Fronte Macedone 1916-18
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Sgombro del presidio di Durazzo
​Nicola Morabito

FotoMacedonian front: Italian ships
​Finalmente il 23 febbraio l'esodo generale delle truppe serbe dall'Albania poté dirsi ultimato e poichè colla fine di esso venivano a cessare le ragioni che avevano determinata l'occupazione di Durazzo ne fu deciso lo sgombro. Era questa la seconda volta che a distanza di pochi giorni veniva dato l'ordine d'imbarco del nostro presidio. (omissis).
Nel frattempo la situazione si era fatta insostenibile. La guarnigione si era ridotta ad occupare le colline intorno alla città e perciò la possibilità di resistenza era ormai limitata a poche ore soltanto. Per proteggere le operazioni erano stati mandati i due cacciatorpediniere Insidioso e Impetuoso (omissis).
Frattanto, nel dubbio che il nemico, prevedendo l'imminente sgombro del presidio, potesse tentare di paralizzare con mine e sommergibili l'opera delle nostre unità, il Comando dell'Armata inviò a Durazzo anche il dragamine Monsone e grazie alla volonterosa e immediata prestazione del Comandante inglese Hatcher, anche 28 drifters per la protezione del traffico all'imboccatura di Durazzo e della navigazione fra Durazzo e Valona. Due di questi drifters: il Monsone e il Lilly Read, più non tornarono. Urtarono contro mine alla deriva e rapidamente affondarono. Dei 22 uomini di equipaggio del primo soltanto dodici poterono essere salvati; del secondo non fu salvato che un solo marinaio. Verso sera il Comando dell'Armata Navale ebbe comunicazione che le artiglierie austriache già raggiungevano il ridosso di Durazzo di qua della laguna e che senza il concorso delle artiglierie delle navi non sarebbe stato possibile l'imbarco delle truppe.
Nonostante che il mare fosse tempestoso S. A.R. il Duca degli Abruzzi .(omissis). ordinò che a qualunque costo lo sgombro si facesse; fece ripartire i piroscafi con ordine perentorio di arrivare a Durazzo; inviò il Libia perchè con i suoi cannoni da 152 battesse le posizioni avversarie dall'interno di Durazzo e Capo Pali. E poiché inoltre un'uscita in forze del nemico avrebbe avuto facile successo contro tanto naviglio da guerra e mercantile colà dislocato in critica posizione, ordinò che uscissero anche le corazzate Elena e Napoli.
All'alba del 26 febbraio si trovarono dentro Durazzo piroscafi, una nave ospedale, le RR. Navi Libia, Puglia (riparata l'avaria essa era ripartita subito) Agordat, Abba, Pilo, Irrequieto, Corazziere, Bersagliere, Città di Siracusa, Città di Catania e fuori in crociera di protezione Elena, Napoli, Weymouth, Liverpool, Marsala e nove cacciatorpediniere. Mai come in quel giorno nel basso Adriatico tante forze erano uscite ad un tempo e se il nemico avesse osato fare un tentativo per impedire l'imbarco delle truppe avrebbe avuto un assai dura accoglienza. Ma le navi austriache non si mossero! Lo sgombero doveva essere condotto a termine prima di sera. Alla vista del convoglio il nemico intuì le nostre intenzioni e raddoppiò la violenza dei suoi sforzi. Tutte le batterie presero a bersagliare la città e a spazzare con raffiche di granata l'unico pontile su cui necessariamente dovevano transitare i malati ed i feriti che venivano imbarcati sulla nave ospedale. Dal monte Vaes le fanterie austriache si lanciarono all'assalto delle posizioni ancora occupate dai nostri e chiusero in un cerchio di fuoco il manipolo dei difensori.
La fine era imminente.
​La fiumana nemica stava per travolgere il modesto argine di petti che le si opponevano quando entrarono in azione i 152 e i 120 della Libia e dell'Agordat e un uragano di fuoco si riversò sulle posizioni nemiche. Due ore dopo, una dopo l'altra, tutte le batterie erano state ridotte al silenzio (omissis).
Alle 8 di sera i soldati, i profughi albanesi, le donne, i bambini, i cannoni erano in salvo sui piroscafi: in tutto 10.000 persone. Soli restavano ancora i marinai con due cannoni da sbarco che fino all'ultimo momento non avevano cessato di sparare. Essi provvidero a distruggere i magazzini ancora pieni di viveri e ad abbattere i quadrupedi che non era stato possibile imbarcare. Anche i due cannoni da 76 dovettero essere abbandonati che ormai non era più possibile pensare ad imbarcarli: ma essi furono opportunamente inutilizzati. A notte alta il lungo convoglio mise in moto e pilotato dal Corazziere, uscì dalla rada........ Durazzo era sgombrata.

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