Fronte Macedone 1916-18
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Maggio 1917

3-4 maggio
Le forze bulgaro-tedesche su quota 1050 comprendono 3 reggimenti bulgari con 8 battaglioni (circa 6.000 uomini) e 2 battaglioni tedeschi così dislocati:
“il 27° Reggimento bulgaro occupa tutta la pianura con i suoi quattro battaglioni in linea … dalla Cerna verso Oriente. …Le compagnie in riserva sono così dislocate a Vaklar.  Il 9° Reggimento bulgaro a est del 27°, dalle prime pendici del contrafforte 0 fino al sentiero Meglenci-Armatus. Il 54° Reggimento bulgaro a est del precedente.
I Battaglioni cacciatori tedeschi a est del 54° Reggimento bulgaro, mentre l’11° Battaglione cacciatori tedeschi sulla quota 1050.”
4 Maggio
Alle 5,45 nei pressi del canale di Corinto il sottomarino tedesco U4 silura ed affonda il piroscafo passeggeri “Perseo” adibito a trasporto truppe: trasportava circa 500 militari Vi furono circa 150 vittime molte delle quali appartenevano alla Brigata Cagliari. 
5-8 maggio
​Battaglia di cima 1050: l
e artiglierie e i reparti alleati simulano assalti a 1050. Un tratto di 3-4 chilometri verso le posizioni del Piton è ceduto alla 16° divisione coloniale francese, la quale avrebbe assunto il perno e la direttrice di tutta l’operazione intesa ad occupare le posizioni del Piton a quota 1019 (il cosiddetto Piton Rocheux, l’attuale Mecharov Kamen). L’attacco alleato, dapprima previsto per l’8 maggio, è rinviato perché nel settore della 16° divisione coloniale francese, che avrebbe dovuto operare simultaneamente alla 35° Divisione italiana, il bombardamento non ha causato che scarsissimi danni ai reticolati e alle trincee nemiche.
5 maggio
Le batterie italiane e francesi (372 cannoni e mortai pesanti) iniziano il bombardamento lungo tutto il fronte della 302° Divisione e la 22° Brigata bulgara. Nel pomeriggio il bombardamento viene sospeso/ridotto a causa della presenza di aerei tedeschi e dell’abbattimento di un pallone di osservazione. Ciò permette ai bulgaro-tedeschi di riparare i pochi danni subiti alle loro trincee. Le perdite maggiori le subiscono i bulgari della 302° Divisione posizionati in trincee poco profonde e con rifugi insufficienti per tutti i soldati. Il settore tedesco invece non subisce rilevanti perdite grazie al terreno ricco di rifugi scavati nella roccia e a trincee ben difese.
6 maggio
Il generale Petitti di Roreto, nominato Comandante di Corpo d’Armata, lascia il comando della 35° Divisione al generale Giuseppe Pennella.
6 maggio
Alle 6:00 ricomincia il bombardamento alleato su quota 1050. Alcune pattuglie italiane, francesi e russe vengono inviate a verificare i danni provocati alle linee nemiche. L’artiglieria nemica si fa sentire e fatte le linee alleate anche grazie alle indicazioni fornite loro dai ricognitori tedeschi.
Foto
6-7 maggio
​Questo eccessivo protrarsi della preparazione ha, alla fine, sicuramente riflessi negativi sull’andamento dell’azione, in quanto permette al nemico idi far affluire notevoli rinforzi nell’ansa del Cerna; infatti si scoprirà, a conclusione dell’offensiva, che il numero di battaglioni bulgari e tedeschi durante gli scontri erano raddoppiati rispetto a quelli presenti nella zona all'inizio di maggio.

7 maggio
Gli Alleati intensificano il bombardamento delle linee bulgaro-tedesche, ma i risultati sono sempre insoddisfacenti come risulta dai rapporti delle pattuglie. Contemporaneamente anche i bulgari inviano pattuglie per cercare di capire il punto in cui gli alleati concentreranno l’attacco.

8 maggio
​Durante la notte i bulgari sferrano un attacco preceduto da gas asfissianti. Gli italiani perdono 250 uomini, ma l’assalto è respinto.

8-9 maggio
Seconda battaglia di Dojran: a Dojran le divisioni britanniche (22°, 26° e 60°) attaccano le postazioni bulgare del colonnello Vladimir Vazov, ma vengono investite dal micidiale fuoco combinato delle artiglierie e delle mitragliatrici. I superstiti sono costretti a rientrare nelle posizioni di partenza. I soldati del 34° Reggimento Troyan contano oltre 2.000 nemici morti.


Foto
Macedonian front, Italian trenches, hill 1050
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Macedonian front, Italian lines
9 maggio
​Dopo un pesante bombardamento delle linee nemiche, in concomitanza di un attacco franco-russo, le fanterie italiane escono dalle trincee e sferrano un attacco frontale alle postazioni bulgaro-tedesche trincerate su quota 1050. E' la più sanguinosa battaglia nella quale sarà coinvolto il corpo di spedizione italiano in Macedonia, contro le truppe bulgare e tedesche: al termine della durissima battaglia, ben 2.800 tra ufficiali e soldati italiani vennero feriti o uccisi.
Le fasi alterne degli scontri sostenuti dai soldati italiani sono descritte nel Diario storico della 35° divisione:
“9 maggio 1917 – mercoledì. …Attacco della linea Punti A – A1 – A2 – A3 – A4 – Quota 1050 – Piton Brulé.All’alba la nostra artiglieria ha ripreso il tiro di distruzione sulle linee nemiche, intensificandolo dalle 6 alle 6,30. ….
Alle 6,30 le fanterie si sono lanciate all’attacco.
Alla sinistra – 61° Fanteria – la colonna d’attacco ….raggiunge il Punto A1 e oltrepassa le postazioni nemiche fra A, A1, A2, ma viene fermata dal fuoco di artiglieria. Il comando della Brigata “Sicilia” chiede rinforzi, mentre il comando del reggimento ordina che si attacchi con altre due compagnie il Point A – Collier.
Dispongo che un battaglione del 63° Fanteria da Suhodol si proti subito in avanti in rincalzo del 61°.
Ore 7,30. Perviene dal comandante della colonna del 61°, per piccione viaggiatore, la notizia che la 10° compagnia ha raggiunto la seconda linea, ma che ha bisogno di rinforzi. ..
Ore 7,50.  Si apprende che la prima ondata del I/62° ha avuto successo. L’artiglieria nemica ha aperto un fuoco violentissimo, usando anche gas asfissianti. Un aeroplano nemico vola costantemente sulle linee del 62°.
Mancano notizie dui quanto avviene al centro (Point A2 . Q. 1050) dove è impegnato il 161° Fanteria, e alla destra (Piton Brulé) dove opera il 162°. Dalla q. 1050 si vedono truppe della 16° Divisione francese combattere sul Piton Rocheux. …
Invio al 162° fanteria l’ordine di procedere risolutamente contro il Piton Brulé.
Ho comunicazione dalla brigata “Sicilia” che il battaglione di destra è stato fermato presso la cresta A1 … e che il battaglione di sinistra si trova poco più a sud del Point A – Collier. Richiedo che la nostra artiglieria batta ancora la cresta a tergo.
Ore 8,40. Il comando della brigata “Ivrea” comunica che da qualche minuto tute le sue truppe si trovano nelle trincee di partenza. Il nemico ha lanciato, alle 8,20, tre contrattacchi su q. 1050 che sono stati respinti.
Da notizie verbali risulta che l’azione della brigata “Ivrea” non è stata condotta con la dovuta decisione, con attacchi di pattuglie anziché con ondate sempre rinnovatisi. Ordino pertanto – ore 8,45 – che alle 9,25 il 162° attacchi il Piton Brulé, e che contemporaneamente si tenti di occupare q. 1050. L’azione dovrà essere condotta col massimo vigore. Alla brigata “Sicilia” si dà comunicazione di quest’ordine perché possa trarne profitto per la contemporaneità della sua azione. ….
Alle 9,45 il comando della brigata “Ivrea” comunica di avere ordinato l’attacco di q. 1050 e del Piton Brulé.
Alle 10,20 la brigata “Sicilia” informa che, avendo avuto comunicazione che il 161° attacca q. 1050, è stato ordinato che l’azione del 61° sia svolta in armonia con quella del ridetto reggimento.
Alle 10,30 l’aiutante di campo della brigata “Ivrea” informa che il 162° è uscito dalle trincee, che il Piton Rocheux non è tenuto dai francesi e quindi il reggimento non può avanzare perché la sua destra è minacciata dal tiro di numerose mitragliatrici nemiche …. Sul fronte del 161° non esistono più trincee nostre. …
Ore 10,40. L’aiutante di campo della brigata “Ivrea” comunica personalmente che il 162° è stato fermato dal fuoco di mitragliatrici e dal lancio di bombe a mano; ha avuto l’ordine dal comandante di non ritirarsi e si è attestato tra i nostri reticolati e quelli del nemico.
Ore 11,15. Perviene la notizia che anche sulla sinistra del 161° si tenterà una nuova irruzione; …
Ore 11,35. L’aiutante di campo della brigata “Ivrea” comunica che la nostra fanteria avanza sul Punto A4 e appoggia a destra. Si da notizia alla brigata “Sicilia” che fra Puturos e Crnicani sono segnalate forze nemiche di consistenza imprecisata che si dirigono verso i Punti A.
Ore 11,50. Vista la resistenza opposta dal nemico ai nostri ripetuti attacchi, considerate le perdite subite, si ordina: di sospendere ogni nuovo tentativo, di sistemare le truppe nelle trincee di partenza, o dove possibile nelle località raggiunte, procedendo al loro rafforzamento e riordinamento per reagire ad eventuali contrattacchi del nemico. Si comunica tale decisione al comando dell’Armata.
Il capitano Gamet, …, mi chiede a nome del suo comando se ritengo conveniente ritentare oggi l’attacco. Rispondo – ore 12,50 – direttamente al comando dell’Armata che avendo le mie truppe sostenuto nella mattinata due azioni e avendo subito perdite gravi, superiori ai complementi che potrebbero giungere per tempo, sarei del parere di non ritentare, almeno per oggi, l’attacco salvo che mi venga ordinato per ragioni speciali. ….
Nel pomeriggio mi reco presso il comando del I° Gruppo di divisioni francesi, ove mi incontro col generale Grossetti, comandante dell’Armata Francese d’Oriente. Questi, avuta conoscenza della situazione, ordina che in giornata siano ripetuti gli attacchi sulla destra del gruppo di divisioni. Da parte del Corpo italiano l’attacco sarà appoggiato da una azione dia artiglieria sulle posizioni attaccate. Detto rodine viene confermato per fonogramma. …
Alle 15,50 ricevo comunicazione dal comando dell’Armata che l’attacco sulla destra del gruppo di divisioni avrà luogo alle 17,30. L’azione di artiglieria del Corpo italiano avrà luogo dalle 17,15 alle 17,35; il consumo delle munizioni d’artiglieria pesante non dovrà oltrepassare 50 colpi per il 55, e 200 colpi per i 200 L.
Alla stessa ora vengo informato che l’artiglieria nemica batte le truppe della brigata “Sicilia” rimaste fuori dalle trincee; il tiro è regolato da un aeroplano. Le nostre artiglieria intervengono subito per controbattere quelle nemiche. .
Dalle 17,15 alle 17,25 le nostre artiglieri eseguono l’azione stabilita.“
9 maggio
Il comandante di brigata generale Crossi, che dal suo posto di comando ha seguito le fasi dell'azione sul Collier, cosi scriveva al comandante del 61° Reggimento:
“Comunichi agli ufficiali, sottufficiali, caporali e soldati del reggimento, che ho visto con orgoglio il contegno da loro tenuto nella giornata del 9 maggio e mentre porgo il mio reverente saluto ai Caduti gloriosi, faccio gli auguri a coloro che sono feriti, esprimo a tutti la mia ammirazione per lo slancio, il valore e la tenacia dimostrata dalle truppe di cotesto reggimento”.
Bollettino del Comando bulgaro del 9 maggio 1917 – Fronte Macedone
Lungo la parete rossa forte fuoco di artiglieria. Un gruppo nemico ha tentato di attaccare, ma è stato respinto con fuoco.
Sulla altezza 1248, a nord di Bitola al mattino presto ha cominciato un forte fuoco di artiglieria e scoppio di mine, che verso l’ora di pranzo ha raggiunto il suo culmine.
In questo momento nelle prime trincee del nemico si è osservato un grande raggruppamento di reparti fanteria che si stavano preparando per l’attacco. Sono stati bombardati da parte nostra con un fuoco letale, ma poco dopo il nemico è riuscito ad intraprendere un forte attacco per un tratto di 3 chilometri ma è stato respinto con ingenti perdite.
Nella pianura di Bitola è stato incendiato e distrutto un pallone del nemico legato al terreno.
Con il buio in seguito ad una straordinaria preparazione d’artiglieria al mattino francesi, russi e italiani hanno attaccato di nuovo lungo tutto il fronte però sono stati respinti ovunque con fuoco e contrattacco.
In seguito ad una seconda preparazione di artiglieria di alcune ore, il nemico ha attaccato un'altra volta lungo un fronte di 16 chilometri e anche questa volta è stato respinto.
Solo a nord di Makovo il nemico è riuscito ad entrare in una trincea di prima linea lunga 250 metri però intorno alle ore 6 del pomeriggio reparti nostri e tedeschi con un massiccio contrattacco li hanno stanati dalla trincea.
All’imbrunire il nemico ha provato un'altra volta ad attaccare a nord di Makovo ma anche questo suo tentativo è naufragato.
Parecchi cadaveri del nemico giacciono nella e davanti alla prima linea. Fino adesso sono stati presi prigionieri 2 ufficiali 260 soldati, dei quali 209 italiani, 44 francesi e 7 russi, e anche 2 mitragliatrici e 4 fucili automatici.
Durante la notte c’è stato solo qualche sporadico fuoco d’artiglieria; e nostri reparti d’attacco a nord ovest di Makovo hanno scacciato i gruppi del nemico che si erano appollaiati davanti alle trincee e hanno portato prigionieri 1 ufficiale e 11 soldati.
Nella zona di Meglenci l’attività di guerra è aumentata parecchio.
Su Dobro Pole reparti nemici verso sera in seguito a forte preparazione con fuoco sono riusciti ad entrare in una nostra trincea, però verso l’alba con un contrattacco sono stati buttati fuori dalla trincea.
Verso Kukurus, ……(località dai nomi incomprensibili)……in seguito a forte fuoco di artiglieria, mortai, fucili e mitragliatrici reparti del nemico hanno provato ad avanzare però sono stati respinti con il fuoco.
Ad ovest del Vardar: durante tutto il giorno fuoco di artiglieria moderato che solo di tanto in tanto aumentava, specialmente nel tratto a sud del villaggio Xuma.
Sulle postazioni di Dojran, la battaglia si è svolta incredibile ferocia durante tutta la notte del 9, dopo molti attacchi falliti durante tutta la notte, verso le 5 del mattino in seguito a incessante fuoco di mitraglia rotante gli inglesi hanno lanciato il loro attacco più forte e feroce. In seguito a sanguinose battaglie a corpo a corpo essi sono stati respinti, ma sono riusciti a posizionarsi solo su una collina vicino ad una nostra posizione però con un massiccio contrattacco i reparti del 34° reggimento egregiamente supportati dall’artiglieria hanno respinto completamente gli inglesi anche da questa collina. Adesso tutta la posizione a sud di Dojran è nelle nostre mani.
In questi feroci attacchi e contrattacchi il nemico ha subito perdite inimmaginabili. Mucchi di cadaveri inglesi giacciono lungo la nostra posizione e prima di essa. Durante il giorno l’attività del nemico si è ridotta. Verso l’ora di pranzo un gruppo un po’ più forte ha tentato di avanzare ma è stato disperso con il fuoco. Un aeroplano nemico è stato abbattuto a sud di Dojran durante una battaglia aerea. Vicino a Belasitza e vicino a Dolna Struma normale attività d’artiglieria.
In generale le, battaglie che si sono svolte ieri e oggi sul fronte macedone con la loro imponenza e ferocia, hanno superato tutte quelle fino ad oggi su questo fronte, l’attività di fuoco del nemico che ha fatto il nemico con tutti i tipi di armi, in particolare con l’artiglieria, ha raggiunto il massimo sforzo fino adesso.
I nostri reparti di fanteria e i tedeschi, egregiamente supportati dall’artiglieria, dai mortai e dalle mitragliatrici hanno mantenuto le postazioni con tenacia e coraggio e a volte con irruenti contrattacchi, con sanguinose lotte corpo a corpo e con le bombe a mano scacciavano i nemici che erano riusciti ad entrare nelle nostre trincee. Grazie alla granitica tenacia dei nostri reparti e quelli degli alleati tedeschi in questi due memorabili giorni di battaglia, sono stati annientati innumerevoli e feroci attacchi dei reparti del generale Sarrail i quali abbondantemente hanno ricoperto con i loro cadaveri le nostre trincee e la zona prima delle posizioni. Dei nostri reparti di fanteria si sono maggiormente distinti i valorosi del 34° e 44° reggimenti.
Fronte romeno
 A nord ovest di Tuncia sporadico fuoco d’artiglieria e di fucili.
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10 maggio
Il fallimento dell’attacco del giorno precedente evidenzia come l’artiglieria alleata non fosse in grado di sostenere un attacco su tutta la linea di cima 1050, così il comando francese decide di concentrare gli sforzi solo sui due Piton. Sul Piton Brulé, avrebbe agito il 62° Reggimento fanteria, rinforzato dal 2° Battaglione del 63° Reggimento e dal 3° Battaglione del 64° Reggimento, mentre sul Piton Rocheux avrebbe attaccato la 16° Divisione francese.
Alle 5 inizia il bombardamento verso i due Piton, ma, a causa delle forti perdite subite il giorno precedente, i francesi non sono più in grado di attaccare così l’attacco venne sospeso. Mentre tutti gli altri battaglioni restavano nelle trincee, il 2° battaglione del 63° non informato della sospensione, attacca come previsto dal piano originale. Allo scoperto, senza il supporto dell’artiglieria francese, 2 plotoni di fanteria italiana vennero annientati dalla mitragliatrici nemiche. I superstiti rientrano nelle posizioni iniziali.

Così scrisse in epoca successiva il comandante Petitti di Roreto:
“..alle ore 7,30 del 10, dopo che la preparazione di artiglieria era già cominciata fin dalle 6,  il comando dell’armata francese di oriente comunicava che date le condizioni della truppa della 16 divisione coloniale aveva stabilito di non fare per quel giorno l’attacco, a meno che non fosse già troppo tardi per dare il contrordine alle truppe italiane.
Il generale Pennella, che aveva il comando, dovette considerare che per quanto il tempo fosse certamente insufficiente per far pervenire il contrordine a tutti i reparti già pronti per l’attacco, alcuni dei quali erano certo isolati dal bombardamento che aveva rotto, come sempre, tutte le comunicazioni….lanciare le nostre truppe all’assalto senza l’attacco contemporaneo da parte dei francesi della posizione chiave equivaleva a mandarle a sicuro macello ….
Egli rispose quindi subito che dava alle nostre truppe il contrordine che fu infatti telefonato …..
I comandi di reggimento con tutti i mezzi a loro disposizione, telefono, segnalazioni, porta ordini, segnali di tromba, cercarono di fare pervenire il contrordine alle truppe ….ed il contrordine giunse fortunatamente a tutti meno che a una compagnia che anzi vedendo mutare il ritmo di fuoco dell’artiglieria, e ritenendo che questa allungasse il fuoco per permettere l’avanzata delle fanterie, con nobilissimo slancio fece scattare la prima ondata qualche minuto prima dell’ora fissata. 
Dall’osservatorio potemmo con angoscia indicibile vedere i nostri valorosi soldati saltare nella trincea nemica e mettersi sotto il fuoco della nostra stessa artiglieria che d’altra parte non poteva sospenderla senza maggior pericolo per le nostre truppe. Fortunatamente l’ondata non si componeva che di due plotoni ….Il generale Pennella protestò vivacemente…” 

10 maggio
Il generale Pennella, nel pomeriggio, recatosi a Tepavci, protesta energicamente per quanto avvenuto con i generali Sarrail e Grossetti, recatisi al quartiere generale italiano; Sarrail esprime il suo rincrescimento per l’incidente del mattino e presenta le scuse dichiarando di assumersi la piena responsabilità del dolorosissimo incidente. 
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11 maggio
Alle 6,30 l’artiglieria alleata inizia il tiro di preparazione battendo la linea nemica dal Piton Rocheux al Piton Brulé, e lo prosegue fino alle 8. A quell’ora i fanti dell’Ivrea riconquistano per la terza volta alcune linee del Piton Brulé, ma le mitragliatrici nemiche poste sui fianco sul Piton Rouchex e su 1050, li fermano a poca distanza dal punto di partenza. Eguale sorte tocca ai reparti francesi ed inglesi.

Una pubblicazione dello Stato maggiore Difesa relativa agli attacchi a quota 1050 di maggio, riporta:
“…avendo il caposaldo del Piton, chiave di tutta la linea, resistito agli attacchi dei Francesi … le nostre truppe, bersagliate di fianco e alle spalle, non poterono mantenersi sulle posizioni raggiunte di primo slancio. La Divisione perdette in questa battaglia circa 3000 soldati. La sola Brigata Ivrea fu falciata di 40 ufficiali e 1200 uomini di truppa…!”
 
Scrisse successivamente il generale Petitti:
“l’insuccesso del recente tentativo di sfondamento fatto coll’azione offensiva di maggio da Monastir al Vardar è una riprova della mancanza da parte nostra malgrado i rinforzi inglesi e francesi recentemente giunti in Macedonia di quella prevalenza di forze e di mezzi che è indispensabile per lo sfondamento di una linea completamente organizzata e guernita. Tale sfondamento sarebbe stato possibile nell’autunno 1916  se gli  eserciti alleati di Macedonia si fossero trovati in grado di esercitare una forte pressione coordinata ad una energica azione russo e rumena contro al Bulgaria, azione che purtroppo è mancata.”

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Maggio
Un’analisi degli insuccessi continui è fatta dal comandante dell’artiglieria della 35° Divisione, il quale aveva partecipato a tutti gli attacchi eseguiti dalle truppe su quota 1050 e che aveva avuto la possibilità di parlare anche con gli ufficiali d’artiglieria serbi e francesi presenti nelle operazioni:
“da quanto ho personalmente visto e da quanto ho saputo, in tutti gli attacchi eseguiti contro la quota 1050, le operazioni sono state sempre precedute da un’azione intensa e concentrata di artiglieria di durata variabile da una a più ore, eseguita sulle trincee e camminamenti del “plateau” della quota e dei suoi bordi.
Ad un momento stabilito l’artiglieria pesante allungava il tiro onde formare una specie di gabbia di fuoco attorno alla quota e l’artiglieria di campagna e da montagna passava al tiro di barrage sugli orli interni della gabbia.
Allora la nostra fanteria marciava all’attacco; essa è quasi sempre arrivata facilmente sino alle trincee nemiche più avanzate del plateau di quota 1050, giacché solo quando le trincee nemiche di quota 1050 erano occupate dalle nostre fanterie, si manifestava la reazione nemica eseguita con tiro intenso di artiglieria, col contrattacco della sua fanteria e con azione di mitragliatrici sul fronte ed in specie sui fianchi delle nostre truppe.
Quasi sempre dalla destra e dalla sinistra, ove forse fino a quel momento trovavansi appiattati e ben riparati, uscivano nuclei abbastanza forti di fanteria nemica costituita certamente con elementi scelti fra i più saldi ed i più coraggiosi (e sempre tedeschi), che attaccavano sui fianchi le nostre fanterie con mitragliatrici e con lancio di bombe a mano.
In tali condizioni la nostra fanteria è stata obbligata a ripiegare sulle posizioni di partenza.
Per contro il nemico, durante la preparazione d’artiglieria deve risentire poco le conseguenze dei nostri tiri. Egli mantiene nelle trincee solo pochi osservatori ben riparati e protetti o da ricoveri o dalle rocce.
Essi certamente sono collegati o telefonicamente, o con altri mezzi (certo disposti in modo da funzionare a malgrado dei danni prodotti dal più intenso bombardamento) colle truppe retrostanti. Queste stanno sul rovescio della quota al coperto e ben riparate, certamente nei ricoveri ivi costruiti.
Queste truppe attendono il momento dell’attacco, a loro annunziato sia dagli osservatori sia dall’interruzione del nostro tiro d’artiglieria, dal conseguente allungamento e dalla sua trasformazione in tiro di barrage. Solo allora la fanteria nemica esce dai suoi ricoveri, e pei camminamenti si porta ad occupare le trincee del rovescio del plateau di quota 1050, ove riceve la nostra fanteria con lancio di bombe a mano e con tiro di fucileria e di mitragliatrici, mentre dai punti a e b viene da altri nuclei esercitata quell’azione di attacco sui fianchi delle nostre fanterie di cui si è sopra fatto cenno. L’uscita della fanteria è contemporanea all’azione dell’artiglieria nemica.
Premesso ciò, un attacco che si voglia eseguire sulla quota, può essere fatto in uno di queste due maniere:
  1.  attacco di sorpresa durante la notte
  2. attacco con preparazione di artiglieria.
A mio modo dei vedere non ritengo opportuno il primo modo, sia perchè di notte le trincee nemiche sono meglio guardate e più  fortemente occupate, sia per il minor concorso che può prestare l’artiglieria la cui azione potrebbe essere quella sola di barrage, sia per le difficoltà tecniche d’impiego d’artiglieria qualora il nemico contrattaccando fortemente riuscisse a respingere i nostri anche dalle posizioni di partenza. Ritengo invece di più probabile successo il secondo perché non presenta gli inconvenienti di cui sopra e soprattutto meglio consente di regolare l’azione d’artiglieria qualunque sia la reazione nemica.
…..In seguito, in un momento ben preciso, a priori ben determinato, quest’azione d’artiglieria dovrebbe cessare, essere trasportata oltre, e trasformarsi in tiro di ingabbiamento e di barrage contro i bordi posteriori di quota 1050. Simultaneamente dalle nostre linee dovrebbero partire delle pattuglie di elementi molto arditi.”

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Maggio
Il generale Cadorna, nel riferire al Ministro degli Esteri, chiede di intervenire presso il Governo francese per la sostituzione del generale Sarrail, al quale venivano imputate le cause principali degli insuccessi. Nonostante le rimostranze del Capo di Stato Maggiore italiano, il generale Sarrail continua a godere di appoggi in Francia:
“…di una particolare posizione che trae le sue origini, assai più che dai meriti militari, da ragioni parlamentari e politiche; … appoggi potenti assicurano al generale Sarrail una quasi intangibilità.”
​
Di recente altri motivi di malcontento si sono aggiunti ai precedenti: il 10 maggio il Comando in Capo dell’Esercito di Macedonia aveva fissato per le otto del mattino l’attacco delle posizioni dei “Pitons” (la destra della nostra 35° Divisione doveva attaccare il Piton brulè, una divisione francese contigua doveva attaccare il Piton Rocheux); senonché alle 7,30 il comando francese diede ordine improvvisamente di sospendere l’attacco. Si tentò con tutti i mezzi, ed immediatamente, di avvertire i reparti; ma data la strettezza del tempo, un nostro battaglione non poté ricevere il contrordine, e –avendo mosso all’assalto – raggiunse con grande slancio le trincee nemiche, dove –mancando l’appoggio di un attacco contemporaneo francese – fu sopraffatto. Il generale Pennella, comandante la 35° Divisione fece vive rimostranze al generale Sarrail per il ritardo nella comunicazione dell’ordine che è stata unica e deplorevole causa delle perdite dolorose subite. Alle truppe francesi invece l’ordine del rinvio dell’attacco era stato sollecitamente trasmesso qualche ora prima.
Pochi giorni fa il generale Sarrail pretendeva che la nostra divisione, che già ha la difesa di un fronte di 12 km. assumesse la difesa di altri 2 km. sulla propria destra per disimpegnare una divisione coloniale francese che, pare, fosse intendimento del generale Sarrail di inviare in Grecia. Giustamente il generale Pennella dichiarò al generale Sarrail di non poter estendere nemmeno di un metro il fronte attuale;  ed io ho dovuto rappresentare al generale Foch le rimostranze formulate dal nostro generale .”

 
Il Comando Supremo dell’esercito italiano così telegrafò da Salonicco ad Udine illustrando la situazione stagnate dopo la disfatta di maggio:
“nemmeno giorni scorsi serbi non hanno avanzato. Oramai anche se avanzeranno in seguito ritengo si tratterà di successi locali che non muteranno esito negativo offensiva e ragioni insuccesso tale offensiva seguenti:
Primo: Robustezza difesa nemica Avendo rinunziato offensiva nemico ha costituito linea essenzialmente difensiva con difesa assai robusta su linee molteplici bene organizzate fiancheggiate da molte mitragliatrici, protetta da ampi reticolati e efficace e abile artiglieria.
Secondo. Insufficienza forze alleate. Per numero battaglioni alleati sono poco inferiori nemico ma sono sensibilmente inferiori numero fucili poiché specialmente battaglioni francesi e serbi sono per mancanza riserve uomini ridotti ad effettivi minimi. Artiglieria grosso calibro e artiglieria da campagna specialmente nell’armata oriente e esercito serbo è assai inferiore a quella nemica per numero e qualità. Aviazione (eccettuati inglese) è stata per molto tempo in stato grandissima inferiorità. Qualche rinforzo giunse poco prima della offensiva ma troppo tardi per preparare adeguato attacco.
Terzo: Insufficienza comunicazioni …
Quarto. Una ragione principale insuccesso è deficienza Comandante in capo. Comando esercito composto sei contingenti alleati non è impresa facile ma generale Sarrail ha meno di ogni altro … qualità necessarie per esercitarlo. Manca di chiarezza  e … in suo concetto strategico e di carattere nel metterlo in atto. … procede per decisioni estemporanee che danno luogo ad azioni slegate ed inefficaci.
Invece seguire piano seriamente studiato in base esame di tutti fattori egli che non valuta mai sufficientemente forze avversarie procede per decisione estemporanee che danno luogo ad azioni slegate ed inefficienti.
Così attacco con sola truppa francese Nord e Nord-Ovest di Monastir verso metà marzo; attacco nuovamente isolatamente con truppe inglesi il 25 aprile fra lago Dojran e Vardar ed ora in ultima operazione invece di opera concentramento e sforzo principale in una sola direzione ha lasciato che ogni contingente attaccasse di fronte a sé senza mai fare sentire opera direttiva ed unificatrice del Comandante in Capo.
Si aggiunge la sfiducia generale in un capo che fa della politica la sua occupazione principale e tenta ad ogni occasione fare prevalere interessi francesi su quello comune degli alleati….
Questa fiducia rende vari comandi alleati naturalmente riluttanti all’obbedienza e diminuisce enormemente efficienza combattiva delle truppe alle quali arriva infallibilmente eco dello stato animo dei comandi rispettivi.
…. Tale opinione su Sarrail è .. condivisa dagli altri comandi alleati. … Tenente colonnello Plunkems ufficiale collegamento War-Office che ha testé visitato questo fronte condivide pienamente opinione mia e mi ha detto parlerà in questo senso Roma Parigi e Londra.”

 
 La situazione dei soldati italiani a Quota 1050, fu così descritta: 
“se la quota 1050 è considerata il posto di onore, questo e più specialmente il punto del Brulé noto col nome di “Boccette” dovrebbe esser detto il posto del miracolo. Quivi i nostri soldati passano venti giorni o quindici nell’assoluta immobilità: stanno appollaiati e stesi dietro un pezzo di roccia, spiando dall’angolo di essa quei trenta metri di erta pendenza che li separa dal nemico, sentendo, dietro la roccia che li ripara, scoppiare la bomba a mano che, per una specie di cinico umorismo, i tedeschi dall’alto lasciano ruzzolare per terra, sicuri di vederla raggiungere il bersaglio. Se si muovono, è la fucilata infallibile, se fanno rumore, è la bomba lanciata col fucile che oltrepassa la roccia e scoppia nelle reni: il nemico sa che ci sono, ma non vuole che glielo si faccia sentire. …
Quei pochi metri di terreno che separavano le nostre buche dalle linee nemiche (che anche qui occupavano tutta la cresta) erano andati a poco a poco coprendosi di reticolati, gettati da noi e dai tedeschi (anche il Piton Brulé, come la quota era tenuto dai tedeschi, che, in entrambe le posizioni lavoravano accanitamente a rafforzarsi, segno che non si sentivano troppo tranquilli avendo noi per vicini), ed era ormai impossibile passarvi di traverso, se prima non fossero stati distrutti dal tiro dei cannoni e delle bombarde….”

Foto8° Reggimento bulgaro
11 maggio
La 2° Armata serba attacca Dobro Polje conquistando alcune trincee. Il contrattacco bulgaro però li scalza dalle posizioni conquistate. I serbi perdono nell'attacco oltre 1.000 uomini.

​​11 maggio
La 243° Brigata della 122° Divisione francese attacca le postazioni bulgare di Skra di Legen. L’84° e il 284° Reggimento raggiungono le linee nemiche a quota 1.000 m, ma il contrattacco bulgaro li obbliga a ripiegare.

15 maggio
La Brigata Ivrea viene sostituita in prima linea dalla Cagliari e si disloca a Tepavci e tra le rovine di Jaratok.

15 maggio
La 28° Divisione inglese conquista alcune trincee (Ferdie e Essex) vicino a Barakli. Nei giorni successivi nella valle dello Struma conquista altre posizioni. I bulgari contrattaccano, ma senza ottenere risultati soddisfacenti.
Negli attacchi di aprile e maggio gli inglesi perdono oltre 14.000 soldati e il morale a pezzi, mentre poche trincee sono strappate al nemico. In pratica nulla. Alcuni storici sostengono che se i bulgari avessero contrattaccato energicamente con tutta probabilità sarebbero sfondato le linee alleate arrivando fino a Salonicco.
Motivi della disfatta alleata:
  • trincee bulgare ben difese da filo spinato e posizionate in cima alle alture;
  • rifugi bulgari scavati nella roccia quindi….;
  • abbondanza bulgara di artiglieria di vario calibro e mitraglie;
  • artiglieria alleata solo con calibri leggeri;
  • truppe alleate decimate dalle malattie;
  • aerei alleati inferiori a quelli bulgaro-tedeschi;
  • incapacità del comando alleato dal punto di vista tattico (portarono un attacco ovunque senza averne i mezzi…);
  • contrasti tra i vari generali alleati;
  • difficoltà alleata di gestire truppe diverse (russi, serbi, inglesi….).
16 maggio
Il comando del XVI Corpo d’Armata schierata in Albania, è affidato al generale Giacinto Ferrero, lo stesso che da comandante delle forze di occupazione a Durazzo, aveva diretto le operazioni per l’allontanamento da Durazzo. Ferrero, che conserverà il comando fino all’aprile del 1919, ebbe precise istruzioni di considerare come primo scopo il possesso di Valona e di mantenere la linea di posizione di resistenza, verso gli Austro-Ungarici arrivati fino a Durazzo. Nell’impossibilità di attaccare efficacemente il nemico, l’armata italiana rimane attestata lungo un fronte di un centinaio di chilometri, immobile anche per intere settimane. Era necessario contenere l’offensiva austriaca, e gli obiettivi restavano invariati: il possesso della parte meridionale e il collegamento con l’Armèe d’Oriente sul teatro di Salonicco. Occorre sottolineare le truppe italiane non si limitano a svolgere un’azione militare, ma assieme ai francesi, costruiscono nella zona nuove strade, ferrovie, ponti ed edifici pubblici.
17 maggio
Muore a Nizza il maresciallo serbo Radomir Putnik.

18 maggio
Battaglia di cima 1248 e red wall: scatta la controffensiva bulgara alla cresta red wall. La Divisione Bdin concentra le artiglierie, in particolare le 6 nuove batterie di obici pesanti fornite dai tedeschi, su una cresta del Pelister da cui poter battere le postazioni francesi. In due ore di bombardamento la fanteria bulgara attacca le trincee francesi oramai semidistrutte con lancio di bombe a mano. Segue l’attacco con i nuovi lanciafiamme tedeschi. I depositi di munizioni esplodono e trincee francesi scompaiono avvolte da fiamme alte anche 10 metri. Un reggimento bulgaro attacca alla baionetta. Di due reggimenti francesi non rimangono che 2 ufficiali e 259 soldati: oltre 5.000 sono i morti. Red wall rimarrà sotto il controllo bulgaro-tedesco fino alla fine della guerra.
21 maggio
In Francia scatta il razionamento alimentare: viene vietata la vendita di carne il lunedi e e martedi.
21 maggio
Il colonnello Vladimir Vazov riceve un telegramma dal capo di stato maggiore, General Ivan Lukov, che gli notifica la promozione a tenente generale. Dalla fine di maggio alla primavera del 1918 tutto il fronte, compreso Dojran, fu caratterizzato da pochi sporadici scontri di limitata intensità. Ciò permise ai bulgari, grazie al loro comandante generale Vazov, di rinforzare e riorganizzare le difese di Dojran. Ciò invece non avvenne a Dobro Pole. Vazov consigliò al generale Dimitur  Geshov, di dividere il settore tra il Vardar e Dojran in due organizzazioni difensive ognuna lunga 14 km come indicato nella figura. Tra il marzo 1917 e il settembre 1918, la 9° Divisione Pleven, sotto la guida del generale Vazov, sviluppò il miglior sistema difensivo di tutto il fronte macedone: sincronizzazione tra l’attacco/contrattacco della fanteria e l’artiglieria, integrazione e supporto reciproco tra i diversi sistemi d’arma, ecc. 
Dal diario del generale Vladimir Vazov, dopo aver assunto il commando della 9° Divisione Pleven nel settore di Dojran:
“in ogni combattimento, specialmente nelle posizioni di difesa, la preparazione è il principale fattore per il successo….la preparazione dovrebbe comprendere: un aumento delle fortificazioni, della posizione e l’opportuna organizzazione delle difese; la continua vigilanza del campo di battaglia e le comunicazioni tra le varie unità (fanteria, artiglierie ecc..) e i loro comandanti; la programmazione e preparazione della fanteria per veloci contrattacchi; la preparazione dell’artiglieria per fornire un tempestivo supporto alla fanteria in ogni situazione; il mantenimento alto del morale delle truppe convincendoli della forza della loro posizione, della certezza nella vittoria. Durante le mie ispezioni ho sempre ripetuto agli ufficiali ed ai soldati che la loro posizione era sufficientemente robusta, difesa da un numero sufficiente di soldati e da difese solide”.
​
Dal diario del generale Vladimir Vazov:
“..il mio compito fu di preparare i miei subordinati a diverse serie d’attacchi, esaminare tutti i possibili scenari, fare prove su come difendersi e contrattaccare in diverse situazioni, trasportare la fanteria e l’artiglieria per utilizzarla efficacemente, far si che i comandanti di vario livello possano esercitare le proprie iniziative, diffondere tra la truppa la convinzione sulla forza della posizione e dei mezzi disponibili, sviluppare una mutua collaborazione tra fanteria e artiglieria, mantenere sempre alto il morale delle truppe prima della battaglia…”
​
22 maggio
Il fronte della 35° Divisione viene aumentato di alcuni km oltre il Piton permettendo così la contestuale sottrazione di diverse batterie francesi dal settore.
Foto
Bulgarian soldiers - Dojran May 1917
Maggio 
Le pesanti sconfitte subite dagli alleati nei mesi di aprile e maggio portano all’inasprimento dei rapporti tra alleati ed in particolare nei confronti del comandante Sarrail, il quale, anziché favorire la ricostituzione dei vari contingenti dopo il fallimento dell’offensiva, medita imprese dispersive di contenuto politico estraneo alla situazione. Ritira dal fronte il contingente russo, che aveva dato segni indubbi di fraternizzazione con i Bulgari, ritira pure alcuni reparti francesi e si accinge, d’accordo con Venizelos, a invadere l’Epiro.

​Sonnino, ricevute informazioni dall’ambasciatore ad Atene e dl console a Joanina, aggiorna Cadorna:

“…data la situazione greca a suo modo di vedere cessava da parte nostra ogni ritegno nel procedere a ulteriori occupazioni militari. Ricordo anche telegramma in data 30 aprile del R. console in Janina prospettante la necessità di occupare le regioni valacche di Zagori e del Pindo e la Ciamuria sino a Parga. Concordando con l’avviso surriferito del R. ministro ad Atene, ed anche in vista dell’azione francese a Santa Maura, richiamo su tutto quanto precede l’attenzione di V.E. osservando che dal punto di vista politico sarei favorevole ad estendere la nostra occupazione specialmente per incorporarci i cutzo-valacchi del Pindo.
26 maggio
Il generale Sarrail, che aveva prospettato di ritirarsi nei campi trincerati di Salonicco e della Tessaglia, sbarca a Santa Maura (leucade) con forze francesi e venizeliste.
Cadorna, a tale azione, si mostra abbastanza preoccupato; non solo perché una tale decisione avrebbe senza alcun dubbio scoperto il fianco destro della nostra occupazione in Albania ed avrebbe permesso agli Imperi Centrali di sferrare un forte attacco contro Valona, ma anche perché andavano a cambiare tutti i piani sul mantenimento dell’occupazione dell’Albania.
Immediatamente studiò un ripiegamento del nostro esercito di Salonicco verso Santi Quaranta finché la strada per Koritza sarebbe rimasta libera:
“interessa perciò in sommo grado accertare subito verità informazione per provvedere in tempo a richiamare nostro contingente dalla Macedonia e farlo spostare a Valona per via di Koritza. Informo che un’estensione dell’occupazione nostra nelle regioni di Zagori, Pindo e Ciamuria non sarebbe assolutamente possibile se richiedesse l’invio di altre forze dall’Italia …”.
26 maggio
Su quota 1050, viene ferito a morte il colonnello Boris Drangov, comandante del 9° Reggimento di Fanteria Plovdiv.

28 maggio
Sonnino scrive a Cadorna sui passi diplomatici effettuati:
“…Ho già comunicato ai Governi di Parigi e di Londra la necessità in cui V.E. si trova di ripiegare le nostre forze di Salonicco per l’armata della Macedonia. Data tale comunicazione non ho creduto ci potremmo valere allo scopo di ottenere il richiamo del generale Sarrail, della minaccia del ritiro di tutto il nostro contingente da Salonicco, perché ciò ci avrebbe posto nell’imbarazzo di doverlo invece mantenere colà se ci fosse stata data soddisfazione circa il richiamo del generale Sarrail. Ho però comunicato a Parigi e Londra le gravi informazioni pervenute a V.E. dal generale Pennella invitandoli a conformare la loro concorde azione alla richiesta di V.E.”
29 maggio
Gli riferisce le spiegazioni date da Barrère:
“….(Gambon)… mi ha dichiarato che non era stato deciso ritiro truppe nel campo trincerato di Salonicco, ma semplicemente era stato previsto caso che ciò potesse apparire necessario e che per tale eventualità generale Sarrail avrebbe dovuto riferire facendo proposte concrete. In conclusione Gambon diceva notizia per ora inconsistente a quanto gli risultava, ma certo almeno prematura.  Dalle sue parole mi parve egli volesse più che altro attenuare impressione che comprendeva dovesse farci notizia avuta dell’intesa corsa a nostra insaputa …..”
31 maggio
Il generale Pennella conferma di essere pronto a ripiegare con le truppe verso il Corpo italiano in Albania o, anche, a rimpatriare:
 “Apprendo a varie fonti bene informate quanto segue:
  • corpo inglese toglie dalla macedonia e invia in Egitto una brigata di cavalleria ed una brigata o una divisione di fanteria;
  • sulla fronte di Monastir sulla nostra sinistra una divisione francese verrà sostituita da una greca venizelista;
  • sulla nostra destra le truppe della 16° divisione francese verrebbero sostituite da altra divisione venizelista;
  • le truppe russe sono state ritirate dalla fronte per andare per ora a riposo verso Florina, causa numerose diserzioni (esistevano chiari episodi di fraternizzazione con le truppe bulgare);
  • sembra che truppe francesi, sostenute da distaccamenti inglesi e forse da elementi truppe russe, sarebbero destinate nota operazione in Tessaglia;
  • una parte artiglierie medio calibro francesi sono state o saranno ritirate dalla fronte per formare massa di riserva oltre Sakulevo….”
Intanto Barrère assicurava, per incarico di Ribot, che non vi era nel Governo francese nessun proposito o desiderio di riduzione delle forze in Macedonia, come pure confermava il Governo inglese.

Cadorna  chiarisce a Sonnino:
“il Presidente del Consiglio dei Ministri francese preannunzia per il 1 luglio una conferenza interalleata per discutere la questione di Salonicco; ma, qualunque siano le decisioni future, sta il fatto che il ritiro da quel fronte di cospicui effettivi francesi, inglesi e russi e la loro sostituzione con truppe venezeliste di assai dubbia efficienza, e che non sono considerate nelle convenzioni militari sugli obblighi interalleati in macedonia, indeboliscono gravemente l’Armata d’Oriente esponendola ad un sicuro insuccesso in caso di offensiva tedesco-bulgara. Si viene così a determinare una situazione del tutto diversa da quella sotto la cui influenza fu discusso, e non senza difficoltà consentito, il nostro intervento in Macedonia. Si trattava allora di dare all’Armata d’Oriente la necessaria consistenza per resistere ad una offensiva nemica in forze, di mantenerla in grado di operare offensivamente, quando una situazione strategica particolarmente favorevole lo avesse consigliato. Ora tutti questi scopi vengono ad essere allontanati e frustrati dalle sottrazioni di forze che l’Inghilterra ha già eseguito e che la Francia progetta per perseguire fini dei quali V.E. è giudice, ma che sono nei riguardi militari disformi da quelli iniziali e di base al nostro concorso. Queste sottrazioni di forze, o indurranno l’avversario a pronunziare una offensiva contro l’Armata d’Oriente o, quanto meno, gli consentiranno di eseguire larghi prelevamenti di forze da quello scacchiere a rinforzo di altri fronti. Entrambe le eventualità sono per noi di sicuro danno; la prima lo è in particolar modo. Dall’insieme delle considerazioni esposte scaturisce il nostro incontestabile diritto nonché l’assoluta necessità militare del ritiro del contingente italiano dall’Armata d’Oriente che lasciato invece in Macedonia costituirebbe nella situazione che, all’infuori di ogni nostra decisione, vi si sta maturando, uno sterile diversivo ed una dannosa sottrazione di forze alla causa comune.”
 
Non arrestandosi lo spostamento delle truppe dalla Macedonia verso la Tessaglia, come confermato dal generale Pennella, Sonnino, pur lamentandosi con gli alleati, placò il Capo di Stato Maggiore con le assicurazioni avute dagli alleati:
“viste le formali assicurazioni datemi da Barrère e Rodd per ordine loro Governi che nessun nuovo cambiamento farassi Macedonia senza preventivi concerti e viste risposte date dal R. Governo, prego d’intesa con presidente del consiglio, V.E. di soprassedere a qualunque movimento di ritiro del nostro contingente laggiù. Non è desiderabile che situazione Armata d’Oriente si modifichi oggi per opera nostra. Intanto comunicherò a Parigi e Londra situazione nostra delicata e giusti lamenti di V.E. Prego V.E. seguitare a concertarsi con i comandi militari alleati circa la situazione dell’armata d’Oriente".
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