La caduta di Dobro Pole ed il successivo abbandono delle difese di Dojran da parte della 3°, 5° e 9° Divisione bulgara Pleven decretarono la definitiva vittoria degli alleati nello scacchiere balcanico. I bulgari, costretti ad una ritirata disordinata verso nord sono costantemente sotto attacco degli aerei inglesi: le strade piene di veicoli, cannoni, carri trainati da buoi, cavalli e muli, lo spettacolo offerto è terribile: da tutte le parti divampano incendi e si abbandonano nei burroni artiglierie. Le carcasse di migliaia di animali morti rendono l’aria irrespirabile. La tenace resistenza bulgara oramai non può nulla contro l’irruenza delle truppe alleate.
Il Regio Esercito Italiano nel 1919 così scriveva dell Offensiva generale degli alleati del settembre 1918 Le notizie che nell'estate del 1918 pervenivano al Comando in capo di Salonicco sulle condizioni interne della Bulgaria, stanca della guerra e sfiduciata del successo, lasciavano prevedere che un offensiva generale condotta vigorosamente avrebbe dato buoni risultati. Era però noto che la Bulgaria se era disposta ad abbandonare gli alleati, era decisa a difendere accanita mente le terre che essa aveva riconquistate con tanti sacrifici. Gli alleati disponevano complessivamente di circa 160.000 fucili e 1.600 pezzi: i bulgaro tedeschi di 200.000 fucili e 1.300 pezzi. La maggior quantità di fucili di cui il nemico disponeva era compensato dal maggior numero di pezzi da parte nostra; questo nostro vantaggio era però in parte neutralizzato dal fatto che il nemico possedeva bocche da fuoco di calibro e gittata superiore a quella delle nostre maggiori artiglierie. I bulgaro-tedeschi erano inoltre grandemente favoriti dalle condizioni del terreno assai propizio alla difesa. L'azione principale degli alleati si doveva svolgere contro il centro del fronte nemico, nella regione di Vetrinik-Koziak (tra Cerna e Vardar) col compito di penetrare profondamente nelle posizioni nemiche per forzare l'ala destra del bulgari, minacciata nelle sue comunicazioni, a ripiegare dalla regione dei Laghi e da quella di Monastir e ad aprire cosi la strada verso Prilep e Uskub. Tale azione dovevi essere condotta dall'esercito serbo rinforzato da due divisioni francesi. Un attacco secondario doveva svolgersi per opera di truppe britanniche e greche nel settore Vardar-lago Dojran, non appena si delineasse il successo dell'azione principale, per minacciare sul fianco le forze bulgare che tentassero di ripiegare sulla sinistra del Vardar. Un'altra azione, a scopo diversivo, doveva essere condotta dai greci nel settore dello Struma. Dal settore di Monastir le truppe italiane e le truppe francesi a sinistra di esse dovevano puntare decisamente in direzione Topolcani-Prilep quando i serbo-francesi fossero riusciti a sfondare il centro bulgaro.
15 settembre Al mattino la 2° Armata serba, rinforzata da due Divisioni francesi, attacca il settore di Vetrenik e riesce a sfondare in poche ore la potente prima linea nemica. Lo sfondamento prosegue il giorno successivo. Contemporaneamente, sulla sinistra, entra in azione la Ia Armata serba convergendo ad ovest per rovesciare l’ala destra nemica verso la Cerna, e sulla destra un gruppo misto di divisioni punta in avanti convergendo ad est per respingere l’ala sinistra nemica verso il Vardar. Ben presto il nemico è costretto ad un ripiegamento disordinato, indietreggiando verso Demir Kapja e Negotino. Anche fra Dojran e Kavadarci tre divisioni inglesi rafforzate da due greche attaccano avanzando di alcuni chilometri. I Franco Ellenici dal altro alto, attraversarono i confini arrivando fino a Sele Monastir. Il nemico continua a cedere al centro, ma resiste alle ali, obbligando gli attaccanti ad una lotta di cinque giorni.
Regio Esercito Italiano: concorso del contingente italiano I compiti ch'erano stati assegnati al contingente italiano dalle direttive del Generale Franchet d'Esperey erano i seguenti:
Nei giorni immediatamente precedenti l'attacco serbo, spiegate intensa azione dimostrativa nel settore dell'ansa della Cerna per impedire al nemico di spostare le sue riserve di Prilep verso il settore serbo, ad est dell'ansa stessa, prescelto per l'attacco;
Sferrato l'attacco serbo, intensificare l'azione dimostrativa e resistere tenacemente a qualsiasi contrattacco nemico sul settore della Cerna per formare il perno della manovra avvolgente della 1° Armata Serba;
Non appena questa manovra avesse avuto l'effetto previsto, sferrare l'attacco delle truppe italiane e spingerle all'inseguimento con obbiettivo Prilep, principale centro di rifornimento nemico.
Questi compiti, erano difficili ad assolversi sia per l'infelice situazione delle posizioni italiane dominate completamente dal nemico, sia perché le artiglierie pesanti nel settore italiano erano state ridotte a tre sole batterle da 155 per aumentare la dotazione del settore serbo. Azione dimostrativa Dal 13 al 21 Settembre, con violento fuoco di artiglieria e bombarde ed efficaci incessanti dimostrazioni di fanteria; le truppe italiane incatenarono il nemico sulle sue posizioni, in modo che esso non solo non potè inviare riserve nel settore sfondato dai serbi, ma, ritenendo imminente un nostro attacco a fondo, reagì con tutti i suoi mezzi distruggendo quasi tutte le nostre difese e sottoponendo le nostre truppe a sensibili perdite ed a gravissimo sforzo. Ma le scarse artiglierie italiane del settore e quelle francesi risposero con intensissima azione e le fanterie ricacciarono più volte l'avversario oltre la linea di partenza infliggendogli fortissime perdite. Attacco Il pomeriggio del 21 settembre alle ore 17.45, avuto notizie che la minaccia serba contro le retrovie di Prilep si era delineata, Il comandante italiano, generale Mombelli, lanciò le truppe all'attacco. Un'ora dopo, le prime linee nemiche erano dovunque oltrepassate e benché il terreno molto accidentato favorisse il ripiegamento al nemico qualche centinaio di prigionieri restava nelle nostre mani: l'inseguimento proseguì nella notte ed il 22 mattino le truppe erano già penetrate di oltre 10 km in territorio nemico; il 23, superate le ultime resistenze avversarie sulle alture di Topolcani, occupavano il margine settentrionale delle medesime, pronte a spingersi il giorno dopo su Prilep. Ma alle 14 dello stesso giorno 23, dal comando francese giunse l'ordine che l'obbiettivo di Prilep doveva essere lasciato alla divisione francese che era alla nostra destra, e che le nostre truppe, facendo una brusca conversione a Ovest di 90 gradi, dovevano dirigersi su Kruscevo attraverso l'impervio massiccio dei Baba Planina e puntare su Sop per tagliare la ritirata al nemico che dalla regione Monastir-Laghi, rimontando l'alta Cerna, tentava sfuggire per Pribilci e Kicevo su Uskub. Conversione su Sop L'ardua operazione fu iniziata nello stesso pomeriggio del 23, malgrado la stanchezza delle truppe; alla sera esse raggiungevano la fronte: Cepik ponte sulla Beravika, fronte al massiccio dei Baba Planina, distante una ventina di km. Il 24 la marcia fu ripresa benchè vivamente contrastata dal nemico che si trovava sul margine dei Baba Planina, scendente quasi a picco nella pianura di Prilep. Il 25, l'ala destra italiana raggiunse i piedi dei monti, il centro fu arrestato da resistenza nemica al margine del gradino a picco di Kruscevo e la sinistra iniziò l'attacco dalla stretta di Bucin non potuta superare d'impeto. Il 26, tutte le resistenze nemiche furono spezzate, l'ala destra si spinse fino sotto il monte Cesma, il centro occupò Kruscevo, la sinistra giunse fino a Pribilci dove già sbarrava la strada principale di ritirata dell'avversario da Monastir verso Sop. La sera dello stesso giorno una forte colonna di truppe delle varie armi fu spinta da Kruscevo attraverso i Baba Planina su Sop. Il 27 l'ala destra, vincendo gravi difficoltà di terreno avanzava nelle parti più elevate dei Baba Planina e minacciava - assieme con truppe francesi che aveva a destra - l'avversario che difendeva le posizioni a est e sud-est di Kicevo; la colonna centrale giungeva a contatto colle truppe di Sop che pareva volessero difendersi ad oltranza; l'ala sinistra da Pribilci per Delenci avanzava su Sop, collegandosi a sera con la colonna centrale. Il 28, vincendo tenaci resistenze dell'avversario, le truppe italiane stringevano sempre più da vicino le posizioni di Sop. Per ottenere però risultati decisi apparve evidente che, data la natura del terreno, era meglio impegnare il nemico a sud e sud-est aggirandolo contemporaneamente sul fianco sinistro e sul tergo. Il 29 infatti l'ala destra ed il centro continuarono l'aggiramento mentre l'ala sinistra attaccava da sud. Il nemico, che come si seppe poi, nella notte aveva ricevuto rinforzi di truppe e di numerose mitragliatrici, oppose una tenace resistenza obbligando le nostre truppe ad aspri combattimenti che esse affrontavano con ammirevole slancio come ebbe a riconoscere lo stesso generale bulgaro comandante delle forze avversarie. Il 30, l'attacco si sarebbe rinnovato il giorno 30 e la situazione faceva presumere un sicuro successo; ma alle 5 giunse l'ordine di sospendere le ostilità. Lo stesso giorno si costituirono prigionieri nelle nostre mani, un generale bulgaro comandante di divisione, due comandanti di brigata 240 ufficiali, 7.627 soldati, 7.000 fucili, 70 mitragliatrici, vari cannoni pesanti e da campagna e molto materiale da guerra. Per ragioni di ubicazione e di più facile accesso le truppe bulgare che avevano combattuto contro la nostra ala destra, comprendenti due reggimenti di fanteria, molte mitragliatrici e parecchie batterie si resero alla divisione francese di Kicevo.
18 settembre La 17° Divisione coloniale francese e il 6° Reggimento greco occupano i villaggi di Zoviḱ, Staravina e Cebren. Intanto avanzava la cavalleria serba, che, dopo Kavadarci e Sopot, raggiunge Negotino e taglia la ferrovia Uskub-Gevgelija. Le poche truppe rimaste fra Demir Kapja e Gevgelija devono ripiegare oltre il Vardar in direzione nord-est poiché la ferrovia è interrotta. L’aviazione inglese bombarda i bulgari presso Strumica.
Macedonian Front, September 1918
20 settembre La 9° Divisione Pleven, imbattuta, è costretta ad abbandonare le posizioni di Dojran e a ripiegare verso nord assieme alla 3°, 5° Divisione e alla Mount Divisione.
21 settembre La 2° e 3° Divisione bulgare in ritirata subiscono una serie di attacchi aerei Alleati mentre cercano di attraversare il passo di Kosturino.
21-22 settembre I reparti della 35° Divisione (la Sicilia attacca nel pomeriggio del 21) conquistano cima 1050 ed il Piton Brule. Proseguono quindi verso ovest in direzione di Kicevo. Sull'imbrunire del 21 settembre, i primi reparti muovono all’attacco delle posizioni nemiche a sud di Vlakar: respinti e catturati elementi di retroguardia, i reggimenti italiani proseguono decisamente nell’inseguimento del nemico verso Prilep.
23 settembre Superate le ultime resistenze avversarie le truppe italiane raggiungono le alture di Cepik-Topolcani-Kalabak, la brigata Sicilia ne occupavano il margine settentrionale, mentre l’Ivrea occupa il ponte sulla Beravika. Il nemico ripiega intanto sulle alture a nord di Buciri ove tenta ancora di resistere. Le due brigate italiane sono pronte a spingersi il giorno dopo su Prilep, ma alle 14 dello stesso 23, giunse l’ordine che Prilep doveva essere lasciata alla divisione francese che manovrava sulla nostra destra, affidando invece alle truppe italiane il nuovo compito di fare una conversione a sinistra di 90 gradi, puntare su Krusevo attraverso l’impervio ed esteso massiccio dei Baba Planina e puntare poi su Sop per tagliare la ritirata al nemico che dalla regione Monastir-Laghi, rimontando l’alto Cerna, si dirigeva per Pribilci–Kicevo, verso Kalkandelen-Uskub.
23 settembre Le truppe francesi entrano a Prilep.
25 settembre I serbi conquistano Gradsko, tagliando così fuori il collegamento tra il comando tedesco e le truppe bulgare.
Macedonian Front, Bulgarian retreat 1918
29 settembre Le truppe franco-serbe entrano a Skopje (Uskub), ormai abbandonata dall'avversario in fuga subito prima dell'arrivo, via ferrovia della 9° Divisione austriaca di riserva mandata precipitosamente in soccorso della provata Armata bulgara. La Divisione italiana viene ancora una volta fermata prima di entrare a Uskub: i francesi ed i serbi entrano trionfanti nella città, mentre gli Italiani, ritirati in seconda linea, dopo una impaziente attesa, vengono inviati verso il confine bulgaro.
3 ottobre Dopo due giorni di scambio di parlamentari, le truppe bulgare di Sop si arrendono. Lo stesso giorno si costituirono prigionieri nelle mani italiane, un generale bulgaro comandante di divisione, due comandanti di brigata, 16 ufficiali superiori e 224 ufficiali inferiori, 7.700 fucili, 70 mitragliatrici, 10 cannoni pesanti e da campagna e molto materiale da guerra. Molte mitragliatrici e parecchie batterie, si arrendono alla divisione francese di Kicevo.
8 ottobre Le truppe italiane entrano ad Elbasan, poi a Durazzo e quindi a Tirana.
Comunicato della 35° Divisione “..Ultimato il primo periodo delle operazioni, venendo a diminuire le necessità del segreto, si riassume l'opera svolta dal corpo di spedizione italiano. Nella mirabile maniera che ha messo fuori causa l'Esercito Bulgaro, il compito del Corpo di spedizione era di inchiodare il nemico nelle proprie posizioni per facilitare ai franco-serbi la rottura del fronte e costituire poi un perno alla loro manovra aggirante; compito importantissimo, che sebbene ostacolato dalle posizioni dominanti del nemico e dalla sua preponderante artiglieria, viene tuttavia assolto dal 15 al 20 settembre con instancabile attività dalla fanteria e dell’artiglieria riportando pieno successo. La concorde dichiarazione dei prigionieri conferma che il nemico attendeva il nostro attacco. Particolarmente degno di nota è il fermo contegno della nostra fanteria alla quota 1050 sotto il continuo violento bombardamento nemico effettuato spesso con gas asfissianti. Il giorno 21 le nostre fanterie si sono lanciate all'inseguimento notturno con grande ardimento attraverso le opere nemiche stabilite in posizioni favorevoli e difese con mitragliatrici ed artiglierie. Al mattino del 22 erano state conquistate tre linee nemiche, realizzata un'avanzata di 12 chilometri e catturati circa 200 prigionieri e moltissimo materiale bellico. Nella notte sul 22 l'inseguimento che prosegue fino alla linea di Topolciani-Visoke in condizioni sempre difficili per l'ampiezza del fronte e per la natura del terreno costituito in parte da un'aspra montagna e in parte da un'arida pianura. I ripetuti tentativi di resistenza del nemico sono man mano sventati dalla cavalleria sostenuta da arditi reparti di fanteria alleggerita. Il nemico, costretto ad accelerare la ritirata incendia i villaggi, abbandona i magazzini e i depositi, le sedi dei con mezzo e riesce solo ad operare distruzioni parziali ed incomplete. Il bottino è abbondantissimo. Il giorno 23 si inizia la forte conversione a sinistra per puntare sull'importante linea di comunicazione Monastir-Kicevo attraverso l'aspro massiccio di Baba Planina sulla via di Kruscevo e l'alta vallata della Cerna. La prima resistenza incontrata al margine delle alture è subito travolta. Il combattimento continua per tre giorni in zona montana, cacciando il nemico ed insaccandolo nella stretta di Sop. Le forze bulgare hanno quivi riunito per la suprema difesa otto reggimenti di fanteria, molte mitragliatrici nonchè numerose batterie bulgare e tedesche. L'attacco finale eseguito dal C. S. I. è appoggiato alle ali dalle truppe francesi. L'attacco brillantemente rinnovato per tre volte non riesce integralmente a causa dell'accanita resistenza opposta dal nemico il cui contegno fu valoroso. Sono date allora nuove disposizioni ed un movimento viene effettuato sulla notte del 30 per compiere l'accerchiamento ed ottenere al mattino un risultato sicuramente decisivo. L'armistizio arresta l'esecuzione. Le truppe rimangono due giorni nelle loro posizioni pronte ad ogni evenienza di fronte al nemico che attende gli ordini, ma che in cuor suo rifiuta la resa. La mattina del 3 si inizia la resa e il disarmo. Quattro reggimenti consegnano le armi ed altri quattro, che erano di fronte al C. S. I. ripiegano e si arrendono a Kicevo, alle truppe francesi, che avevano cooperato con le truppe italiane. Il bottino catturato e registrato alla sera del 3 ottobre era il seguente: 2 generali bulgari, 4 comandanti di reggimento, 9 ufficiali superiori, 176 ufficiali inferiori e 8769 uomini di truppa. Erano stati consegnati 4 cannoni pesanti, 4 cannoni da campagna, 70 mitragliatrici, 7000 fucili, molto altro materiale di munizionamento, 500 cavalli, carreggi, ecc. Il comandante e lo stato maggiore tedeschi della XI Armata e delle divisioni dipendenti nonchè delle batterie e dei vari servizi, non appena avuto sentore dell'armistizio, tagliate le comunicazioni con le truppe bulgare che resistevano in linea, sono fuggiti verso il nord. Nuovi comandi vengono improvvisati con ufficiali e stati maggiori bulgari. Il comandante delle truppe bulgare a Sop, una rude ed austera figura di soldato, presenziando alla resa delle armi, dichiarò, con le lagrime agli occhi, che il giorno dopo la nostra intimazione, non avendo ancora ricevuto ordini dal proprio governo, stabilì in un consiglio avuto coi suoi ufficiai i di resistere sino agli ultimi uomini. Lo stesso comandante elogiò calorosamente l'ardito contegno delle nostre truppe le quali avanzavano impavide verso Sop sotto il fuoco micidiale di 70 mitragliatrici e di numerosi pezzi di artiglieria. Agli ufficiali arresisi vennero lasciate le armi”.
Comunicato del Comando Supremo Italiano (dalla terza parte della relazione sulla battaglia di Vittorio Veneto) “..Le forze italiane che in Macedonia combattevano al fianco degli Alleati, hanno il vanto di aver difeso con fiera pertinacia, per due anni, le difficili posizioni nell'arco della Cerna ed aver brillantemente partecipato alla fortunata offensiva che condusse al « crollo della fronte bulgara. Il Corpo di spedizione italiano, dopo avere impegnato il nemico per impedirgli di spostare le sue truppe « nel settore compreso fra la Cerna e il Vardar prescelto dagli Alleati per l'attacco principale, il 22 settembre attaccò a fondo il nemico che tentava di ritirarsi ordinatamente e dopo aver vinto la resistenza dei nuclei di copertura ed aver superato gravi difficoltà di terreno, conquistò sedici villaggi e si impadronì della forte posizione di Monte Bobiste, caposaldo della sistemazione difensiva. Proseguendo instancabili attraverso l'aspro massiccio di Monte Baba, gli italiani compirono una marcia strategica di grande importanza per tagliare la ritirata delle truppe nemiche ripieganti dalla regione di Monastir. Occupato Kruscevo il 26 settembre, le nostre truppe spezzarono il giorno successivo la resistenza nemica sulle creste di Stramol e di Baba, ed in cooperazione coi francesi che si apprestavano ad espugnare le formidabili posizioni di Sop, quando il combattimento venne sospeso in seguito all'armistizio di Salonicco. Le truppe bulgare, per mancanza di ordini, stettero contro di noi in armi dal 30 settembre al 3 ottobre; avvenuta la resa che ci fruttò un numero ragguardevole di prigionieri e di armi, il generale bulgaro comandante il settore di Sop, fatto prigioniero dai nostri, espresse la sua viva ammirazione per l'audacia dimostrata dai fanti italiani nel lanciarsi all'attacco, pur essendo inferiori di numero e di mezzi, sotto violento fuoco di artiglieria e di mitragliatrici”.