…...le altre forze alleate dovevano, nel contempo, svolgere azione dimostrativa sul fronte delle rispettive posizioni: i greci dallo Struma verso i monti Beles, gli inglesi nel settore ad ovest del lago di Doiran, la Divisione coloniale francese e la 35° Divisione italiana nei rispettivi settori con obbiettivo Prilep ed infine i francesi, nella piana di Monastir e fra la Cerna e i monti Baba Planina, collegati ad ovest con la 57° Divisione francese al lago di Ocrida e col XVI Corpo d'Armata italiano in Albania, agli ordini del generale Ferrero, contro il quale erano schierate truppe austro-ungariche e bande irregolari albanesi. L'azione dimostrativa in un primo tempo, integrata successivamente dagli attacchi effettuati dagli inglesi, italiani e francesi, si convertiva il 15 settembre e giorni seguenti in vera azione di sfondamento del nemico, che minacciato seriamente sul fianco ed avendo dovuto abbandonare i capisaldi della sistemazione difensiva, era costretto a ripiegare di fronte all'impeto degli alleati. Nel pomeriggio del 21 Settembre, le nostre truppe che per sei giorni resistettero al furioso bombardamento dell'artiglieria nemica, mossero all'offensiva…(omissis). L'avanzata italiana, come quella dei contingenti alleati si converte in vera invasione. Non si deve dar tregua al nemico. Notizie giungono che le armate franco-serbe stanno per entrare in Prilep, città dell'epopea nazionale serba, che Guevgheli sul Vardar è stata presa dagli inglesi, che hanno pure oltrepassato a Kosturina, in territorio bulgaro, il bastione formidabile del Beles, ben noto alle nostre truppe. Dappertutto, su tutto il fronte, le colonne nemiche si ritirano, con vero orgasmo, sotto il bombardamento degli aeroplani e sotto il fuoco delle artiglierie alleate. ..(omissis). E così l'inseguimento delle retroguardie avversarie continua più irruento che mai, allo scopo di proteggere dalle alture al nord di Topolciani l'azione delle forze alleate a Prilep, contro quelle bulgaro-tedesche in posizione sul massiccio della Babuna, per chiudere la via di Veles. Le importanti alture dì Topolciani, di cui gli italiani, in venti mesi di guerra di posizione, ne avevano visto il profilo lontano nello sfondo della piana sterminata, costituivano un vero sbarramento, con varie linee di resistenza costruite dai bulgari, nel novembre 1916 dopo la presa di Monastir e quando le truppe franco-serbe erano giunte al ponte di Novak. II vasto territorio, da Musa-Oba a Topolciani è disseminato di villaggi di una certa importanza che costituivano altrettanti punti di rifornimento pel nemico. Kanatlarci, in ispecie, già sede di alti comandi, è un vero centro agricolo da notare ivi il sistema di coltivazione a dune, sul rovescio delle quali corrono lunghe distese di orti e di campi coltivati a grano e vigneti……il grosso paese da un impressione simpatica, colle casette tipicamente macedoni, coi numerosi tronchi di décauville che facendo capo ad una piccola stazione, si intrecciano in ogni senso, in tutte le direzioni, costituendo un materiale non indifferente ed utile pel nostro servizio trasporti. Oltre alle svariate costruzioni in legno, adibite a magazzini e ad usi diversi, a Kanatlarci è degna di rilievo la grande quantità dei depositi di munizioni, dalla costruzione caratteristica, fatta in incavo ed in muratura nel sottosuolo, con copertura di lamiere e zolle per renderla meno visibile e colla apertura in barbetta. Un centinaio di tali depositi sul pendio sud di una piccola collina furono fatti saltare dal nemico; parecchi altri invece rimasero intatti, con tutte le molteplici dotazioni di proietti d'ogni calibro. Come Kanatlarci, anche i paesetti di Klepac, Erekovci, Marul presentano i segni distruttori della rotta precipitosa e tumultuosa del nemico, il quale tenta di arrestare l'avanzata con raffiche di mitragliatrici e cori tiro insistente a sraphnel. Le nostre pattuglie in esplorazione sulle cime delle alture impegnano una vera guerriglia colle retroguardie bulgare. Il grosso avanza appoggiato dal fuoco delle nostre batterie da montagna, pronte sempre ad appoggiare con slancio e con intima cooperatone l'azione delle fanterie, sempre più d'appresso ai reparti di copertura e di retroguardia nemici, ricchi di mitragliatrici, che disputano aspramente il terreno, ma che sono oramai in ritirata, verso ovest, attraverso la zona aspra e montagnosa di Kruscevo e di Kicevo. (omissis). La famosa quota 1248 è caduta finalmente sotto la valida pressione dei francesi, ed il nemico, anche da quella parte, è costretto a ripiegare. Le truppe italiane erano ormai in vista di Prilep, ma improvvisamente giunge l'ordine dal Comando in capo di tagliare la ritirata delle truppe nemiche. Si deve perciò interrompere la marcia verso il nord e convergere strategicamente ad ovest, avendo per obbiettivo la strada Monastir-Kicevo, in direzione di Kruscevo. Occupato Kruscevo, la 35° Divisione doveva attraversare le alte montagne dei Baba Planina e puntare su Sop, il più celermente possibile, per arrestare, nella ritirata, l'11° Armata tedesca ripiegante da Monastir. Il 35° Reparto di Assalto era intanto penetrato in Prilep contemporaneamente alla cavalleria francese d'avanscoperta. Prilep è la prima città di qualche importanza che viene liberata. Rappresentava pel nemico, il centro di irradiazione di tutte le vie di comunicazione del bacino di Monastir verso il Vardar. Come tutte le città balcaniche, si distingue per le strade tortuose e mal selciate, per le casette basse, per i suoi candidi minareti e per la sua vasta chiesa ortodossa…(omissis). Le truppe nemiche invano cercavano sacrificarsi in lunghe ore di battaglia: al cadere delle prime ombre riprendevano la ritirata veloce, per la pianura arsa dal sole e dagli incendi, su per le colline e per i monti non più baluardi di difesa, inseguiti di loco in loco, di balza in balza…(omissis). Di notte, sotto i cieli corruscanti per la calma immanente, al bagliore degli incendi che il nemico appiccava sperando di ritardare il nostro assalto, si affronta e si ascende l'impervio baluardo dei Baba Manina. II 24 la Brigata Cagliari, che marciava sulla sinistra, raggiungeva Voviani sulla Cerna, Krivogastani e le alture a est di Krusevo. La brigata Sicilia, appoggiata da 6 batterie da montagna, sulla destra, si impegnava contro le alture di Novoselani, mentre la brigata Ivrea, in seconda linea, marciava al centro delle due brigate. Il 26 le Brigate Cagliari e Sicilia oltrepassavano. Kruscevo in direzione rispettivamente del Dragjsec e di Monte Cesma (1654 m) sui Baba Planina. …(omissis). Gli italiani, per primi, entrano nel centro importante di Krucevo, accolti festosamente. La città, già sede dei Comandi nemici, ha Palazzine moderne, negozi; ivi il bottino è abbondante: si trovano infatti gli uffici dell'Armata bulgara con documenti, carte e pratiche varie che attendono invano di essere espletate... e, alla rinfusa, indumenti, elmetti, armi, munizioni, derrate... le spoglie dell'esercito nemico, che non ha avuto il tempo di portarsi dietro neanche le cose più essenziali...L'alba del 28 settembre che la Brigata Sicilia tiene in saldo dominio la vetta del monte Cesma. Si fa una breve sosta. Si avanzano, trascinati a mano, i cannoni da montagna, raggiungono i fanti, spazzano le posizioni da raggiungere con nutritissime raffiche. I fanti presiedono l'ascesa, travolgono il nemico che si rovescia nelle vallate. Il giorno 29, l'armata nemica, sotto gli ordini degli ufficiali tedeschi, si trovava ormai insaccata nell'angusta Vallata della Velica e nella stretta di Sop. Gli innumeri carriaggi, le artiglierie grosse e piccole rendevano lenti i suoi movimenti nell'ora più urgente. Gli italiani delle Brigate Cagliari ed Ivrea erano già addosso, l'accerchiamento era quasi completo, ogni via di scampo tagliata.(omissis). Non appena le nostre schiere grigio-verdi si mossero, nelle prime luci del mattino, per affrontare il nemico, un fuoco di fucileria e di mitragliatrici si scatenò violento. Da tutti i costoni degradanti a valle il nemico annidato ostacolava decisamente l'avanzata. Le sue artiglierie messe in posizione la notte, aprivano un fuoco accanito. Nella vallata tenuta dal nemico si scorgevano lunghe file di carriaggi, immobilizzati, colorale altissime di polvere innalzate da truppa che si spostava, movimenti incessanti di cavalieri. La battaglia continuava intanto senza tregua sotto un furioso bombardamento, verso Sop, dove l'armata bulgaro-tedesca ripiegante da Monastir aveva organizzato una resistenza tenace ed accanita, su posizioni dominanti, con miriadi di mitragliatrici e pezzi di artiglieria. Le qualità militari dei soldati d'Italia, che in un sol giorno, mossero per tre volte all'attacco emersero superbamente. Era la lotta in campo aperto, fuori dell'ordinario fossato della trincea, guerriglia su speroni aspri e rocciosi, ove le ondate d'attacco, fra il crepitio della fucileria e delle mitragliatrici, salivano arditamente rincalzantesi l'un l'altra sotto la protezione del nostro fuoco d'artiglieria, che colpiva in pieno il nemico con tiro giusto ed efficace, tracciando una vera cortina di sbarramento…(omissis).. Cadde la notte del 29 settembre. (omissis). La lotta si sarebbe rinnovellata con nuovo ardore il mattino. L'alba del 30 settembre spuntò.........gli ordini per continuare l’avanzata erano già pronti. (omissis). La Bulgaria chiese l’armistizio.