I fili del telegrafo
Fraccaroli Arnaldo 1915 I fili telefonici, questa sottilissima nervatura dell’umanità che da la forza ed il coraggio ai lontani, si limitano ad una cerchia brevissima. Quasi ogni giorno la cerchia si restringe. Gli apparecchi interrogano, ma dall’altra parte nessuno risponde. Il filo è stato tagliato. La solitudine si fa sempre più profonda più angosciosa. A Monastir la tragedia dell’invasione ha avuto la sua prima ripercussione sull’ufficio telegrafico. Si è rivelata da lì: non per le notizie che venivano ma per quelle che mancavano. Il telegrafo assomiglia a quegli igrometri che nel periodo delle piene segnano l’ingrossare e il dilagare dei fiumi. La Serbia si sommergeva ed il telegrafo registrava con il suo silenzio. Le tappe dell’avanzata bulgara ebbero le prime segnalazioni nei silenzi degli apparecchi telegrafici. |
9 novembre
Battaglia di Krivolak: un battaglione e una batteria francese si muovono verso il villaggio di Pepeliste. I bulgari conquistano con la baionetta una trincea, ma i francesi mantengono il villaggio di Bruskin. Alle 8,00 l'artiglieria bulgara apre il fuoco sullo sperone occupato dalla 244° Compagnia francese. Alle 9,00 la fanteria nemica attacca il vertice, ma viene respinta. Alle 10,00 la 24° Compagnia francese arriva di rinforzo, ma il nemico cerca di accerchiarci: i bulgari stanno progredendo, la sparatoria è ininterrotta. Alle 17:30, due battaglioni bulgari hanno avvicinato la vetta insidiando la linea della 244°. Un attacco energico spinge contro il nemico, che si ferma a un dieci metri dalle trincee francesi. A mezzanotte scatta un nuovo attacco bulgaro in massa: per due ore si svolgono combattimenti corpo a corpo. I francesi perdono 64 uomini: 16 uomini e 48 feriti. Certamente molto superiori sono le perdite bulgare. |
28 novembre
2 reggimenti e 6.000 reclute serbe abbandonano Monastir e si dirigono verso l’Albania, sotto una bufera di neve. Mariani francesi Fraccaroli Arnaldo 1915 100 mariani francesi che difendevano Belgrado, demoliti i loro pezzi di artiglieria, cercarono di raggiungere il mare di Salonicco. La Serbia però era impossibile da attraversare, quindi furono costretti a ripiegare vs l’Albania e da qui entrare in Macedonia. Assieme al loro comandante Picot dovevano arrivare il 17 novembre a Monastir ed aggiungersi alle truppe serbe, ma il console francese osservò che essendo marinai non sarebbero potuti essere utili alla difesa della città così ebbe l’assicurazione da parte del colonnello serbo Vassic che avrebbero potuto proseguire per Salonicco. Furono attesi invano per tutto un giorno e la notte…nulla, quindi si pesò che fossero stati fatti prigionieri bulgari. Poco prima che l’ultimo treno per la Grecia partisse si vide però arrivare da nord un cavaliere al galoppo: era il comandante Picot che preso un cavallo in un villaggio vicino, anticipò i propri marinai, oramai sfiniti, a circa 4 ore da li. Tuttavia il treno per la Grecia non potè aspettare e partì. Il console francese quindi scese dal treno e organizzò per il pomeriggio il loro trasporto a Florina. |
Reclute serbe Fraccaroli Arnaldo 1915 Le reclute serbe erano arrivate a Monastir dopo 3 settimane di marcia, passando per l’Albania, senza cappotti, senza scarpe, senza pane. Per 2 giorni non avevano mangiato. Sotto la pioggia e la neve 120 di loro erano caduti estenuati ed abbandonati morenti. I superstiti arrivarono a Monastir ansimanti. Non era un rinforzo quello ma una moltitudine di scheletri. Non avrebbero potuto che essere raccolti in un ospedale ed invece furono subito inviati al fronte. E malgrado le loro condizioni strazianti combatterono. |