Primi di gennaio Forze militari presenti in Macedonia alleati: - 200.000 francesi - 180.000 inglesi - 152.000 serbi - 55.000 italiani - 10.000 russi imperi centrali: - 800.000, dei quali il 90% erano bulgari.
Primi di gennaio La Brigata Cagliari viene spostata a Tepavci per un periodo di riposo.
Primi di gennaio Ersek (vicino a Korce in Albania) diventa, per le truppe dell'Intesa, il punto di congiunzione tra il fronte albanese e quello macedone.
Primi di gennaio Luigi Villari ricorda nel suo diario il viaggio verso Monastir: “a qualche chilometro da Hasan Oba si passa la frontiera greco-serba, ma senza accorgersene, perché siamo in tempo di guerra e tutta questa regione è “zona delle Armate” dove conta solo il comando interalleato. I Serbi però si aggrappavano a questo primo lembo di patria riconquistata, e sebbene la popolazione civile fosse ancora scarsissima – si è troppo vicini al fronte – vi aveva istituito prefetti, sottoprefetti e sindaci, e persino una commissione agricolo-militare per introdurre miglioramenti scientifici nell’agricoltura locale. Il primo villaggio serbo è Batch, dove il Principe Reggente Alessandro si era installato per qualche tempo in una scuola. Lì presso era il nostro campo di aviazione con una squadriglia comandata dal capitano Aimone, più volte decorato di medaglie al valore, vero fanatico dell’aeronautica, che assieme agli altri piloti ebbe varie occasioni di distinguersi durante la campagna macedone. Pochi chilometri separano Batch da Brod sulla Cerna, dove la décauville si scinde in due rami, uno per il fronte della I Armata serba e l’altro per la 35° Divisione italiana. La Cerna che è qui traversata da parecchi ponti militari, è un fiume lento, melmoso e poco profondo: descrive una vasta ansa nella pianura di Monastir e fra i monti ad ovest del Vardar, entro la quale trovasi tutto il settore italiano, oltre a quello delle due divisioni francesi coloniali 16 e 17. Una bella strada costruita da nostri soldati conduce a Tepavci, dove per 22 mesi è rimasto il Q.G. nostro. Tepavci è un miserabile villaggietto macedone, a mezza costa su uno dei più brulli degli innominati colli della regione. E’ un gruppo di case basse, primitive, ognuna col suo recinto, costruite di mota, calce e strami, in cui vivono promiscuamente essere umani, cani, proci e galline. La chiesa ha qualche pretesa architettonica e le pareti adorne di rozzi affreschi di stile bizantineggiante; fu poi ridotta a bagno per le truppe. Lì presso era sorto un accampamento di tende che per sei mesi servì come sede del comando. Ma durante uno dei lunghi periodi di inattività, il comandante interinale del Corpo di spedizione ebbe l’idea di costruire qualche casetta in pietra. Giacché il fronte sembrava dovesse essere immobile per chissà quanto tempo. Il generale Mombelli, nuovo comandante, continuò i lavori, che nell’autunno del 1917 erano terminati. Così si ebbe un vero villaggio di casette in pietra, con alloggi per gli ufficiali, uffici di comando, stazione T.S.F., ecc., in cui si poteva vivere e lavorare un po’ meglio riparati dall’intollerabile canicola come dai rigori dell’inverno. E tutto ciò fu fatto con un minimo di spesa, essendovi sul posto quasi tutta la materia prima e la mano d’opera militare. In nessun altro comando macedone si era così bene alloggiati e nutriti, e in nessun altro si godeva una più cordiale e simpatica ospitalità di quella del Gen. Mombelli, che faceva tute le cose signorilmente, e Tepavci divenne una meta prediletta per gli ufficiali alleati. Sembrano piccolezze, ma anche queste han contribuito al prestigio italiano in Oriente”.
Macedonian Front, Hill 1248
2 gennaio Dal diario del colonnello Peter Krăstev "era un anno freddo e nevoso. Il Reggimento ha occupato quota 1248 inclusa tra i villaggi di Snegovo e Bratin-Dol, il 3° Battaglione era schierato verso Monastir su cima 821 mentre il 2° Battaglione era a nord-ovest di cima 1248. Si lavora per consolidare le posizioni perché il fuoco nemico ci ha causato pesanti perdite. Il 3° Battaglione ha eretto un solida trincea circondata da filo spinato che abbiamo chiamato "la baracca". Il fuoco nemico però distrugge spesso le reti di protezione che devono essere riparate con ulteriori sacrifici di sangue. Il Comandante del 3° Battaglione Capitano Totev si prepara per il pattugliamento previsto per questa notte. Intanto la neve continua a cadere e si unisce alla fitta nebbia più fitta del nero buio della notte. La "Baracca" è il momento di quiete, ma fuori i lampi delle granate continuano ad illuminare la notte. Tutte le compagnie sono a posto. 1 ora dopo la mezzanotte un’esplosione sveglia la notte: colpi di cannone arrivano a distanza ravvicinata alla "Baracca" che viene centrata innescando l’esplosione delle bombe a mano e delle nostre cassette di munizioni….”.
3 gennaio La Francia nomina un rappresentante diplomatico a Salonicco, legittimando in tal modo il governo provvisorio di Venizelos.
3 gennaio Il generale Petitti di Roreto assume il comando del settore Crna-Makovo; il colonnello Giardino, comandante dell’artiglieria, prende a su volta il comando di tutte le artiglierie francesi ed italiane dislocate nel settore. Da Tepavci, il Comandante scrisse: “da quel momento al linea resta affidata alle truppe italiane e sarà per noi debito d’onore difendere a qualunque costo le posizioni conquistate dai nostri valorosi alleati. Faccio sicuro assegnamento sull’energia e sulla perizia dei capi e sul valore delle truppe di fanteria e di artiglieria perché il nostro compito sia assolto vittoriosamente e intendo che nessuno indietreggi di un passo su nessun punto del fronte qualunque sia la violenza dell’attacco nemico.
Macedonian Front, 2° Bulgarian Regiment Infantry
5 al 7 gennaio Si riunisce a Roma la conferenza Interalleata, con l’intervento dei Capi dei Governi di Francia, Inghilterra, Italia, del Capo di Stato Maggiore britannico Robertson, del Ministro della Guerra di Francia Liautey accompagnato dal generale Sarrail; per l’Italia c’era anche il generale Cadorna con Sonnino e per la Russia l’ambasciatore a Roma, barone de Giers, ed il generale Palytzine. Nella riunione vengono esaminati i problemi generali del conflitto ed in particolare fu sancito che il Comandante di ciascuna delle forze armate alleate avrebbe dovuto eseguire gli ordini del Comando in Capo in ciò che concerneva le operazioni militari, pur avendo diritto di comunicazione e di informazione dirette col proprio Governo. I generali francese e russo cercano di convincere Cadorna della necessità di rinforzare l’esercito di Macedonia con l’invio di altre divisioni inglesi ed italiane, oltre a due divisioni francesi già in viaggio, tutti dichiarando l’insufficienza delle forze anche soltanto per mantenere Monastir. Il generale Cadorna si mostra inflessibile, spiegando le ragioni che gli impedivano di diminuire le forze sul fronte italiano, soprattutto dopo la caduta della Romania, e confermando quanto già comunicato al generale Joffre nel convegno di St. Michel de Maurienne. Le speranze che due divisioni italiane e quella inglese avrebbero potuto raggiungere Salonicco sia pur pronte ad essere riportate su altri fronti se necessario, andarono deluse con le conclusioni messe al verbale:
Le but de l’Armée d’orient reste le même qui a été fixé à al Conférence de Chantilly …
Les Etats Majors britannique et italien ont déclaré ne pouvoir pas envoyer des renforts à l’Armée d’Orient. Par conséquent, les même Etats majors sont d’avis que dans le cas d’une très forte menace contre Monastir il serait plus convenable de reculer sur une position plus arriérée.
Les Etats Majors russe e t français estiment de leur coté que, dans l’intérêt supérieur de la coalition, la nécessité de ne pas reculer s’impose à l’Armée d’Orient pour des raisons d’ordre militaire et moral".
8 gennaio Gli alleati concedono 48 ore di tempo ai greci per accettare di porsi sotto il controllo del comando franco-britannico.
13 gennaio Un violento bombardamento dell'artiglieria bulgaro-tedesca distruggeva quasi completamente le scarse difese passive italiane di quota 1050.
25 gennaio Il generale Leblois, nel lasciare il comando delle truppe franco-italiane scrive: “au moment de quitter le commandement de l’Armée franco-italienne, je tiens à vous exprimer toute la satisfaction que j’ai eu au sujet de la conduite des troupes italiennes que j’ai eu l’honneur de commander dans la marche sur Monastir….A l’estime qu’ont fait naître parmi nous de leur arrivée, leur belle tenue, leur organisation si marquablement complète, et leur contenance devant l’ennemi, c’est jointe rapidement une véritable amitié inspirée par leur reseublan ce si grâce de caractère et d’esprit avec nos propres troupes et par la courtoisie et l’obbligenace de vos Officiers partout ou nous avons eu affaires à eux”.
Macedionian Front: Bulgarian training
30 Gennaio Un rapporto riservato a seguito di un’ispezione sulla cresta da parte generale francese Leblois: “… la cresta … ove si trovano molti nostri osservatori è trasformata dalla quantità di fili telefonici che la percorrono in tutti i sensi, in una vera tela di ragno nella quale non si può fare un passo senza rischiare di rompere un filo. Non solo quei fili sarebbero distrutti al primo bombardamento, ma una compagnia di rinforzo arrivando di notte in soccorso di un punto qualunque non potrebbe attraversare quella rete di fili telefonici senza romperne una metà ed inciampare nell’altra …”
Considerazioni che, però, non cambiarono la stima che il generale aveva delle truppe italiane, tanto da scrivere al comandante Petitti di Roreto un saluto di piena soddisfazione: “au moment di quitter le commandement de l’Armée franco-italienne, je tiens à vous exprimer toute satisfaction que j’ai eue au sujet de la conduite des troupes italiennes que j’ai eu l’honneur de commander dans la marche sur Monastir et depuis, de leur courage et de leur discipline et en même temps des excellentes rapports qu’elles ont eu avec les troupes françaises qu’elles ont relevées ou qui ont vécu à cote avec elles. A l’estime qu’ont fait naître parmi nous de leur arrivée, leur belle tenue, leur organisation si marquablement complète, et leur contenance devant l’ennemi, c’est jointe rapidement une véritable amitié inspirée par leur reseublance si grâce de caractère et d’esprit avec nos propres troupes et par la courtoisie et l’obligeance de vos Officiers partout ou nous avons eu a faire à eux .