Fronte Macedone 1916-18
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Novembre 1915

Novembre 
Fraccaroli Arnaldo racconta:
"...la popolazione rimasta a Monastir fu svegliata di soprassalto da mille grida di allarme. Erano stati visti dei bagliori accendersi in direzione di Prilep, e nel silenzio arrivava distinto il rombo dei cannoni. I bulgari erano dunque vicini: più di quanto si credesse. Stavano dunque avanzando.
Quella none e il mattino seguente furono per Monastir momenti di un terrore indimenticabile. Tutta la popolazione si alzò, scese nelle strade con materassi con sacchi. Grida di donne, strilli di bambi, lumi vaganti nell'oscurità. E al mattino, alla partenza dell’unico treno per Salonicco. In stazione fu invasa e i vagoni presi d'assalto. Partirono le famiglie di alcuni ex-ministri qui rifugiatesi da Nish, partirono mogli di ufficiali e di funzionari, partirono quasi tulle le famiglie facoltose il panico durò tutta la giornata.
Poco a poco subentrò un pò di canna. II contando serbo di Monastir annunziò che i bulgari erano stati arrestati tra le gole della Babuna, che i francesi stavano per arrivare in soccorso dalla direzione di Krivolak"

"...a Monastir dopo 3 anni di controllo serbo, sono gli ufficiali e i funzionari pubblici sono serbi quasi tutta la popolazione è composta da bulgari, musulmani, cutzo-valacchi di origine romena, e greci. Nei tre anni della loro occupazione i serbi non hanno neanche potuto fare niente per rendersi amica la popolazione in Macedonia, ed ecco che ora nel momento della crisi, la Serbia non può affatto contare sopra l'aiuto della popolazione.
Nella vecchia Serbia la marcia degli invasori sul terreno della patria è ostacolata in tutti i modi da tutti gli abitanti che difendono eroicamente In propria terra. Il proprio  focolare. Qui, nella Macedonia, può invece avvenire il contrario…."

La prima settimana di novembre
I serbi abbandonando Kraljevo, raggiungono prima Raška, Kosovska Mitrovitza quindi Prizren. Un'altra colonna di militari e profughi arriva a Priština. "....Quando i primi carri di questo flusso arrivarono nelle vie di Priština, gli ultimi non erano ancora usciti dalla città di Prokuplje. Tra le due città c’era una colonna senza fine di carri che viaggiavano tre giorni e tre notti senza sosta".
Un testimone racconta:
"....all’improvviso sono inciampato in un ostacolo: era il cadavere di un vecchio. L’abbiamo spostato ai bordi della strada e l’abbiamo abbandonato lì. Ecco una donna stesa sul solco lasciato da un camion impantanato; stringe al suo petto un bambino di due anni, tutto irrigidito. Lui morto, lei pure, di freddo e di fame".
Novembre
Il comando serbo di tutta la Macedonia si trova nel konak a Monastir, ma è isolato dal resto del paese e dal comando generale.
FotoMacedonian front, Officer 35° Rila Division
1-2 novembre
Battaglia di Krivolak: l’organizzazione delle difese francese è accelerata. Fino a questo momento tutti gli attacchi notturni della fanteria bulgara sono stati respinti. L'artiglieria nemica però rafforza ed il picco Kara-Hodzali è soggetto a bombardamenti violenti. L’artiglieria bulgara utilizza cannoni del tipo: 75, 87 e 105.

2 novembre
I tedeschi entrarono a Kragujevac.

2 novembre
I francesi avanzano verso il fiume Cerna per occupare l'ultimo valico che permette ai serbi di togliersi dalla morsa della 2° Armata bulgara e fuggire verso l'Albania.

2 novembre
Iniziano gli scontri della cosiddetta battaglia di Svrlig, alcuni chilometri da Nis. I bulgari grazie ai cannoni di grosso calibro forniti loro dai tedeschi, in meno di due giorni neutralizzano le ultime difese della città di Nis.
2 novembre
Il quartier generale serbo viene stabilito a Raska, mentre il voivoda Putnik, molto malato, dirige le operazioni dal letto di una autolettiga. Re Pietro, pure malato, vuole essere portato sul fronte bulgaro e rimane 2 ore in una trincea.
2 novembre
Un battaglione bulgaro viene annientato dalle truppe serbe sul colle di Kerstaz (tra la città di Veles e quella di Prilep). I bulgari vengono sorpresi dalla fanteria serba mentre cercano di attraversare l'ultima gola che li separa dalla strada per Prilep. I serbi scendono dai rilievi attaccando alla baionetta e con lanci di bombe a mano: 250 bulgari rimangono uccisi, gli altri si ritirano.
Alla sera il contrattacco serbo obbliga il nemico a ritirarsi alcuni chilometri verso Veles.
2 novembre
A Monastir vengono distribuiti tra la i cittadini mille fucili, con un corredo di venti cartucce ciascuno….si cerca di armare solamente i simpatizzanti perchè quelle armi in mano a molti abitanti (la maggior parte erano di origine bulgara, turca e greca) avrebbero potuto essere rivolte poi contro gli stessi serbi.
3 novembre
Battaglia di Krivolak: dalle 10,30 alle 17,30 l’artiglieria bulgara bombarda pesantemente tutta la linea francese. Durante la notte i tentativi bulgari di penetrare le linee francesi sono sventati. Nonostante i gravi danni e perdite subite dai colpi dell'artiglieria nemica, i francesi cercano di contrattaccare i bulgari sul fianco destro. La situazione delle truppe francesi appare però critica ed iniziano a mancare i rifornimenti: l’olio è usato solo per le mitraglie, non ci sono razzi e granate, le cartucce sono razionate. 
​
Lo stesso giorno, la 156° Divisione francese prende i villaggi di Dorlobos e Kajali.
4 novembre 
Arnaldo Fraccaroli scriveva:
“…due giorni prima del nostro passaggio, quasi sulla stessa nostra rotta un piroscafo mercantile, il Bosnia, era stato fermato e silurato nell’Egeo: l'equipaggio i pochi passeggeri si erano salvali a stento. Un altro piroscafo era stato cannoneggialo e sommerso qualche giorno innanzi, da un altro sottomarino. In questi mesi il viaggio sui mari della guerra è pieno di imprevisto e di emozioni. Le navi dei paesi neutri passano con i fianchi completamente coperti dai colon nazionali e dal nome della nazione scritto in caratteri giganteschi….”
4 novembre 
Giornata di relativa calma: nessun attacco nella zona di Krivolak.
FotoMacedonian front, British howitzer in Thessaloniky
4 novembre
​Si presenta al comando supremo di Udine il generale Gouraud, che consegna a Cadorna, per conto di Joffre, un “rapporto relativo ad un piano d’azione comune degli Alleati in Oriente”, compilato assieme al collega inglese. Il generale spiega la necessità di concentrare a Salonicco non meno di 250.000 uomini con l’apporto della Russia, il che avrebbe indotto la Romania ad intervenire ed avrebbe senza dubbio trascinato la Grecia nel conflitto.
Il concetto illustrato in quel rapporto corrisponde esattamente al pensiero di Cadorna, fatta eccezione per l’entità delle forze italiane richieste, cioè non certamente 100.000 uomini, ovvero almeno cinque divisioni da sottrarre al fronte austriaco.

5 novembre
il Generale Cadorna invia al Presidente del Consiglio Salandra con alcune considerazioni importanti: innanzitutto su una guerra invernale che certamente non avrebbe portato a risultati di nessun genere, e poi che l’Italia non era in grado di fornire 100.000 uomini, al massimo 60.000.
5 novembre
I serbi abbandonano la città di Tetovo
5 novembre
I francesi conquistano  Kamen Dol, Debrista e la stazione ferroviaria di Gradsko (nella valle del fiume Vardar). 
5 novembre
Battaglia di Krivolak: alle 6 del mattino una colonna francese cerca di infiltrarsi nel burrone a est di Kara, aspettando l’arrivo dei rinforzi. Alle 9 inizia il bombardamento bulgaro. Alle 13 un battaglione nemico si muove verso l’ala sinistra delle posizioni francesi. I bulgari iniziano a sparare da circa 1600 m, ma vengono fronteggiati da alcuni pezzi francesi da 75 e da 65. Il fuoco delle mitragliatrici francesi obbliga i bulgari a ripararsi tra gli anfratti e le buche. L’attacco bulgaro è stato respinto. La notte passa tranquilla ed i francesi possono riparare le trincee e il filo spinato. Dal 30 ottobre al 6 novembre le truppe francesi presenti nella zona perdono 170 uomini: 35 morti e 135 feriti. 
FotoMacedonian front, Serbian retreat in Albania
5 novembre 1915
Cade Nis. Il corpo diplomatico serbo si trasferisce a Monastir mentre gran parte delle truppe serbe, nell'impossibilità di contrattaccare vista la propria inferiorità, ricevono l'ordine dal Marshal Radomir Putnik di ripiegare verso il Kosovo e da qui proseguire attraverso il Montenegro fino alla neutrale Albania.
Si formano così 3 colonne:
  • la prima segue la strada Prizren-Podgorica-Skoder-Ljes. In questa colonna oltre ai soldati vi erano anche Re Pietro I, Governo, Ministri;
  • la seconda colonna del esercito da Prziren per Ljum-Kule-Piskopeje-Elbasan–Tirana. La colonna era comandata dall'erede al trono principe Alessandro;
  • la terza comprendente tre divisioni seguirono la strada Piskopeja-Debar-Struga–Elbasan.
All'inizio della marcia l'esercito serbo spingeva innanzi a sé 30.000 buoi e 50.000 cavalli, per il traino dei carriaggi con salmerie, armi e perfino un centinaio di cannoni; l'inverno in corso, la regione inospitale e l'impossibilità di trovare erba fresca sotto la neve, ebbe ben presto ragione degli animali che, vinti dalla fame, furono abbandonati ai lati delle carrarecce. Venne così a mancare il traino per le salmerie, i soldati furono costretti a lasciare prima l'armamento pesante, poi quello individuale. Si dissolse anche ogni forma di organizzazione militare e la marcia dei disperati proseguì lungo due direttrici: la Elbasan -Tirana e la Scutari-Alessio, con un obiettivo comune: Durazzo. Catturati nelle vittorie riportate contro il generale Potiorek nel 1914, circa 60.000 ex soldati austriaci e 120.000 reclute d'età non superiore ai sedici anni, che il Governo voleva sottrarre agli invasori, precedevano le colonne serbe. Assiderati, affamati, tormentati dalle malattie, dalla stanchezza e dalle bande albanesi ostili, oltre la metà dei prigionieri di guerra perì lungo il percorso mentre i sopravvissuti, giunti a Durazzo, furono poi imbarcati dalla flotta italiana e trasportati nei campi di prigionia allestiti sull'isola dell'Asinara.

Fraccaroli Arnaldo:
"...le strade sono orribili e si perdono e finiscono su per le montagne tragiche dell’Albania e non c’è più nelle strade e nei paesi una capanna abitata e l’aria è gelida e il vento arruffa la neve in molinelli rabbiosi e non c’è più niente da mangiare e le opanke che fasciano i piedi si sfaldano infradicite dal fango e dalla neve e il destino è incerto e ai margini della strada si piegano esausti i più stanchi, abbattuti, ansanti invocando un soccorso che nessuno può dare e parecchi muoiono…"
6 novembre
La 156° Divisione attacca le postazioni bulgare sul monte Archangel ad ovest di Gradsko, ma viene respinta.
FotoMacedonian front, Carriage of King Peter I - Prizren November 1915
6 novembre
​Un osservatore inglese Gordon Smith così descrive l’evacuazione di Krusevac:
“from the eminence on which I stood the spectacle was terrifying. Krushevatz was blazing at half a dozen points, the whole sky was covered with a crimson glare, while below us the river, blood-red in the flames, could be followed to the horizon, where the flashes of Serbian guns delaying the German advance could be seen… Suddenly there was an explosion like an earthquake. An immense column of yellow flame shot heavenward, lighting up the whole country for miles round. The heavy girder bridge over the river had been dynamited".

Gordon descrive la ritirata dei serbi vs il Kosovo
"the panorama which met our eyes was grandiose in the extreme. To right and left of us snow-capped mountains towered to the clouds. Through the centre of the valley they formed wound a narrow road skirting a rushing stream, the Rasina. As far as the eye could reach, both front and rear, was an endless line of marching regiments, infantry, cavalry and artillery… For fifty kilometres in front of us and ten behind us rolled this human flood, 130,000 men, 20,000 horses and 80,000 oxen, with here and there a pontoon train, a field telegraph section or a battery of immense howitzers drawn by teams of twenty-four oxen. But behind us we could always hear the inexorable thunder of the German guns”.

7 novembre
Sbarca a Salonicco il 9° Battaglione King's Own inglese. Il battaglione si accampa nella valle di Galiko, dietro alla città. Nevica e di notte il termometro scende a -18 c°.
7 novembre 
Battaglia di Krivolak: il corrispondente francese del “Petit Parisien’s” riporta in modo trionfale lo scontro del 5 novembre scorso tra bulgari e francesi:

“dopo un pesante bombardamento i bulgari hanno assaltato le ns postazioni ma sono stati fermati dal fuoco della nostra artiglieria, dalle nostre mitragliatrici e fucili. In particolare sabato la nostra artiglieria ha causato enormi perdite al nemico. Molti di questi sono morti durante la loro ritirata attraverso il fiume Vardar”.
7 novembre
Durante un incontro bilaterale a San Giovanni di Moriana i delegati francesi chiedono all'Italia l'invio di almeno 3 divisioni. Cadorna è favorevole in quanto ritiene che un impegno congiunto dell'Intesa in Macedonia poteva essere utile per spingere non soltanto la Grecia ma anche la Romania (entrò in guerra nell'agosto 1916) a dichiarare guerra agli Imperi Centrali ed ad alleggerire i fronti italiani. L'Italia di fatto cede ad un compromesso, che alla fine rappresenta per l'Italia un doppio impegno Abania e Macedonia, limitando il proprio intervento alla divisione rafforzata, che in seguito alla disfatta dei serbi assumerà poi un importante ruolo nello scacchiere macedone.
9 novembre
Dal diario di un soldato inglese:
"stiamo marciando in Serbia, la strada è un ammasso di fango e la pioggia rende ancora più difficile la marcia. Passando sopra un ponte sul Vardar siamo investiti da raffiche di vento, i carri sprofondano fino all'asse delle ruote. Dopo aver attraversato diverse colline, raggiungiamo il villaggio di Bogdanci. E' deserto. Ci accampiamo in una vecchia scuola...."
                                      I fili del telegrafo
                                     Fraccaroli Arnaldo 1915
​
I fili telefonici, questa sottilissima nervatura dell’umanità che da la forza ed il coraggio ai lontani, si limitano ad una cerchia brevissima. Quasi ogni giorno la cerchia si restringe.
Gli apparecchi interrogano, ma dall’altra parte nessuno risponde. Il filo è stato tagliato. La solitudine si fa sempre più profonda più angosciosa.
A Monastir la tragedia dell’invasione ha avuto la sua prima ripercussione sull’ufficio telegrafico. Si è rivelata da lì: non per le notizie che venivano ma per quelle che mancavano. Il telegrafo assomiglia a quegli igrometri che nel periodo delle piene segnano l’ingrossare e il dilagare dei fiumi.
​La Serbia si sommergeva ed il telegrafo registrava con il suo silenzio. Le tappe dell’avanzata bulgara ebbero le prime segnalazioni nei silenzi degli apparecchi telegrafici. 
9 novembre
Battaglia di Krivolak: un battaglione e una batteria francese si muovono verso il villaggio di Pepeliste. I bulgari conquistano con la baionetta una trincea, ma i francesi mantengono il villaggio di Bruskin. Alle 8,00 l'artiglieria bulgara apre il fuoco sullo sperone occupato dalla 244° Compagnia francese. Alle 9,00 la fanteria nemica attacca il vertice, ma viene respinta. Alle 10,00 la 24° Compagnia francese arriva di rinforzo, ma il nemico cerca di accerchiarci: i bulgari stanno progredendo, la sparatoria è ininterrotta. Alle 17:30, due battaglioni bulgari hanno avvicinato la vetta insidiando la linea della 244°. Un attacco energico spinge contro il nemico, che si ferma a un dieci metri dalle trincee francesi. A mezzanotte scatta un nuovo attacco bulgaro in massa: per due ore si svolgono combattimenti corpo a corpo. I francesi perdono 64 uomini: 16 uomini e 48 feriti. Certamente molto superiori sono le perdite bulgare.
10 novembre
Battaglia di Krivolak:  la carica francese al Monastero dell'Arcangelo viene respinta dal contrattacco bulgaro. La mancata conquista francese di questa posizione dominante condizionerà l'esito della battaglia.
10 novembre
Fraccaroli Arnaldo racconta:
"...in Macedonia (la bassa Serbia) le autorità per non impaurire troppo la popolazione dinnanzi all’invasione bulgara non dicono “arrivano i bulgari” bensì “arrivano i Tedeschi”. I serbi infatti ricordavano come i bulgari trattarono i prigionieri turchi durante le guerre balcaniche: tagliavano loro il naso e mutilavano le mani".
10 novembre
Battaglia di Krivolak: le difese francesi si sono riorganizzate. I bulgari hanno avuto grandi perdite e non tentano nuovi attacchi. Le posizioni francesi sono però continuamente battute dall’artiglieria bulgara.
FotoMacedonian front, Kumanovo battle
10 novembre
La 1° Armata bulgara annienta nella zona sud del fiume Morava l'esercito serbo. I serbi si ritirano nell'attuale Macedonia, aprendo, inutilmente, una nuova linea di difesa a Kumanovo. Nei pressi di questa cittadina si tiene la più importante battaglia di tutta l’offensiva di Ovche Pole. La 3° e 7° Divisione bulgara sconfiggono facilmente le divisioni serbe permettendo alla divisione di cavalleria di raggiungere facilmente Veles. L'occupazione delle truppe bulgare della Macedonia inserisce un cuneo tra i serbi e le forze anglo-francesi che cercavano di muovere in loro soccorso da Salonicco.

Nel novembre
Nonostante il parere contrario del generale Cadorna, è costituito un "Corpo Speciale Italiano d’Albania" dipendente esclusivamente dal Ministero della Guerra: il comando delle truppe è affidato al generale Emilio Bertotti. Il Corpo speciale deve proteggere Valona e Durazzo, sgombrare i prigionieri austriaci dei quali i serbi si volessero disfare, proteggere l'esercito serbo dalle ostilità albanesi e dagli attacchi austriaci e rifornirlo di vettovaglie e munizioni. Ulteriore compito è quello di spingere le truppe nell’entroterra fino a garantire la sicurezza di una nuova base navale che, con Brindisi, avrebbe costituito la chiave di possesso del canale d’Otranto.
Nei successivi giorni viene costituito il corpo di autieri, che poi servirà la strada di Santi Quaranta, composto inizialmente da soli 15 autocarri Fiat BL Ter. Oltre alle truppe già presenti a Valona, il contingente italiano comprende:
  • Comando Brigata Savona, 15° fanteria;
  • Comando Brigata Verona, 85° e 86° fanteria;
  • uno squadrone di cavalleria;
  • tre batterie someggiate;
  • due batterie di obici Skoda;
  • sette batterie campali;
  • 47° e il 48° Reggimento di milizia territoriale.
12 novembre
Nel pomeriggio i bulgari conquistato Krusevica e Grasko dopo che le cittadine erano state evacuate dai francesi.
12 novembre 
Battaglia di Krivolak: la situazione delle truppe serbe in ritirata diventa insostenibile, così, gli anglo-francesi decidono di riunire le truppe a Salonicco. I francesi però manterranno le posizioni a Krivolak fino dopo il 23 novembre. I primi di dicembre la 10° Divisione Irish, nel tentativo di difendere il fianco destro (molto più a sud di Krivolak) della ritirata serba, viene sconfitta a Kosturino.
12 novembre
​Il console italiano a Monastir così descrive la situazione
“durante tutta la decorsa settimana la popolazione serba e quella abbiente delle altre nazionalità si è rifugiata in Grecia, conoscendo per l’esperienza passata, che l’azione delle truppe regolari balcaniche, è sempre preceduta, durante la guerra, da quella di bande di comitazi, che si abbandonano ad ogni sorta di delitti sulle persone, di devastazioni e di saccheggi. E’ parso prudente a me, come ai miei colleghi dei paesi nemici alla Bulgaria, di provvedere fin d’ora al trasporto degli archivi nei rispettivi consolati a Salonicco. Il giorno di una ritirata serba sulla città sarebbero mancati oltreché il tempo sufficiente, anche i mezzi di trasporto, giacché tutti i carri sono stati ormai requisiti e la ferrovia Salonicco-Monastir ha già disposto per l’interruzione del servizio alla frontiera greca qualora il nemico dei serbi stia per sopraffarlo nella regione di Monastir.“
12 novembre
Josef Šrámek, prigioniero austro-ungarico, così descrive il trasferimento dei prigionieri attraverso il Kosovo​
"sad times—no bread or meals for 3 days, and yet we have to work. We are dying for food. It is raining; the creek flooded the road, and the supplies can’t reach us. We boil corn and rose hips. I traded a little corn flour for a shirt and underwear. The Arnauts [ethnic Albanians] do not want Serb money. The boys trade flour for their last blankets… Today someone shouted at the narednik [officer]: “Give us bread or shoot us. We cannot live like this.” We’re hopeless".
FotoMacedonina Front, Serbian POW
16 novembre 
Il Comandante della piazza di Monastir, abbandonata l’ultima linea di difesa, invita i Consoli di Francia, di Inghilterra, d’Italia e di Russia a lasciare la città…
"l’indomani, insieme ai colleghi di Francia e di Russia lasciavo Monastir per recarmi a Salonicco, non avendo trovato alloggio nelle borgate prossime alla frontiera. La caduta di Monastir sembrava imminente, la resistenza serba essendo ormai annientata. Senonché durante l’indugio delle truppe bulgare ad occupare Monastir giungeva notizia del prossimo arrivo di prigionieri austriaci di nazionalità italiana in viaggio attraverso l’Albania ed inoltre di alcuni membri della regia Legazione. Affine di essere loro utile e mentre sembrava possibile una occupazione mista di Monastir rientrai alla mia residenza, esonerandone beninteso la responsabilità del comandante, e vi rimasi sino al momento della ritirata dei Serbi dalla città”.

16 novembre
Alla richiesta di cannoni da parte delle truppe serbe a Monastir, il generale Sarrail risponde “impossibile per il momento: impossibile e inutile”
17 novembre
La notte i bulgari forzano il passo di Babuna: 2 reggimenti serbi devono abbandonare le posizioni per non farsi accerchiare dalla cavalleria bulgara che arriva da Krusevo. La nuova linea di difesa serba è nella pianura di Pelagonia (a metà strada tra Prilep e Monastir) Topolcani, Bakirno e Gummo. Le forze bulgare contano 4 reggimenti di fanteria.
17 novembre
Fraccaroli Arnaldo racconta:
“…entro nel konak di Monastir che ospita il comando serbo…riconosco la sentinella che monta la guardia al palazzo: è il presidente del tribunale. L’altra sentinella che gli darà il cambio è il direttore delle scuole…è la milizia improvvisata: una baionetta, un berretto e sono diventati soldati”
 19 novembre
Il ministro della guerra serbo raggiunge il proprio governo a Prizren.
19-20 novembre
Il 15° Reggimento di fanteria Lom attacca la fortificazione serba di Vukova Glava. I serbi, inseguiti dai bulgari si ritirano in disordine abbandonando il materiale da guerra. 
20 novembre 
Battaglia di Kosturino: la 30° e 31° Brigata della 10° Divisione Irish avanzano fino ad occupare le line abbandonate di recente dai francesi, sono il fianco destro delle linee alleate. Gli irlandesi vanno ad occupare una zona rocciosa, esposta ai venti freddi e con poca vegetazione. Per molti di questi uomini, già deteriorati dalla disastrosa campagna di Gallipoli, passare dal caldo della Turchia al freddo delle montagne macedoni e la mancanza di adeguata alimentazione, è devastante: in pochi giorni oltre 1.600 ricoveri all’ospedale militare. Il quartier generale della 10° Divisione è ospitato a Dedeli in una tipica casa turca che, dopo un energica pulizia, è anche diventata passabile. Il quartier generale della 31° Brigata è, invece, a Tartali, mentre quello della 30° Brigata è a Kadjali. La 30° Brigata è posizionata proprio al di sotto della cresta dei rilievi dove il fondo roccioso impedisce di costruire delle trincee adeguate. Anche i francesi quando presidiavano la zona avevano utilizzato dei massi per creare dei ripari. Per tutto novembre non vi furono scontri fatta eccezione per un colpo di cannone bulgaro che casualmente centrò un gruppo di fucilieri uccidendone 9 e ferendone 12.
20 novembre
Notevoli sono le difficoltà logistiche incontrate dalle truppe inglesi a Kosturino. Il terreno roccioso infatti:
  • impedisce di scavare trincee profonde, che devono quindi essere rinforzate con sacchi e cumuli di pietre. In molti punti mancava anche il filo spinato;
  • rende difficile il posizionamento dell'artiglieria;
  • impedisce di proteggere i fili dei telefoni da campo che venivano spesso interrotti dagli zoccoli dei muli durante la notte.
20 novembre 
Reparti bulgari e tedeschi prendono Novi Pazar.
FotoMacedonian Front Von Mackensen and 18° -20° Bulgarian Regiments
23 – 24 novembre 
La 6° e la 9° Divisione tedesche e la 2° Armata bulgara conquistarono Pristina e Mitrovica. Il comandante dell’armata germanica Von Mackensen considerando ultimato il proprio compito con l’occupazione di Mitrovica, rinuncia ad inseguire i serbi in Albania. Mentre i tedeschi arrestano le operazioni, gli austriaci continuano con l’occupazione prima del Montenegro e poi dell'Albania.

 23 novembre
Così scrive il console italiano a Monastir:
"sono giunti per via Dibra-Prizren 2500 uomini di fanteria della divisione Moravia, provenienti dalla vecchia Serbia ed è atteso arrivo di altre truppe per la medesima via ….  Legazioni estere in viaggio per Monastir: saranno qui entro questa settimana. Giornali greci annunziano disfatta francese nella valle del Vardar, ma ancora la notizia è da accogliersi con molta riserva. Circoli militari locali ora ritengono che bulgari non intendano attaccare Monastir nella valle della Cerna, bensì vogliano girare la città a Nord-ovest, scendendo da Kicevo.” 

“Da Monastir, quando la resistenza degli alleati nella valle del Vardar sembrava potesse durare molto tempo ancora, raggiunsi Gevgelija compresa nella giurisdizione del Regio Consolato. Ma appena giuntovi non ebbi difficoltà ad accorgermi della ritirata degli alleati in modo che mi rimase soltanto il tempo di provvedere alla protezione di alcune religiose italiane colà residenti nel caso di invasione bulgara e lasciai anche Gevgelija l’11 dicembre. Rimanere a Gumendzie pur in territorio greco, non mi era possibile avendone posto divieto a chiunque le autorità militari francesi; venni perciò a Salonicco, dove rimango in attesa di istruzioni di Vostra Eccellenza.”​

23 novembre
Re Pietro arriva a Nish, era a Topolova per cure. A Nish inconta Pasic. Il Re vuole a tutti i costi recarsi sul fronte bulgaro ma sia il voivoda Puntik (il nonno) che il proprio medico lo sconsigliarono, allora il Re:
“Va bene, voi potete rifiutare il permesso ad un vecchio soldato. Ma io sono il Re. Forse il Re tra i suoi soldati può ancora servire a qualche cosa. Datemi due gendarmi”
…e parte per il fronte orientale.
24 novembre
Putnik ordina la ritirata attraverso l'Albania settentrionale.​ Kralievo, dopo aver ospitato il governo serbo per 9 giorni viene abbandonata. Il governo si trasferisce a Raska, quindi a Mitrovika,poi a Prizren e da qui entra in Albania.
24 novembre 
La fanteria francese attacca le postazioni bulgare di Stip, sulla riva sinistra del Vardar, allo scopo di alleggerire la pressione nemica su Krivolak dove sono posizionati i magazzini alleati.  
25 novembre
Circa 155.000 soldati serbi (i resti di tre armate) oltre a migliaia di profughi e prigionieri austro-ungarici entrano in territorio albanese per raggiungere il porto di Valona e da qui essere imbarcati verso l’Isola di Corfù. Nei punti di raccolta organizzati dagli alleati sulla costa albanese mancano le medicine e cibi adeguati alle precarie condizioni di salute dei soldati: migliaia di giovani serbi muoiono di fame e stenti. Anche lo stesso general Putnik si ammala gravemente durante la ritirata. Trasferitosi in Francia, è sostituito dal maresciallo Misic. Dei 10.000 soldati serbi morti a Corfù solo la metà è seppellita nel piccolo cimitero locale, mentre l'altra è tumulata direttamente nel mare all’ingresso della baia di Corfù, davanti all’isola di Vido: per il rispetto, i pescatori Greci per più di 50 anni non vollero pescare vicino alla isola per non disturbare gli eroi serbi che dormivano in fondo di mare.
27 novembre
Battaglia di Kosturino: rapporto delle truppe alleate:
"inizia a nevicare. Le difese lungo il ridge (la cresta dei rilievi attorno la cittadina) non sono ancora adeguate per dare conforto ai nostri soldati. I soldati non dispongono di rifugi, ma solo piccoli ripari realizzati utilizzando tessuto impermeabile che regolarmente crollava sotto il peso della neve. Non esisteva legno, lamiere o altro materiale per costruire i rifugi. Le pattuglie alleate e quelle bulgare che esploravano Ormanli si riparavano in case talmente vicine che ognuno sentiva le voci degli altri, ma nessuno combatteva…c’era troppo freddo. In 3 giorni si registrarono 750 casi di congelamento. Gli indumenti caldi che venivano consegnati ai sodati venivano indossati sopra gli altri per non spogliarsi".
27 novembre
Sbarca a Salonicco proveniente da Marsiglia il 2° Battaglione King's Own della 22° Divisione inglese. Non nevica, ma c'è la nebbia.
28 novembre
2 reggimenti e 6.000 reclute serbe abbandonano Monastir e si dirigono verso l’Albania, sotto una bufera di neve. 

                                     Mariani francesi
​                                   Fraccaroli Arnaldo 1915

100 mariani francesi che difendevano Belgrado, demoliti i loro pezzi di artiglieria, cercarono di raggiungere il mare di Salonicco. La Serbia però era impossibile da attraversare, quindi furono costretti a ripiegare vs l’Albania e da qui entrare in Macedonia. Assieme al loro comandante Picot dovevano arrivare il 17 novembre a Monastir ed aggiungersi alle truppe serbe, ma il console francese osservò che essendo marinai non sarebbero potuti essere utili alla difesa della città così ebbe l’assicurazione da parte del colonnello serbo Vassic che avrebbero potuto proseguire per Salonicco.
Furono attesi invano per tutto un giorno e la notte…nulla, quindi si pesò che fossero stati fatti prigionieri bulgari. Poco prima che l’ultimo treno per la Grecia partisse si vide però arrivare da nord un cavaliere al galoppo: era il comandante Picot che preso un cavallo in un villaggio vicino, anticipò i propri marinai, oramai sfiniti, a circa 4 ore da li. Tuttavia il treno per la Grecia non potè aspettare e partì. Il console francese quindi scese dal treno e organizzò per il pomeriggio il loro trasporto a Florina. 
                                       



​                                      Reclute serbe
                                           Fraccaroli Arnaldo 1915

​Le reclute serbe erano arrivate a Monastir dopo 3 settimane di marcia, passando per l’Albania, senza cappotti, senza scarpe, senza pane. Per 2 giorni non avevano mangiato. Sotto la pioggia e la neve 120 di loro erano caduti estenuati ed abbandonati morenti. I superstiti arrivarono a Monastir ansimanti.
Non era un rinforzo quello ma una moltitudine di scheletri. Non avrebbero potuto che essere raccolti in un ospedale ed invece furono subito inviati al fronte. E malgrado le loro condizioni strazianti combatterono. 
28 novembre
Dal diario dell'ufficiale medio a Kosturino
"nella notte tra il 26 e il 27 è continuato a nevicare. Gli uomini devono affrontare grandi difficoltà e il numero dei ricoveri continua ad aumentare. Il 27 abbiamo organizzato un ospedale presso una casa di Kajali dove si cerca di curare i malati..."
28 novembre
I serbi abbandonano Topolcani cercano di far saltare dietro loro il ponte, ma riescono solo a danneggiarlo: il giorno seguente viene attraversato dalla cavalleria bulgara
29 novembre
Parte da Monastir l’ultimo treno per la Grecia. ogni attività ferroviaria cessa….Monastir viene abbandonata. Gli ultimi a partire sono il sindaco, il prefetto, il console italiano quello inglese e….il comandante serbo. 
29 novembre
Oltre 200 soldati inglesi semi-congelati vengono trasferiti dall'ospedale da campo di Kosturino a Salonicco.
Foto
Macedonian Front on 29th November 1915
30 novembre
​6 velieri italiani, carichi di grano ed altre derrate fornite dalla Francia, destinate a soccorrere i Serbi, vengono inseguiti dai sottomarini austriaci: 3 vengono silurati.
30 novembre
L'Italia aderisce al trattato di Londra.
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