Bulgaro-tedeschi
Comandanti generali Viegesar e Surer 1° Armata Bulgara 11° Armata tedesca |
Alleati
Comandanti generale Sarrail, generale Pennella, generale Lebouc e generale Grossetti 35° Divisione di fanteria italiana 16° Divisione francese 2 Brigate russe |
9 maggio
Le fasi alterne degli scontri sostenuti dai soldati italiani sono descritte nel Diario storico della 35° Divisione: “9 maggio 1917 – mercoledì. …Attacco della linea Punti A–A1–A2-A3–A4–Quota 1050–Piton Brulé. All’alba, la nostra artiglieria ha ripreso il tiro di distruzione sulle linee nemiche, intensificandolo dalle 6 alle 6,30. …. Alle 6,30 le fanterie si sono lanciate all’attacco. Alla sinistra – 61° Fanteria – la colonna d’attacco ….raggiunge il Punto A1 e oltrepassa le postazioni nemiche fra A, A1, A2, ma viene fermata dal fuoco di artiglieria. Il comando della Brigata “Sicilia” chiede rinforzi, mentre il comando del reggimento ordina che si attacchi con altre due compagnie il Point A–Collier. Dispongo che un battaglione del 63° Fanteria da Suhodol si proti subito in avanti in rincalzo del 61°. Ore 7,30. Perviene dal comandante della colonna del 61°, per piccione viaggiatore, la notizia che la 10° compagnia ha raggiunto la seconda linea, ma che ha bisogno di rinforzi. .. Ore 7,50. Si apprende che la prima ondata del I/62° ha avuto successo. L’artiglieria nemica ha aperto un fuoco violentissimo, usando anche gas asfissianti. Un aeroplano nemico vola costantemente sulle linee del 62°. Mancano notizie dui quanto avviene al centro (Point A2 . Q. 1050) dove è impegnato il 161° Fanteria, e alla destra (Piton Brulé) dove opera il 162°. Dalla quota 1050 si vedono truppe della 16° Divisione francese combattere sul Piton Rocheux. … Invio al 162° fanteria l’ordine di procedere risolutamente contro il Piton Brulé. Ho comunicazione dalla brigata “Sicilia” che il battaglione di destra è stato fermato presso la cresta A1 … e che il battaglione di sinistra si trova poco più a sud del Point A – Collier. Richiedo che la nostra artiglieria batta ancora la cresta a tergo. Ore 8,40. Il comando della brigata “Ivrea” comunica che da qualche minuto tute le sue truppe si trovano nelle trincee di partenza. Il nemico ha lanciato, alle 8,20, tre contrattacchi su q. 1050 che sono stati respinti. Da notizie verbali risulta che l’azione della Brigata “Ivrea” non è stata condotta con la dovuta decisione, con attacchi di pattuglie anziché con ondate sempre rinnovatisi. Ordino pertanto–ore 8,45–che alle 9,25 il 162° attacchi il Piton Brulé, e che contemporaneamente si tenti di occupare q. 1050. L’azione dovrà essere condotta col massimo vigore. Alla Brigata “Sicilia” si dà comunicazione di quest’ordine perché possa trarne profitto per la contemporaneità della sua azione. …. Alle 9,45 il comando della brigata “Ivrea” comunica di avere ordinato l’attacco di q. 1050 e del Piton Brulé. Alle 10,20 la Brigata “Sicilia” informa che, avendo avuto comunicazione che il 161° attacca quota 1050, è stato ordinato che l’azione del 61° sia svolta in armonia con quella del ridetto reggimento. Alle 10,30 l’aiutante di campo della Brigata “Ivrea” informa che il 162° è uscito dalle trincee, che il Piton Rocheux non è tenuto dai francesi e quindi il reggimento non può avanzare perché la sua destra è minacciata dal tiro di numerose mitragliatrici nemiche …. Sul fronte del 161° non esistono più trincee nostre. … Ore 10,40. L’aiutante di campo della brigata “Ivrea” comunica personalmente che il 162° è stato fermato dal fuoco di mitragliatrici e dal lancio di bombe a mano; ha avuto l’ordine dal comandante di non ritirarsi e si è attestato tra i nostri reticolati e quelli del nemico. Ore 11,15. Perviene la notizia che anche sulla sinistra del 161° si tenterà una nuova irruzione; … Ore 11,35. L’aiutante di campo della Brigata “Ivrea” comunica che la nostra fanteria avanza sul Punto A4 e appoggia a destra. Si da notizia alla Brigata “Sicilia” che fra Puturos e Crnicani sono segnalate forze nemiche di consistenza imprecisata che si dirigono verso i Punti A. Ore 11,50. Vista la resistenza opposta dal nemico ai nostri ripetuti attacchi, considerate le perdite subite, si ordina: di sospendere ogni nuovo tentativo, di sistemare le truppe nelle trincee di partenza, o dove possibile nelle località raggiunte, procedendo al loro rafforzamento e riordinamento per reagire ad eventuali contrattacchi del nemico. Si comunica tale decisione al comando dell’Armata. Il capitano Gamet, …, mi chiede a nome del suo comando se ritengo conveniente ritentare oggi l’attacco. Rispondo–ore 12,50–direttamente al comando dell’Armata che avendo le mie truppe sostenuto nella mattinata due azioni e avendo subito perdite gravi, superiori ai complementi che potrebbero giungere per tempo, sarei del parere di non ritentare, almeno per oggi, l’attacco salvo che mi venga ordinato per ragioni speciali. …. Nel pomeriggio mi reco presso il comando del I° Gruppo di divisioni francesi, ove mi incontro col generale Grossetti, comandante dell’Armata Francese d’Oriente. Questi, avuta conoscenza della situazione, ordina che in giornata siano ripetuti gli attacchi sulla destra del gruppo di divisioni. Da parte del Corpo italiano l’attacco sarà appoggiato da una azione dia artiglieria sulle posizioni attaccate. Detto rodine viene confermato per fonogramma. … Alle 15,50 ricevo comunicazione dal comando dell’Armata che l’attacco sulla destra del gruppo di divisioni avrà luogo alle 17,30. L’azione di artiglieria del Corpo italiano avrà luogo dalle 17,15 alle 17,35; il consumo delle munizioni d’artiglieria pesante non dovrà oltrepassare 50 colpi per il 55, e 200 colpi per i 200 L. Alla stessa ora vengo informato che l’artiglieria nemica batte le truppe della Brigata “Sicilia” rimaste fuori dalle trincee; il tiro è regolato da un aeroplano. Le nostre artiglieria intervengono subito per controbattere quelle nemiche. . Dalle 17,15 alle 17,25 le nostre artiglieri eseguono l’azione stabilita.“ Memorie di Giuseppe Miconi 3° Genio telegrafisti "....Arrivarono stamane qua i nostri colleghi provenienti dalla stazione ottica della quota, sono tutti disfatti e dimagriti! Quante cose ci hanno raccontato! Un mio collega del 97 pure proveniente dalla quota quasi non si riconosceva più (dato il suo cadaverico cambiamento) mi racconta: la nostra vita è stata terribile (figuriamoci quei poveretti che sono in trincea dico io!) l'altra mattina il mio compagno che era di turno, con voce alterata dalla paura ci sveglia e presentandoci le maschere che aveva già tolte dalle scatole ci dice solo queste parole: "GAS" noi con mani tremanti ce la mettiamo in capo e per ben tre ore abbiamo resistito a respirare sotto il puzzo della maschera. A due metri da noi, continua, c'è un casotto telefonico, un colpo del nemico lo colpisce in pieno e riduce in cenci i due telefonisti che vi erano ricoverati. Durante l'azione poi v'è davanti a noi un continuo passare di feriti la cui vista strazia il cuore. Dice: "Durante un bombardamento nemico un sottotenente di fanteria si rifugia nel nostro ricovero, dopo alcuni minuti cerca di uscire per invitare due suoi colleghi che erano rannicchiati dietro una roccia a venire a ricoverarsi dov'era lui, ma la sfortuna lo perseguitava, aveva appena varcato la soglia della porticina del ricovero che un proiettile di cannone gli porta via un pezzo di testa e il braccio destro e senza esplodere l'ordigno di morte prosegue il suo cammino. Come mi impressionò la tragica fine di quel poveretto!" "Le nostre bombarde" dice, "sono quasi tutte fuori uso, parte per le piazzole guastate, parte per il troppo fuoco e parte distrutte dai colpi nemici. In una bombarda poco discosta da noi, la disdetta ha voluto che proprio mentre un colpo usciva dalla sua grossa bocca rivolta verso il cielo, un colpo di una bombarda nemica è in arrivo e scende: tra i due proiettili avviene uno scontro che produce un enorme scoppio, riduce inservibile la nostra bombarda e lascia attaccati al muro i tre poveri bombardieri a pezzettini". Che cos'è la guerra!! Continua: "Quando si richiesero i rinforzi alle compagnie che erano a questo destinate, affinché non esitassero, essendo da poco tornate dalla 1^ linea e sapendo che purtroppo andando di rinforzo andavano quasi tutti incontro alla morte, dissero che si cambiava fronte (andando al fronte albanese) così loro cominciavano a partire ma messisi in marcia non tardò molto che scoprissero l'inganno, ma era troppo tardi per tornare (anche se ne avessero avuto l'intenzione). Della seconda compagnia andata di rinforzo ne tornarono 13!!" Dice che dopo la disastrosa ritirata dei nostri sulle proprie linee i nemici gridavano: "Venitevi a prendere i vostri morti! Perché quassù non fate venire a combattere i francesi!" Infatti i francesi sono per lo più mal visti da tutti perché vanagloriosi e superbi e non per questo migliori degli altri soldati. E così, concluse, terminò la giornata del 9 maggio così nefasta che mi resterà impressa per tutta la vita, mai scorderò tutti quei giovani soldati che con uno slancio ammirabile e con coraggio andarono a por fine alla loro vita". |
Il 9 maggio
Memorie di Giuseppe Miconi telegrafista: " Sin da stamane alle sei il bombardamento, che è continuato per tutta la notte è divenuto di un'eccessiva intensità. Dopo un'ora di quest'inferno la linea d'operazione (la quota dei monti circonvicini battuti, Piton A ecc...) si riveste di una cortina di fumo che va facendosi sempre più fitta, alle 7,30 tutta questa valle che è sotto di noi, che poco prima era così bella perché illuminata dai raggi solari, è diventata buia, non si distingue più nulla, si ode solo il continuo scoppiettio dei cannoni simili a tanti cani arrabbiati che si accaniscono sempre più ad abbaiare. Lo spettacolo è terribile. Alle 8 le artiglierie incominciano ad allungare il tiro e battono le retrovie, segno che le fanterie iniziano l'attacco, ma il nemico si è accorto di ciò, anzi aspettava appunto questo per cominciare a rispondere ai nostri colpi con vero furore.I soldati di fanteria che debbono andare all'assalto si abbracciano e baciano forse per l'ultima volta e avanti coraggio. Alle 8,30 sembra un inferno, macché! Una cosa indescrivibile: scoppi delle nostre artiglierie, scoppi dei colpi in arrivo delle artiglierie nemiche, scoppi della fucileria, delle mitragliatrici, delle bombe a mano. Alle 9,30 questo fuoco infernale comincia a calmare. Alle 10,30 v'è addirittura un silenzio di morte interrotto solo da rari colpi di cannone. È sembrata la lotta di due colossi che ora, entrambi sfiniti si prendono, pur senza accordo un breve riposo. Uno di noi sta quasi sempre vicino all'osservatorio della divisione per sapere notizie di quest'azione. La prima notizia è alquanto incoraggiante: gli italiani hanno varcato la quota (brigata Ivrea) ed il Piton A (brigata Sicilia) e la brigata Cagliari è di riserva, ma purtroppo questa è la prima e l'ultima buona notizia. Alle 9,15 giunge un fonogramma ove si richiedono i rinforzi, alle 10 giunge un fonogramma del Magg. Gen. Comandante la colonna d'attacco che dice pressappoco: "nostro attacco respinto, sulla quota si occupano le primitive posizioni, sul Piton A si tengono a stento alcuni elementi di trincea. Le perdite sono gravissime. I Russi sono avanzati sino alla seconda linea nemica, ma non sono potuti proseguire perché essendosi i francesi ritirati i Russi rischiavano di essere attaccati di fianco non avendo forze sufficienti non potevano difendersi". L'attacco dei nostri si svolse pressappoco così: alle 8,30 i nostri del Regg. di Fanteria 167-162 sul Piton A e 63-64 sulla quota (rimanendo 161-162 brigata Cagliari di rinforzo e rincalzo) si lanciano all'assalto fiduciosi e con coraggio ammirabile, scacciando il nemico dalla prima linea e vi si insediano raccogliendosi per fare un secondo assalto per conquistare la seconda linea nemica che è formidabile, sembra un intero fortino, è composto da una lunga linea di trincee blindate con feritoie per i fucili e per le loro mitragliatrici che sono a triplice canna e possono fare un movimento rotatorio; poi hanno un cannoncino nuovo modello che spara a mitraglia. Dunque i nostri riparati sulla prima linea nemica si riuniscono per il 2° attacco ma devono attendere i rinforzi già richiesti, ma in questo frattempo essi sono bersagliati dalle mitragliatrici nemiche, e dalle artiglierie, non potendosi per di più riparare che poco sulla trincea tolta al nemico essendo stata sconvolta dalle nostre artiglierie. I rinforzi poi sono inviati a piccole pattuglie di 4 e 8 alla volta per non dare nell'occhio al nemico, ma è inutile, ancora devono giungere sulle nostre linee che sono decimati dalle granate nemiche e su dieci non ne giungono a destinazione che due. Insomma, di una compagnia inviata di rinforzo non avevano ancora finito di inviare gli ultimi che già i primi tornavano feriti e altri erano rimasti morti! Intanto quelli che si trovavano sulla prima linea nemica in attesa di rinforzi, vedendo che non giungevano e che attendere di più non era altro che farsi uccidere a poco a poco, tentarono un attacco disperato, ma quale disastro! Quante vittime!! Sono respinti da un fuoco infernale: fucileria, mitragliatrici, bombe a mano, gas asfissianti, tutto era in azione per respingere i nostri soldati vistisi privati del loro superiore e decimati, anzi vicini a perire fanno una ritirata che è disastrosa essendo bersagliati da tutte le parti, e per di più essendo il terreno minato viene fatto saltare e ciò causa la morte di molti dei nostri e lo spavento dei rimanenti che appena un terzo riescono a ripararsi nelle loro trincee e ciò fu sulla quota 1050. Sul Piton A conquistarono pure la prima linea nemica, e cercarono di installarcisi, furono però respinti ma il nemico dovette per farli ritirare fare ben tre contrattacchi durante i quali subì anch'esso perdite considerevoli. I nostri però sono tutti sfiniti. I francesi poi benché rinforzati da due loro reggimenti tolti dal fronte di Monastir, dopo conquistata la prima linea nemica devono pure ritirarsi subendo enormi perdite, ed in alcuni punti sono costretti anche ad abbandonare alcuni elementi delle loro trincee al nemico. Cosicché dei nostri solamente tra quelli uccisi e finiti dalle nostre stesse artiglierie per i tiri sbagliati durante l'attacco, tra i morti e i feriti nel combattimento dell'avanzata, tra quelli saltati in aria sul terreno minato e tra i prigionieri e dispersi ve ne sono mancati oltre 2000!!! Notando che vi sono morti alcuni tenenti e sottotenenti due capitani ed un maggiore. Di una compagnia mandata di rincalzo ne tornarono sfiniti 8! Di alcuni plotoni che montavano all'assalto ne tornarono indietro uno o due! Quale sfacelo! Quale distruzione di vite umane, quante famiglie private di babbi e figli! Fa onore pensare a ciò. È inutile, mi dicono alcuni già anziani di codesto fronte, se quest'attacco fosse stato fatto ancora al tempo del 2° attacco fallito del 27 febbraio forse sarebbe riuscito, non essendosi ancora i nemici fortificati abbastanza per resistere a un attacco formidabile mentre ora hanno avuto tutto il tempo possibile per fortificarsi, avendo costruito una seconda linea formidabile con un numerosissimo numero di mitragliatrici, con gallerie ed altre comodità. Mi dissero che i nemici, (quasi tutti tedeschi) tengono una prima linea e se ne servono quasi esclusivamente per installare vedette, poi hanno una seconda linea che fortificano e rendono sicura quanto un fortino perché in caso di un attacco essi si ritirano dalla prima linea e si installano nella loro seconda linea e sono in grado di respingere anche un attacco fatto con numerose truppe. Cosicché le nostre artiglierie sconvolgevano la loro prima linea, ed essendo di un calibro non troppo sufficiente lasciavano intatta la loro seconda linea. I nostri fecero (della brigata Ivrea almeno!) un prigioniero. Un tedesco di 18 anni che avendo avuto l'incarico di far esplodere le mine non era riuscito a fuggire, apparteneva al reggimento della guardia del Kaiser, uno dei più istruiti e temuti. Anche durante l'attacco e poco dopo su una strada mulattiera che costeggia il nostro monte passano continuamente feriti chi a piedi con le braccia e la testa fasciate, e chi su barelle oppure altri su muli portaferiti che hanno due posti uno a destra e uno a sinistra. Ma il nemico presto si accorge di questo via vai e allora incomincia a cannoneggiare pure questa strada. Allora si vedono soldati portaferiti posare in qualche riparo la barella e fuggire, i feriti che benché ormai abbandonati dalle forze si affaticano a fuggire, altri zoppicanti che si coricano sul ciglio della strada non potendo fuggire. Oh! È un quadro ben commovente! Or ora è giunto un fonogramma della compagnia che ordina a tre della stazione ottica a noi vicina di prepararsi per andare a dare il cambio a quelli che sono alla quota, meno male che non è toccato a me, ma dovendo da un giorno all'altro avere il cambio, ove mi invieranno? Mah! Speriamo bene. Maggiore Ulrico Tonti 61° Reggimento fanteria Brigata Sicilia Comandante del 1° e 3° Battaglione Medaglia d'oro dal valor militare conferita il 07/09/1919 Alla memoria, motivazione: "In aspro combattimento, preparava una colonna d’assalto di forza superiore alle competenze del suo grado con ammirevole calma e grande riflessività, infondendo fiducia in tutti e, alla testa di essa, percorrendo terreno scoperto e sconvolto dal violento tiro nemico, con meraviglioso slancio e magnifica opera personale brillantemente occupava gli obiettivi assegnatigli. Si poneva poi, di sua iniziativa, alla testa di una ulteriore ondata d’assalto formata di due sole compagnie, per la conquista delle seconde linee e delle artiglierie nemiche, dando fulgida prova di coraggio e, nel momento in cui raggiungeva lo scopo, rimasto colpito a morte, noncurante di sè, continuava ancora ad incitare i suoi uomini fin quando cadde esanime. Eroico esempio di suprema virtù militare. Nord di Meglanci (Macedonia), 9 maggio 1917". |
La relazione del I° Reggimento Fanteria del 9 maggio 1917 :
“In ottemperanza agli ordini ricevuti ed a seconda del dispositivo trasmesso in copia a Codesto Comando il reggimento procedette il giorno 9 maggio all’attacco delle posizioni nemiche di Quota 1050. Circa lo svolgimento dell’azione questo Comando ha l’onore di riferire quanto segue: Alle ore 6,30 precise le colonne mossero all’attacco con grande slancio puntando direttamente sugli obbiettivi fissati. Sulla sinistra la 9 e la 10 compagnia attraversato il ravin che divide le linee nemiche dalle nostre occupò la prima linea nemica di Point A2 e mosse verso la seconda linea nemica, difesa da un potente ordine di reticolato e groviglio con pochi varchi. L’avanzata venne compiuta sotto fuoco violentissimo di bombarde, d’artiglieria e di mitragliatrici, che specie dal Point A1 prendevano di fianco le truppe attaccanti. La seconda ondata della 9 Compagnia con una sezione delle Mitragliatrici Pistola, raggiunse essa pure la prima linea e stava per proseguire, quando una mina fatta brillare dal nemico la distrusse quasi completamente. La 10° Compagnia malgrado le perdite subite continuò l’avanzata, raggiunse la seconda linea nemica difesa da una mitragliatrice (il cui capo-arma venne ucciso dal Comandante della 10° Compagnia - la mitragliatrice non venne asportata per cause di forza maggiore, ma venne guastata) e raggiunse i ricoveri nemici esistenti sul rovescio di Point A2 entro i quali iniziò lancio di bombe a mano causando al nemico perdite sensibilissime. Immediatamente però sul suo fianco destro si iniziava violento contrattacco ed i superstiti delle due Compagnie decimati dal tiro violento d’artiglieria, dovettero ripiegare. Le due Compagnie di rincalzo (11° e 12°) dalla posizione di attesa si erano frattanto portate ad occupare la nostra prima linea pronte a seguire il movimento delle ondate della Compagnie attacanti. Tale movimento si effettuò sotto un fuoco intenso di interdizione che procurò elevate perdite; raggiunta la prima linea nostra, dato che sulla sinistra la posizione di A1 era sempre in mano al nemico, dette Compagnie sostennero col loro fuoco il ripiegamento dei superstiti della 9° e 10° ed attesero sulla prima linea tutta sconvolta a sistemarsi e rafforzarsi; mentre da parte di questo Comando venivano prontamente inviati rincalzi per sostenere le truppe in linea. Sul settore di destra l’azione della colonna principale si iniziò qualche minuto prima dell’ora stabilita. Tale colonna puntando risolutamente sui tratti A3-A4 riusciva ad oltrepassare la linea dei posti avanzati e la prima linea nemica e cercava di portarsi sulla seconda linea attraverso i pochi varchi esistenti. Su tale seconda linea il nemico oppose accanita resistenza; appoggiato da numerose mitragliatrici, aprì un fuoco violentissimo di fucileria e lancio di bombe a mano producendo nelle Compagnie di attacco (Esploratori - 5° ed 8° Compagnia - 2° e 3° Reparto Zappatori) perdite elevate. Contemporaneamente si iniziava un bombardamento intensissimo su tutta la linea nostra che sconvolse quasi completamente le nostre trincee ed i camminamenti. Tale bombardamento di estrema violenza era accompagnato da tiri di bombarde sul terreno fra la prima linea nostra e le linee nemiche conquistate. Sul fianco destro intanto sferrava violenti contrattacchi che partivano dalla quota e miravano al tratto di trincee nostre di massimo dominio (Roccette) difese strenuamente dalla 7° Compagnia, rinforzata dalla 6° e dalla 3°. Nelle trincee sconvolte le truppe opposero accanita resistenza obbligando il nemico a ritirarsi con sensibili perdite. Di particolare violenza fu il terzo contrattacco, nel quale il nemico, non arrestate nel suo impeto dalle difese accessorie distrutte, riuscì a giungere fino al nostro posto avanzato. Fra le rovine di tale posto si svolse violenta mischia a corpo a corpo con granate a mano che terminò col sopravvento da parte nostra. L’azione della Compagnia centrale venne così seriamente compromessa. Il movimento dei rincalzi era inoltre notevolmente contrastato dai tiri dell’artiglieria nemica che aveva distrutto gran parte dei camminamenti ed obbligava i movimenti allo scoperto. Rendendosi impossibile a causa del bombardamento, dei contrattacchi e della resistenza della seconda linea che prendeva d’infilata la prima e le truppe della colonna centrale ripiegarono protette dal fuoco della fanteria in linea e dal tiro delle sezioni mitragliatrici della 512° Compagnia. Sulla destra intanto la truppa che doveva eseguire il movimento aggirante non aveva potuto avanzare che pochissimo; infatti appena uscita dalla nostra linea dovette sostenere l’urto dei contrattacchi nemici. In tale zona poi le condizioni dell’efficienza della linea nemica erano ancora tali che l’impeto delle truppe nostre venne completamente fermato. Alle ore 12 circa giunse da codesto Comando l’ordine di sospendere l’azione e le truppe attesero a sistemarsi e rafforzarsi. Riassunte così brevemente le fasi dell’azione svolta dalle truppe di questo Reggimento e della 512° Compagnia Mitragliatrici, lo scrivente mentre rivolge un saluto alla memoria dei valorosi caduti, segnala a codesto Superiore Comando la condotta ammirevole tenuta dagli ufficiali e dalla truppa. Lo slancio superbo, lo spirito aggressivo, l’esempio mirabile degli ufficiali tutti trovò ostacolo nelle difese preparate dal nemico, venne frustrato dal tiro violentissimo ed aggiustato delle artiglierie e delle bombarde nemiche. Il Reggimento che durante un mese di permanenza in linea era stato ripetutamente provato, che aveva per ben cinque volte fiaccato tentativi nemici, dette prova anche durante tutta l’azione in parola, di alte virtù militari, di sentimento elevatissimo di abnegazione e di sacrificio.” |
9 maggio
Memorie del capitano Mario Apicella ".....All'ordine di attacco il grido di «Savoia! echeggiò come una minaccia inflessibile. I fanti, scattati dalla trincea, si avventarono a testa bassa come tori nella furia. Incuranti del fuoco infernale che decimava le ondate, i soldati della Sicilia passarono di corsa la valletta di Meglenci; quelli della Ivrea si inerpicarono risoluti per le rocce e per i pendii ripidi dalla quota al Rocheux. Superarono i reticolati infranti, saltarono nella trincea nemica. Era presidiata da poche forze che vennero accoppate; ma lo scoppio terrificante dei campi di mine, lanciò per aria sbrandellati centinaia di corpi. Uno spaventoso olocausto, che non arrestò l'impeto. I superstiti, accesi di furore, oltrepassarono la trincea, raggiunsero la seconda linea. Lì la terribile battaglia si svolse! Guai pel nemico! Il calcio del fucile, la baionetta, il pugnale, le bombe a mano, lo respingono sempre più indietro, giù per la quota, la quota del tormento che finalmente è nostra! La resistenza è accanita. Il terreno è conteso palmo a palmo con una esasperazione di belve. Mano mano la linea di combattimento scompare nella lotta dei singoli. Un groviglio di uomini affannati, ruggenti, feroci, si rotola, corpo a corpo, sulle rocce, nei camminamenti, nei ricoveri, nelle trincee di seconda e di terza linea. Le opposte artiglierie battono senza posa dappertutto, e una nuvola densa del fumo delle granate, che piovono come una gragnuola sterminatrice, avvolge e nasconde il campo della lotta. I feriti non si contano. I posti di medicazione li allineano allo scoperto. I portaferiti fanno miracoli nello sgomberare il campo che si semina di morti, di gente che spasima, di gente che agonizza. Non è possibile soccorrere tutti. È una processione di barelle. Tutti i portaferiti della Divisione son lì a cercare nel fumo, fra gli schianti delle granate, fra l'incessante fruscio delle mitragliatrici. È un sacrificio immenso. Giovani ufficiali, ufficiali superiori, sforacchiati, sbranati, stroncati, maciullati. I soldati non hanno più capi. Eppure la lotta continua. Il fante è di là. Ha sorpassato la quota, e, con una tenacia che sa di pazzia, non vuole lasciarsi strappare la bella preda! Ma il nemico, che ha le sue riserve nelle caverne, oppone nuove forze fresche, soverchianti, ai nostri stanchi, esauriti assottigliati. Le riserve, aggrappate alle rocce, ammassate nelle doline, senza nessuna protezione contro il fuoco sterminatore delle artiglierie nemiche, son decimate nell'attesa dell'impiego, e, spinte nell'azione, vi arrivano disfatte. E il fante, che con tanto eroismo aveva afferrata la vittoria, è respinto e ripiega. L'azione delle artiglierie e delle bombarde continuò pel resto del giorno e durante la notte...." Relazione del comandante della Brigata Ivrea “Durante il periodo di permanenza in linea e durante l’azione il Reggimento ebbe a perdere più di mille uomini di truppa e 30 ufficiali. L’aumentata attività delle artiglierie e bombarde nemiche ed i ripetuti tentativi nemici oltre a rendere gravosa la permanenza in trincea soggetta continuamente a bombardamenti violentissimi lasciarono traccia sconfortante e dolorosa nell’animo dei superstiti. Tale periodo e l’azione del giorno 9, che per quanto non coronata da successo fu brillante per condotta, aggressività e slancio, hanno notevolmente influito sull’efficienza del Reggimento. La perdita dolorosissima di parecchi Ufficiali e di molti fra i migliori graduati e Sottufficiali del reggimento, ha scosso il morale e lo spirito della truppa; l’attuale stato della linea poi, che in seguito ai continui bombardamenti (specie quello violentissimo del giorno 9) fu completamente sconvolta specie sul settore di sinistra obbliga ad un lavoro notturno di sistemazione intenso, faticoso non scevro di pericoli in quanto ché l’avvenuta distruzione dei camminamenti obbliga ad effettuare tutti i movimenti allo scoperto sotto i tiri delle mitragliatrici e della fucileria.” Colonnello Bulgaro Anton Razsukanov "....Tutta la linea da Dobromiri in avanti è sotto il fuoco di copertura mitragliatrici, bombe e fucili, mortai tutto si è fuso in un unico gemito, tutto è coperto dal fumo e quando tutto questo inferno si è fermato si è scoperto che l’avversario non ha ottenuto nulla se non due posizioni occupate dai tedeschi. Fino a sera il 54° Reggimento, sotto attacco, con una brillante preparazione di artiglieria ha occupato le zone del 44 e dei tedeschi. Oggi il nemico ha subito enormi perdite, senza ottenere alcuna nostra trincea, abbiamo catturato italiani, francesi e russi". |