Fronte Macedone 1916-18
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Gennaio 1916

1 gennaio
All'inizio del 1916 i due schieramenti sul fronte macedone contano:
alleati:
  • 100.000 francesi
  •   95.000 inglesi
  •   25.000 uomini composti da 1 brigata russa e dai contingenti serbi riorganizzati dopo l'evacuazione 
Potenze centrali:
  • 280.000 bulgari-tedeschi
Primi di gennaio
In Albania le truppe italiane formano il 16° autoreparto.
 Gennaio 1916
A Salonicco viene arrestato il personale straniero impiegato nei consolati di Austria, Bulgaria, Germania e Turchia (l’attività di spionaggio da questi svolti era svolta sotto le direttive del console tedesco).  I registri e i documenti dei consolati vengono analizzati dagli agenti alleati che procedono poi all’arresto dei collaboratori locali.
Nei giorni successivi i 4 consoli vengono interrogati sulla corazzata Patrie e da qui trasportati a Malta con una nave da trasporto.

​Negli uffici del console bulgaro Nedtkoff vengono trovate le prove che i bulgari stavano organizzando diversi gruppi di truppe irregolari (conagi) allo scopo di scatenare rivolte tra le strade di Salonicco.
3 gennaio
​In una riunione a Palazzo Braschi a Roma, Salandra esprime il parere che nel caso la situazione fosse precipitata l’Italia avrebbe dovuto lasciare Durazzo per concentrarsi esclusivamente su Valona; Cadorna, si associa mentre Sonnino propone - e la mozione è accettata - di non affrettare i tempi, ma di attendere e di abbandonare solo di fronte ad una impossibile resistenza.
4 gennaio
​La 28° Divisione inglese sbarca a Salonicco.
Foto
Twinning of Bulgarian and Austrian troops
Foto
Macedonian front, Bulgarian cavalry in Veles 1915
4 gennaio
Le truppe austro-ungariche invadono, senza difficoltà, il Montenegro. Cadorna suggerisce di sgomberare senza alcun indugio Durazzo; Zupelli mostra sicurezza per la difesa di Valona ma non tanto per quella di Durazzo; Sonnino riafferma la sua posizione confermando la difesa anche di Durazzo. Cadorna e Zupelli sono oramai su posizioni sempre più opposte e nessuno dei due ha più l’intenzione di cedere all’altro. Salandra esprime a Sonnino le sue perplessità:
“… sarebbe superfluo svolgere le ragioni per le quali occorre fare ogni sforzo affinché dalla conferenza di oggi e alle conseguenti deliberazioni del consiglio dei Ministri non derivi una crisi Cadorna.  Forse ci si arriverà poi; e forse non sarà male. Ma adesso no: il paese non è preparato abbastanza e soprattutto non vi siamo preparati noi, governo, perché non abbiamo pensato al successore. E, a questo proposito, soggiungo che bisogna resistere alle suggestioni di Zupelli, il quale ha concepito (forse giustificatamene) un vero e proprio malanimo verso Cadorna e, incitato dal suo ufficio, vorrebbe forse profittare dell’occasione per sbarazzarsene. Il decreto che faceva dipendere l’Albania dal ministero della guerra fu un errore, nel quale cademmo involontariamente: il decreto era stato preparato dal ministro della Guerra. Questo decreto bisogna correggerlo: così sarà forse mutata la psiche di Cadorna. Ma alla conferenza bisogna indurre Zupelli…”
4 gennaio
​Re Nicola del Montenegro chiede l’armistizio alle truppe austro-ungariche.
6 gennaio 
Da quartiere generale Serbo, l’Ammiraglio Troubridge così telegrafava al comandante della divisione navale inglese
“…88 mila serbi hanno avuto ordine di imbarcare a Medua e 45 mila Durazzo. L’imbarco è affidato ai serbi stessi. I mezzi del porto sono nulli. Il porto inadattabile. Questo importante imbarco in prossimità del nemico sarà solo effettuabile se protezione dal mare e contro aeroplani sarà fatta su grande scala. I francesi non mi sembra abbiano considerato la gravità della cosa”.
FotoBulgarian Officers in Osogovski Monastery
6 gennaio
Anche su insistenza di Joffre, sono accolte le richieste serbe di trasferire tutti a Corfù. Ma a metà gennaio alcune truppe continuano ad essere inviate a Biserta dai francesi, i quali, non escludono la possibilità del loro utilizzo in Tunisia. Vista la situazione di stallo e che né Francia né Inghilterra prendono decisioni sul trasporto dei resti dell’esercito serbo da Valona a Corfù, anche il Ministro della Marina italiano fa presente che non può assumersi tale ulteriore onere gravoso nella sua totalità:
“il peso dei servizi di vettovagliamento dell’esercito serbo in Albania grava quasi esclusivamente sulla nostra marina ed essa non potrebbe assolvere nuovi compiti mantenendo la relativa superiorità rispetto alla flotta avversaria che è l’obbiettivo principale ed assoluto della nostra marina. …I Governi inglese e francese prendano tra loro in tempo gli opportuni accordi allo scopo di assicurare il trasporto dei serbi da Valona a Corfù ed il necessario loro rifornimento.”

Anche la Grecia contribusce a far crescere la confusione, resistendo alla richiesta di accogliere i resti dell’esercito serbo a Corfù, ufficialmente “per motivi di ordine giuridico e sanitario”:
“certo  la Grecia non sa o non vuole rendersi conto di ciò, e ad ogni nostra esigenza dettata dalla necessità delle cose oppone malvolere e proteste, giustificate per altro dal timore che dall’altro gruppo belligerante possano giungergli gravi moleste se essa si mostra troppo arrendevole ai nostri voleri. Sembra che le proteste giunte dai rappresentanti della Quadruplice alleanza in occasione delle varie occupazioni perpetrate in questi ultimi tempi dai francesi, siano state tutte nel senso di considerare la Grecia come responsabile per le violazioni che essa ha lasciato commettere contro la neutralità del proprio territorio.”

Foto
6-7 gennaio
Si combatte la battaglia di Mojkovac tra le truppe montenegrine e quelle austro-ungariche. I montenegrini, nettamente inferiori come numero agli austriaci (il rapporto era 1-3), vengono sconfitti, ma rallentano l’avanzata austro-ungarica permettono così ai serbi, in ritirata, di raggiungere la costa albanese senza ulteriori perdite.

​7 gennaio
Liman von Sanders (Liman Pasha) lancia un attacco a sorpresa alle truppe britanniche che stanno evacuando capo d'Helle. L'attacco è respinto.

9 gennaio 
Viene evacuato capo d'Helle,
  • 35.000 soldati
  • 3.700 quadrupedi
  • 130 cannoni
  • 330 veicoli
  • 1.600 tonnellate di materiale
Viene così completata l’evacuazione delle truppe a Gallipoli. Il bilancio delle perdite della campagna dei Dardanelli fu altissimo:
  • Alleati 46.000 morti e oltre 200.000 tra feriti e dispersi
  • Turchi 65.0000 morti e quasi 200.000 feriti
9 gennaio
In Montenegro, le truppe austro-ungariche prendono il monte Lovcen.
11 gennaio 
La marina francese occupa l’isola greca di Corfù, territorio della neutrale Grecia, per diventare il luogo ove concentrare i profughi dell'esercito serbo.
13 gennaio
Le truppe austro-ungariche entrano a Cettinje. 
16 gennaio
Il generale Sarrail, comandante delle forze francesi, viene nominato comandante delle truppe dell'Intesa a Salonicco.
18 gennaio
Anche il governo serbo, in esilio, raggiunge l'isola greca di Corfù.
18 gennaio
Un ufficiale italiano visita il campo di Drisit e così annota nel suo diario:
“vado a Drisit, al campo di concentrazione delle reclute serbe….Io non trovo parole per descrivere lo spettacolo tristissimo, angoscioso, che offre quel mucchio di miseria e di spasimi; l’orrore e il senso di pietà e nello stesso tempo di repulsione, che prende l’anima, e la strazia, e l’agghiaccia, davanti a questa scena terrificante e inenarrabile. Inenarrabile, altro aggettivo, che sembra vuoto di significato e nonostante è l’unico vero, è l’unico che, affermando una negazione, dica lo schianto dell’anima davanti a questa massa umana abbandonata alla morte, ammucchiata come luridi cenci, all'aria aperta, sotto la brina, a 7 od 8 gradi sotto zero…. Nessuna costruzione possibile di baraccamenti. Qualche tenda. Eppoi il carnaio. La paglia umida e infetta marcisce in un putridume asfissiante, in una poltiglia sudicia. Sono così giovani, queste reclute serbe! I più sono ragazzi. E piangono. Questi ragazzi, che già mostrarono cuore di forti, ora possono piangere, sfiniti come sono dal freddo … morsi ancora dalla fame tormentosa.
Manca tutto, qui. E’ uno strazio sentire la propria impotenza davanti a tanta sventura. Non c’è da dare a questi poveri cirenei della croce della Serbia, che un po’ di galletta e un po’ di carne in conserva di Chicago, inviate dagli inglesi. Ah! Queste scatolette di carne in conserva, come le ricorderemo con ribrezzo, se un giorno avremo la ventura di tornare salvi, se non proprio sani, alle nostre case….E muoiono. In media ne ho visti seppellire duecento al giorno, vittime di malattie di ogni sorta. Su questi campi di concentramento la dea del malaugurio rovescia il suo vaso … E pensare che queste reclute, per la loro età, dovrebbero essere e certamente sono la parte più resistente dell’esercito in ritirata!
Si seppelliscono un po’ alla buona, anzi, molto alla buona; ma almeno hanno una fossa e qualche palata di terra sopra, perché i cani randagi e i lupi non possono rosicchiarne le membra…”
FotoMacedonian Front, Relitti nel porto di San Giovanni di Medua
20 gennaio 
Re Nicola del Montenegro, dopo il rifiuto degli austro-ungarici all'armistizio, si imbarca su una nave italiana per Brindisi. Da qui andrà a Roma e poi a Parigi.

21 gennaio
La nave ospedale Marechiaro urta una mina nei pressi di Durazzo e affonda. I malati serbi furono salvati, mentre il comandante e la maggior parte dell’equipaggio perirono nell’esplosione ed incendio.

​23 gennaio
Il Montenegro si arrende alle truppe austro-ungariche. L’ultimo convoglio italiano lascia il porto di San giovanni di Medua (oggi Shengjin).

​
23 gennaio  
​Gli austro-ungarici occupano le città albanesi di Scutari e Antivari.

Foto
24 gennaio
In seguito alla capitolazione del Montenegro, cessa l’imbarco dei profughi e dei soldati serbi dal porto di S. Giovanni di Medua.

​25 gennaio
Le artiglierie bulgare bombardano le linee italiane.

​
26 gennaio
Il Consiglio dei Ministri italiano si dice pronto ad abbandonare Durazzo ma non Valona.
“noi non possiamo né dobbiamo andare a Salonicco; non abbiamo potuto soccorrere il Montenegro, non possiamo restare a Durazzo, forse neanche a Valona … E allora, che cosa facciamo? Perché non si comprende bene che cosa stiamo facendo e sperando altrove … E’ ora di pensarci. Il Capo di Stato Maggiore esponga i suoi criteri, dica ciò che vuol fare … Noi non possiamo discutere programmi militari, forse … ma abbiamo diritto di chiederne uno: e possiamo e dobbiamo noi avere programmi politici che le forze militari debbono sostenere, aiutare, ecc. ecc. Il nostro obiettivo di questa prima parte della guerra è fallito. Noi volevamo Gorizia e non l’abbiamo presa … Ora ci si dice che dobbiamo stare fermi per tre mesi a cagione della neve ecc. ecc.; a primavera ricominceremo a fare quello che abbiamo fatto sino qui; ed io desidero mi si dica il perché otterremmo al fiorir delle rose ciò che non abbiamo ottenuto al passo dei tordi.”
29 gennaio
A Durazzo resta un solo reggimento di brigata, mentre il grosso delle truppe italiane è a Valona. 
30 gennaio  
​Il Ministro della Guerra italiano comunica le direttive inviate al generale Bertotti per il distaccamento di Durazzo: si insiste sulla necessità di evitarvi una situazione difficilmente sostenibile con le forze disponibili:
“a Durazzo si doveva rimanere solo finché non fosse fatta segno a serie minacce cui le nostre forze non potessero far fronte.”
Sul finire di gennaio si trovava a Durazzo un solo Reggimento di brigata; l’altro si trovava ancora lontano, sulla pista più che strada, di Valona, attraverso i pantani dello Skumbi. Intanto la città era ingombra di truppe serbe e di prigionieri austriaci affluenti dall’interno, esauriti dalla fame e dal freddo e sospinti dalle avanguardie nemiche, soprattutto dalle bande albanesi in armi.
31 gennaio
Un dirigibile Zeppelin bombarda Salonicco. 13 persone vengono uccise.
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