1 dicembre Un contingente anglo-francese al comando del vice ammiraglio Dartige Fournet sbarca ad Atene per sostenere Venizelos. Il tentativo di occupare alcuni punti strategici della città viene però ostacolato dalle truppe fedeli di re Costantino. Le navi alleate inziano a bombardare la zona di Atene attorno allo stadio Panathinaikos. Dopo una giornata di scontri i franco-inglesi, in evidente difficoltà (perdono più di 180 soldati), ottengono dai greci il permesso di reimbarcarsi. La sconfitta costerà a Fournet l'incarico. Gli Alleati impongono alla Grecia il blocco navale.
Dicembre Nel frattempo, a nulla servirono gli incontri dell’addetto militare italiano a Salonicco col generale Sarrail per studiare la dislocazione delle nuove truppe in arrivo: “parlandomi officiosamente del probabile arrivo Salonicco nuove divisioni italiane e delle operazioni italiane in Albania, generale Sarrail ha dichiarato categoricamente che egli non desidera che nostre truppe avanzino nord delle posizioni attualmente occupate per non avere imbarazzi coi greci o albanesi. Egli evidentemente ispirato da Essad pascià assicura che se truppe italiane avanzano verso nord, diecimila albanesi insorgerebbero contro esse. Incidentalmente afferma gli risulta da ricognizione da lui ordinata strada Liaskovik-Koritza trovasi cattivo stato. Aggiunge che pretese Italia su Epiro settentrionale sarà questione da regolare dopo guerra. Per ora Koritza deve essere solamente francese; Albania deve rimanere indisturbata. Anche avanzando nord Monastir ala sinistra alleati resterà appoggiata regione laghi. Affermando così propria contrarietà a stretta cooperazione del Corpo di spedizione italiano di Albania Epiro per timore urtare albanesi e greci generale Sarrail il quale dice basato tale suo concetto su sole considerazioni militari sembra invece obbedire ai criteri politici che hanno sempre diretto sua azione.”
Il generale Joffre, a dicembre, torna all’attacco per l’invio di nuovi contingenti italiani: “in ragione degli avvenimenti che si producono ad Atene le forze, la cui utilizzazione era prevista in Macedonia, vont etre impiegate contro la Grecia. Il generale Sarrail riceve ordine di prepararsi a tale eventualità. In conseguenza io vi domando di voler esaminare di nuovo la possibilità di inviare a Salonicco con estrema urgenza i contingenti supplementari, la cui utilità è stata ammessa dalla conferenza di Chantilly. La situazione greca espressa da Joffre è esatta e se azione contro Grecia è imminente, dal lato militare dovrei convenire. Però io devo preoccuparmi anche della possibilità di una offensiva a danno nostro a non lontana scadenza che ci colga con una parte delle nostre forze impegnate oltre mare, forze di non grande entità ma sempre notevoli; perciò vorrei avere modo di giustificare una mia risposta negativa al generale Joffre motivandola essenzialmente con ragioni di ordine politico interno che dovrebbero naturalmente apparire appoggiate dal R. governo.”
Gen. Sarrail at a check point
1 dicembre Il comandante Sarrail chiede al generale Petitti di Roreto di portare in prima linea nell’area di Monastir il restante della Divisione per rilevare una Divisione francese. Le restanti truppe italiane - le Brigate Sicilia ed Ivrea ed i Gruppi 16, 18 e 205 - furono quindi ritirate dal Krusha Balkan ed avviate nella regione di Florina: “J’ai l’honneur de vous faire connaitre que la 35 Division Italienne, dès son arrivée dans la région au sud de Monastir, relèvera la 57 Division d’infanterie de l’A.F.O. au Nord de la ville, à la droite de la Brigade Cagliari. Je vous serais obligé d’examiner la possibilité d’effectuer l’opération par brigade, la brigade Sicilia n’attendant pas l’arrivée de la brigade Ivrea pour faire cette relève. En ce que concerne la question de l’artillerie, elle sera réglée après entente entre vous et le général commandant l’A.F.O. Vous voudrez bien m’adresser vos propositions au sujet de l’emplacement où vous désirez établir votre quartier général”.
3 dicembre Gli alleati conquistano la collina Grunishki vis.
4-5 dicembre Prosegue l'avanzata degli alleati con la conquista delle colline attorno al villaggio di Staravina.
6 dicembre Inizia il trasferimento per via ordinaria della Brigata Sicilia al completo (con il 228° e 296° Reparto mitragliatrici e la salmeria a disposizione) verso Nares.
6 dicembre Re Costantino I di Grecia è costretto ad abdicare.
7 dicembre La Brigata Sicilia, con il 16° gruppo artiglieria da montagna, si trasferisce a Topci, mentre la Brigata Ivrea al completo, col 236° e 374° Reparto mitragliatrici e la 4° salmeria, si trasferiva a Nares, sempre per via ordinaria, assieme alla 35° Sezione sanità.
7 dicembre La Brigata Sicilia procede verso il Vardar, sulla grande strada Salonicco-Monastir…..attraversato il Vardar, amplissimo, sul lungo ponte in legno, guardato da sentinelle francesi e senegalesi, la strada corre in piano, in una zona completamente inondata dalle acque straripanti dai torrenti che scendono dalle montagne di Litovoj e Radomir, …….la maggior parte delle abitazioni forma un mucchio di macerie, poichè le cittadine hanno risentito molti danni dai bombardamenti accaniti che ivi si sono svolti nell'ultima guerra balcanica.
8 dicembre La Brigata Sicilia, fece soggiorno a Topci assieme al 16° gruppo AM, dove giunse anche la Brigata Ivrea assieme al 20° Gruppo artiglieria da montagna; anche la 35° Sezione sanità giungeva a Topci.
9 dicembre Nuovi tentativi alleati di riconquistare quota 1050 falliscono.
10 dicembre A Ersek si posiziona la cavalleria italiana allo scopo di porre in sicurezza la strada di collegamento militare realizzata dagli italiani che dal porto di Santi Quaranta (Saranda) attraverso Koritsa (Korce) e Florina arriva a Salonicco. La zona dell'Albania al confine con l'ala sinistra del fronte macedone era infatti infestata da bande greche e albanesi. I francesi entrarono a Koritsa.
Macedonian front: Italian stores
10 dicembre Giunta nella zona di Kozani, la 35° Divisione riceve l’ordine di dirigersi verso sud, su Verria anziché verso Vertekop. Petitti di Roreto manifesta tutto il suo malcontento, chiedendo la revoca dell’ordine troppo rischioso per i 20.000 uomini che non avevano alcuna certezza di poter ricevere in tempo utile i rifornimenti: “non nascondo lo stupore che ho provato ricevendo da uno degli uffici di codesto Comando, il foglio 4276/1 in data 10 corrente, dal quale risulta che la ferrovia di Monastir non è in grado di fornire i dieci vagoni giornalieri occorrenti alle mie truppe per il trasporto di una razione viveri e foraggio; che io dovrei trasportare a tre buone tappe di distanza (Verria-Kozani) a dorso di mulo, in paese di montagna, d’inverno, con un dislivello di circa 1500 metri, tutti i miei rifornimenti. Mi sembrava errato sotto il punto di vista tattico l’internarmi nella zona di montagna a sud di Verria, prima di essermi assicurato una buona comunicazione alle spalle; ho quindi preso le misure necessarie perché, entro il mese corrente, la strada tra Salonicco e Verria sia convenientemente riattata. Ma mi sembra ugualmente errato sotto il punto di vista logistico avviarmi per una zona di montagna, con oltre 20.000 uomini senza la certezza di poter compiere in tempo utile i rifornimenti. Sarò quindi grato a codesto Comando se vorrà disporre perché sia mantenuto il primo degli ordini di cui sopra e sia revocato il secondo”.
Ancora Petitti verso Sarrail: “premetto che le mie truppe sono in marcia senza riposo dal principio del mese …. Esse hanno dovuto subire disagi di ogni sorta, specialmente per le incredibili condizioni della rete stradale, e per il pessimo servizio delle ferrovie, che, per esempio, ha lasciato ieri la Brigata Sicilia senza viveri. Tutti i miei servizi sono disorganizzati, in seguito agli ordini e contrordini che mi hanno obbligato a dirigere personali e materiali per l’impianto magazzini prima a Vertekop, poi su Verria, poi su Armenehoor. Ora si cerca faticosamente di riordinare ogni cosa, ma l’insufficienza delle strade e delle ferrovie produce continui incagli. Se si trattasse di rinforzare un tratto di fronte in pericolo di essere sfondato, ogni ulteriore sforzo sarebbe accettabile; trattandosi invece di sostituire altre truppe che già sono in linea, devo far presente che le mie truppe non si potranno muovere da Negocani se non dopo un periodo conveniente di riposo, e d’un soddisfacente riordinamento dei servizi. Ma nemmeno quando tali risultati siano ottenuti credo di poter rilevare con le mie truppe l’intero fronte ora tenuto dalla 57 Divisione francese, e ciò per due ragioni: - la Brigata Cagliari ha più di ogni altro reparto degli eserciti alleati il bisogno ed il diritto di esser rilevata e di usufruire di un sufficiente periodo di riposo; - non credo di dovere affrontare la responsabilità della difesa di un punto così importante come Monastir, se non dispongo di una riserva per la manovra; riserva che, a mio credere, non può essere inferiore ad una brigata….Io mi sono adattato ad un simile procedimento (militarmente errato) quando si è trattato di occupare il Krusha Balkan perché, nello scorso agosto, mancava ogni pressione da parte del nemico; ma escludo assolutamente che ciò si possa fare, attualmente, nella zona di Monastir. Quanto alla questione dell’artiglieria da campagna e di medio calibro, che dovrà essere messa a mia disposizione desidero che sia risolta prima che la mia Divisione si sposti da Negocani”.
11 dicembre Memorie del tenente colonnello Mario Pecchio “..leviamo il campo, dopo quattro giorni di permanenza dopo aver catturato un Albatros tedesco, nuovissimo, sceso a vol plané per errore di calcolo geografico. I due aviatori sono i primi prigionieri tedeschi inviati in Balia. Nel mattino radioso il cielo è solcato degli aeroplani alleati levatisi a protezione dei grandiosi ospedali inglesi di Vertekop, presso la ferrovia che sale per Vodena. Questi ospedali magnifici per ricchezza d'impianti, sono messi a disposizione delle armate serbe, dalla munifica Inghilterra. Passando davanti a questi ospedali mirabili per pulizia, ordine,, eleganza, desta la nostra curiosità un festoso sciame di «nurses» ottime ed instancabili infermiere, mentre le notizie che giungono di pseudo proposte di pace fatte dalla Germania, sono accolte con ironica incredulità. Proseguendo su Vodena l'aspetto del paesaggio differisce nei co-lori e nella natura dei terreni: la regione è lussureggiante di vegetazione. Il nostro spirito si risolleva. E' la piccola valle della Voda, ove passano la strada ordinaria e quella ferrata Salonicco-Monastir, tutta a forti pendenze e con numerose gallerie: E' giusto ricordare come questa ardita rete ferroviaria sia stata costruita dalla mano d'opera italiana…(omissis). La strada tortuosa, con larghi giri sale dolcemente, tra magnifici platani secolari e noci. La città di Vodena si presenta, a chi proviene da Vertekop, in un panorama grazioso, coi bianchi minareti e colle fresche cascate, che danno la forza per i mulini e per le filature di seta e di cotone, di cui vi sono alcune fabbriche. La cittadina è piena di animazione per la presenza di truppe e di comandi serbi. Le vie sono strette, tortuose, le case a due o ire piani, qualcuna di costruzione moderna, molte a stile mussulmano, a veranda e colle grate alle finestre. La popolazione è di 12.000 abitanti fra mussulmani e greci. Discreti negozi, con specialità in oggettini in seta e tappeti... Nell'interno della città i ricordi della dominazione turca non sono ancora del tutto spariti."
11 dicembre Alcune brigate di fanteria inglese vengono imbarcate su alcuni vascelli ed approdano nei pressi del villaggio greco di Vromeri. Il loro compito è di far pressioni sul governo monarchico di Atene, attraverso il controllo della ferrovia che collega il centro della Grecia a Salonicco. Rientrarono in prima linea nel marzo 1917 a Karasouli.
12 dicembre La Brigata Ivrea rientra a Salonicco.
12 dicembre Un bombardamento bulgaro su Monastir provoca la distruzione di 50 edifici e 13 vittime.
14 dicembre La Brigata Ivrea lascia Salonicco via ferrovia per Vertekop, Vlatova, Kakon,Kalenik e colle di Vrata, per posizionarsi nella zona della Cerna lungo la strada Suhodol-meglenci-piton rocheux.
17 dicembre Il rigore dell’inverno impedisce importanti azioni di fanteria. L’attività si limita a colpi di artiglieria e al pattugliamento in tutta l’area della Cerna.
17 dicembre Memorie del tenente colonnello Mario Pecchio “…..nella giornata magnifica di sole, una grande distesa di acqua azzurra, ingemmata da una isoletta, su cui sta un faro : è il lago d'Ostrovo, col villaggio omonimo disteso presso la riva, colle casette grigie e malinconiche. La Divisione affronta ora l'erta di Cakon, fra montagne sempre più alte e disposte in curve sempre più vaste, e in un zona squallida e desolatamente triste, fra cimiteri militari e tombe isolate che testimoniano delle tracce sanguinose della recente offensiva degli alleati, che ha portato alla conquista di Monastir. Si comprende, nel salire, come deve essere stata ardua l'avanzata su un terreno tanto difficile e aspro, contrastata dal nemico : si vede che ivi è passata la guerra, coi suoi dolori, colle sue stragi, colle sue glorie. In certi punti, la roccia viva è stata intaccata dal piccone per costituire all'uomo un piccolo riparo contro i potenti odierni mezzi distruttivi dell'artiglieria..., in altri notansi ancora le tracce fumose dei bivacchi, delle cucine. Ed eccoci a Gornicevo, col suo campanile rotto a metà dalle cannonate, con le piccole case in rovina e le alture circostanti letteralmente picchiettate dai colpi di granata.. Qui la lotta è stata violenta: I serbi per la conquista sanguinosissima del Kaimakcialan, hanno scritto pagine fulgide di eroismi e di sacrificio…(omissis)… Il paesaggio è tragico, fosco, coi segni evidenti della guerra : materiali abbandonati, grossi proiettili d'artiglieria inesplosi, munizioni, maschere per gas di tutti i tipi, bombe, cassette, borracce, cofani, cartuccere, tascapani, zaini di tutti i colori, di tutte le fogge. E intanto stormi di corvi passano nell'aria gracidando, in dire-zione del nord, dove romba il cannone, di cui si vedono le vampe nella sera malinconica e piovigginosa. Pernottiamo a Banika ove le casette dai tetti rossi mettono una nota di gaiezza sull'aridità uniforme che circonda: vasi di geranio alle finestre, fontane ricche di acqua, dove fanno capannello le ragazze macedoni colle loro trecce lunghissime spioventi sulle spalle: nidiate di bambini,... una grande quantità di bestiame... questo il paese più vicino al teatro della guerra, colla popolazione raddoppiata, poiché contiene le famiglie profughe dalla zona della battaglia.”
18 dicembre Perviene al Comando italiano un ordine scritto datato 17 in cui si prescriveva che, appena giunta nella regione a sud di Monastir, la 35° Divisione avrebbe dovuto immediatamente dare il cambio alla 57° divisione francese che occupava, a nord della città, le posizioni sulla destra della Brigata Cagliari fino al Cerna. Cosicché l’occupazione e la difesa immediata di Monastir sarebbe stata affidata interamente a truppe italiane. Tale presa di possesso, se da un lato presentava un valore politico importante, dall’altro dal punto di vista militare presentava rischi gravissimi: infatti tutte le alture che circondavano la città erano in mano bulgara ed il compito si presentava molto grave e rischioso per il reale pericolo di un attacco tedesco da nord. Il comando italiano fece le sue considerazioni: “ …..La caduta di Monastir era stata in massima parte dovuta all’azione dei serbi nell’arco della Cerna che esercitò una potente pressione sul fianco delle truppe bulgare, che l’occupavano, e le obbligò a ritirarsi già prima che le truppe francesi, le quali avanzavano in piano, esercitassero una pressione intensa su di loro. Che però l’occupazione materiale della città era stata fatta da truppe francesi o che, nel loro comunicato, i francesi si erano attribuite il merito massimo della conquista della città.…… che nel caso disgraziato ma pure da prevedersi data la situazione generale che, di fronte ad un attacco con forze preponderanti le nostre truppe avessero dovuto cedere (né le forze di cui disponeva il comando in capo lasciavano prevedere che potessero essere sostenute efficacemente ed in tempo) si sarebbe sempre potuto dire: gli italiani avevano perduto la città di Monastir che i francesi avevano saputo conquistare o data l’importanza politica che aveva per l’Italia in nostro contributo alla spedizione di macedonia cioè sarebbe stato fatale per noi in rapporto agli alleati tutti ed in particolare in rapporto ai serbi".
18 dicembre Pettiti di Roreto espone alcune delle sue considerazioni al generale Sarrail e, soprattutto, non intende, in tal modo, assumersi le responsabilità di una difesa con poche probabilità di successo e con insufficienza di truppe: “non intendo di assumere la responsabilità della difesa di Monastir se non sono messo in condizioni da poterlo fare almeno con probabilità di successo; non intendo sacrificare le mie truppe e l’onore del mio esercito, esponendomi a un rovescio quasi sicuro, perché poi si possa dire che gli Italiani non han saputo tenere quello che gli altri Alleati avevano saputo conquistare.”
19 dicembre Il generale Sarrail si presenta in Ospedale per consegnare al generale italiano Petitti di Roreto la commenda della legione d’onore e contemporaneamente gli consegna l’ordine per sostituire la divisione francese: “mi dice infatti e conferma per iscritto che la divisione quando sarà riunita dovrà dare il cambio in prima linea ad una divisione francese. Mi lascia libero di scegliere il settore che preferirò, quello a Nord di Monastir di fianco alla brigata Cagliari sia un altro settore, lasciando però sempre la brigata Cagliari dove si trova. Resta inteso che, qualunque sia il settore prescelto, avrò due gruppi di artiglieria da campagna da 75 e che le batterie pesanti che si trovano nel settore vi rimarranno. Lla divisione alla quale darò il cambio rimarrà in seconda linea, fino a che non sarà necessario impegnarla per circostanze eccezionali.
20 dicembre Memorie del tenente colonnello Mario Pecchio “…..da Kalenik s'incomincia a sentire il fremito della guerra, nell'attraversare campi di aviazione, depositi di munizioni, parchi di artiglieria e del genio, campi ricchi di attendamenti e di baracche, dissimulate alla vista. Il movimento delle automobili e degli autocarri è intensissimo, più che intorno a Salonicco.... moltissimi gli autocarri della nostra Fiat in servizio nell'esercito francese. Qui è la vera quintessenza del servizio importantissimo dei rifornimenti d'ogni specie, è la vera officina della guerra, il complesso delle retrovie immediate alla linea di fuoco, perchè questa, possa vivere. Tutta questa città improvvisata di baracche di linde, di depositi si estende per chilometri, telefoni, telegrafi…(omissis).”
21 dicembre Il generale Petitti viene dimesso dall’ospedale militare di Salonicco.
The Pitons
23 dicembre La 35° Divisione era Florina dopo aver percorso più di 250 chilometri attraverso strade orribili, sotto piogge torrenziali. Il desiderio di Petitti era di potersi schierare a fianco delle truppe italiane in Albania, nel settore più ad ovest, nella zona del lago di Ochrida. Ma ciò non era nelle vedute del generale Sarrail pertanto Petitti di Roreto scelse il fronte compreso nell’arco del Crna dal fiume a Makovo. Così, la Brigata Sicilia, giunta a Vertekop per via ordinaria, continuò il suo movimento per Vodena e Gornicevo fino a Negocani. La Brigata Ivrea già in movimento verso Salonicco sarebbe stata trasportata per ferrovia da Salonicco a Vertekop e di la avrebbe continuato per via ordinaria.
Il 61° Reggimento fanteria era sulla strada Vranovci-Paturca;
il 62° Reggimento era a Dobronci;
il 161° Reggimento a nord di Makovo a quota 1039;
il 162° Reggimento a quota 1039 sulla strada Meglenci-Suhodol;
i vari reparti di mitragliatrici erano sul fronte delle brigate;
il 64° Reggimento Fanteria era a Brusnik;
il 63° Reggimento a Bratindol e Lahce, a ovest di Monastir.
L'intero contingente italiano aveva raggiunto la località di Negociani, ubicata a circa 15 chilometri ad est di Monastir e da si era posizionato nel proprio settore vicino a Novak, presso il fiume Cerna. Questo settore che comprendeva anche Paralovo sui monti Selecka, nell'ansa della Cerna, ed "il più triste settore del fronte macedone" con la terribile quota 1050. Il tratto di fronte assegnato alla divisione italiana era particolarmente preso di mira dal nemico, che si accaniva contro le sue vecchie posizioni, specialmente contro quelle di quota 1050, con continui bombardamenti e con frequenti attacchi. Dall'autunno/inverno 1916 fino alla fine della guerra iniziava la guerra di trincea anche sul fronte Macedone: le truppe italiane stanziate in Macedonia condussero una logorante guerra di trincea, caratterizzata da brevi e violenti scontri e da numerose azioni di pattugliamento notturno . I tedesco-bulgari si posizionarono lungo la linea del fronte Makovo - Rapesh - Orle - monti Selecka – cima 1050 (tedeschi)- Suvodol - Dobromiri - Karamani - Rastani - Snegovo - Bratindol - Trnovo e le alture del Pelister. L'artiglieria pesante bulgara era concentrata sulle colline di Zmirnevo.
25 dicembre Si organizza la 60° Divisione inglese nel porto di Salonicco, proveniente da Marsiglia con tappa a Malta.
25 dicembre Il comando italiano riceve l’ordine di operazione che istruiva che la 35° Divisione avrebbe dovuto al più presto sostituire nel settore Crna-Makovo le truppe francesi al comando del generale Jerome e quelle serbe della Divisione Morava a nord-est di Makovo.
27 dicembre Un sottomarino tedesco affonda la corazzata francese Le Galuois nella baia di Salonicco.
29 dicembre Le truppe italiane danno il cambio a quelle della 17° e 11° Divisione francese e quelle della divisione serba Morava, schierandosi sulla destra della Brigata Cagliari fino al fiume Cerna, andando a coprire un tratto di circa diciassette chilometri fra il Cerna ed il Piton Rocheux. La Brigata Sicilia rientra in linea andando ad occupare le trincee fra il Cerna, Sukodol e Meglenci, mentre la Brigata Ivrea si spinge, a destra, per quota 1050 fino al Piton Rocheux; la Brigata Cagliari, una volta terminata l'azione sul monte Baba, avrebbe dovuto rimanere in riserva presso il Comando della Divisione, stabilitosi a Tepavci.
31 dicembre Si verifica un violento bombardamento tedesco di medi calibri e bombarde, a quota 1050, sulle trincee occupate dal 162° fanteria che ha le prime dolorose perdite.