1 ottobre Il pomeriggio lo stesso generale Freri, accompagnato dal tenente Barnicourt, dell‘esercito francese, addetto di collegamento alla brigata Cagliari, attraversò le linee nemiche e si recò a conferire con il Comando bulgaro. Non ottenendo alcuna risposta e minacciando la ripresa delle ostilità, chiese di incontrare il generale Kantardieff, comandante del Corpo d’Armata che nel frattempo, però si era trasferito a Gostivar. Verso le 18 l’auto del generale italiano entrò a Gostivar ma venne informato che il generale Kantardieff era partito per Tetovo. Alle 20 il generale Freri arrivò a Tetovo. Purtroppo nulla uscì da questo colloquio; anzi il generale tedesco trattando il nostro come un plenipotenziario gli disse di riferire a Franchay che: “le gouvernement a conclu un armistice, d’après le quel les faits des armes sont cessés: entrez en relation avec l’ennemi por déterminer une ligne de démarcation.” Il che fece infuriare il generale francese Franchay d’Esperey che diede l’ordine di resa immediata.
3 ottobre Dopo due giorni di scambio di parlamentari, le truppe bulgare di Sop si arresero. Lo stesso giorno si costituirono prigionieri nelle mani italiane, un generale bulgaro comandante di divisione, due comandanti di brigata, 16 ufficiali superiori e 224 ufficiali inferiori, 7.700 fucili, 70 mitragliatrici, 10 cannoni pesanti e da campagna e molto materiale da guerra. Molte mitragliatrici e parecchie batterie, si arresero alla divisione francese di Kicevo.
Il generale Marinoff nel consegnare le sue valorose truppe agli italiani disse: “….che, nel dolore della sconfitta, provava il conforto di arrendersi a soldati che, per lo slancio sublime, di cui avevano dato prova nel combattimento, per l’accoglienza senza spavalderia e senza rancore, dimostravano di essere degni della vittoria”.
Racconta Giuseppe Galli: “fu convenuto che l’indomani mattina, 3 ottobre, alle ore dieci, tute le truppe bulgare di Sop … si sarebbero trovate schierate nella pianura di Sop (testimone di due giorni di lotta accanita) su due linee di colonne doppie di battaglioni. Esse sarebbero sfilate davanti al generale Freri ed a una compagnia, che avrebbe reso gli onori. Dopo lo sfilamento tutte le truppe avrebbero dovuto deporre le armi …..E così fu fatto. … Il generale Freri presentatosi a cavallo davanti le truppe bulgare, fu ricevuto con tutti gli onori militari: passata quindi la rivista, riunì gli ufficiali a rapporto e rivolse loro parole di elogio per il valore dimostrato da tutti gli ufficiali e soldati bulgari e parole di conforto per il tempo che avrebbero dovuto passare in prigionia, raccomandando agli ufficiali di curare essi stesi il morale e la disciplina dei loro dipendenti. Poi seguì lo sfilamento. …Crediamo che questo sia l’unico episodio della guerra mondiale, in cui il vinto sfilò davanti al vincitore prima di deporre le armi….”
3 ottobre 1918 Memorie del capitano Mario Apicella “Pribilci….una carovana di povera gente, con i somarelli gravi delle bisacce macedoni di pelo di capra a righe rosse e bianche, ha risalito la via, dopo l'esilio, muta, col pensiero raccolto su le rovine che troverà nelle case abbandonate alla padronanza della guerra. Un'automobile francese ha risalito anch'essa la via con un carico di bandiere: bandiere francesi che andranno a sui balconi di Kicevo, di Costivar... E domani i comunicati diranno: le popolazioni festanti hanno accolto, i francesi liberatori. La bandiera di Francia sventolava.... anche cosi che si fa la guerra e... la storia...! "
4 ottobre Avvenuta la resa dei bulgari, la 35° Divisione si raccolse nella zona tra Krusevo e Prilep, nella speranza di poter muovere subito da Prilep per Veles ed Uskub, mantenendo, in tal modo, il proprio posto in prima linea, fra le truppe alleate destinate a liberare la Serbia e giungere fino al Danubio. Al contrario essa fu tenuta ferma per altri 5 giorni.
4 ottobre La Brigata Cagliari arriva a Bucin sotto un'acqua torrenziale. Vengono piantate le tende nella melma e nei rigagnoli. Il resto della divisione è accampata nei paesi vicini. Piove e fa freddo. Gran parte dei soldati è ancora in tela, e tutti hanno una sola coperta. La campagna, disseminata di macchine agricole, è ancora ricca di cavoli e di cipolle.
4 ottobre La 30° Divisione francese, che si trovava nella regione dei laghi albanesi presso Resen, fu chiamata ad una marcia forzata verso Prilep, circa cento chilometri, e di lì incolonnata verso Veles.
6 ottobre Memorie del capitano Mario Apicella "...volevo comperare dei polli. Una brutta vecchia mi ha cacciato con ignominia. « Aide, aide ». Le ho domandato ridendo se per caso non è una bulgara, e mi ha risposto, tutta inviperita « dobro bulgar, dobro, dobro, dobro bulgar ». « Il bulgaro è buono »."
6 ottobre Intanto, in Albania, il Generale Ferrero dichiara: ".... che gli scarsi mezzi logistici di cui dispone gli impediscono occupazione Durazzo prima dei greci e dei francesi. Sarebbe quindi di supremo interesse anticipare occupazione Durazzo per via di mare. So le difficoltà che giustamente V.E. obbiettava dipendenti dalla possibile resistenza del nemico. Ma fo osservare che mentre da un lato si aggrava il pericolo contro di noi, dall’altro lato si rende sempre più probabile che precipitoso sgombro fatto dagli austriaci abbia diminuito di molto l’efficienza difensiva di Durazzo. Insomma è un problema da tener sempre presente dato che i fattori di esso tendono a continuamente mutare.”
8 ottobre Le truppe italiane entrano ad Elbasan, poi a Durazzo e quindi a Tirana.
9 ottobre La Brigata Sicilia sosta nei pressi di Prilep, rimanendovi fino al 18 ottobre.
9 ottobre La 35° Divisione italiana riceve l’ordine di seguire la 30° Divisione francese verso Veles - Uskub. La divisione italiana riprende la marcia, sotto un'acqua torrenziale.
10 ottobre Viene emanato l'ordine per la costituzione di un distaccamento speciale destinato alle operazioni contro la Turchia; esso è composto dalla brigata Sicilia, un gruppo di artiglieria da montagna, zappatori, due compagnie mitraglieri bersaglieri, un plotone di cavalleggeri del Lucca e servizi.
10 ottobre La divisione italiana entra a Prilep. Memorie del capitano Mario Apicella: “…Cumuli di carbon fossile, un ingombro di carri bruciati, contorti, scheletriti, ci mostrano la stazione della decauville che, in un intreccio di binari e di scambi, diramava di qui le sue arterie di guerra verso quota 1050, Monastir e il lago di Prespa. Le impalcature di legno dei ponti sono bruciati, e i binari inchiodati alle traversine di ferro, si incurvano nel vuoto come scale a pioli. I grandi magazzini del Genio sono una massa nera di carbone da cui spunta il materiale di ferro che la fiamma distruttrice non ha potuto divorare. Prilep. L'acciottolato irregolare delle vie strette risuona del nostro passo di strada; i carri balzano su per le buche ripiene di melma; le piccole case a sporgenze e a torrette, nascoste fra i pergolati, si scuotono al passaggio dei grossi camion; il ponticello di legno sul fiume torbido brontola lungamente sotto il passo della interminabile colonna. I vetri delle case si sono infranti nelle terribili esplosioni dei vasti depositi di munizioni; le palazzine che ospitavano gli uffici militari, su le facciate nere di fumo spalancano il vuoto delle porte e delle finestre. L'aria è ancora grave del puzzo dell'incendio. Su alcune porte è un cartello con la scritta “maison serbe”. Un invito al rispetto della proprietà... alleata, non certo affisso per noi che siamo soliti di rispettare anche la proprietà nemica. Sulla porta di una casa dalle larghe finestre, è scritto a grosse lettere “Soldaten-haus”. Salgo. Nelle vaste sale imbiancate, un disordine di panche e di tavole; per terra mucchi di libri, di riviste, di illustrazioni, di ritratti sbrandellati. Su una parete un gran quadro dipinto: la schiera della coalizione che, a braccetto, saltella dinanzi allo spadone tedesco su cui è scritto « Deutschlands einigheit meine starke meine starke deutschlands macht » La città pare deserta. Nelle botteghe vuote, con le porte sfondate, si sono accantonati soldati e salmerie francesi. Noi proseguiamo a piantare le nostre tende a cinque chilometri fuori della città, fra i campi di tabacco e di verdura."
13 ottobre Memorie del capitano Mario Apicella: “…Domenica. Il vento ci ha portato le note d'una musica gioiosa di campane che non sentivamo più da tanto tempo. La chiesa, la folla domenicale vestita a nuovo, l'animazione gaia del giorno di festa, tutta una immagine di giocondità spensierata lontana dalla guerra, ci ha spinti in città ove ci siamo confusi fra le donne giovani e giovanissime che, fiduciose del nostro contegno, godono la festa nelle viuzze che finalmente il sole inonda di luce…(omissis)…”
14 ottobre Memorie del capitano Mario Apicella “…Si distribuisce un po' di corredo alla truppa: tenute di panno e scarpe. Assolutamente però insufficienti all'effettivo bisogno. Facciamo le cose in economia. Passano colonne lunghissime di prigionieri bulgari. Son vecchi e giovani. Camminano raccolti, col pensiero lontano, indifferenti alla nostra curiosità. Arrivano anche prigionieri nostri liberati. Erano in Serbia per lavori di campi, di strade, di fortificazioni. Sono stanchi, hanno fame. Camminano come branchi, abbandonati a sè stessi. Verso il nord salgono ancora colonne di truppe francesi."
18 ottobre La Brigata Cagliari e Brigata Ivrea si dirigono vs la Bulgaria. Con il quarto battaglione di ciascun reggimento si è formata una brigata nuova con un vecchio nome scomparso a Caporetto: Spezia. Resterà qui per completare la sua organizzazione, mentre la Brigata Sicilia è trasferita a Monastir per raggiungere il fronte turco. Ordini tassativi impongono di alleggerire quanto più è possibile il carreggio e le salmerie, materiali e bagagli vengono lasciati a Prilep, oltre quelli lasciati a Jaratok.
19 ottobre La Brigata Sicilia ritorna a Monastir e si accampa a sud e sud-est della città.
21 ottobre Barrère incontrò Sonnino riguardo al trasferimento delle truppe italiane in Albania: “Barrère mi riferiva un telegramma di Pichon in cui a proposito della discussione tra il generale Ferrero e Franchet d’Esperey relativamente all’avanzata nostra verso Scutari e Alessio e alla fermata dei serbi che vi si volevano avviare da Tirana, osservava che l’avanzata in Albania doveva essere esclusivamente riservata agli italiani fino al Mathi ai sensi della convenzione di Londra dell’aprile 1915. Ricordava l’accordo recentissimo intervenuto nella ultima riunione dei primi di ottobre a Parigi, tirandone la conseguenza che era ammesso che gl’italiani procedessero fino a Scutari e ad Alessio ma che ciò non precludeva che vi andassero anche altre truppe. Ho risposto che in tutto questo non mi pareva che l’accordo del 1915 ci entrasse per nulla: esso riguardava cose da regolarsi alla fine della guerra ….”
il quale, sullo stesso argomento, scrisse a Bonin: “il piano del generale Franchet d’Esperey contro il quale per altre ragioni insorsero per primi i rappresentanti inglesi, contemplava fra l’altro il dislocamento di una divisione francese verso Elbassan e Durazzo, di un’altra divisione egualmente francese verso Alessio e Scutari. Nella discussione che ne seguì il piano fu modificato per quanto riguarda l’Albania riservandone l’occupazione alle truppe italiane. Ciò risulta pure dallo stesso ordine impartito seduta stante per telegrafo da Clemenceau al generale Franchet, che dice testualmente: D’autre part, les deux divisions françaises se dirigeant l’une vers Elbasan et Durazzo, l’autre vers Alessio et Scutari, seront déplacées sans remplacement pour que vous en disposiez. Les troupes italiennes pourront continuer leur mouvement dans ces directions.“
24 ottobre È giunto l'ordine di trasferimento e domani le brigate italiane si rimettono in marcia dirette a Uskub. Vengono lasciati i cavalli bulgari che portavano da Sop.
26 ottobre Re Boris III succedette allo Zar Ferdinando, che aveva abdicato.
27 ottobre Sonnino comunicò a Diaz e Bonin, i risultati di un colloquio avuto con Barrère: “Barrère mi comunicava .. che generale comandante a Valona si metta d’accordo col generale Franchet d’Espérey per l’occupazione mista di Scutari. Gli italiani, esso prosegue, non oltrepasserebbero Alessio e il Drin. Ho risposto che non vedevo una buona ragione per porre questo limite; non potendo ammettere, e ne consentiva lo stesso Barrère, che i serbi entrassero oggi sotto qualsiasi forma nell’Albania settentrionale. Insistevo su quanto avevo detto ieri, e avevo chiesto al comandante supremo le sue proposte sull’argomento. Del resto non essendovi urgenza si sarebbe potuto ragionare pure su tutto ciò nella prossima riunione a Parigi.”
29 ottobre Dopo quattro giorni di marcia a traverso un paesaggio senza vita e villaggi affogati nel fango, perduti in una campagna squallida, monotona…(omissis)..lungo la strada bellissima, compressori abbandonati; nei campi di stoppia macchine agricole e grossi cumuli di paglia e di foraggi; fasci di fili telefonici e telegrafici; linee di decauville che si diramano dappertutto, le brigate italiane piantano le tende nelle vicinanze di Mlado Negoritino fra povera gente avida che vuoi essere pagata anche dell'acqua della piccola fonte inquinata.
30 ottobre A Mudros, si firma l’armistizio tra gli alleati e la Turchia.
31 ottobre L’Ungheria si proclama indipendente.
31 ottobre L’Armata italiana conquista Scutari, riducendo gli Austriaci al solo caposaldo di Cattaro.
fine ottobre, La 35° Divisione era già nei pressi di Egri Palanca; il giorno dopo il Comando avrebbe già raggiunto Kustendil, assieme a tutti i servizi e ad alcuni reparti della Divisione. La Brigata Cagliari si ferma a Egri Palanca al completo.