Estate Bulgari Le notizie che pervenivano sulle condizioni interne della Bulgaria, stanca della guerra e sfiduciata del successo, lasciavano prevedere che un’offensiva generale condotta vigorosamente avrebbe dato finalmente buoni risultati. Inoltre un concentramento di truppe greche lungo la frontiera della Macedonia Orientale e di truppe serbe lungo la Macedonia occidentale, predisposto dal generale Franchet d’Espery con scopi apertamente aggressivi, creò uno stato di forte nervosismo negli ambienti militari e politici bulgari che portò ad alimentare sempre più contatti e relazioni con il bolscevismo russo. I Bulgari venivano dati molto depressi; numerosi furono i disertori – specialmente in occasione di loro azioni offensive - con malcontento ed insofferenza generalizzati all’interno delle forze armate, causati anche, secondo gli italiani, da quel brutale predominio tedesco con evidente disapprovazione della politica del Governo di Sofia.
Era però noto che la Bulgaria, se era disposta ad abbandonare gli alleati, era decisa a difendere accanitamente le terre che aveva riconquistato con tanti sacrifici: “…alla domanda: Quali sono le intenzioni del vostro esercito? Il disertore bulgaro risponde sempre: Di non attaccare, ma di resistere se attaccati”. E se così si esprime un disertore, è da ritenere che gli stessi sentimenti – anzi in misura molto più elevata – siano sentiti dalla massa dell’esercito bulgaro.”
Tedeschi I Tedeschi erano ridotti a pochissimi battaglioni di fanteria – occupavano, oramai, solamente i punti più delicati del fronte, come Quota 1050 e Piton Brulé, proprio di fronte al contingente italiano – ma oltre a gestire tutti gli alti comandi, avevano molte batterie, soprattutto pesanti, nonché la direzione dei principali servizi. Avevano tutta l’aviazione, e controllavano tutti i mezzi di trasporto. Inoltre istruivano ed inquadravano i reparti speciali, quelli d’assalto, lanciafiamme e mitraglieri: “sono molto attivi – non disertano mai – se fatti prigionieri tengono contengo corretto, riservato – sentono più dei loro compagni d’Europa la stanchezza di questa guerra fatta in paesi lontani dalla patria – ma non danno alcun segno evidente di scoraggiamento. Sanno di essere poco ben visti dai Bulgari – ma non se ne curano – anzi ne traggono argomento per trattare i loro alleati con maggiore alterigia.”
Italiani Gli Italiani, pur provati, alternando periodi di trincea e periodi di riposo pensarono a costruire ponticelli ed a migliorare le strade; aprirono nuovi sentieri, sistemarono le zone degli accampamenti deviando le acque, costruirono casette e baracche per la truppa. Quando si trovavano a contatto con la popolazione locale, aiutavano gli abitanti dando loro consigli medici e medicinali, provvedendo anche, ove necessario, a disinfestare le case e le zone infette.
Il rinvio continuo di un’offensiva generale nei Balcani stava mettendo davanti agli occhi italiani lo spettro di un armistizio, forse anche provocato dagli alleati. In tale nervosismo ed in attesa di una offensiva finale in Macedonia, Italiani e Francesi si ostacolavano con continui screzi nella base albanese di Santi Quaranta: “nel febbraio u.s. questo Comando, dietro richiesta dell’Intendenza A.M. interessata da codesto Ministero, aveva espresso parere favorevole e poi provveduto per il passaggio da Santi Quaranta di 600 autocarri francesi diretti in Macedonia. Si erano prese nello stesso tempo le necessarie precauzioni per evitare l’invadenza francese verificatasi in passato con la Missione del Colonnello Francois e che minacciava di togliere il carattere di italianità a quella linea di tappa. A Santi Quaranta si stabilì il Tenente Gastine dell’Intendenza francese per regolare il movimento ed i 600 autocarri sono tutti transitati regolarmente senza incidenti. Completato l’invio previsto sono giunti successivamente altri 116 autocarri francesi che pure proseguirono per la loro destinazione….Ora il Tenente Gastine rivolge all’ufficio staccato Intendenza di Santi Quaranta la richiesta che si allega in copia.”
“J’ai l’honneur de vous demander un agrandissement du terrain que j’occupe à l’intérieur du 6 Autoparco à Santi Quaranta. Le nombre de véhicules qui stationne parfois dans mon camp assez étroit m’oblige à adopter une formation de parc serrée, dangereuse en cas d’incendie. D’autre part, je désirerais pouvoir construire avant la saison des pluies des baraques pour assurer au personnel un logement plus confortable pour l’hiver que la tente marabou.“
“Ho pertanto fatto rispondere al Tenente Gastine che non posso esaudire la sua richiesta e che domande del genere devono pervenire come prima dal Comando delle Armate d’Oriente o dal suo Governo.”
Il generale Ferrero intervenne su tale “invadenza francese”: “si erano prese nello stesso tempo le necessarie precauzioni per evitare l’invadenza francese verificatasi in passato con la Missione del Colonnello Francois e che minacciava di togliere il carattere di italianità a quella linea di tappa. …Risulta che il tenente Gastine nei suoi rapporti con l’Ufficio staccato Intendenza, pur conservando la forma più corretta ed insinuante, senza mai scoraggiarsi di fronte a rifiuti ed osservazioni, non trascura occasione, né mezzo in un’opera lenta e paziente di penetrazione e invadenza. Nulla risulta poi e nulla fu richiesto a questo comando per invio di altri autocarri francesi e quindi non vedesi la necessità che sia mantenuto a Santi Quaranta il distaccamento francese; ad ogni modo non ritengo né opportuno né prudente assecondare il progetto di una sistemazione stabile degli alloggiamenti nella base di Santi Quaranta, già ristretta per i bisogni attuali ….”
il Comando italiano scrisse: “…l’intendimento francese di insediarsi nella base di Santi Quaranta sembra coincidere colla cresciuta attività politica che il Comando Francese, intrigando con serbi e greci, esplica nel distretto di Koritza e nelle regioni limitrofe. Ho ritenuto di rilevare quest’opera di penetrazione in Albania, già altre volte segnalata, che costantemente si manifesta, non ostante le nostre tenaci resistenze, poiché sembra vi si scorga il disegno determinato, per parte delle autorità francesi, di scalzare la nostra supremazia militare e politica nell’Albania meridionale.”
Luglio Sotto temperature tropicali, le divisioni italiane riuscirono a conquistare la catena della Malakastra, ma furono retrocesse il mese successivo dopo che gli Austriaci avevano spostato qui i battaglioni che avevano combattuto sul Piave.
4 luglio Anche il nuovo Capo di Stato Maggiore, generale Diaz, nell’illustrare il suo punto di vista su quel trasferimento in Albania della 35° Divisione, scriverà al Capo di Stato Maggiore della Marina: “il mio punto di vista sull’opportunità di trasferimento della 35 divisione dalla Cerna alla zona di Koritza non ha mai sostanzialmente mutato.. L’unica ragione che mi ha finora trattenuto dall’insistere presso il regio governo e presso gli alleati per l’attuazione di tale trasferimento è stata la mancanza dei mezzi, molto notevoli, che occorrono …. Se l’atteggiamento del generale Mombelli può esser apparso in questi ultimi tempi meno favorevole allo spostamento della 35 Divisione, ciò è dipeso verosimilmente dalle istruzioni che gli sono state al riguardo da me impartite, e nelle quali, in vista della accennata mancanza di mezzi, specie automobilistici, ho rappresentato al detto generale l’opportunità di lasciare cadere per il momento la questione, pur lasciandola impregiudicata. Debbo appena soggiungere che tali istruzioni ho dato al generale Mombelli in pieno accordo con S.E. il Presidente del Consiglio e con S.E. il Ministro della Guerra. Ora però viste le crescenti difficoltà che incontra il rifornimento della 35 divisione da Salonicco, … ho disposto che sia dato inizio al più presto ai lavori più urgenti. …Non nascondo però che, data la presente scarsità, anzi grave penuria, di mezzi automobilistici, occorreranno certamente alcuni mesi ….Resta inteso che per ora non conviene sollevare di nuovo la questione dello spostamento di cui si tratta…”
Macedonian Front, July 1918
Macedonian Front, July 1918
7 luglio il Comandane in Capo dell’Armata d’Oriente illustrò un piano predisposto per una offensiva generale. Nello studio sulle varie direttrici d’attacco, in relazione alla configurazione del terreno ed all’obiettivo finale da raggiungere, cioè mettere completamente fuori causa la Bulgaria, aveva ridotto le direttrici d’attacco a due più una ausiliaria:
Direttrice Monastir–Prilep–Veles–Uskub–Kumanovo–Kjustendil–Sofia L’azione principale degli alleati avrebbe dovuto svolgersi sulla direttrice d’attacco Monastir-Uskub, costituita da una buona rotabile da Monastir per Prilep e Izvor fino a scendere a Veles sul Vardar; di là poi fino a Kumanovo e Kustendil. La ferrovia Décauville accompagnava da Prilep a Gradsko dove incontrava la ferrovia ordinaria del Vardar per Veles; una teleferica univa nel tratto montano Pletvar con Izvor. L’attacco doveva dirigersi contro il centro del fronte nemico, nella regione di Vetrinik-Koziak (tra il Cerna ed il Vardar), col compito di penetrare in profondità per forzare l’ala destra dei Bulgari, minacciata nelle sue comunicazioni, a ripiegare dalla regione dei laghi e da quella di Monastir e ad aprire così la strada verso Prilep e Uskub. Tale azione doveva essere condotta dall’esercito serbo rinforzato da due Divisioni francesi.
Direttrice Demir Hisar–Djuma–Dubnitza–Sofia Un attacco secondario doveva svolgersi per opera di truppe britanniche e greche nel settore Vardar-Lago Dojran, non appena si fosse delineato il successo dell’azione principale, per minacciare sul fianco le forze bulgare che avessero tentato di ripiegare sulla sinistra del Vardar.
La direttrice intermedia era Gevgelija – valle del Vardar –Velez, per poi poter dirigersi sia verso Uskub che verso Strumica e Sofia Un’azione, a scopo diversivo, condotta dai Greci nel settore dello Struma.
Dal settore di Monastir le truppe italiane con le truppe francesi a sinistra, avrebbero puntato decisamente in direzione Topolcani-Prilep quando i Serbo-Francesi fossero riusciti a sfondare il centro bulgaro. La zona di manovra assegnata all’Unità italiana era compresa fra gli allineamenti Cerna-strada Topolcani-Prilep (compresa)-Babuna (compresa)-Novoselo sul Vardar, ad ovest, e Bobiste-Visoko-Pisokal-Kokra-Vasak-Badimas-Veles sul Vardar, ad est. I compiti ch’erano stati assegnati al contingente italiano dal generale Franchet d’Esperey erano i seguenti: Nei giorni immediatamente precedenti l’attacco serbo, spiegare una intensa azione dimostrativa nel settore dell’ansa della Cerna per impedire al nemico di spostare le sue riserve di Prilep verso il settore serbo, ad est dell’ansa stessa, prescelto per l’attacco. Sferrato l’attacco serbo, una intensificazione dell’azione dimostrativa accompagnata da una tenace resistenza a qualsiasi contrattacco nemico sul settore della Cerna per formare il perno della manovra avvolgente della armata serba. Non appena questa manovra avesse avuto l’effetto previsto, la 35° Divisione avrebbe dovuto raggiungere in successione, unitamente alle truppe alleate operanti lateralmente, erano da occidente ad oriente, Drvenik-Topolcani-Visoko, Sarandinovo-Prilep-Bolikamen, e Vardar a valle di Novoselo con l’obiettivo di raggiungere Prilep, principale centro di rifornimento nemico in tutta la regione ad ovest del Vardar. I Comandi erano stati assegnati al generale Freri per il settore ovest ed al generale Garruccio per il settore est. Tre compiti chiari, logici e precisi ma difficili da assolvere sia per l’infelice situazione delle posizioni italiane dominate completamente dal nemico, sia perché, per assicurare il successo nel settore serbo, il generale Franchet d’Esperey aveva ridotto le artiglierie pesanti del settore italiano e contemporaneamente aveva sensibilmente ridotto anche la fanteria nei due settori contigui a quello italiano. Cosicché alla vigilia dell’offensiva serba la 35° Divisione venne a trovarsi quasi isolata fra due ali di truppe francesi, estremamente indebolita e protetta sul fronte da un solo gruppo di artiglierie pesanti, assolutamente insufficienti a controbattere le numerose e potenti batterie avversarie. Estate Il fronte macedone contava:
465.000 uomini Bulgaria (su 260 battaglioni, 2.798 mitragliatrici e 1.404 cannoni)
15.000 uomini Austria (su 15 battaglioni, 180 mitragliatrici)
5.000 uomini Germania (su 2 battaglioni, 90 mitragliatrici)
205.800 uomini Francia (1.068 mitragliatrici e 833 cannoni)
143.000 uomini Gran Bretagna (780 mitragliatrici e 440 cannoni)
52.270 uomini Italia ( 240 mitragliatrici e 32 cannoni)
119.600 uomini Serbia (513 mitragliatrici e 289 cannoni)
135.000 uomini Grecia (513 mitragliatrici e 272 cannoni)
19 luglio Il comandate del corpo di spedizione così si esprime alle truppe “..alla quota il saldo contegno della fanteria e il micidiale fuoco delle bombarde e batterie, ha inchiodato il nemico nelle trincee di partenza prima che esso potesse lanciarsi all'attacco. Nel piano esso è giunto arditamente fino ai nostri reticolati, ma se è stato nettamente ricacciato dal valoroso contegno della fanteria e pronto intervento delle batterie. Alcuni telai metallici già gettati sui nostri reticolati per oltrepassarli ed ivi abbandonati dal nemico sbaragliato, dimostrano quale sia stato il suo slancio nell’attacco e quale la nostra energia nel respingerlo. E possiamo essere quasi certi che tale attacco fu condotto da un reparto d'assalto bulgaro, appositamente istruito e inquadrato dai tedeschi. È con orgoglio di italiano e fierezza di comandante, che registro e segnalo al Comando Supremo questo vostro nuovo ed importante successo. La lunga e penosa vita della trincea, l'insistente fuoco del nemico da posizioni dominanti, la lontananza dalla Madre e Patria e dalla famiglia e le privazioni che ne conseguono non hanno affievolito in voi le virtù di valorosi soldati, ne sono riusciti a scuotervi in voi lo slancio nell'attacco, la tenacia nella difesa, la fede nel successo. I combattenti di Macedonia, nella serenità del dovere compiuto, ardentemente bramano di contribuire al successo delle armi dell'Intesa. Tale successo, nella fine solatia di Luglio, è veramente fulgido di gloria e pieno di promesse”.