che ognuna sostenesse l'altra durante l'attacco ed allo stesso tempo che fosse impedito al 4° Corpo d’Armata austriaco di raggiungere la zona di Cer. Gli austriaci non poterono così sfruttare tutte 3 le armate disponibili in quanto solo la 5° Armata di Von Frank, fu l'unica che riuscì ad entrare in territorio serbo con tutto l'organico (del contingente austro ungarico che contava circa 300.000 uomini ne furono utilizzati effettivamente meno di 200.000).
21 agosto Nel frattempo, a nord, la 2° Armata serba attacca il 4° Corpo d’Armata austriaco nei pressi di Šabac.
23 agosto Dopo 2 giorni di combattimenti, le truppe serbe riescono a circondare la città di Šabac. Di notte gli austriaci abbandonano la città e si ritirano sulla riva sinistra della Sava, a quei tempi parte dell'Impero austro-ungarico.
24 agosto La 2° Armata serba entra trionfante a Šabac. La battaglia di Cer rappresentò la prima vittoria degli Alleati sulle truppe austro-ungariche. Pesantissime furono le perdite per entrambi gli schieramenti:
27.000 feriti e 7.000 morti per gli austro-ungarici;