17 luglio Imperatore Guglielmo II "La Serbia è una banda di ladri!".
23 luglio L'Austria-Ungheria, dopo essersi assicurato l’appoggio della Germania, invia al governo serbo un ultimatum comprendente alcune richieste, che sebbene formalmente legate alle investigazioni sull'attentato di Sarajevo, risultano incompatibili con i diritti di uno Stato Sovrano. Nel documento l’Austria chiede formalmente al governo serbo di pubblicare sulla gazzetta ufficiale del 26/13 luglio la seguente dichiarazione: “Il Governo reale di Serbia condanna la propaganda diretta contro l’Austria-Ungheria, ossia l’insieme di quelle tendenze elle mirano a distaccare dalla Monarchia austro-ungarica territori che le appartengono, e deplora sinceramente le conseguenze funeste di queste azioni delittuose. Il Governo reale serbo è dolente che ufficiali e funzionari serbi abbiano partecipato a tale propaganda e abbiano compromesso con ciò le relazioni di buon vicinato a cui il Governo reale si era impegnato con la sua dichiarazione del 31 marzo 1909. Il Governo reale, che disapprova e respinge ogni idea ed ogni tentativo d’ingerenza nel destino degli abitanti di qualsiasi parte dell'Austria-Ungheria, considera come suo dovere avvertire formalmente gli ufficiali e i funzionari e tutta la popolazione del Regno che, d’ora in poi procederà col massimo rigore contro le persone che si rendessero colpevoli di simili azioni, che essa porrà ogni sforzo nel prevenire e reprimere". Il Governo reale serbo s’impegna inoltre: Punto 1 A sopprimere ogni pubblicazione che ecciti all’odio e al dispregio della Monarchia austriaca o sia in genere diretta contro l’integrità territoriale di essa. Punto 2 A sciogliere immediatamente tutte le società e associazioni che svolgono propaganda contro l’Austria-Ungheria. Punto 3 Ad eliminare senza indugio dalla scuola pubblica ogni persona ed ogni mezzo didattico che serva o possa servire ad alimentare la propaganda contro l’Austria-Ungheria. Punto 4 Ad allontanare dal servizio militare e dall’amministrazione tutti gli ufficiali e i funzionari colpevoli di propaganda contro l’Austria-Ungheria. Punto 5 Ad accettare la collaborazione in Serbia di rappresentanti dell’Governo austro-ungarico per la repressione del movimento sovversivo diretto contro l’integrità territoriale della Monarchia austriaca; Punto 6 Ad aprire un’inchiesta giudiziaria contro i partecipi al complotto del 28 giugno che si trovino in territorio serbo; organi delegati dal Governo Austro-ungarico parteciperanno alle indagini relative. Punto 7 A procedere con ogni urgenza all’arresto del maggiore Voija Tankosic e di Milan Ciganovic, funzionario serbo, i quali risultano compromessi dai risultati dell'indagine. Punto 8 Ad impedire con efficaci misure la partecipazione di funzionari serbi al traffico illecito di armi e di esplosivi attraverso la frontiera; a licenziare e a punire severamente i funzionari di frontiera che a Schabatz e a Loznica avevano facilitato l’uscita agli autori del delitto di Sarajevo. Punto 9 A fornire al Governo austro-ungarico spiegazioni sulle ingiustificabili dichiarazioni di alti funzionari serbi in Serbia e all’estero i quali non hanno esitato, dopo l'attentato del 28 giugno, malgrado la loro posizione ufficiale ad esprimersi in alcune interviste in modo ostile verso l’Austria-Ungheria. Punto 10 A notificare senza indugio al Governo austro-ungarico l’esecuzione delle misure contemplate nei punti precedenti. Il Governo austro-ungarico attende la risposta del Governo Reale a più tardi fino a sabato 25 c.m. ore 6 pomeridiane.
23 luglio Alessandro Karađorđević, figlio di re Pietro I di Serbia, si presenta a tarda sera all'ambasciata russa a Belgrado "ad esprimere la sua disperazione per l'ultimatum, al quale egli non vede possibilità di aderire interamente per uno Stato che abbia un minimo di dignità".
25 luglio Verso le 18 il Governo Reale consegna alle autorità austriache la propria risposta nella quale: punto 1 parzialmente accettato punto 2 parzialmente accettato punto 3 parzialmente accettato punto 4 eluso punto 5 eluso punto 6 respinto punto 7 non era stato possibile procedere all'arresto di Milan Ciganović punto 8 accettato punto 9 eluso punto 10 accettato La conseguenza fu l'immediata rottura delle relazioni diplomatiche tra le due nazioni. Oramai era chiaro che l’ultimatum significava guerra, così lo stesso giorno l’Assemblea Nazionale lasciò Belgrado e si trasferì a Nis.
25 luglio L'ambasciatore austriaco lascia Belgrado.
Macedonian Front: dichiarazione di guerra
28 luglio L'impero austro-ungarico dichiara guerra alla Serbia in seguito all'assassino dell’arciduca Ferdinando e della moglie a Sarajevo. Nelle settimane successive l’entrata in guerra di Francia, Inghilterra, Turchia, Russia, Germania, Giappone, Montenegro ecc, portò al primo grande conflitto mondiale del XX secolo. I serbi distrussero quindi tutti i ponti sul Sava e Danubio per ostacolare la successiva sicura invasione delle truppe austro-ungariche. Il contingente austro-ungarico destinato all'invasione era comandato dal Generale Oskar Potiorek (governatore della Bosnia ed Erzegovina) e contava circa 300.000 unità ben equipaggiati e dotati di numerose mitragliatrici e cannoni leggeri da campo. I serbi al comando del Principe Alessandro e del Maresciallo Radomir Putnik disponevano di oltre 450.000 uomini, ma erano carenti come artiglieria e soprattutto come scorte di munizioni. Mancavano anche i fucili, le uniformi e spesso persino gli stivali. La mancanza di armamento dei serbi fu tuttavia compensata dalla grande motivazione e dall'esperienza militare delle truppe e dei loro generali molti dei quali erano veterani delle guerre balcaniche (1912-13). Il Ministro italiano per gli Affari Esteri, Antonino Di San Giuliano, informato della dichiarazione austriaca, scrisse al Re, interessandosi quasi esclusivamente di cercare i compensi derivanti da una neutralità o da una partecipazione accanto all’Austria, chiarendo, però, che: “Salandra ed io, nel nostro odierno colloquio con Flotow, nulla abbiamo detto ed abbiamo fatto finora che impegni la libertà d’azione dell’Italia negli eventi che potranno derivare dal passo austriaco a Belgrado…. Siamo entrambi convinti che sia difficilissimo, forse impossibile, certo pericoloso trascinare l’Italia a prender parte ad una eventuale guerra provocata dall’Austria e fatta nell’interesse dell’Austria. E’ anche necessario, prima di ingolfarci in una determinata linea di condotta, di assicurarci che sarà la più corrispondente ai nostri interessi…” mentre il barone Macchio, che aveva ricevuto l’ambasciatore italiano Avarna, così spiegò l’incontro a Berchtold: “Avarna ha dichiarato … che il governo italiano, nel caso che questo conflitto debba prendere una piega bellica e condurre ad un’occupazione anche provvisoria del territorio serbo, si riserva di reclamare il diritto ai compensi spettatigli in base all’articolo VII del Trattato della Triplice. Il R. Governo italiano … sarebbe inoltre dell’opinione che, prima di un’eventuale occupazione di territorio serbo, dovremmo metterci d’accordo con esso. Del resto il R. Governo italiano ha l’intenzione di assumere nell’eventuale conflitto armato fra l’Austria e la Serbia un contegno amichevole e conforme ai doveri di alleato.”
28 luglio La Romania si dichiara neutrale.
29 luglio (durò fino al 11 agosto) Inizia il bombardamento austro-ungarico della regione di nord-ovest della Serbia e la costruzione di alcuni ponti galleggianti sulla Sava e sul Danubio. I confini tra Serbia e impero centrale (comprendeva anche l’attuale Bosnia Erzegovina) si estendevano per oltre 550 km quindi era impossibile per l’esercito serbo organizzare una line di difesa così lunga. Il generale Putnik quindi decise di concentrare le forze disponibili nella regione centrale della Šumadija. Intanto anche la capitale Belgrado e le città sul Danubio di Smederevo e Veliko Gradište erano sotto un pesante bombardamento. In questa zona, le truppe austriache tentarono più volte di attraversare il grande fiume, ma senza successo. In realtà si trattò solo di semplici azioni diversive e tentativi di sciare i serbi da dove sarebbe avvenuto l'attacco effettivo. Il grosso delle truppe austriache infatti era localizzato in Bosnia, ma nessuno si aspettava un attacco da ovest. Lo stesso voivoda Radomir Putnik, continuava a credere che l’invasione austro-ungarica sarebbe arrivata da nord (ragionevolmente dalla capitale), concentrando l'attacco nella valle della Morava.
29 luglio La cannoniera austro-ungarica Bodrog bombarda Belgrado con i suoi due cannoni da 120.
30 luglio L’Impero tedesco dichiara lo stato di guerra.
30 luglio Lo zar Nicola II di Russia dichiara la mobilitazione generale.
31 luglio Il governo tedesco invia l’ultimatum alla Russia e alla Francia. Mobilitazione generale nell’Impero austro-ungarico.