Arrivo delle truppe Italiane -Operazioni nell'estate e nell'autunno del 1916.
Abbiano esposto le ragioni per cui riteniamo fosse opportuna, anzi indispensabile, la partecipazione italiana alle operazioni di Macedonia. Il nostro Governo finì col persuadersi, ma sempre un po' a malincuore, tanto per ragioni politiche che militari, e perciò la nostra partecipazione fu mantenuta sempre in modeste proporzioni. Secondo l'accordo intervenuto fra noi e gli altri Alleati, l'Italia si impegnò, nell' estate del 1916, a concorrere alla spedizione d' Oriente con una divisione organica, però fornita della sola artiglieria da montagna; quelle da campagna e di medio e grosso calibro destinate al nostro contingente dovevano essere fornite dall' esercito francese. Vi erano allora delle ragioni per lesinare in fatto di artiglieria; l’esercito italiano ne era già insufficientemente dotato, e nell’invasione austriaca del Trentino aveva perduto parecchie batterie, specialmente di medio e grosso calibro. Tali ragioni però non continuarono sempre a sussistere, ma ciò nonostante non si volle mai dotare il nostro corpo di spedizione in Oriente di artiglieria propria, cogli inconvenienti che vedremo in seguito. Il nostro contingente era costituito dalla 35° Divisione di Fanteria, nome destinato a restare glorioso nella storia dell’esercito italiano, sebbene finora meno noto dì tanti Ad essa si erano aggiunti vari elementi di corpo d' armata e anche di armata. Originariamente la divisione era composta delle Brigate Sicilia (61° e 62° Fanteria) e Cagliari (63° e 64°), alcune compagnie mitragliatrici dei Bersaglieri a disposizione, uno squadrone del Cavalleggieri di Lucca (16°), otto batterie da montagna da 65 (su 4 pezzi), sette compagnie del genio di varie specialità e abbondanti servizi. La divisione si era fatta molto onore sulla fronte alpina, dove aveva sofferto forti perdite; ma, prima di venire in Oriente era stata riorganizzata, completata e riequipaggiata ottimamente. I1 comando ne fu affidato al Generale Petitti di Roreto, distintissimo e valoroso ufficiale, bell’uomo, gigante di statura ed eccellente organizzatore; suo capo di S. M. era l’intelligente e colto Colonnello Garbasso. Il primo scaglione della 35° Divisione giunse a Salonicco l'11 agosto 1916. Il suo arrivo fece buonissima, impressione per la bella tenuta, il perfetto equipaggiamento e il vigoroso e marziale aspetto dei nostri soldati in grigio-verde col casco acciaio che marciavano lungo la banchina sotto il cocente sole estivo. Una rappresentanza degli Alleati era a riceverli colla musica degli Zuavi. La numerosa e patriottica colonia italiana, che aveva visto arrivare truppe di quasi tutti gli eserciti alleati vi erano anche due brigate russe giunte dalla Francia - andò addirittura in delirio nel vedere finalmente rappresentata e così degnamente, anche Italia e sventolare le bandiere di, combattimento dei nostri bei reggimenti. Non era solo per rinforzare la fronte alleata in Oriente che era utile inviare un nostro contingente in Macedonia, ma anche per affermare il, nostro prestigio fra le popolazioni balcaniche. E questo, erme agli altri suoi compiti, la 35° Divisione ha, adempiuto egregiamente. II nostro corpo di spedizione era destinato a partecipare ad una offensiva sulla -fronte macedone in collaborazione colle operazioni russe e romene (l'intervento della Romania era già deciso). Ma gli effettivi di tutti i contingenti alleati in Macedonia erano troppo deboli per un’offensiva in grande, e quando giunsero gli Italiani quasi non se ne parlava più. Il Gen. Petitti doveva essere alla diretta dipendenza, del Comando in capo degli Eserciti alleati per impiego tattico delle sue truppe, ma tutte le modalità dell'impiego le doveva decidere lui, e la divisione non doveva essere scissa. Gli Italiani non erano venuti a Salonicco per restarvi a fare bella mostra, di se stessi, e il Gen. Petitti volle subito essere inviato alla fronte. Gli fu dapprima, assegnato il settore del Kruscia Balkan, ad est dei lago di Doiran, di fronte ai monti Beles, formidabile, e imponente muraglia di rocce occupata dai bulgari. Un mese dopo lo sbarco dei primo scaglione le nostre truppe erano già in linea. Questo nostro settore che era stato prima, tenuto dalla 57° divisione francese, non era allora molto attivo, ma avevamo una fronte di 48 km. da difendere con due brigate, e non vi erano lavori difensivi; tutto dovette esser creato. Nel breve tempo che lo occupammo Io trasformammo completamente. Furono scavate numerose trincee, stesi reticolati costruite opere difensive di ogni genere, e per dì più il settore fa dotato di una completa rete stradale. Da principio eravamo in collegamento a destra cogli inglesi a sinistra coi Francesi, e oltre, alle posizioni sul Kruscia Balkan, avevamo sostituito i Francesi in alcuni punti avanzati nella, valle fra, quei monti e il Beles. Il Gen. Petitti disapprovò subito questa dislocazione, perchè i posti predetti erano isolati e talmente lontani dal grosso delle forze da non poter essere soccorsi in caso di attacco, ne protetti coll'artiglieria perchè fuori della, portata dei nostri pezzi. Il Sarrail insistette perchè mantenessimo quei posti, ma il nostro comandante chiese ripetutamente di poterli evacuare, tanto più che non rappresentavano alcun vantaggio militare. Finalmente il 17 settembre venne l’autorizzazione e fu subito dato l’ordine di sgombero. Quei posti erano presidiati da un battaglione del 62° fanteria che aveva una compagnia a Gornji Poroj, grosso villaggio ai piedi del Beles e le altre in altri tre punti della vallata. Il giorno fissato per l’evacuazione Gonji Poroj fu attaccato da forze bulgare soverchianti, ma l’attacco era stato provocato da noi per sostenere un attacco che stavano compiendo gli Inglesi in altro settore. La compagnia a Gornji Poroj (la 6°) si trovò di fronte a un battaglione e mezzo di Bulgari, ed ebbe l’ordine di resistere ad oltranza per proteggere la ritirata delle altre tre compagnie, e adempì nobilmente al suo compito. Il fuoco di sbarramento bulgaro impediva l’invio di rinforzi e la compagnia fu ben presto circondata. Continuò a battersi per tutto il pomeriggio e tutta, la notte, e non fu, che 36 ore dopo l’inizio dell'attacco, quando le munizioni erano esaurite, che gli eroici superstiti posero fine alla loro eroica resistenza con una carica. Il comandante del battaglione continuava a sentire ripetutamente nella lontananza il grido di «Savoia» e «Viva l’Italia» senza poter inviare soccorsi. Mancarono all’appello 180 uomini. L' 8° compagnia, rimasta presso la stazione di Poroj (lontana, dal paese) por raccogliere i dispersi fu anch’essa quasi circondata da nemici superiori di forze, ma riuscì ad effettuare il, suo ripiegamento durante la notte. Come scrisse un giornalista inglese, «il primo scontro degli Italiani coi Bulgari era terminato non trionfalmente, ma con tutti gli onori delle armi dalla parte dei nostri Alleati >>. Il Gen. Petitti ebbe occasione ben presto di lamentarsi della condotta del Gen. Sarrail nei nostri riguardi. Come ho detto, avevamo alla nostra sinistra una divisione francese (la 17° coloniale). Il 26 settembre il nostro comando seppe dal Gen. Géromè, senza alcun preavviso dal Comando in capo, che parte di quella, divisione partiva e così pare alcuni altri reparti delle retrovie, i quali avrebbero dovuto servirci di rincalzo. Ci trovammo così col nostro fianco sinistro in aria e senza un solo battaglione di rinforzo più vicino di Salonicco, mentre avevamo di fronte a noi 6 reggimenti bulgari sul Beles e una intera divisione al loro fianco. Il Gen. Sarrail poi voleva persino che noi estendessimo ancora la nostra fronte verso sinistra per sostituire le truppe partenti. Il Gen. Petitti protestò vivamente a Sarrail contro simile condotta, rifiutò di estendere la sua fronte, e ne riferì al nostro Comando, Supremo. La protesta ebbe effetto, e una brigata inglese fu inviata a sostituire Francesi partenti. Ci trovammo ora cogli Inglesi alla nostra sinistra come alla destra. Fin dai primi tempi i rapporti nostri cogli Inglesi erano stati improntati alla più fraterna cordialità. Questa simpatica collaborazione fra gli eserciti dei due popoli si intensificò più tardi sulla fronte italiana, ma non credo che sia stata mai più intima ed affettuosa che in Macedonia, e ciò malgrado gli avvertimenti del Gen. Sarrail al Gen. Petitti. Nei due anni di guerra, in Macedonia non vi fu mai il più piccolo dissidio o attrito fra, noi e gli Inglesi, cosa, che non credo si possa dire di qualsiasi altri due eserciti su quella fronte. Il Gen. Sarrail ebbe dei rimproveri da parte del Comando in capo francese per gli incidenti colla 35a Divisione. Il 2 ottobre egli giunse al nostro comando in Karzumudli col Principe Reggente di Serbia, e due commissari parlamentari francesi, e dopo i soliti convenevoli, si lamentò col Gen. Petitti perchè questi lo aveva fatto rimproverare dal Maresciallo Joffre. Il Gen. Petitti rispose che si era limitato a comunicare al nostro C. S. la protesta che aveva fatto a Sarrail stesso. Questi gli mostrò il telegramma di Joffre il quale diceva di ritenere che Sarrail non aveva mantenuto i legami di buon cameratismo col Petitti, il quale alla sua volta, gli mostrò il proprio telegramma al C. S. Sarrail allora si rivolse al Principe di Serbia e ai parlamentari dicendo: «Dal modo cordiale con cui il Gen. Petitti ci ha ricevuto, potete farvi un'idea dei rapporti che esistono fra noi e del cameratismo che ci lega, e come è stato gonfiato un piccolo incidente». Ciò spiegava la, ragione per lei quale il Sarrail si era, fatto accompagnare a Karamudli dal Principe di Serbia e dai due uomini politici francesi. Le nostre truppe ebbero molto a soffrire per la malaria, essendo il loro settore uno dei peggiori dal punto di vista igienico. La larga valle fra il Krusa Balkan e il Beles, un tempo coltivata dagli abitanti di quei numerosi villaggi, era ora un deserto; abbandonata da quasi due anni, costituiva un terribile focolaio di malaria. Le rive dei laghi di Doiran e Butkova, alle due estremità della valle, sono paludose. Corsi d'acqua colano lenti e melmosi allargando la zona acquitrinosa. I nostri soldati soffrirono molto di malaria, specialmente quelli nelle zone basse presso la pianura, e gran parte dei casi di malaria che si ebbero nel 1917 e 1918 nella zona della Cerna, che è molto meno malarica, erano recidivi dei Krusa Balkan. Fin dalla primavera del 1916 i Bulgaro-Tedeschi erano occupati a fare importanti preparativi per una grande offensiva contro gli Alleati. L'11° divisione bulgara, composta di elementi macedoni non troppo fidati e che disertavano alquanto numerosi, fu sciolta. La fronte di Monastir fu rinforzata con elementi tratti dalla Dobrugia e dalla Macedonia orientale. In primavera vi erano tre divisioni bulgare fra Strumitza, e Xanthi, tre in Dobrugia e cinque nella regione di Monastir, più due tedesche, e in luglio abbiamo la seguente dislocazione: tre divisioni più una brigata di fanteria e una brigata di cavalleria in Dobrugia due brigate e alcuni altri elementi sulla Struma, due bulgare e una tedesca (la 101°, l’unica rimasta in Macedonia) sul Vardar; forze destinate ad assediare il campo trincerato di Salonicco. Nella pianura di Monastir vi era una mossa di manovra composta, di due divisioni di fanteria e tre brigate di cavalleria, in tutto: otto divisioni di fanteria, e una di cavalleria bulgare, una divisione tedesca e una o due turche. L' obbiettivo era una rapida offensiva sulle due ali, collo scopo di tagliare agli Alleati la tirata verso la Grecia o l'Albania obbligando il Gen. Sarrail ad una, battaglia d'assedio e forse alla capitolazione. Mentre dalla ritirata lungo il Vardar fino all'estate del 1916 Sarrail aveva avuto ordine di restare sulla difensiva, adesso che era firmato l'accordo con la Romania sulla sua entrata in guerra, i Governi alleati avevano pensato come si è visto ad un'operazione in Macedonia per dare un appoggio all'esercito romeno e forse tentare di ricongiungersi con esso. La Romania dichiarò la guerra il 28 agosto, ma aveva, chiesto e ottenuto che l'Armata d'Oriente sferrasse un'offensiva dieci giorni prima. Fu invece il nemico che attaccò per il primo. Il Generale Sarrail era ora «Comandante in capo della Armata alleata in Oriente», e il suo comando era il Commadement des Armées alliées, abbreviato in « C. A. A. ». Le truppe francesi alla sua dipendenza erano riunite in una Armata col nome di «Armée francaise d'Orient» (detta comunemente A. F. O.) e comandata dal Gen. Cordonnier. Fu questi che eseguì le operazioni svoltesi nell’estate autunno del 1916. Il 17 agosto i Bulgari passarono il confine greco in due punti, avanzando ad est sino alla foce della Struma e ad ovest verso il lago di Ostrovo, che raggiunsero il 23. Poco dopo occuparono Florina e Banitza, obbligando i Serbi, che difendevano quel settore, a ripiegare su Eksisa e Sorovich. Contro il nemico gli Alleati opponevano le seguenti forze: un po' meno di 200.000 fra Francesi e Inglesi, 120.000 Serbi, 10.000 Russi (giunti in luglio) e 30.000 Italiani (giunti in agosto). L'artiglieria francese contava 346 pezzi, quella, inglese 370: quella serba 284, la nostra 32. Le mitragliatrici erano un più di 1300; la cavalleria circa, 3300 sciabole. In tutto. 360.000 uomini ma in realtà, gli effettivi erano molto ridotti a causa delle malaria, e la difficoltà, delle comunicazioni, onde appena la, metà di quel totale era disponibile. Di un grande vantaggio godeva, il nemico in confronto degli Alleati l’unità di comando reale ed effettiva. Mentre la grande maggioranza delle truppe erano bulgare, il comando in capo era tedesco ed era esercitato senza discussione. Gli Alleati invece non accettarono il comando unico, quello dei Gen. Sarrail, che nel luglio 1916, e anche allora a malincuore. I comandanti alleati subordinati non avevano fiducia nelle qualità militari di Sarrail e diffidavano soprattutto della, sua tendenza al meschino intrigo politico. Perciò egli non potè mai esercitare con l'autorità assoluta che è condizione indispensabile al successo. II nostro corpo di spedizione dipendeva, dal Gen. Sarrail, ma per le questioni di grande importanza, come, lo spostamento della divisione o di parte di essa, l’estensione della fronte, ecc., occorreva il consenso del nostro Comando Supremo. Tutto questo naturalmente, intralciava lo svolgimento delle operazioni e il Gen. Sarrail se ne lamentò amaramente, nelle sue memorie, ma era, dovuto ai suoi difetti riconosciuti da tutti. L’avanzata, dei Bulgari nella regione di Monastir per un momento fece sembrare la situazione degli Alleati realmente critica, se il nemico fosse riuscito a sfondare la linea dei monti a nord di Vodena non vi sarebbe stato più nulla ad arrestare la sua discesa nella pianura e quindi la sua penetrazione in Grecia. Gli Alleati avrebbero dovuto restare assediati nel campo trincerato di Salonicco. Man mano che avanzava il nemico si andava esaurendo, mentre i Serbi ritirandosi venivano rinforzati. Il punto critico era il lago di Ostrovo; il 22 agosto la, sinistra serba respinse cinque successivi attacchi sull’altura ad ovest del lago fra la pianura di Kajalar ed il bacino di Rudnik, e fu poi rinforzata da parte della 156° divisione francese. Gli Alleati si preparano quindi alla controffensiva, che doveva anche portar aiuto ai Romeni entrati da poco in guerra. Fin dal 25 agosto si ebbe un primo incidente anglo-francese. II Gen. Cordonnier aveva chiesto al Gen. Sarrail che la divisione francese che era sul Vardar alla dipendenza del comando inglese, fosse messa a sua disposizione per le prossime operazioni verso Monastir. Il Gen. Sarrail non potendo dare un ordine al Gen. Milne si limitò a giragli la domanda, ma il Milne acconsentì solo alla partenza di un reggimento francese. Alla stessa epoca, Cordonnier, avendo messo delle batterie francesi a disposizione dei serbi, a loro richiesta vi mandò un generale francese come comandante. Questo fatto suscitò vive proteste al Q. G. serbo di Salonicco che vi vedeva una menomazione della propria, autonomia, e il generale d’artiglieria francese dovette contentarsi del titolo di «consigliere». Compito degli Inglesi e degli Italiani nel settore orientale era di sorvegliare il nemico e tenerlo occupato con azioni dimostrative, mentre i Serbi avevano per obbiettivo i monti Malka Nidze e Kaimakcialan, e i Francesi e i Russi sotto Cordonnier dovevano attaccare i Bulgari di fianco più ad ovest. L' ordine di attacco fu dato per il 12 settembre sul settore ovest, ma vi furono grandi difficoltà nell'eseguirlo perchè la distanza da Verria, dove erano le riserve, era grande e fu assai arduo l’adunarle perchè fossero a disposizione di Cordonnier. Il 13 settembre i Serbi avanzano attaccando, e occupano il Malka Nidze e Orehovo, catturando 25 cannoni, la 156° divisione francese avanza da Kajalar e Rudnik verso Banitza, i Russi verso la Neretzka e la, 57° divisione francese coi due reggimenti di Casseurs d'Afrique verso Kastoria. Il 17 i Francesi e Russi occupano l'Florina, e i Serbi, dopo di aver cacciato i Bulgari dalle brulle e fosche alture di Gornicevo, colle fra il lago di Ostrovo e la piana di Monasti, li attaccano con feroce energia sul Kaimakcialan. I Bulgari si difendono accanitamente, ma i Serbi, avendo l’incentivo di voler strappar loro a forza, il primo lembo della patria invasa, dopo una lunga lotti catturano le posizioni. Solo un centinaio di Bulgari furono fatti prigionieri; gli altri difensori erano tutti morti. Al 20 settembre i Bulgari difendevano ancora una linea a Sud di Monastir, passando per Kenali e lungo Ia riva nord della Cerna i Franco-Serbi avevano ordine da Sarrail di attaccare di nuovo, ma furono respinti causa la mancata preparazione di artiglieria. Sarrail voleva solamente, ottenere un successo clamoroso, e ordina il 28 un nuovo attacco per il 2 ottobre, nella pianura, a sud di Monastir. Il Generale Cordonnier, dopo aver visitato i suoi diplomatici e il Gen. Diestrich comandante della brigata russa, rispose che per lo stato di esaurimento in cui si trovavano le truppe era impossibile pretendere da loro questo nuovo sforzo presto. Ma Serrail sempre comandando dal suo ufficio di Salonicco, reiterò l'ordine. La data fu rimandata di qualche giorno, poi anticipata di nuovo, obbligando lo Stato Maggiore a compiere una fatica, improba per far fronte a tutti questi cambiamenti. Finalmente l’attacco franco-russo fu sferrato il 3 ottobre, ma, non ebbe altro esito che di costare numerose perdite senza registrare alcuna avanzata importante. Ma la resa di un battaglione bulgaro avendo convinto Sarrail che il morale nemico era molto depresso, egli ordinò un nuovo attacco che ebbe luogo il 14. Non conseguì però miglior successo e costò altre 1.500 perdite ai Francesi. Sarrail si recò allora al Q. G. di Cordornnier e alla presenza di vani ufficiali inferiori di grado e di ufficiali esteri, fece una scenata violenta ai comandante dell’A. F. O., dicendogli che solo i Serbi avevano concluso qualche cosa e rifiutando di ascoltare le sue giustificazioni. Il Gen. Dietrich scrisse una lettera protestando contro gli ordini di attacco, diretta a Cordornnier, ma intesa per Sarrail, e ne inviò copia al Governo russo. Il Gen. Petitti aveva voluto che la 35° divisione non rimanesse inattiva durante queste operazioni. In ottobre era giunta Ia brigata Ivrea (161° e 162° fanteria), comandata dal Gen. Beltramo, con un secondo squadrone del Lucca e altri reparti che portarono i nostri effettivi a più di 50.000 uomini. Il Gen Sarrail chiese ora al Gen. Petitti se preferiva estendere la sua fronte verso sinistra, oppure, derogando, al principio che la divisione non doveva scindersi, inviare una brigata a partecipare alle operazioni nella zona di Monastir. Per ragioni politiche, ossia per rendere più efficace la nostra, collaborazione, anche perchè prevedeva che l’estensione della fronte sarebbe fatta senza riguardo alle forze disponibili, il Gen. Petitti preferì la seconda proposta. Chiesta e ottenuta l’autorizzazione dal C.S. egli inviò la brigata Cagliari con uno squadrone di cavalleria e delle batterie da montagna verso Monastir. Si potè allora constatare quanto fosse pessimo Io stato delle comunicazioni in Macedonia. La ferrovia Salonicco-Monastir era di scarsissimo rendimento, e non potemmo avere che tre treni di 20 carri aI giorno poi nostri trasporti. Il movimento cominciò il 22 ottobre, e il comando ebbe ordine di avanzare da Eksisu il 7 novembre, ma non essendo giunti ancora tutti i servizi non si potè iniziare la marcia che l’11. Quando giunse in Macedonia, il Gen. Roque, Ministro della Guerra francese, parlava dell'invio di nuovi importanti contingenti di truppe, ma il Gen. Petitti gli fece giustamente osservare che nelle condizioni di viabilità, essi sarebbero stati immobilizzati e inutilizzabili. Compito della, brigata Cagliari era, di dare il cambio, il 14 novembre, alla brigata di sinistra, della 57° divisione francese e di avanzare lungo la cresta dei Monti, Baba a Sud-Ovest di Monastir verso Kicevo e Gradesnitza. Una colonna francese doveva, avanzare parallelamente ai nostri, a metà, costa, mentre il gruppo franco-russo avanzava nella pianura direttamente contro Monastir. Alla destra i Serbi operavamo nella zona Kaimakcialan-ansa della Cerna. La nostra avanzata era durissima, poichè la brigata Cagliari doveva, oltrechè vincere l'aspra resistenza nemica, lottare contro le tormente di neve in un terreno arduo quanto mai a circa 2000 m sopra il mare. La brigata, aveva una fronte di attacco di 12 km e avanza lentamente guadagnando terreno a passo a passo in mezzo ad altissime nevi. Il 18 è occupato il colle di Ostretz, il 19 il 63° conquista il «Dente» di Velusina e occupa q. 2209. Intanto i Serbi avevano compiuto importanti avanzate all’estrema destra. Il 31 ottobre sono a Tepavci nell'ansa della Cerna (nostro futuro Q. G.), il 2 novembre Jaratok, il 5 su quota 1378, punto culminante della parte meridionale dell'ansa. Al centro i Franco-Russi avanzano combattendo e spezzando la linea di Kenali. Ma i Tedesco-Bulgari offrono maggior resistenza, e il 14 respingono con forti perdite un attacco degli Alleati. La perdita di q. 1378 e avanzata italiana sul Baba, minacciano però tutte le posizioni nemiche intorno a Monastir che oramai non sono più sostenibili. Il 15 i Bulgari abbandonano le loro linee, e poco dopo evacuano Monastir. Il 19 vi penetra un plotone di cavalleria francese seguito dai resto della colonna franco-russa. Intanto la brigata Cagliari e i Francesi alla sua destra dovevano spingere innanzi verso Tzervena Stena per catturare le posizioni a N.O. di Monastir. Infatti il 21 il 63° di fanteria vinta la resistenza nemica, cattura Bratindol. Ma la colonna Francese a metà corsa invece di continuare la sua avanzata parallelamente verso Tzervena Stena effettua una conversione a destra ed entra anch’essa a Monastir dove non doveva andare. Ciò obbliga la Cagliari a deviare pure verso Monastir non potendo avanzare con il fianco destro oltrechè sinistro scoperto. I nostri rimasero quindi delusi di non aver potuto partecipare direttamente alla presa di Monastir, cui avevano grandemente contribuito, ne sloggiare il nemico dalle posizioni che dominavano la città a nord, e ciò non per colpa propria. Venne poi un ordine dei Comando in capo sospendendo l’ulteriore avanzata da Monastir, e i Francesi, che avevano occupato alcune alture a 5 km da essa, non si spinsero più in là. Questa breve sosta ridiede coraggio al nemico, che era stato in, piena ritirata verso Prilep, ma, ora, ritornò indietro e rioccupò alcune importanti posizioni sulla quota 1248; di là riprese a bombardare Monastir che rimase sotto il tiro fino offensiva del settembre 1918. La cattiva stagione e il fatto che i Romeni erano stati completamente battuti, onde non era più possibile soccorrerli indussero i Governi dell'Intesa a sospendere le operazioni. Le truppe italiane entrarono in Monastir poco dopo la sua occupazione e fa allora che il Gen. Petitti, il Generale di brigata Desenzani e alcuni altri ufficiali e soldati furono feriti dallo scoppio di una granata presso il R. Consolato e il Magg. Tamajo, comandante del genio, fu ucciso. I Serbi avanzavano sempre combattendo di vetta in vetta, e avevano anche catturato la quota 1050, destinata a divenire così famosa, ma, stanchi ed esausti per il lungo lottare e marciare, non poterono mantenervisi di fronte ai contrattacchi nemici e la cima più alta fu perduta. Una loro armata era ridotta da 444.000 a 6000 uomini, ed essi non erano più in grado di tare altri sforzi. Il 21 novembre il Gen. Sarrail venne a visitare il Gen. Petitti all’ospedale a Salonicco, e gli annunziò che tutto il corpo di spedizione italiano doveva esser sostituito sui Kruska Balkan dagli inglesi e quindi trasferirsi nella regione di Monastir. Questo trasferimento diede modo di constatare ancora di più la cattiva organizzazione del Comando in Capo. Gli Inglesi furono inviato nel nostro settore senza preavviso onde gli italiani non erano ancora partiti, e le disposizioni per il movimento delle truppe erano assai difettose, onde il nostro comando e soprattutto la nostra intendenza dovettero compiere un lavoro enorme per far fronte a deficienze non proprie. La marcia fu durissima, soprattutto per la, mancanza di strade, i villaggi distrutti, e le inondazioni che, specialmente fra Sarigol e Naresh e fra Topsin e Vertekop, erano state gravissime. Per delle settimane intere i nostri soldati non dormirono all'asciutto. Persino le prolunghe di cavalleria non potevano transitare e dovettero esser sostituite con carrette da battaglione. Si racconta che un soldato automobilista fu visto dai suoi compagni sepolto fino, al collo, e mentre essi cercavano di venire in suo aiuto, egli disse allegramente: «Non c' è pericolo ho i piedi sulla capote del mio autocarro»! In questo periodo vi erano timori di un attacco da parte dei Greci, e il Gen. Sarrail volle inviare delle truppe verso il sud per difendere i varchi da una possibile invasione della Tessagli. Chiese quindi al Gen. Petitti di dirigere le due brigate della 35° divisione su Verria anzichè su Vertekop. Il Gen. Petitti acconsentì, sebbene il movimento si presentasse difficilissimo perle condizioni di viabilità. Le informazioni del C. A. A. risultarono assolutamente errate, e gli ordini e i contrordini si susseguivano a getto continuo. Finalmente il 12 dicembre, il Gen. Sarrail ordinò il concentramento di tutta la divisione a Negociani (15 km ad E. di Monastir), perché si temeva un contrattacco nemico, essendo giunta notizia dell'arrivo di una divisione tedesca a Prilep. Il movimento fu eseguito, e il 18 Sarrail ordinò che le nostre truppe sostituissero i Francesi nella zona immediatamente a nord di Monastir. A questa nuova destinazione il Gen. Petitti sollevò delle obbiezioni. In primo luogo le sue truppe, in marcia senza tregua fin dai primi del mese, coi servizi completamente disorganizzati a causa del confusionismo del Comando in Capo, avevano assoluto bisogno di riposo. La brigata Cagliari soprattutto era esausta per la lunga ed asprissima lotta in mezzo alle nevi dei Baba. Per la difesa di Monastir, che era uno dei settori più delicati di tutta la fronte, occorreva avere almeno una brigata come riserva di manovra, e a ciò la 35° divisione non era in grado di provvedere. Per di più bisognava fosse risolta la questione delle artiglierie da campagna e di medio calibro da assegnarsi al nostro corpo di spedizione. «Non intendo», scrisse il Gen. Petitti al Gen. Sarrail, «di assumere la responsabilità della presa, di Monastir se non sono messo in condizioni da poterlo fare con almeno con probabilità di successo; non intendo sacrificare le mie truppe e l'onore dei mio esercito, esponendomi a un rovescio quasi sicuro, perchè poi, si possa dire che gli italiano non hanno saputo tenere quello che gli altri avevano saputo conquistare. In sostanza gli non aveva alcuna fiducia che il Gen. Sarrail gli avrebbe messo a disposizione i mezzi necessari per difendere Monastir, e credeva che egli volesse sbarazzarsi dell'incomodo compito affidandolo a noi, per poter così lavarsi le mani di ogni responsabilità qualora il nemico fosse riuscito a riconquistare la città. La base vera delle obbiezioni del nostro comando era la mancanza di fiducia nella lealtà, e nelle qualità, militari del Gen. Sarrail. Il 19 dicembre Sarrail andò di nuovo a trovare Petitti allo spedale, e gli disse di scegliere lui il suo settore impegnandosi assegnargli due gruppi da 75 di artiglieria di medio calibro che già si trovava nel settore prescelto, e a lasciar in seconda linea la divisione che la 35° avrebbe sostituito in prima linee, finchè non fosse necessario impegnarla per circostanze eccezionali. Dopo il Gen. Petitti si recò a Florina e, d'accordo col Gen. Leblois, nuovo comandante dell'A. F. O., in sostituzione del Gen. Cordonnier rimpatriato, scelse come settore la parte occidentale dell'ansa della Cerna da Novak a Makovo, scelta che fu approvata dal Gen. Sarrail. Siccome la 35° divisione rimarrebbe ora incuneata fra truppe dell'A. F.O., lo stesso Petitti propose di esser messo alla dipendenza tattica di quel Comando. La nostra divisione quindi sostituì una divisione e mezza francese e una serba. Nel mese di dicembre l’intero corpo di spedizione era a posto nell' ansa della Cerna (salvo i reparti alla base di Salonicco e lungo le vie di comunicazione), e colà vi rimase fino al 1918, salvo lievi rettificazioni della linea. Dopo l’occupazione di Monastir, la dislocazione alleata si stabilizzò su detta linea. Da Ersèk, dove si era operato un collegamento colle nostre truppe d'Albania fino Cerna (est) si stendeva A. R. O. Questa comprendeva ora sette divisioni francesi, ossia la 30°, la 57° la 76', la 156° e l’11 coloniale, le due brigate russe che poi furono fuse in una divisione, la 35° divisione italiana, la 16° e 17° divisioni coloniali. Le due brigate russe, che per breve tempo furono nell'ansa della Cerna, si trasferirono una, sulle due rive dei lago di Prespa e una ad est della Cena. Più tardi si riunirono in una divisione nel settore dei lago Prespa dove rimasero fino a consumazione. Le divisioni 16° e 17° erano alla nostra, destra nell'ansa della Cerna. Fra la Cerna e i pressi di Nonte vi erano le tre armate serbe, ridotte poi a, due. Fra Nonte e il Vandar vi era la 122° divisione francese cui si dovevano aggiungere più tardi una, poi due e infine tre divisioni greche. L' A. F. O. si divideva in due gruppi di divisioni (equivalenti a corpi d'armata), uno nell'ansa della Cerna (compresa, la nostra 35°), uno fra la Cerna e l'Albania, la 122° colle divisioni greche formarono poi il cosiddetto 1° gruppo di divisioni. Fra il Vardar e il mare era il settore inglese, il XII Corpo d'Armata (divisioni 10°, 22° e 26°) fino a Butkova, e poi il XVI (divisioni 27°, 28° e 60°). Vi erano inoltre la 228° brigata presidiaria e due brigate di cavalleria. Le divisioni e 60a e le brigate di cavalleria furono trasferite nell’estate del 1917 dalla Macedonia in Palestina. Le artiglierie di medio e grosso calibro erano tutte francesi inglesi, e nel P A. F. O. tutta l’artiglieria era francese salvo le batterie da montagna italiane, e più tardi quelle greche. Alla nostra divisione era stata assegnati una dotazione fissa di artiglieria da campagna e di medio calibro francese, che era però sotto gli ordini del nostro comando d’artiglieria. Altra artiglieria di medio e grosso calibro, che era d'armata, veniva assegnata al nostro settore quando ve n'era bisogno. Gli effettivi Alleati ai primi del 1917 erano all'incirca i seguenti:
Si vede dalla predetta, dislocazione come il Gen. Sarrail cercasse di distribuire le truppe in modo da avere elementi francesi incastrati tra quelli di altre nazionalità. Così i russi divisi dapprima, in due gruppi separati, si trovarono fra due francesi, la 35° divisione era pure fra due divisioni francesi, truppe francesi separavano gli Italiani dai serbi e questi dagli Inglesi e dai Greci. Egli sapevi di non godere sufficiente prestigio presso gli altri Alleati da, poterne disporre come voleva, onde teneva le truppe francesi sparse un po' dappertutto, e diceva, che agiva così anche per impedire possibili dissidi fra Alleati incompatibili. Ma con tutto ciò non riuscì mai ad avere intero esercito d' Oriente sottomano, e per ogni operazione in comune o spostamento di unità occorrevano trattative diplomatiche, in cui intervenivano i vari Governi interessati e decidevano non sempre in conformità ai desideri di Sarrail. Il Gen. Leblois comandò A. F. O. per breve tempo e fu poi sostituito dal Gen. Grossetti, ottimo ufficiale col quale il nostro comandante ebbe sempre i migliori rapporti. Disgraziatamente si ammalò e dovette tornare in Francia dove morì. Gli successe interinalmente il Gen. Régnault e poi il Gen. Henrys, che tenne il Comando fino alla fine della guerra. Anche con lui il nostro comando ebbe sempre relazioni cordiali. Di fronte agli Alleati vi era l’esercito nemico d' Oriente, sotto un comandante in capo tedesco, il Gen. von Scholtz, con Q. G. a Uskub e uno S. M. pure tedesco. Nei primi tempi della campagna, fino a dopo la perdita di Monastir, l’esercito comprendeva varie divisioni tedesche, due turche e alcuni battaglioni austriaci. Ma a poco per volta le unità tedesche furono ritirate, salvo lo S. M. del comando in capo, quello di una Armata, di due corpi d'armata e di una divisione, alcuni battaglioni di fanteria (dapprima una ventina, poi ridotti a tre o quattro), le artiglierie, e alcuni distaccamenti di specialisti (aviazione, genio, mitraglieri, bombardieri, ecc.). Le divisioni turche furono pure ritirate, salvo il 177° reggimento che rimase fino ai primi dei 1918. Vari battaglioni austriaci rimasero nel settore ad ovest del lago d'Ochrida; alcuni dipendevano dal comando macedone, mentre altri, pure essendo di fronte ad elementi delle Armate Alleate di Macedonia, appartenevano all'Armata austriaca d'Albania tutto il resto della fanteria era composto di elementi bulgari. Dal lago d'Ochrida alla Mala Rupa (ad est di Nonte) era il settore della Cosiddetta Armata tedesca (tedesca, come ho detto, di nome e di comando, ma composta quasi interamente di truppe bulgare), con Q. G. a Prilep e comandata dal Gen. von Steuben. Era divisa in due corpi d’armata il 61° e 62° tedeschi che si collegavano al ramo ovest della Cerna. Il 61° comprendeva alcuni elementi austriaci, la divisione mista bulgara, la 4°, la 1° e la 6° divisione bulgara. Il 62° corpo comprendeva la 301° divisione tedesca, con alcuni battaglioni tedeschi e varie unità, bulgare. Esso occupava tutta l’ansa della Cerna di fronte alla nostra divisione e alle due divisioni coloniali francesi. Più ad est venivano le divisioni bulgare 2° e 3°. Dalla Mala Rupa ad un punto sul Beles di fronte a Dova Tepe (ad est del lago di Doiran era dislocata la, la armata bulgara, composta delle divisioni 5°, 9° e di montagna. Da Dova Tepe al mare vi era la II Armata bulgara (comandata dal Gen. Lukoff) con elementi della IV Armata. La II comprendeva le divisioni 11°, 7°, 9° e 10°. Lungo la costa dell' Egeo fino al fiume Mesta vi era il gruppo della difesa costiera. La II Armata era notoriamente indipendente dal comando tedesco, ma in pratica, era come tutto l'esercito bulgaro, alla completa disposizione dei Tedeschi. Il comandante in capo bulgaro era il Gen. Gekoff. Il totale degli effettivi nemici giunse ad essere dai 600.000 agli 800.000. Il numero dei battaglioni era leggermente inferiore a quello degli Alleati, ma erano battaglioni più forti, e mentre ogni complemento alleato doveva venir trasportato per via di mare con gravi difficoltà e rischi ancora più gravi, il nemico aveva suoi depositi a portata di mano. La Germania e l'Austria poi, fino al principio del 1918, erano sempre in grado di inviare rinforzi nei Balcani con molta maggior facilità e celerità di quello che non potessimo fare noi. Anche la Turchia, avrebbe potuto inviare rinforzi per ferrovia, alla fronte macedone. Ma la Germania non volle valersi, di questo aiuto perchè i Bulgari erano gelosi della collaborazione turca in Macedonia: terra fino a poco fa turca. In artiglieria da campagna e montagna il nemico aveva un numero di pezzi leggermente inferiore a quello degli alleati, ma era molto più forte in medi e grossi calibri, aveva poi dei pezzi di calibro e portata assai superiori a qualsiasi pezzo dalla parte nostra, e teneva fornita la fronte macedone della sua migliore artiglieria. Mentre gli Alleati la trascuravano le difese nemiche, rudimentali nei primi tempi, a poco a poco si perfezionarono sì da diventare un complesso di fortificazioni formidabili, specialmente nei settori di Monastir, della quota 1050 e del lago di Doiran. Nel settore serbo e in alcuni altri le difese erano meno ma le posizioni naturali erano colà, come del resto su quasi tutta la fronte, infinitamente superiori alle nostre." Nel nostro settore, come vedremo, le creste erano tutte in mano al nemico, e gran parte delle nostre retrovie erano dominate; lo stesso avveniva di fronte alla II Armata serba (regione Dobropolje-Vetrenik), e di fronte agli Inglesi ad ovest del lago Doiran. Bisogna sempre tener presente che la guerra in Macedonia, per il carattere del territorio in cui si svolgevano le operazioni, la mancanza di ferrovie, di strade e di risorse, il clima micidiale, la scarsa popolazione e la lontananza dei nostri centri di rifornimento, era una guerra coloniale. Ma i Tedeschi e i Bulgari inquadrati e istruiti dai Tedeschi disponevano di tutti i mezzi della guerra moderna. Nei primi tempi il Comando in Capo alleato non disponeva neanche di ufficiali di S. M. che conoscessero bene la guerra moderna, e i mezzi che l’esercito riceveva dall' Europa erano mezzi di scarto. Il C. A. A. non valutò sufficientemente queste difficoltà.