Serbi, Bulgari e Greci Il conflitto è nato nei Balcani, ed il concetto dei compensi e degli equilibri che continua a sovrapporsi al principio di nazionalità e di autodecisione dei popoli, farà risorgere la guerra nei Balcani a non lunga scadenza. Il decadimento dell'impero ottomano, e la visione della morte del grande ammalato, che solo le rivalità delle potenze han fatto accampare per sì lungo tempo sul suolo d'Europa, hanno da un secolo spinto i popoli balcanici nella lotta di successione; e se le potenze di ciò non vogliono tener conto, commettono un grave delitto verso la pace di cui abbiamo tanto bisogno. (omissis).................................................... Per quanto in Macedonia l'alterno succedersi delle dominazioni bulgare e serbe, e quindi le dominazioni bizantine e turche, abbiano determinato un frammischiamento complesso di bulgari, di serbi, di greci, e di turchi, in modo che non è possibile dare una precisa delimitazione e configurazione etnica del paese; pur tuttavia non si può negare che la maggioranza della popolazione è bulgara, e che da un secolo la Bulgaria lotta per la Macedonia, e la Macedonia per la Bulgaria. (omissis)..................................... ** La lotta per il possesso della Macedonia può dividersi in tre stadi: lotta di predominio fra le chiese ortodosse, lotta di redenzione dai turchi, lotta per la ripartizione. (omissis)........................................ Quando, sui primi del secolo scorso, i popoli balcanici iniziarono la lotta che poi mano mano li affrancò dalla dominazione ottomana, i bulgari, prima di ribellarsi ai turchi, volsero le loro forze contro questa potenza ecclesiastica e politica che, diffondendo l'ellenismo, minacciava di sopprimere in Macedonia la nazionalità bulgara. Quindi una lotta lunga, violenta, per costituire un clero bulgaro contro il clero greco. In questa lotta la Macedonia ha portato tutto il contributo delle sue forze, fondando scuole bulgare, reclamando alla Porta l'autonomia del Patriarca greco, cacciando dalle diocesi i vescovi greci, impadronendosi delle chiese che, novelle fortezze protettrici dell'idea, venie ano prese di assalto, conquistate, perdute, riconquistate, in combattimenti feroci, disperati, da Uskub a Kukus, Tírnovo a Okrida, da Monastir a Costantinopoli. Il Patriarcato, forte della sua autorità, imprigionava ed esiliava gli agitatori, reprimeva le sommosse, distruggeva i centri ribelli, eccitando i turchi contro i bulgari con lo spettro della influenza russa sui moti. Ma i bulgari vinsero. Ottenuta, nel 1849, dalla Porta una loro chiesa nazionale a Costantinopoli; nel 1870 ottennero la restaurazione dell'esarcato bulgaro. La lotta fra le due chiese raggiunse tutte le violenze, comprese quelle delle bande armate, che finirono di insanguinare' la Macedonia. Le rivolte contro il patriarcato greco si estesero rapidamente, e i greci, tenacemente respinti, dovettero arretrare fino al litorale, ove si trovarono aggrappati appena appena quando un avvenimento maggiore sopravvenne: la guerra russo-turca. In questa lotta di emancipazione religiosa dei bulgari in Macedonia, la Serbia non intervenne, volgendo le sue aspirazioni verso la Bosnia e l'Erzegovina. ** Il movimento non poteva naturalmente rimanere circoscritto nel campo religioso. Da esso, doveva di necessità sorgere anche l'idea dell'indipendenza politica. Le autorità turche, preoccupate dalle agitazioni bulgare, preoccupate, come ho già detto, che esse fossero fomentate dalla Russia per mire espansioniste sull'impero, eccitate abilmente nei sospetti del Patriarcato greco, repressero con tutta energia, con ferocia inaudita e selvaggia ogni sommossa. (omissis).................................. Ma, mentre il trattato di Santo Stefano del 1878, che pose fine a tale guerra, assegnò alla Bulgaria tutta la Macedonia, senza Salonicco ma con Cavalla; il successivo trattato di Berlino ripose la Macedonia sotto la dominazione ottomana, e assegnò Pirot, Nis e Vrania alla Serbia. Da quest'epoca la lotta per il predominio in Macedonia non conobbe riposo ne limiti. Ai bulgari e ai greci si aggiunsero i serbi che, col trattato di Berlino, si videro portar via dall'Austria la Bosnia e l'Erzegovina. Accanto alla lotta di predominio ingigantì la lotta per la indipendenza. Le insurrezioni macedoni si succedettero di anno in anno sempre più violente. (omissis).............................. ** Le sorti di quella guerra, che tanto appassionò i popoli occidentali, e che tanta simpatia determinò in Italia pel valore dei bulgari, sono note. I bulgari, con una serie di battaglie magnifiche, arrivarono fulmineamente fino alle porte di Costantinopoli, a Ciatalgia, costringendo i turchi alla pace. I greci ed i serbi, che virtualmente avevano finito la guerra prima dei bulgari, si insediarono in Macedonia, determinando così la seconda guerra balcanica nella quale i bulgari, oltre alla Macedonia, perdettero anche la Dobrugia. Inutile dire del regime stabilito in Macedonia da parte dei serbi e dei greci per sopprimere il bulgarismo: regime balcanico, a cui si oppose, naturalmente, l'attività delle bande e dei comitati rivoluzionari. Da questo focolare doveva risorgere la guerra più aspra e più terribile: la guerra europea (omissis)............................. ** I popoli balcanici hanno sofferto infinitamente sotto la dominazione turca. Questa, con le repressioni, le stragi, le devastazioni e gli incendi, in cui l'odio di razza e il fanatismo religioso han fatto raggiungere le forme più impressionanti della crudeltà, pose innanzi alla coscienza del mondo civile la questione balcanica. (omissis).................... La violenza, la strage e la distruzione, han costretto i turchi a sparpagliarsi, a divenire una minoranza alla mercè degli slavi o dei greci, o a emigrare del tutto dalle regioni redente. I paesi completamente turchi che, come sen-tinelle avanzate, facevano la guardia sui lontani confini dell'impero, sono stati rasi al suolo, disseminando in un sepolcreto che va dall'Adriatico al mar Nero, dal Danubio all'Egeo, la potenza senza splendore del vasto impero. Gli slavi han vinto i turchi. L'ebbrezza della vittoria, però, ha tolto loro la visione della forza della loro unione, e li fa dilaniare sulla preda. Bulgari e serbi, che si sono trovati di fronte in quel brigantaggio politico clic ha caratterizzato la Balcania, ricoprendola di rovine antiche e recenti, clic si ergono melanconica-mente ad accrescerne lo squallore, si troveranno ancora di fronte in quella lotta di supremazia e di sopraffazione, in quel complesso movimento terroristico col quale, violenti, risoluti, tenaci, han tentato e tenteranno di sanzionare la legittimità di un possesso. La stessa mentalità, la stessa caparbietà, e quella diffidenza clic divide i popoli fratelli! Si tratta di gente ancora primitiva nelle idee e nei costumi, che vivono la solitudine delle grandi pianure e delle aspre montagne, che credono sia civiltà la verniciatura superficiale che per europeizzarsi, hanno sulla loro veste di pastori nomadi orientali. Le invasioni, le distruzioni, le stragi, i massacri, sono stati, sono tuttora e saranno il sistema seguito senza scrupoli, con quell'accanimento proprio dei contadini che debbono dividere una eredità. La Macedonia, altra volta fertile e ricca, oggi è resa squallida e deserta da questa attività distruttritrice con ogni mezzo, tende farne una regione serba, bulgara o greca. (omissis)................. E le messi vanno distrutte, gli animali trafugati, i villaggi rasi al suolo. Anime rudi che non hanno avuto e non hanno altri contatti spirituali se non col pope, un prete fanatico e ignorante, istrumento cieco della lotta delle chiese che fomentano i popoli. Una conquista a colpi d'ascia e di scure, come ai tempi più tenebrosi delle invasioni barbariche. Come invano voi cercherete nella lotta Per la libertà politica dei Balcani quel movimento intellettuale nel quale giganteggia l'idea italiana e la rivoluzione francese, che, plasmando nel dolore una forte coscienza nazionale e politica nel profondo concetto del diritto e della giustizia, rende i popoli maturi per i loro nuovi destini; così invano trovereste nella lotta per l'unità quell'ideale che guida i popoli verso le mete precise della loro funzione nel mondo. Per sviluppare la coscienza nazionale si è predicato l'occhio per occhio, dente per dente; per realizzare l'unità si ingaggia una miserabile disputa di tuo e di mio fatta a base di statistiche fraudolenti, in cui ognuno rivendica perfino i cosiddetti eroi nazionali, che non sono altro che volgari tiranni, predatori, perfidi e crudeli: balcanici. ** La vittoria dell'intesa ripone la Grecia sui campi della Macedonia. L'antico contendente, che all'epoca della prima guerra balcanica era già stato spinto fino al mare, ridiscende in lizza, e le potenze, che han combattuto per la libertà e la giustizia, appoggeranno le imperialistiche pretese dei greci a danno dei bulgari. E la guerra risorgerà nei Balcani per questo vero e proprio atto di sopraffazione e di ingiustizia. Che i serbi abbiano subiti danni enormi, ed abbiano avuto nella guerra una condotta veramente eroica, nessuno può mettere in dubbio. Chi li ha visti da vicino, sa quale somma enorme di sacrifici essi abbiano affrontati, subiti e superati. Non si può negare peraltro, che la protezione franco-americana assicuri loro un compenso che va molto al di là di quelle che potevano essere le loro più rosee speranze. Ma, parlare del contributo greco alla causa degli alleati, significa offendere gratuitamente tutti i popoli alleati che, dal primo all'ultimo giorno della guerra, per la vittoria han dato tutto quello che potevano dare ed anche più. Significa dimenticare quel lungo periodo di neutralità tutt'altro che benevola per gli alleati, e che, i greci hanno difesa in mille modi, poiché al disopra di tutti gli ideali, i greci ponevano le loro speculazioni di contrabbandieri che la neutralità favoriva. Significa dimenticare la resa della divisione di Cavalla che non costituisce una semplice rivolta militare, come si è voluto far credere, ma un vero e proprio atto politico di governo, che, mentre con la repubblica di Venizelos salvava Salonicco dalle grinfe dei serbi, cedeva Cavalla ai bulgari secondo il trattato di Santo Stefano. È la opinione comune dei serbi. Significa voler pigliare sul serio la rivoluzione fatta contro il regno di Costantino, quando il sole della Germania era ormai al tramonto, quando l'aiuto della Grecia era perfettamente inutile per l'intesa, e quando in-fine la corruzione francese aveva superata in Grecia quella dei tedeschi. Significa voler gabbare il mondo parlando dell'efficienza di un esercito messo su con la gendarmeria e con la violenza; e significa voler chiudere gli occhi sul contributo negativo che i greci han portato alla guerra. Un fatto che l'intesa ha cercato di coprire di silenzio: quando il Comando francese credette di impegnare le truppe greche, sia nel presidio della fronte macedone che nell'ultima offensiva, tanto per dare anche alla Grecia la sua parte di sacrificio, oltre che ad assegnare loro un compito assolutamente secondario, ingrandito solo nei comunicati, pigliò la precauzione di inquadrarle con truppe coloniali. E non aveva torto di diffidare, poiché i giornali bulgari in questi tempi hanno pubblicato una serie di documenti, inviati alla conferenza della pace, riflettenti le trattative in corso col Comando tedesco per la resa dell'unico corpo d'armata greco in linea nel più calmo dei settori, trattative interrotte dal sopraggiungere dell'offensiva generale. (omissis)........................................................... Chi può illudersi che dal trattato di Parigi venga fuori l'assetto definitivo dei Balcani? Noi che siamo entrati in Bulgaria dopo l'armistizio, vale a dire dopo la vittoria, siamo rimasti non poco meravigliati di trovare il paese tutt'altro che depresso dalla sconfitta. Abbiamo trovata invece una popolazione fiera dell'immenso sacrificio sostenuto come una grande prova; tenace più che mai nel proposito delle proprie rivendicazioni nazionali; fiduciosa nell'applicazione dci principi di Wilson; e disposta a non chiudere la partita coi serbi e coi greci, se la pace dovesse risolversi a danno delle sue aspirazioni. Nelle scuole i bambini continuano a formare la loro anima di guerra al canto corale degli inni patriottici che imprecano ai greci ed ai serbi; gli studenti continuano ad organizzare comitati segreti; i macedoni continuano ad organizzare le loro bande; il pope continua a fomentare l'odio secolare; e tutta la gente, educata al passo di marcia durante la lunga guerra, pare che cammini verso la frontiera. Un popolo che neppure nella sconfitta ha voluto sacrificare il suo odio! Infatti ha stabilito nell' armistizio che ne greci ne serbi dovevano mettere piede sul territorio bulgaro, ad evitare incidenti che nessuno avrebbe potuto impedire. L'odio è specialmente contro i greci. I treni che, per la distruzione delle linee meridionali serbe, debbono transitare per la Bulgaria, sono scortati da un ufficiale italiano, garanzia contro ogni violenza. Ed è bene umiliante per la missione militare greca darsi un'aria di vittoriosi fra una folla clic, pur senza trascendere alla provocazione materiale, la circonda d'ironia e di disprezzo. La stampa di Atene, così spavalda quando lo spirito bellicoso non deve avere altra manifestazione che le parole, per ogni incidente bulgaro-greco esprime la sua fiducia per il capo della missione militare, assicurando che questi mette un vero terrore nei bulgari! E la stampa bulgara ha applicato il nomignolo di «colonnello di ferro» a questo piccolo brav'uomo che non fa paura a nessuno, con tutte le decorazioni che gli coprono il petto e che furono oggetto di un episodio di ironia. Un giovanotto al «Teatro Moderno» assumendo un aspetto idiota, domandò con l'aria più candida al «colonnello di ferro» se ha conquistate nella guerra attuale tutte le decorazioni che porta! E già due volte finora, ignoti audaci han portato via dalla palazzina della missione greca al corso Makedonia la bandiera dell'Ellade, che pure sventolava come vergognosa della sua esposizione fra gente nemica. Un altro episodio. Nella lotta contro i greci, uno dei metodi era anche una specie di scomunica commerciale che li colpiva; per modo che con essi nessuna relazione era possibile. Di un caso comico, che origina appunto da tale sistema, sono stato spettatore qui a Sofia. (omissis).......... ** I bulgari han volto verso di noi le loro speranze. Ci han visto, ci han conosciuto, hanno appreso ad amarci, poiché si sono convinti che noi non siamo ne imperialisti, ne oppressori. Aspettano da noi quell'opera di giustizia e di pacificazione che dalla conferenza di Parigi pare non voglia venir fuori. Roma, con le tradizioni di diritto, rivive grandiosa a traverso i suoi figli in grigio verde! Ma potremo esplicare noi quest'opera di giustizia? (omissis)............................. Nessuna potenza porrà mai un freno ed un limite all'odio fra slavi e greci. Sarà sempre una lotta senza quartiere, fino a quando i sistemi di sterminio, che caratterizzano la espansione dei popoli nella Balcania, non avranno determinato il predominio assoluto ed incontestato di una razza sull'altra. Ed a Salonicco un giorno, a onta di tutti, saranno gli slavi contro i greci. E i greci non vi rimarranno. Il nostro assenteismo, o la nostra debolezza, pone gli slavi anche sull'Adriatico, contro gli italiani! ** Ed ora una considerazione per conto nostro. Con i Balcani sull'Adriatico come possiamo noi pensare, senza turbarci, che la nazionalità italiana sull'altra sponda sia rispettata e conservata? Come possiamo pensare che il sentimento italiano non sia messo a dura prova, quando, fin da ora, noi siamo spettatori di ogni sorta di violenza che la Jugoslavia mette in essere per amalgamare la sua stessa ibrida unità nazionale? Un irredentismo ancora più appassionato sorgerà dall'urto con la nostra civiltà .(omissis).................................. Sofia, febbraio 1919.