Sanità Militare e Croce Rossa Italiana nell’Oriente balcanico 1916 – 1919
Filippo Lombardi Medico psichiatra
Introduzione In queste pagine vengono illustrati i primi risultati di una ricerca avviata sull’impegno della Sanità Militare e della Croce Rossa Italiana in un fronte quasi dimenticato della Grande Guerra, quello della Macedonia, detto anche fronte dell’Oriente balcanico. La storia prende origine dalla partecipazione italiana alla “Armata alleata in Oriente”, un gruppo di armate schierato dagli alleati sul fronte di Salonicco a partire dall'agosto 1916: scopo della Armata alleata in Oriente fu quello di contrastare le forze deli Imperi Centrali, soprattutto dell’esercito bulgaro sostenuto da contingenti tedeschi e turchi Composto inizialmente da militari di due eserciti, quello inglese e quello francese, nel corso del tempo l’Armata crebbe con l’arrivo di altre unità militari, in particolare fornite da Italia, Serbia, Russia e Grecia, arrivando a contare nel 1918 un organico di circa 620.000 uomini. I primi contingenti francesi e inglesi sbarcarono nei Balcani nell’ottobre 1915, con l’obiettivo principale di salvare la Serbia dalla invasione degli Imperi Centrali Le forze alleate si dimostrarono tuttavia incapaci di prestare soccorso alla Serbia, completamente invasa e occupata dagli Imperi centrali tra l‘ottobre e il novembre 1915, ma riuscirono a mantenere il possesso della strategica base di Salonicco. Dopo questo scacco l’organico delle forze alleate crebbe sempre più, in particolare dopo la conclusione della fallimentare esperienza di Gallipoli. Nel giugno 1916 raggiunsero il fronte di Salonicco due brigate di fanteria russe che con ulteriori invii nel luglio 1917 formarono una divisione forte di 18.000 uomini. Circa 145.000 soldati serbi salvati dai porti dell’Albania furono trasferiti a Corfù dove furono riorganizzati con l’assistenza della Francia. Ad essi si aggiunse un “Corpo volontari serbi” costituito in Russia con prigionieri di origine slava, forte di circa 28.000 uomini, Nel dicembre 1916 giunsero quattro divisioni di fanteria greche che entrarono in linea a fianco degli Alleati sul fronte macedone; le forze greche salirono nel 1918 a circa 280.000 uomini. Il governo albanese in esilio formò un battaglione di fanteria di 800 uomini che combatté integrato nella 57ª Divisione di fanteria francese, si aggiunsero poi tre battaglioni comporti da fuoriusciti montenegrini formati a Gaeta con l’aiuto italiano. Infine nell'agosto 1916 il Portogallo inviò sul fronte di Salonicco una brigata di fanteria. Il contributo dell'Italia alla campagna di Macedonia fu rappresentato dal “Corpo di Spedizione Italiano in Macedonia”, composto principalmente dalla 35ª Divisione di fanteria, arrivata a Salonicco l’11 agosto 1916. Il suo organico comprendeva due brigate di fanteria (“Cagliari” e “Sicilia”) forti di due reggimenti di tre battaglioni ciascuno, uno squadrone di cavalleria fornito dal reggimento “Cavalleggeri di Lucca”, il 2° Reggimento artiglieria da montagna con otto batterie, sette compagnie del genio e servizi vari (sanità, trasmissioni, sussistenza); nel corso del 1917 arrivò una terza brigata di fanteria (“Ivrea”) e venne costituito un reparto di Arditi, portando l’organico totale delle forze italiane in Macedonia a circa 44.000 uomini. A sostegno del Corpo di Spedizione furono anche 438 ufficiali, piloti e specialisti dell’aviazione con diverse squadriglie di biplani da ricognizione armata Farman e S.A.M.L. S1 e S2. Il comando del Corpo di Spedizione fu inizialmente del generale Carlo Petitti di Roreto; tra il 26 aprile e il 24 maggio 1917 passò al generale Giuseppe Pennella e poi al generale Ernesto Mombelli. Le truppe iniziarono a partire da Taranto nell’agosto 1916 e una volta giunte a Salonicco presero la difesa del settore di Kruscia-Balcan, una linea di circa 50 chilometri particolarmente esposta agli attacchi dei bulgari. A novembre fu conquistato il monte Velusina e la città di Bratindol. Dalla fine del dicembre del 1916 al settembre del 1918, le truppe italiane in Macedonia condussero una logorante guerra di trincea. Unica battaglia di rilievo fu quella del 9 maggio 1917, sul fiume Cerna (o Crna) contro le forze bulgaro-tedesche, nella quale vennero feriti o uccisi 2.800 tra ufficiali e soldati italiani. A settembre 1917 riprese l'avanzata e gli italiani occuparono il massiccio del Cesma, le località di Karaul Kruska, Pribitzi e Sop. Il 14 settembre 1918 si scatenò l’offensiva risolutiva, l’offensiva del Vardar, nella quale le truppe italiane sfondarono il fronte nella battaglia di Dobro Pole contribuendo a disgregare l’esercito bulgaro e costringendo il governo di Sofia a chiedere l’armistizio. Il 3 ottobre 1918 i comandi dell’armata bulgara e austro-tedesca-turca di Macedonia cedettero le armi. L’avanzata proseguì con la penetrazione in Serbia e la liberazione di Belgrado, e le truppe italiane si spinsero anche fino alla capitale bulgara Sofia. L’armistizio dell’Austria-Ungheria il 3 novembre e della Germania l’11 successivo portarono al termine delle operazioni militari anche sul fronte balcanico. La spedizione costò all’Italia migliaia di morti, feriti e dispersi e circa 10.000 uomini vittime in inverno del gelo e in estate dell’ameba. Va poi aggiunto che nel corso della marcia vittoriosa verso la Bulgaria affluirono da ogni parte dei Balcani gli ex prigionieri italiani, fuggiti dai campi di concentramento, liberati dalla rivoluzione ungherese o sbandati all’annuncio dell’armistizio: in alcuni casi veri e propri scheletri ambulanti, denutriti, vestiti di miseri cenci, che dovettero essere accolti, curati e rivestiti dal Servizio di Sanità Militare.
Il Servizio Sanitario presso il Corpo di Spedizione Italiano Per la Sanità Militare la campagna macedone fu veramente irta di scogli che a tutta prima sembrarono insuperabili. Questo lembo del bacino del mediterraneo, sotto l’aspetto epidemiologico, aveva caratteristiche subtropicali e non va dimenticato che il primo sbarco avvenne nella prima quindicina di agosto, in piena infezione palustre resa più aggressiva da un caldo torrido. Il Corpo di Spedizione, giunto a Salonicco, fu sistemato ad alcuni chilometri della città in una località chiamata Zeimtelik, una piana ondulata ma priva di sorgenti di acqua potabile e senza possibilità di raccolta di quella piovana. Il terreno era paludoso, disseminato di acquitrini e praticamente spoglio di piante di alto e medio fusto. Dovendo basarsi a Zeimtelik per costituite stabilmente il luogo di concentramento delle truppe in arrivo in attesa della partenza per il fronte, si diede immediato inizio a lavori di risanamento del terreno; con l’utilizzo di squadre specializzate furono costruiti forni inceneritori per distruggere le innumerevoli sostanze di rifiuto che vi erano accatastate, furono costruiti servizi igienici, si provvide ad avviare il rifornimento idrico oltre a quello annonario. Fu posta particolare cura nel preservare le derrate alimentari dalle miriadi di insetti che popolavano la zona e furono attentamente controllate le modalità di confezionamento del rancio quotidiano. Infine, furono studiate numerose misure per tutelare la salute dei soldati da malaria e pediculosi. Nel frattempo si dispiegavano le prime unità sanitarie. Il 26 agosto, nell’Ospedale italiano “Regina Margherita” di Salonicco, fu impiantato l’ospedale da campo 0107, e il 5 ottobre successivo fu la volta dell’ospedale da campo 0108 che venne sistemato nelle scuole greche di Nucas. Il 5 novembre l’ospedale da campo 0151 si attendò nelle caserme greche di Salonicco, e quello 0142 nel Campo di Marte. Si trattava comunque di sistemazioni provvisorie e non ancora idonee: lo 0107 aveva un bel fabbricato ma solamente 150 posti letto, aumentabili a 250 con gli attendamenti regolamentari, e gli altri ospedali raggiungevano circa 200 posti letto ciascuno, ma sistemati su brande o pagliericci a terra. Fu dunque necessario cercare una diversa e migliore organizzazione, essendosi da subito osservato che la morbilità fra le truppe, già notevole per le malattie epidemico-contagiose, era cresciuta notevolmente dopo i primi contatti con le armate francesi e inglesi nelle quali dilagava la malaria. Inoltre il contatto della truppa con le popolazioni locali aveva portato al fiorire di morbi “esotici” quali la peste, il tifo petecchiale e il vaiolo. Sul fronte della Cerna sarebbero invece comparsi la dissenteria e lo scorbuto, fomentati dalla vita chiusa e stagnante delle trincee. Nel novembre 1916 fu quindi attivato un più razionale ordinamento sanitario articolato su quattro pilastri:
Sgombero malati e feriti
Ospedalizzazione
Profilassi
Rifornimento medicinali e altro materiale
Vediamo nello specifico la struttura di questi servizi.
Sgombero malati e feriti Il servizio sgombero malati e feriti fu affidato a reparti someggiati dislocati al fronte. In particolare, il reparto carreggiato della 35ª Sezione Sanità smistava negli ospedali avanzati, a mezzo di ambulanze o di autocarri attrezzati, gli infermi gravi, e trasportava tutti gli altri alla 49ª Sezione Sanità. Quest’ultima tratteneva gli infermi divenuti intrasportabili per aggravamento e inviava i meno gravi agli ospedali di seconda linea. Coloro che erano trasportabili ma abbisognavano di lunghe cure erano trasferiti agli ospedali di base utilizzando un treno sanitario francese. Alla Gare des Hôpitaux di Salonicco i malati venivano sistemati in un posto di ricovero sotto tenda e successivamente smistati ai vari ospedali. Le navi ospedale provvedevano successivamente al rientro in Italia. Nel primo semestre del 1917 vennero rimpatriati 5609 militari, nel primo semestre del 1918 il numero scese a 2.309.
Ospedalizzazione Il servizio di ospedalizzazione prevedeva tre gruppi:
ospedali avanzati e di primo ricovero
ospedali di seconda linea
ospedali di base.
Il primo gruppo era composto dagli Ospedaletti da campo 168 e 141, basati a Brod, nelle vicinanze di una ferrovia decauville. Vi si ricoverarono rispettivamente gli infermi gravi bisognosi di trattamento chirurgico e gli affetti da lievi malattie internistiche giudicati guaribili in pochi giorni. Le due unità disponevano complessivamente di circa 300 posti letto, in parte in tenda e in parte in baracche, ma erano comunque dotate e attrezzate per far fronte ad ogni emergenza. In ognuna di esse si trovava una saletta per operazioni di primo intervento. Il secondo gruppo, detto degli “ospedali di seconda linea”, era costituito dagli Ospedali da campo 177, 0142 e 0150. Il 177 era basato a Florina, in due fabbricati in muratura adibiti uno a sezione chirurgica e l’altro a sezione di medicina generale. Ricoverava infermi gravi che non erano in grado di raggiungere Salonicco, gli oftalmici e i venerei. Aveva 200 posti letto per la truppa e 50 per gli ufficiali, e un attrezzato laboratorio per la diagnosi, un apparecchio radiografico e microscopi. L’ospedale 0142 era dislocato a Banica e disponeva addirittura di 1000 posti letto. Funzionava da filtro, soprattutto per i pazienti enteropatici, selezionando quelli che necessitavano di brevi cure da quelli che, abbisognando di lunga assistenza, dovevano essere inviati agli ospedali di base. Nel reparto isolamento si separavano gli enterici comuni dagli amebici, e per questi l’ospedale di Banica funzionò come ospedale contumaciale. Per questo era dotato di un attrezzato gabinetto di analisi, di apparecchi per la disinfezione, di lavanderia e bagno. L’ospedale 0150, dislocato a Eksisu, aveva una capacità complessiva di 300 posti letto divisi in due nuclei. In un fabbricato erano ospitati i reparti chirurgia, medicina e ufficiali, con possibilità di 150 ricoveri, dotato di gabinetto di microscopia e di chimica, lavanderia e bagno. Altri 150 letti erano nel reparto convalescenti, formato da baracche erette in una zona salubre ai margini del paese. Infine il terzo gruppo, degli “ospedali di base”, era costituito dagli ospedali 0107, 0108 e 0151, dal Deposito di convalescenza e tappa di Zeitemlik e dall’Ospedaletto 0161 che funzionava da Convalescenziario a Niaussa, in posizione ricca di acqua e saluberrima. A questi si aggiunse nel luglio 1918 un altro ospedale, il 167. L’ospedale 0107, prevalentemente chirurgico e di ricovero ufficiali, poteva contare su 1000 posti letto; l’ospedale 0151, di medicina generale ma soprattutto per malarici, aveva 2000 posti letto; l’ospedale 0108 contava 600 posti letto per cure specialistiche, e presso questa unità si trovava anche la Direzione del Servizio stomatologico, da cui dipendevano diversi nuclei distaccati in varie località. Tutti gli ospedali di base erano forniti di materiale chirurgico e vaste scorte di medicinali, disponevano di gabinetti di batteriologia e di chimica clinica, erano dotati di lavanderia, bagno, reparti di disinfezione e di isolamento. Presso l’ospedale 0151 funzionava anche una macchina per la fabbricazione del ghiaccio artificiale. Il Deposito di convalescenza di Zeitenlik poteva ospitare contemporaneamente circa 500 uomini, e l’ospedale 161 a Niaussa, che come abbiamo visto era convalescenziario per malarici, poteva accogliere 700 persone. Accanto a queste formazioni sanitarie non bisogna infine dimenticare il Posto di medicazione di tappa a Salonicco e il Posto di medicazione dell’Ufficio imbarchi e sbarchi nella stessa città, nonché le infermerie di tappa a Vladova e a Biklista, quest’ultima destinata ai militari provenienti dall’Albania.
Profilassi
La Direzione di Sanità del Corpo di spedizione curò particolarmente l’adozione di misure profilattiche. In primo luogo venne istituito presso la 35ª Sezione Sanità un campo di concentramento con relativo gabinetto di microscopia, e analoghi supporti vennero istituiti presso quasi tutti gli ospedali per la diagnosi della malaria e delle principali malattie contagiose, per l’esame delle acque e degli alimenti. Furono creati tre stabilimenti di bagni per le truppe di prima linea e altrettanti per le truppe di seconda e della base, con apparati di disinfezione in grado di sopperire a qualunque richiesta. Furono in funzione tre bollitori Hartmann e 30 filtri Reckunfeld, nonché 5 impianti per la potabilizzazione delle acque. I lavori di bonifica al fronte furono compito della 45ª Sezione disinfezione.
Rifornimento medicinali e altro materiale La gestione dell’abbondante rifornimento di materiale sanitario che giungeva dall’Italia fu compito del 7° Magazzino avanzato impiantato a Salonicco, che aveva a sua volta una sezione distaccata a Sakulevo.
Alcuni dati finali In totale i ricoverati presso le unità ospedaliere della Sanità Militare nel corso della campagna di Macedonia furono 103.000 Ad essi vanno aggiunti i circa 600 ricoverati civili accolti nell’ospedale 0107 situato nell’ospedale civile di Salonicco. Qui furono anche fornite oltre 5.000 prestazioni sanitarie ambulatoriali rivolte a civili e profughi, tutte effettuate con la fornitura gratuita dei farmaci e dei presidi medici necessari.
Il creatore e responsabile di questa gigantesca macchina sanitaria fu il Direttore della Sanità del Corpo di Spedizione Italiano in Oriente, il colonnello medico Carlo Annaratone, che merita di essere, seppur brevemente a causa della scarsità di notizie attualmente disponibili, ricordato:
Annaratone Carlo, nato il 1° ottobre 1869
Nominato sottotenente medico 11 giugno 1896
Nel 1903 tenente medico presso le Regie Truppe Coloniali
Nel 1913 capitano medico presso il Collegio di Roma
Nel 1928 colonnello in aspettativa presso la Direzione della Sanità Militare del Corpo d’Armata di Roma.
Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
Cavaliere dell’Ordine Coloniale della Stella d’Italia
Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia
Medaglia commemorativa per le campagne d’Africa
Medaglia commemorativa per la guerra Italo-Austriaca 1915-18
Medaglia interalleata della Vittoria
Medaglia dell’Unità d’Italia
Croce d’argento per anzianità di servizio
Infine non va dimenticato il contributo della Croce Rossa Italiana, realizzato attraverso la partecipazione di un nutrito gruppo di almeno 34 Infermiere Volontarie, le prime delle quali, salutate dalla Duchessa d’Aosta, salparono da Napoli il 6 febbraio 1917 col piroscafo Savoia diretto a Salonicco. Le Infermiere Volontarie italiane prestarono servizio presso l’ospedale 0151 che come abbiamo visto era una struttura per malati di medicina generale e per malarici, dotata di circa 2.000 posti letto.